“Seventies” alla Galleria Edieuropa

Fino al 31 gennaio 2014, nella storica Galleria “Edieuropa”, dal 2007 al Palazzetto Cenci, in piazza Cenci 56, con la mostra “Seventies” si vedono le opere dei maggiori artisti italiani degli anni ’70. Ci sono dipinti di Accardi, Adami, Afro, Angeli, Boille, Burri, Capogrossi, Cintoli, Ciuti, Consagra, Costa, Festa, Fioroni, Giuli, Hafif, Lorenzetti, Morales, Patella, Sadun, Sanfilippo, Schifano, Strazza, Takahashi, Turcato, Uncini, Vedova e Verna. Gli anni ’70 furono un’ epoca decisiva per la storia dell’arte del Novecento. Fu il periodo di transizione dallo sperimentalismo di “neoavanguardia” – iniziato già negli anni ‘60 – alla disseminazione e dispersione di stili e culture visive delle “postavanguardie” degli anni ’80 e della fine del Novecento. I pittori degli anni ’60 e ‘70 espressero – ancora dentro i bordi della pittura e della tela – un fermento di fuoriuscita sia dalla pittura accademica che dai percorsi delle Avanguardie storiche del primo ‘900. Non siamo ancora pervenuti allo spazio polimorfo e centrifugo dell’arte povera e concettuale, della land e della body art degli anni ‘70/’80. Piuttosto nei loro lavori si delineano le fenditure, i crepe di cedimento della cultura e della tradizione pittorica occidentale, ancora operante alla metà del ‘900. Ci riferiamo all’invasione pubblicitaria, allo scontro/incontro con la riproducibilità tecnica delle immagini dell’arte, all’inflazione di loghi e forme attraverso i mass-media (la televisione e la carta stampata più di tutti), fino alla trasformazioine dello stesso pubblico dell’arte nella folla planetaria dei consumatori.
La storia della Galleria Edieuropa – allora Editalia – è essa stessa una parte di questa vicenda. La sua nascita è da ricondursi all’uscita del primo numero della rivista “QUI arte contemporanea” nel luglio del 1966. Ne furono fondatori cinque artisti: Capogrossi, Colla, Fontana, Leoncillo e Sadun; nel comitato redazionale figuravano Pasmore e Lipton, oltre agli storici dell’arte Giovanni Carandente, Lorenza Trucchi, Mario Verdone e Marisa Volpi, editore e direttore delle rivista fu Lidio Bozzini. Presso la redazione della rivista – allora in via del Corso 525 – si organizzavano mostre degli artisti già noti e dei più giovani. Tra le mostre ricordiamo quelle di Turcato, Paolini, Kounellis, Scialoja e Pascali. Nello stile culturale di allora, alla pittura si accompagnavano manifesti di idee e scritti teorici pubblicati sulla rivista, mentre alle mostre seguivano dibattiti con la partecipazione di critici italiani e stranieri che suscitavano grande interesse nel pubblico dell’arte.
Alternando mostre monografiche e collettive, Edieuropa ha proposto l’astrattismo italiano e internazionale, il gruppo Forma Uno e altri della stessa generazione come Afro, Burri, Capogrossi, Fontana, Kounellis, Melotti, Rotella, Santomaso e altri. Le mostre più importanti la Galleria le organizzò, però, fuori della propria sede: Burri, nel maggio 1975 al Sacro Convento di San Francesco di Assisi; la retrospettiva di Sadun del dicembre 1976 a Roma; la mostra a Palazzo dell’Industria a Roma sull’Arte del Novecento del dicembre 1990; Primato 1940-1943, all’Accademia Nazionale di San Luca del dicembre 1996; Franco Giuli, alla Mole Vanvitelliana di Ancona del maggio del 2000 e le mostre al Museo del Corso di Roma: Dal Futurismo all’Astrattismo dell’aprile 2002; Movimento Arte Concreta 1948-1952 del maggio 2003; Umberto Mastroianni – scultore europeo del novembre 2005, tenutasi poi a Spoleto nel luglio 2006. Nell’ ottobre 2008 Edieuropa ha organizzato, presso la Calcografia Nazionale di Roma, la mostra Armin Linke, Immaginario Nucleare. Ancora in galleria: la mostra sul Gruppo Cobra, marzo 2009, Ambientazioni Futuriste, novembre 2009, Roberto Almagno, Pagine, marzo 2010, L’arte del movimento, arte cinetica e programmata, novembre 2010, a dicembre 2011 la mostra Giacinto Cerone.
Dopo una sequenza di attività di notevole pregio Edieuropa torna oggi alle sue origini. I quadri e gli artisti in mostra a Roma – quasi tutti provenienti dalla collezione privata della Galleria – offrono una interessante campionatura dei percorsi artistici italiani degli anni ’70. L’esposizione proprone un contromovimento storico che coinvolge anche il pubblico. Osserviamo infatti, che ciò che di più colpisce lo “spettatore dell’arte” quando è posto – nell’epoca della connessione digitale planetaria – di fronte ai dipinti degli anni ’70 è la fascinazione della pittura, anche quando questa sembra allontanarsi vorticosamente dalla tradizione. Si scopre così cosa c’è dietro quella fame di arte e di figurazione, di disegno e di grande pittura che si evidenzia con il successo delle grandi mostre museali. C’è il desiderio di risalire – al di là della frattura storica degli anni ’70 – a quella cultura dell’arte che è giacimento di identità e di mitografie dal moderno all’antico.
Nella foto: Tano Festa, Da Michelangelo, 1978.