E’ Natale anche per i giovani?

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Difficile essere i giovani di questo tempo. Difficile vivere tutto da giovani di questo tempo. Anche il Natale.
Il Natale è la festa di tutti: dei bambini, dei grandi, degli adolescenti, dei giovani, degli ammalati, dei poveri, la festa del primo e dell’ultimo di noi. Ma i ragazzi del 2013 cosa pensano e cosa provano riguardo al Natale? Per loro è davvero la festa di Gesù che nasce per salvarci o è solo la corsa al regalo più fashion?E’ scambiarsi l’emoticon su Whats app o augurare un sereno Natale con un bacio a chi ne ha bisogno?
Nel deserto dei sentimenti di questi nostri tempi, nel deserto di un lavoro, di un’occupazione fissa, di un sogno, di emozioni, viene quasi più facile ricordarlo il Natale piuttosto che viverlo. Viene più facile ricordare di quando si era bambini e si aspettava Babbo Natale, apparecchiandogli la colazione e il latte caldo. Viene più facile ricordare quei momenti, essere felici di ricevere tutti quei giocattoli, di stare con i nonni, di cantare le canzoncine gioiose alla recita della classe, quando mamma e papà erano in prima fila a vederci. Viene più facile pensare che adesso è tutto cambiato e che a quel Salvatore che nasce per liberarci dal peccato e dalla morte non gli crediamo poi più di tanto. Cosa c’è in fondo al cuore dei ragazzi in quella notte magica del 24 dicembre?
Alessia, studentessa di 23 anni risponde: ” Io amo il Natale, amo le sue luci, il suo colore, l’atmosfera che si respira, mi piace passeggiare per le strade e per vedere tutte le insegne sempre accese, mi piacciono i regali e la voglia di pensare a rendere felice l’altro con un pensiero. Mi piace andare a piazza Navona e vedere tutti contenti, mi piace mangiare il panettone o il torrone insieme a chi amo”.
Luca, occupato part time di 24 anni invece dice: ” Non sento nulla, il Natale non mi piace, è un giorno come un altro, anzi quest’anno mi tocca pure lavorare!”
Poi c’è Maria Carla di 26 anni: ” Io vado ancora a Messa con i miei genitori il 24 sera, credo che ogni Natale possa portare pace e speranza, credo a Gesù che ogni volta nasce in una mangiatoia per renderci migliori e donarci tutto se stesso”.
Gesù nasce per tutti e non dovrebbero sentirsi differenze tra il Natale di chi crede e quello di chi non lo fa.
“Perchè allora farsi tutti quei regali, alla fidanzata o agli amici e fare l’albero con il presepe o andare alle cene con i colleghi se alla fine al vero significato del Natale non dedichiamo nemmeno un attimo del nostro tempo o del nostro pensiero?” ammette Francesco di 23 anni.
E’ difficile dare una risposta univoca di quello che pensano tutti i giovani, ma di certo e per fortuna, molti ancora si chiedono cosa provano in questi giorni cosi particolari. Perchè ci può anche essere non condivisione di idee, ma il Natale è comunque una festa di pace e che ci dispone a riflettere. E’ un modo per stare insieme, per ritrovare la proprio famiglia, per chiedere a se stessi se siamo davvero felici. Bisogna ritrovare quello spirito di fede, di speranza, di gioia e di fraternità che animava i Natali di quando eravamo bambini, quando erano giovani i nostri genitori o i nostri nonni e in Italia eravamo molto più poveri, meno istruiti e meno democratici di adesso e c’era anche la guerra.

Cosa abbiamo perso? Forse la fede. Forse la speranza. Forse la voglia di aprire la porta del nostro cuore a Gesù, che tutte le volte rinasce per noi. Anche per quel ragazzo che non sente più nulla di quegli odori natalizi, anche per quello che è triste e deve andare lontano per trovare un lavoro, anche per lei che si sente sola, anche per lui che vorrebbe iniziare a costruirsi una famiglia e non ce la fa. È l’annuncio proveniente da quella Nascita di cui in questi tempi duri stentiamo a credere: non siamo soli, un nuovo inizio è possibile, la fiducia non deve mancarci, soprattutto se a sperare non lasciamo solo nessuno.

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