Sud del mondo. Storie di donne

In occasione della prossima festa della donna presentiamo due storie di donne coraggiose, che lottano quotidianamente per affermare il diritto di vivere. In Sierra Leone, un gruppo di donne coraggiose si è messo insieme per denunciare apertamente il crimine delle mutilazioni genitali femminili subite dal 94% delle giovani ragazzine del Paese africano.
Neneh Rugiatu Tuary è andata oltre, ha deciso di “metterci la faccia” e ha raccontato al giornale britannico Independent quando, dodicenne, è stata vittima della stessa tortura riservata ogni anno a circa tre milioni di bambine. Oggi la giovane, appena ventiseienne, Rugiatu guida l’Amazonian Iniziative Movement, un moderno movimento di amazzoni che ha deciso di dire ‘basta’ alle mutilazioni femminile compiute ai danni delle bambine. Con altre venti donne, lavora in una città nel nord della Sierra leone, Lunsar. Tutte insieme hanno già convinto circa 400 donne ad abbandonare la pratica dell’escissione genitale a negare la loro ‘professionalità’. Tengono incontri in scuole e moschee per informare le nuove generazioni, per evitare che ragazzine, già mutilate, siano un domani l’origine di altre torture. Rugiatu ha ventisei anni e quattordici bambine adottive, piccole che ha preso con sé per evitar loro la mutilazione genitale. Un gesto che non è piaciuto a coloro che invece sostengono la pratica tradizionale e che per distogliere la giovane africana dalla battaglia continuano a vessarla con minacce di morte e aggressioni. Mentre a Kabul, capitale dell’Afghanistan, esiste una radio che consente ogni giorno alle donne di uscire dall’isolamento in cui gli uomini le vorrebbero segregate. E’ uno spazio che dà la possibilità alla parte femminile del Paese di sentirsi membro di una comunità, di un mondo a parte che è costretto a vivere nella medesima situazione di esclusione. Questa emittente radiofonica è ‘Voce Donna’. L’idea di dare vita a questa di voce nel deserto, è infatti l’unica radio al femminile, è venuta ad una giornalista, Jamila Mujahed, già fondatrice della rivista culturale “Malalai”. L’emittente radiofonica, grazie a sovvenzioni dell’Unesco, riesce a trasmettere nelle due lingue più diffuse in Afghanistan: il Darì e il Pasthun. L’idea di Jamila è quella di utilizzare questo canale non solo per informare le donne ma anche per diffondere la necessità di un’emancipazione femminile. Per la sua forte determinazione e per quest’ultimo progetto di emancipazione della donna, ha ricevuto diverse minacce di morte. L’hanno accusata di corrompere le giovani e di portare avanti una propaganda contro la religione.