Il papa in Campidoglio: Roma sia città di accoglienza
Festa in Campidoglio per la visita di papa Ratzinger, il vescovo di Roma. Dopo 11 anni un papa torna nel Palazzo Senatorio e si affaccia alla balconata sulla piazza michelangiolesca per salutare la città di Roma. L’ incontro con il sindaco, la giunta e il consiglio in seduta straordinaria sono stati anticipati dalla sosta sul balconcino dello studio del sindaco che dà sui Fori. Nel 1998 furono Giovanni Paolo II e Francesco Rutelli a soffermarsi in una bellissima giornata di gennaio.
Oggi il papa ha scelto la festa di santa Francesca romana, copatrona della capitale, per la visita alla città. Subito dopo infatti Benedetto XVI si è recato al monastero e alla Chiesa di Tor de’ Specchi per rendere omaggio alla santa. Una visita all’ insegna della solidarietà e del rispetto della dottrina sociale. Il papa ha regalato il Compendio a tutti gli amministratori capitolina. Roma vuole essere città della vita e dell’accoglienza ha detto il sindaco Alemanno. E il papa ha risposto ha detto: “Sono qui per incoraggiare l’impegno non facile di voi Amministratori al servizio di questa singolare Metropoli; per condividere le attese e le speranze degli abitanti ed ascoltarne le preoccupazioni e i problemi di cui voi vi fate responsabili interpreti in questo Palazzo, che costituisce il naturale e dinamico centro dei progetti che fervono nel “cantiere” della Roma del terzo millennio”.
Una vera indicazione operativa quella di Benedetto XVI. “Questa nostra città-ha detto- come del resto l’Italia e l’intera umanità, si trova ad affrontare oggi inedite sfide culturali, sociali ed economiche, a causa delle profonde trasformazioni e dei numerosi cambiamenti sopravvenuti in questi ultimi decenni. Roma si è andata popolando di gente che proviene da altre nazioni e appartiene a culture e tradizioni religiose diverse, ed in conseguenza di ciò, ha ormai il volto di una Metropoli multietnica e multireligiosa, nella quale talvolta l’integrazione è faticosa e complessa. Da parte della comunità cattolica non verrà mai meno un convinto apporto per trovare modalità sempre più adatte alla tutela dei diritti fondamentali della persona nel rispetto della legalità. Sono anch’io persuaso, come Ella, Signor Sindaco, ha affermato, che, attingendo nuova linfa alle radici della sua storia plasmata dal diritto antico e dalla fede cristiana, Roma saprà trovare la forza per esigere da tutti il rispetto delle regole della convivenza civile e respingere ogni forma di intolleranza e discriminazione. Mi sia permesso, inoltre, notare che gli episodi di violenza, da tutti deplorati, manifestano un disagio più profondo; sono il segno – direi – di una vera povertà spirituale che affligge il cuore dell’uomo contemporaneo. La eliminazione di Dio e della sua legge, come condizione della realizzazione della felicità dell’uomo, non ha affatto raggiunto il suo obbiettivo; al contrario, priva l’uomo delle certezze spirituali e della speranza necessarie per affrontare le difficoltà e le sfide quotidiane. Quando, ad esempio, ad una ruota manca l’asse centrale, viene meno la sua funzione motrice. Così la morale non adempie al suo fine ultimo se non ha come perno l’ispirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene.
Dinanzi all’affievolimento preoccupante degli ideali umani e spirituali che hanno reso Roma “modello” di civiltà per il mondo intero, la Chiesa, attraverso le comunità parrocchiali e le altre realtà ecclesiali, si sta impegnando in una capillare opera educativa, tesa a far riscoprire, in particolare alle nuove generazioni, quei valori perenni. Nell’era post-moderna Roma deve riappropriarsi della sua anima più profonda, delle sue radici civili e cristiane, se vuole farsi promotrice di un nuovo umanesimo che ponga al centro la questione dell’uomo riconosciuto nella sua piena realtà. L’uomo, svincolato da Dio, resterebbe privo della propria vocazione trascendente. Il cristianesimo è portatore di un luminoso messaggio sulla verità dell’uomo, e la Chiesa, che di tale messaggio è depositaria, è consapevole della propria responsabilità nei confronti della cultura contemporanea. Quante altre cose vorrei dire in questo momento! Come Vescovo di questa Città non posso dimenticare che anche a Roma, a causa dell’attuale crisi economica a cui prima accennavo, va crescendo il numero di coloro che, perdendo l’occupazione, vengono a trovarsi in condizioni precarie e talora non riescono a fare fronte agli impegni finanziari assunti, penso ad esempio all’acquisto o la locazione della casa. Occorre allora uno sforzo concorde fra le diverse Istituzioni per venire incontro a quanti vivono nella povertà. La Comunità cristiana, attraverso le parrocchie e altre strutture caritative, è già impegnata a sostenere quotidianamente tante famiglie che faticano a mantenere un dignitoso tenore di vita e, come già avvenuto recentemente, è pronta a collaborare con le autorità preposte al perseguimento del bene comune. Anche in questo caso i valori della solidarietà e della generosità, che sono radicati nel cuore dei romani, potranno essere sostenuti dalla luce del Vangelo, perché tutti si facciano nuovamente carico delle esigenze dei più disagiati, sentendosi partecipi di un’unica famiglia.
In effetti, quanto più maturerà in ciascun cittadino la coscienza di sentirsi responsabile in prima persona della vita e del futuro degli abitanti della nostra Città, tanto più crescerà la fiducia di poter superare le difficoltà del momento presente. E che dire delle famiglie, dei bambini e della gioventù? Grazie, Signor Sindaco, perché in occasione di questa mia visita, Ella mi ha offerto come dono un segno di speranza per i giovani chiamandolo con il mio nome, quello di un anziano Pontefice che guarda fiducioso ai giovani e per essi prega ogni giorno. Le famiglie, la gioventù possono sperare in un avvenire migliore nella misura in cui l’individualismo lascerà spazio a sentimenti di fraterna collaborazione fra tutte le componenti della società civile e della comunità cristiana. Possa anche questa erigenda opera essere uno stimolo per Roma a realizzare un tessuto sociale di accoglienza e di rispetto, dove l’incontro tra la cultura e la fede, tra la vita sociale e la testimonianza religiosa cooperi a formare comunità veramente libere e animate da sentimenti di pace. A questo potrà offrire un suo singolare apporto anche il realizzando “Osservatorio per la libertà religiosa”, a cui Ella ha fatto poc’anzi cenno”. Dopo lo scambio dei doni il papa e il sindaco sono usciti per salutare i romani sulla piazza.