Aumenta la persecuzione anticristiana nel mondo

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Nello scorso anno sono raddoppiate le morti di cristiani nel mondo, passate da 1201 del 2012 a 2123 del 2013 per la propria testimonianza di fede in 50 Paesi: lo ha certificato l’ong internazionale non confessionale ‘Open doors’, nata nel 1976 negli Stati Uniti, che pubblica da 12 anni questo ‘doloroso’ report, la cui metodologia è stata sottoposta al controllo e alla valutazione dell’organismo internazionale indipendente International Institute for Religious Freedom per mostrare la massima trasparenza e utilità del lavoro di raccolta e analisi dati.

L’incremento è dovuto soprattutto alla guerra civile in atto in Siria, dove nel 2013 sono stati uccisi per via della loro fede 1.213 cristiani (ancora non si hanno più notizie del gesuita italiano, p. Paolo Dall’Oglio, dei due Vescovi metropoliti di Aleppo, il greco ortodosso Boulos al-Yazigi e il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, delle suore ortodosse del monastero di Santa Tecla); mentre la Chiesa nigeriana ha registrato 612 vittime. Ma le vittime cristiane, senza identità e causa della morte, ciò rende l’indagine della ong attendibile, raggiungono 8.000 vittime, ritenendo che ‘oggi, più di 150.000.000 cristiani sono perseguitati nel mondo’.

Complessivamente la ong americana ha registrato nel mondo 2123 uccisioni di cristiani e 1044 episodi violenti di persecuzione. Quindi lo scorso anno, si è assistito ad un aumento delle persecuzioni ‘generalizzato’ nel mondo, anche se la situazione più preoccupante è nei Paesi arabo-musulmani, dove si assiste ad un ‘inverno cristiano proprio nei Paesi che hanno vissuto la Primavera araba’: Egitto (22) e Siria (3) hanno primati del numero di cristiani assassinati; ma la situazione è preoccupante anche nel Sahel, nella Repubblica Centroafricana (16), in Sudan (11), in Eritrea (12), in Etiopia (17), in Libia (13), in Nigeria (14) ed in Somalia (2), in preda al militarismo fondamentalista degli shabaab, si assiste ad una ‘caccia al cristiano’ sistematica.

Quindi nello scorso anno l’Africa è diventato il continente in cui si perseguita sempre più i cristiani con 18 paesi africani presenti nelle prime posizioni dell’Index. Ma anche in altri Paesi a maggioranza musulmana dove non c’è una forma certa di governo i cristiani sono perseguitati: Iraq (4), Afghanistan (5), Pakistan (8), Yemen (10), Myanmar (6) e Libia. Sono anche Stati a rischio per i cristiani la Colombia (25), l’Arabia Saudita (6), l’Iran (9), l’Uzbekistan (15), ma anche Maldive (7), che ha vietato le costruzioni delle chiese e Qatar (19), che ospiterà i Mondiali di calcio nel 2022.

Per numero di attacchi violenti i più colpiti sono stati invece i cristiani dell’Egitto (167 episodi), seguiti da quelli dell’India (125) e della Nigeria (118). Ed in Asia il Paese più ostile al mondo al cristianesimo è la Corea del Nord (1), che nega completamente la libertà di coscienza: credere in Dio è proibito; in Vietnam (18) si è assistito ad una dura repressione ed al divieto di una delegazione vaticana che voleva sentire testimoni per la beatificazione del card. Van Thuan; seguono in questo triste primato: Turkmenistan (20), Laos (21), Myanmar (23), Brunei (24).

Così scrive l’ong: “Inoltre, i Paesi africani sono tra coloro che subiscono il maggior numero di martiri cristiani. ‘Un cristiano inverno diventa ghiacciato’ in alcuni paesi musulmani che hanno sperimentato la Primavera araba: in Siria ed Egitto, i cristiani continuano a subire violenze gravi. L’Egitto è il paese in cui i cristiani hanno sofferto più violenza: almeno 167 atti violenti di persecuzione e più di 492 tentativi di chiusura delle chiese e edifici annessi in Egitto. La Siria detiene il triste primato del numero di cristiani assassinati con 1.213 omicidi di cristiani”.

Infine secondo la ong americana il Pakistan ha visto “il peggior attacco contro i cristiani dall’inizio della sua creazione (1947), con un duplice attentato suicida all’uscita della chiesa cattolica di Ognissanti, a Peshawar, dove 89 fedeli sono stati uccisi e 140 sono rimasti feriti, il 22 settembre 2013”. Quindi, tirando le somme, in ben 34 nazioni la persecuzione è aumentata rispetto all’anno precedente (64%). In 5 nazioni la persecuzione è diminuita, ossia la situazione per i cristiani è migliorata (10%). Nel resto delle nazioni la situazione è rimasta più o meno la stessa (26%).

Inoltre l’Agenzia Fides stima che nel 2013 sono stati uccisi nel mondo 22 operatori pastorali (per la maggior parte sacerdoti), quasi il doppio rispetto al precedente anno 2012 in cui erano stati 13; sono morti in modo violento 19 sacerdoti, 1 religiosa, 2 laici. Secondo la ripartizione continentale, in America sono stati uccisi 15 sacerdoti (7 in Colombia; 4 in Messico; 1 in Brasile; 1 in Venezuela; 1 a Panama; 1 ad Haiti); in Africa sono stati uccisi 1 sacerdote in Tanzania, 1 religiosa in Madagascar, 1 laica in Nigeria; in Asia sono stati uccisi 1 sacerdote in India ed 1 in Siria; 1 laico nelle Filippine; 1 sacerdote (don Michele Di Stefano) è stato ucciso in Italia, forse per una rapina.

Scorrendo le poche notizie che si riescono a raccogliere sugli operatori pastorali che hanno perso la vita, l’agenzia di informazione religiosa osserva che la maggior parte di loro è stata uccisa in seguito a tentativi di rapina o di furto, aggrediti in qualche caso con efferatezza e ferocia, segno del clima di degrado morale, di povertà economica e culturale, che genera violenza e disprezzo della vita umana.

Inoltre nello scorso anno è stato aperto il processo di beatificazione delle sei missionarie italiane delle Suore delle Poverelle di Bergamo, morte in Congo nel 1995 per aver contratto il virus ebola pur di non lasciare la popolazione priva di assistenza sanitaria, definite ‘martiri della carità’; mentre si è conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione di Luisa Mistrali Guidotti, membro dell’Associazione Femminile Medico Missionaria, uccisa nel 1979 nell’allora Rhodesia mentre accompagnava in ospedale una partoriente a rischio.

Si è poi aperta la strada della beatificazione per padre Mario Vergara, missionario del PIME, e del catechista laico Isidoro Ngei Ko Lat, uccisi in odio alla fede in Myanmar nel 1950. Il 25 aprile è stata celebrata la beatificazione di don Pino Puglisi.

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