Acli a convegno sulle nuove sfide del sindacato, per una tutela “meno tradizionale”

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Le Acli a convegno per a Milano, per riflettere sulle nuove sfide del mondo sindacale. “Per reagire all’’accerchiamento’ di cui è vittima, il sindacato ‘deve mettere in campo azioni e strategie di tutela meno tradizionali e più innovative’.”, spiegano le Acli in una nota. Per affrontare questo delicato argomento, anche il presidente nazionale delle Acli, Andrea Oliviero sarà presente all’incontro di oggi, organizzato dal Dipartimento lavoro delle Acli nazionali e dalle Acli Lombardia.

Appuntamento oggi, dalle ore 10.00, presso la sede di via Luini 5. A riflettere sul tema Agostino Megale, presidente dell’Ires, l’istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil e membro della segreteria nazionale; Gianluigi Pettini, segretario generale della Cisl Lombardia; Guido Baglioni, professore emerito di sociologia all’Università Milano Bicocca e autore del libro ‘L’accerchiamento’ (Perché si riduce la tutela tradizionale, Il Mulino, Bologna 2008); Maurizio Drezzadore, responsabile del dipartimento lavoro delle Acli nazionali.Introdurrà Giovan Battista Armelloni, presidente delle Acli della Lombardia.

Nei giorni scorsi le Acli avevano aperto all’unificazione dell’età pensionabile tra uomini e donne, che un provvedimento del governo vuole unificare a 65 anni. Secondo le Acli, l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne “non è un tabù”, ma “va fatta a tre condizioni: all’interno di un piano di riforma degli ammortizzatori sociali concordato con le parti sociali; prevedendo un adeguato ‘risarcimento’ per il sovraccarico di lavoro familiare e di cura compiuto dalle donne; ripristinando il principio della flessibilità di accesso al pensionamento”.

“La riforma delle pensioni non può essere utilizzata per fare cassa – aveva spiegato il presidente delle Acli Andrea Olivero – ma può essere concepita solo nel contesto di una riforma del welfare discussa dalle parti sociali e orientata a promuovere maggiori tutele per i giovani e per quelle fasce di lavoratori che oggi ne sono privi”.

Secondo le Acli non si può non tener contro di una sorta di “riconoscimento” sociale, perché sulle donne «ricade un sovraccarico di lavoro familiare e socio-assistenziale che finora è stato risarcito con l’agevolazione nell’età pensionistica».

Ancora, bisogna rispettare la flessibilità dell’accesso al pensionamento, anche perché, aveva spiegato Oliviero, “La progressiva elevazione della speranza di vita impone certamente di innalzare progressivamente anche l’età pensionabile, ma ciò non deve avvenire in una prospettiva di rigidità, che assume l’età di 65 anni come termine unico di riferimento. Appare più equo ripristinare un arco temporale di 5-7 anni, o anche più, nell’ambito del quale sia possibile, alle donne come agli uomini, accedere al pensionamento, rendendo più favorevole il calcolo di pensione per chi sceglie di andare in pensione più tardi”.

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