L’Urbi et Orbi di Papa Francesco. Repubblica Democratica del Congo

I drammi dei rifugiati in Congo erano corsi sulla facciata della Chiesa del Gesù a Roma lo scorso giugno, ed era stato già un modo per puntare i riflettori su uno dei tanti conflitti dimenticati della terra. Papa Francesco, nel messaggio Urbi et Orbi, ha pregato anche per il Congo, mentre il conflitto nell’aerea della Repubblica Democratica si estende e la Chiesa locale fa un grande lavoro per accogliere i rifugiati.
Aveva detto Papa Francesco nell’Urbi et Orbi di Natale: “Tu, Signore della vita, proteggi quanti sono perseguitati a causa del tuo nome. Dona speranza e conforto ai profughi e ai rifugiati, specialmente nel Corno d’Africa e nell’est della Repubblica Democratica del Congo”.
Da Natale ad oggi, gli sviluppi non sono stati promettenti. All’inizio della settimana, l’intervento delle truppe speciali dell’ONU ha attaccato le milizie delle Forze Alleate Democratiche. E secondo David Van Wyk, un ricercatore sudafricano, non si è trattato di una semplice operazione ONU per eliminare le milizie dell’Est della Repubblica Democratica. Piuttosto, si devono vedere in questo intervento le avvisaglia di una nuova Guerra Africana. Una guerra per le risorse.
Secondo Van Wyk, “gli Stati Uniti stanno sponsorizzando entrambi i fronti, la Francia, il Belgio, la Cina e la Russia supporteranno i loro interessi nel conflitto”.
Si tratta, secondo Van Wyk, di un conflitto sulle risorse e sui differenti interessi sulle miniere. “L’Uganda e il Rwanda – sottolinea il ricercatore – sono compagnie minerarie aspiranti ed esportatori di minerali, mentre il Sudafrica è un potere minerario dominante in Africa. Quindi, l’utilizzo di peacekeepers sudafricani contro i ribelli congolesi sponsorizzati da Uganda e Rwanda è un indicazione che c’è un conflitto riguardo i minerali in Congo”.
Nel mezzo della solita guerra africana, il dramma della popolazione. A novembre, le notizie sottolineavano che circa 10 mila persone nella Repubblica Democratica del Congo sono state forzate a muoversi verso l’Uganda dopo gli scontri tra il governo congolese il gruppo ribelle M23. Lo scontro era avvenuto proprio al confine con l’Uganda, tanto che alcune bombe ne avevano proprio toccato il territorio.
In un anno, l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati ha assistito circa 50 mila peersone arrivate dalla Repubblica Democratica del Congo. E in Uganda, i rifugiati congolesi sono il 65 per cento della intera popolazione di rifugiati della zona. La maggioranza di loro è arrivata negli ultimi tre anni.