Una sola famiglia: cibo per tutti… purtroppo no!
Martedì 10 dicembre, Giornata mondiale dei Diritti Umani, è avvenuto il lancio ufficiale della campagna internazionale sul diritto al cibo promossa da Caritas Internationalis, che ha per titolo ‘Una sola famiglia umana – Cibo per tutti’. Durante l’udienza del mercoledì papa Francesco ha sottolineato:
“Lo scandalo per i milioni di persone che soffrono la fame non deve paralizzarci, ma spingerci ad agire, tutti, singoli, famiglie, comunità, istituzioni, governi, per eliminare questa ingiustizia. Il Vangelo di Gesù ci mostra la strada: fidarsi della provvidenza del Padre e condividere il pane quotidiano senza sprecarlo. Incoraggio la Caritas a portare avanti questo impegno, e invito tutti ad unirsi a questa ‘onda’ di solidarietà”.
Il presidente di Caritas Internationalis, card. Rodriguez Maradiaga, ha spiegato cos’è la campagna ‘Diritto al cibo’: “Caritas ritiene che è uno scandalo che quasi un miliardo di persone soffra la fame oggi, in un mondo che ha le risorse per sfamare tutti. Il diritto al cibo garantisce a tutti gli esseri umani di vivere in dignità, liberi dalla fame, insicurezza alimentare e malnutrizione. Il diritto al cibo non è carità, ma è assicurare che tutti abbiano la possibilità di nutrirsi in dignità”.
Eppoi ha annunciato alcune date importanti, che avranno conclusione nel 2015 all’Expò di Milano, attraverso semplici, ma significativi gesti: “Aprire i nostri occhi, orecchie e cuore per capire le conseguenze della fame nel mondo. Guardare alle nostre abitudini al cibo e allo spreco e domandarsi: ‘cosa può cambiare?’. Aderire all’ ‘onda di preghiera’ che Caritas sta organizzando per il lancio della campagna. Le Caritas organizzeranno azioni per la campagna a livello locale. Mettiamoci in contatto con loro e prendiamo parte al loro lavoro. Seguiamole su Facebook e Twitter. Speriamo che la moltiplicazione di tutte queste azioni nel mondo crei un’onda crescente per sostenere e affermare il diritto al cibo”.
Secondo l’Indice Globale della Fame (GHI), la fame nel mondo è leggermente calata rispetto al 1990, ma resta ‘grave’; infatti, la media mondiale nasconde drammatiche differenze fra le Regioni e i Paesi. A livello regionale, i punteggi più alti di GHI si registrano in Asia meridionale e Africa subsahariana. L’Asia meridionale ha diminuito notevolmente il proprio punteggio di GHI tra il 1990 e il 1996, principalmente riducendo la percentuale di bambini sottopeso, ma non è stata in grado di tenere il passo con questo rapido progresso.
Per quanto negli anni ‘90 l’Africa subsahariana abbia compiuto progressi minori rispetto all’Asia meridionale, ha recuperato a partire dal cambio di millennio, vedendo il proprio punteggio di GHI scendere sotto quello dell’Asia meridionale. Tra il GHI del 1990 e quello del 2012, 15 Paesi hanno ridotto i propri punteggi del 50% o più. In termini di progresso assoluto, sono stati Angola, Bangladesh, Etiopia, Malawi, Nicaragua, Niger e Vietnam a registrare i maggiori miglioramenti dei rispettivi punteggi. 20 Paesi hanno ancora livelli di fame ‘estremamente allarmanti’ o ‘allarmanti’.
Due dei tre Paesi con livelli di GHI estremamente allarmanti, Burundi ed Eritrea, si trovano in Africa subsahariana; il terzo Paese è Haiti, il cui punteggio di GHI è sceso di circa un quarto tra il 1990 e il 2001, ma gran parte di questi guadagni sono andati perduti negli anni successivi. Il devastante terremoto del Gennaio del 2010, per quanto non ancora pienamente riflesso dal GHI 2012 a causa di una insufficiente disponibilità di dati aggiornati, ha risospinto Haiti nella categoria di fame ‘estremamente allarmante’.
Però sono quasi 870.000.000 le persone che soffrono la fame: la maggioranza, ossia 852.000.000, vive nei paesi in via di sviluppo, e rappresenta il 15% della loro popolazione complessiva, mentre i restanti 16.000.000 vivono nei paesi sviluppati. Ancora oggi 6.900.000 di bambini muoiono prima di compiere i 5 anni, per malattie prevenibili e curabili, come la malaria, la diarrea o la polmonite: 51 ogni 1.000 nuovi nati, 1 ogni 5 secondi.
Il 99% delle morti avviene nei paesi in via di sviluppo. Più di 1 bambino su 3 muore a causa della malnutrizione. A differenza di altri indicatori sulla condizione dell’infanzia che hanno fatto registrare dei progressi negli ultimi anni, soprattutto in relazione al numero totale delle morti infantili, il tasso di bambini malnutriti nei paesi in via di sviluppo è cresciuto dell’1,2%.
Si stima che nel mondo 171.000.000 di bambini soffrono di malnutrizione cronica, di questi 60.000.000 vivono in Africa. Di contro 1/3 della produzione mondiale di cibo viene infatti perduta o sprecata ogni anno, pari a 1.300.000.000 di tonnellate: il ‘paradosso’ della scarsità nell’abbondanza, che testimonia un profondo disequilibrio tra le economie del mondo e l’accesso alle risorse. In Europa finiscono tra i rifiuti 89.000.000 di tonnellate di prodotti alimentari, cioè un quantitativo di cibo pari a 89 volte quello destinato agli aiuti internazionali.
In Italia, le perdite e gli sprechi di cibo lungo tutta la filiera ammontano a 17.000.000 di tonnellate, pari ad un valore di € 11.000.000.000: lo 0,7% del Pil, mentre il valore economico medio per famiglia del cibo che si perde in fase di consumo è tra i 350 e i 454 euro all’anno. Il valore economico degli sprechi mondiali è stimato in $ 1.000.000.000 l’anno, così distribuiti: il 68%, pari a $ 680.000.000.000 nei paesi industrializzati, e il 32% pari a 320.000.000.000 nei paesi in via di sviluppo.