L’Urbi et Orbi di Papa Francesco. Nigeria
Sono circa due anni che Natale è un momento di terrore per i cristiani in Nigeria. Gli estremisti islamici che combattono per stabilire uno stato islamico separato nel Nord dello Stato hanno da tempo preso di mira le chiese, e intensificato i loro attacchi proprio nel momento delle festività religiose. In un clima crescente di terrore, la Nigeria è scomparsa dai titoli dei notiziari. Ma non dal cuore della Chiesa, né da quello di Papa Francesco. Che ha dedicato proprio alla Nigeria una parte del suo messaggio “urbi et orbi” del giorno di Natale.
Ha detto Papa Francesco: “Tu, Principe della pace, converti ovunque il cuore dei violenti perché depongano le armi e si intraprenda la via del dialogo. Guarda alla Nigeria, lacerata da continui attacchi che non risparmiano gli innocenti e gli indifesi”.
Dalle parole del Papa, poche cose sono cambiate. Le ultime notizie dalla Nigeria sono giunte il 30 dicembre. Parlano di altri attacchi a villaggi cristiani nel territorio nord est della Nigeria, che hanno ucciso almeno 12 persone, tra cui anche gli ospiti a un ricevimento del matrimonio.
Il dramma della Nigeria assume sempre più i contorni di una guerra civile. I ribelli operano ormai da quasi quattro anni nel Nord Est della Nigeria, e i soldati governativi sono impegnati in una sorta di guerriglia per mettere a tacere la rivolta. Nell’ultima settimana, l’esercito ha sostenuto di aver ucciso almeno 57 insorti in raid aerei e attacchi di terra nello stato nigeriano del Borno, al confine con il Ciad.
Secondo alcuni, c’è una nuova strategia negli attacchi. Abukar Shekau, leader del network terroristico Boko Haram, avrebbe detto in maniera chiara che “questa guerra e contro i cristiani”. Parole che avrebbero aperto a una nuova strategia. Ma la situazione è comunque nebulosa. Boko Haram ha anche dichiarato che gli attacchi quest’anno hanno ucciso centinaia di civili musulmani.
Difficile, in realtà, avere delle stime precise. I cristiani uccisi nell’ultimo anno nel Nord Est della Nigeria sarebbero 1200. In pratica, sono stati uccisi più cristiani in Nigeria nell’ultimo anno che nel resto del mondo insieme. Si tratta comunque di una stima al ribasso.
Ma restano anche da comprendere le ragioni di un conflitto che è religioso solo in parte, come tutti i conflitti africani. A fine maggio 2012, i rappresentanti del Consiglio Mondiale per le Chiese sono andati in Nigeria e hanno stilato un rapporto dopo quattro giorni di intensi contatti sul campo. Nel rapporto si osserva che “esiste la possibilità che le tensioni e i conflitti correnti possano essere inghiottiti dalla loro dimensione religiosa” specialmente lungo la cosiddetta middle belt , la “linea di tensione religiosa geografica”, della quale fa parte lo Stato di Plateau, l’area della Nigeria centrale al confine tra il sud, in maggioranza cristiano, e il nord, in gran parte musulmano. Lo stato di Plateau è stato lo scenario di diversi massacri, le cui cause profonde sono economico sociali. C’è da tempo, lì, una rivalità tra gli allevatori Fulani e gli agricoltori Birom. I primi musulmani, i secondi cristiani. Ma non è tutto qui. Il rapporto dice chiaramente che “sebbene in Nigeria si registrino le violenze peggiori tra le due fedi dai tempi della guerra bosniaca del 1992-95, le loro cause profonde vanno oltre la religione”. In particolare si citano “corruzione, malgoverno, dispute fondiarie e la mancanza di aiuti alle vittime e di punizione per gli autori delle stragi”. come fonti di tensione specialmente nella middle belt. E qui si arriva alla disaffezione per il presidente Jonathan, cristiano. L’attacco alle chiese è un attacco al governo della Nigeria. Con l’intenzione magari di scatenare una guerra civile e sovvertire le élite.