L’editto di Costantino: una risorsa per la libertà religiosa dopo 1700 anni
Ormai l’anno volge al termine; è stato un anno molto importante, perché 1700 anni fa si ponevano le basi per la libertà religiosa. Infatti il 30 aprile del 311, a Nicomedia, anche a nome di Costantino e di Licinio, Galerio pubblica un editto con il quale si concede ai cristiani, purché essi rispettino le leggi, la libertà di culto e la riedificazione delle chiese. Cinque giorni dopo, il 5 maggio del 311, moriva Galerio.
Occorre attendere il 313, anno in cui si pubblica l’editto di Milano, con il quale il Cristianesimo ottiene la libertà di culto. Lo stesso imperatore così commentò questo editto, scrivendo a un suo corrispondente che chiedeva chiarimenti sui veri motivi dell’editto: “…Quando noi, Costantino Augusto e Licinio Augusto, felicemente ci incontrammo nei pressi di Milano e discutemmo di tutto ciò che attiene al bene pubblico e alla pubblica sicurezza, questo era quello che ci sembrava di maggior giovamento alla popolazione, soprattutto che si dovessero regolare le cose concernenti il culto della divinità, e di concedere anche ai cristiani, come a tutti, la libertà di seguire la religione preferita, affinché qualsivoglia sia la divinità celeste possa esser benevola e propizia nei nostri confronti e in quelli di tutti i nostri sudditi. Ritenemmo pertanto con questa salutare decisione e corretto giudizio, che non si debba vietare a chicchessia la libera facoltà di aderire, vuoi alla fede dei cristiani, vuoi a quella religione che ciascheduno reputi la più adatta a se stesso”.
Tale testo apre il libro ‘Costantino e i cristiani. L’editto di Milano e la libertà religiosa’, a cura di Andrea Tornielli e Andrea Gianelli, con i contributi di Alberto Barzanò, Arnaldo Marcone, Giorgio Bonamente e di Alfredo Valvo, direttore dell’istituto di glottologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che in un interessante incontro ha affermato che “in questo editto veniva riconfermato quanto era stato detto in quello del 311; in più si ordinava la restituzione ai Cristiani dei beni confiscati, e il Cristianesimo veniva messo alla pari delle altre religioni. Nell’editto, inoltre, c’era un’implicita professione di fede monoteistica, parlando di Divinità anziché di Dèi, a questa Divinità si invocava il favore per i monarchi e per i sudditi”.
Quindi, secondo il professore, la svolta costantiniana non ha implicato una separazione tra religione e politica e nemmeno una relativizzazione della visione religiosa, riportando una citazione della storica Marta Sordi: “La piena libertà religiosa, che scaturisce dall’accordo di Milano, rappresenta un equilibrio ideale che difficilmente una situazione storica, con i suoi molteplici condizionamenti concreti, riesce a conservare; delinea l’immagine di uno stato che si definisce religioso e ritiene anzi il suo rapporto con la divinità fondamentale problema politico e si proclama nello stesso tempo aconfessionale, non in nome di un razionalismo scettico, ma in nome della sua inconfessata incompetenza a decidere, in quanto Stato, la natura teologica della divinità di uno Stato in cui il rapporto fra religione e politica nasce non dalla legge scritta, ma dalla legge non scritta, e il diritto della divinità ad essere adorata come vuole fonda la libertà di tutti a praticare il proprio culto e la propria fede religiosa secondo coscienza”.
Al termine della conferenza abbiamo chiesto al prof. Alfredo Valvo di spiegarci perché l’editto di Costantino è considerato come l’inizio della libertà: “Fu l’inizio della libertà religiosa, perché con questo editto veniva consentito ai cristiani ed a tutti gli altri cittadini dell’Impero romano di professare la loro fede”.
Con l’editto di Milano si riconosce anche la laicità fondata sulla libertà religiosa? “La laicità si fonda sulla libertà religiosa perché lo Stato, se vuole essere libero, non deve essere in alcun modo occuparsi dell’aspetto religioso, sennò finisce di diventare uno Stato teocratico, che è un potere religioso”.
Molti contestano l’editto come una intrusione del cristianesimo nel potere politico? “Si sono dette molte cose, ma non è assolutamente possibile dimostrare che Costantino arrivasse a fare una cosa del genere sotto l’Imposizione dei cristiani, per il fatto che era un imperatore a tutti gli effetti. Invece riconobbe nella visione, o episodio straordinario, che sicuramente ebbe, la grandezza di un Dio più forte rispetto ad altri dei per la salvezza di Roma”.
Negli anni precedenti fu scritta anche la Lettera a Diogneto: “La lettera a Diogneto non fu mai datata con sicurezza, ma appartiene alla fine del I secolo ed è indirizzata ai cristiani nella società. E’ un riassunto delle caratteristiche dei cristiani, ma è anche un suggerimento di comportamento che deve essere rispettato dai cristiani”. Però nel 380 l’imperatore Teodosio emana il celebre editto di Tessalonica, in cui ordina ai popoli a lui sottomessi di abbracciare il cristianesimo ed impone di riconoscere la massima autorità nelle figure del papa ortodosso Dàmaso e del vescovo di Alessandria Pietro
(‘Ordiniamo che il nome di Cristiani Cattolici avranno coloro i quali non violino le affermazioni di questa legge. Gli altri li consideriamo come persone senza intelletto e ordiniamo di condannarli alla pena dell’infamia come eretici, e alle loro riunioni non attribuiremo il nome di chiesa; costoro devono essere condannati dalla vendetta divina prima, e poi dalle nostre pene, alle quali siamo stati autorizzati dal Giudice Celeste’):
“L’intento di Teodosio è sicuramente di natura politica, intuendo egli quanto inammissibile e pericoloso si rivelasse il continuare delle divisioni religiose in oriente fra ariani ed antiariani. L’editto di Tessalonica, firmato anche dagli imperatori Graziano e Valentiniano II, dichiara il Cristianesimo religione ufficiale dell’impero e proibisce i culti pagani. Quindi ci fu un passo indietro, perché l’imperatore Teodosio ha proclamato la religione cristiana religione di tutto l’Impero. Erano messe fuori legge tutte le altre religioni pagane. In ultima analisi, è stato un passo indietro rispetto alla libertà che era stata concessa a ciascuno di professare la fede che credeva in coscienza”.