Padre Konrad, le braccia caritatevoli di papa Francesco

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“Tu sai cosa devi fare, hai bisogno di soldi?” E’ la frase che Konrad Krajewski, arcivescovo ed Elemosiniere di sua Santità, si sente ripetere spesso da papa Francesco. Si perché è lui che aiuta il Papa ad essere vicino a chi ha bisogno, con gesti che sembrano piccoli, ma che diventano immensi per chi li riceve. Padre Konrad come lo chiamano tutti, non vive in Vaticano, ma a Borgo Pio, in una casa “con la bandiera polacca”, dice. “Perché così posso essere più vicino alla gente”.

Vuole essere chiamato così e il papa gli ha detto: a chi ti chiama eccellenza chiedi 5 euro di  tassa per i poveri.  Konrad che viene dalla diocesi di  Łódź, lui che dal 1998 è stato a fianco di tre papi durante le liturgie, lui che da anni gira la notte per le vie di Roma per dare aiuto a chi ne ha bisogno.

“Le mie braccia sono corte adesso, se le prolunghiamo con le tue braccia riesco a toccare i poveri di Roma e d’ Italia, io non posso uscire, tu sì” gli ha detto il papa alla sua nomina. Era agosto. E poco dopo lo ha inviato a Lampedusa, per essere vicino a chi soffre e non solo alle vittime del mare, ma anche ai sommozzatori che per ore ed ore hanno strappato cadaveri dal mare.

“Avevo portato dei soldi pensando che ai superstiti servissero. Ma non era questa la loro esigenza. Allora con il papa abbiamo pensato alle carte telefoniche. Ne abbiamo ordinate 1600. Un aiuto concreto, veloce e coraggioso. Sono stato vicino ai sommozzatori, ero sul gommone mentre loro si immergevano. Io pregavo e loro mi abbracciavano, una cinquantina di persone che si alternano a scendere. Ogni 27 corpi recuperati si tornava al porto. Era la prima volta che qualcuno era vicino a loro. Ho dato loro i rosari del papa, normalmente dopo tante ore di lavoro basta poco per discutere, ma sapevano che il Papa era vicino tramite il suo inviato, erano più sereni e portavano il rosario con loro.”

Di racconti ce ne sono tanti, storie personali, una elemosina spirituale oltre che materiale.

Ogni mattina padre Konrad legge le lettere che arrivano al papa e che Francesco manda a lui con delle piccole note. “Lettere che sono spesso un grido. Come quella dei genitori di Noemi. Sette pagine, il papa appena l’ha letta ha chiamato i genitori e poi me l’ha mandata con una nota: tu sai cosa devi fare. E allora cerco di pensare: cosa farebbe papa Francesco al mio posto?”

Noemi è la bimba in fin di vita per la quale il Papa ha fatto pregare tutta piazza San Pietro durante una udienza generale. “ Il papa scrive così perché dobbiamo pensare secondo il Vangelo e risolvere i problemi del mondo secondo l’ amore di Dio.”

L’Elemosineria Apostolica esiste da secoli, cosa è cambiato con papa Francesco?

“Prima gli elemosinieri erano soprattutto nunzi a fine carriera. Il papa concede la firma all’Elemosiniere per dare benedizioni apostoliche per un matrimonio, un battesimo, la cresima. E per questo si ricevono delle offerte. Le offerte servono al papa per le sue elemosine, per dare un aiuto immediato, quasi un pronto soccorso. Nello scorso anno abbiamo distribuito un milione di euro per 6500 aiuti. Ma ora tutto è raddoppiato. Papa Francesco segue tutto il lavoro che si fa in collaborazione con i parroci. Sono loro il nostro riferimento quando ci arrivano le lettere e a loro vengono mandati gli aiuti che poi portano, a nome del papa, a chi ha fatto la richiesta.”

Insomma è un po’ come fosse il papa stesso a portare i soldi?

“ Si certo, è quello che cerco di fare anche io. Ad esempio sono andato da Noemi a Chieti e sono stato con la famiglia, ho pregato con loro. Hanno apprezzato il gesto di papa Francesco che ha mandato un vescovo dal Vaticano per stare con loro, per far sentire il suo abbraccio. Non si sprecano le parole.”

I soldi vengono da un conto speciale per le elemosine, un conto che deve essere sempre vuoto per poterlo riempire, dice il papa, e per fortuna i soldi arrivano anche in modo imprevisto.

E poi l’Elemosiniere è libero anche di inventare. “Ho iniziato a vistare le case per anziani di Roma. Vado   in ogni stanza, abbraccio tutti e lo faccio a nome del papa, per loro è un grande dono perché nessuno li va a trovare. Sto con loro mezza giornata, poi lascio un rosario e loro pregano per il papa. Del resto papa Francesco mi ha detto subito: la scrivania non è per te puoi venderla, tu devi uscire dal Vaticano per andare a cercare i poveri.”

Come faceva lui da cardinale?

“ Sì, a Buenos Aires usciva alcune sere per andare a mangiare con i poveri, per stare con le persone, condividere la vita sulla strada, e vuole che io faccia lo stesso. Vedrai, mi ha detto, che ti ho affidato la parte più bella della vita pastorale.”

Padre Konrad racconta di una Roma fatta di amore e volontariato, di vicinanza alla gente, di pasti caldi distribuiti, di vicinanza. “E adesso ho notato che ci sono più italiani che stranieri. E molte lettere che arrivano vengono dall’Italia.”

La sera l’Elemosiniere ha come aiuto anche con i volontari della Guardia Svizzera, giovani che finito il servizio per la sicurezza si impegnano per mettere in pratica gli insegnamenti del papa.

Un rapporto diretto quello tra il papa e il suo elemosiniere. “Vado spesso a raccontare le storie che ho conosciuto, e a volte il papa mi dice: perché questo è successo a loro e non a me? E poi mi dice: non smettere mai di confessare. Anche quella è elemosina, è donare la misericordia di Dio.”

Papa Francesco non esce la notte, dice chiaramente Padre Kondrad, “ma esce telefonando, esce quando in piazza San Pietro rimane ore ad abbracciare la gente.” Ma vorrebbe farlo? “ Eh si, il pericolo è che se gli dico: Santo Padre stasera esco, lui voglia venire con me!”

Articolo pubblicato su GENTE n 52 del 24-12-2013 

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