La Chiesa marchigiana al passo di papa Francesco

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Dal 22 al 24 novembre la Chiesa marchigiana si è riunita per celebrare il 2^ convegno ecclesiale a distanza di 20 anni dal primo, celebrato nel 1993. Nella prolusione di apertura il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, ha sottolineato: “Le nostre comunità devono crescere nelle relazioni per spandere il calore della casa. Comunità fredde, burocratiche, dove i servizi a volte diventano dei piccoli centri di potere personale, non attraggono ma respingono chi si affaccia alla porta. La bella immagine del beato Papa Giovanni XXIII, la Parrocchia fontana del villaggio, esprime bene ciò che la comunità cristiana deve essere. L’immagine della casa è ugualmente evocativa.

In una società fatta di solitudini, la gente cerca la casa, il luogo di rapporti che scaldano il cuore e aiutano a vivere. La Chiesa è il Popolo di Dio, il Corpo Mistico di Cristo, è la famiglia dove tutti si possono ritrovare. Non è la Chiesa dei bambini o dei giovani, degli adulti o degli anziani, ma di tutti. Ed è necessario che, nella pastorale, si educhi a stare insieme tra generazioni, apprezzando i doni delle diverse stagioni. Fare sempre delle pastorali secondo le età non educa ad essere adulti, a fare chiesa. Tutti abbiamo bisogno di casa, ma dobbiamo pensare in modo speciale a quanti la casa l’hanno lasciata per fuggire alla ricerca di futuro”.

Per comprendere meglio il fermento della Chiesa marchigiana abbiamo intervistato mons. Luigi Conti, arcivescovo di Fermo e presidente della CEM (Conferenza Episcopale Marchigiana: la Chiesa marchigiana come si è preparata al 2° Convegno Ecclesiale Marchigiano?
“I Consigli pastorali delle 13 diocesi e delle 824 parrocchie hanno svolto una impegnativa preparazione (incontri di preghiera, dibattiti, convegni ed altre iniziative) partendo da due documenti elaborati a livello regionale: la lettera pastorale dei Vescovi marchigiani indirizzata ai Sacerdoti, ai Diaconi, alle donne e agli uomini di vita consacrata e ai carissimi fratelli e sorelle nella fede in Cristo Signore, dal titolo ‘Con la forza dell’Eucaristia: dal Congresso Eucaristico Nazionale (settembre 2011) al Convegno Ecclesiale Regionale’; il sussidio pastorale per il cammino nelle diocesi, elaborato in maniera condivisa dall’apposito Comitato preparatorio (149 componenti, insediato il 3 dicembre 2011) e sostenuto dai Vescovi. L’itinerario di preparazione si è ovviamente esteso alle tematiche di riflessione e di lavoro pastorale rinvenibili nel vasto Magistero della Chiesa universale”.

Come vivere e trasmettere la fede oggi nelle Marche?
“Nella lettera pastorale del settembre 2011, i Vescovi delle Chiese pellegrine nelle Marche identificano in questo momento un kairòs, un tempo di grazia, e invitano il popolo di Dio a ricentrare l’attenzione su Cristo Gesù, nostro contemporaneo allontanando ‘l’illusione di poter organizzare la società in forza del potere e dell’economia e la superbia che impedisce l’umiltà e fa affidamento solamente sulle proprie forze: sono tutte forme che ci chiudono, finendo per impoverirci’ (omelia di Benedetto XVI a conclusione del XXV Congresso Eucaristico di Ancona). La frammentazione del tessuto comunitario intacca i valori essenziali di una convivenza armonica che si riflette anche nel rapporto tra il credente e la città degli uomini, nel comune impegno per una vita sociale nella quale i valori di equità, giustizia, sobrietà e solidarietà trovino casa. I Vescovi invitano le Chiese a fare proprie le parole che il Signore negli Atti degli Apostoli ha detto al diacono Filippo ‘Alzati e và…’ (Atti 8,26 ss). E’ l’imperativo che rivolto ai credenti in Cristo mostra una presenza, indica una direzione, rivela che solo l’incontro con Lui può rendere davvero più dinamica la storia.

Nel sussidio pastorale, elaborato per agevolare la preparazione si sottolinea che compito primario è di verificare attentamente, a venti anni dal primo convegno, il cammino compiuto e rilanciare attraverso un ampio confronto di esperienze e un’apertura profetica un più preciso slancio missionario. I veloci cambiamenti sociali e culturali sollecitano la comunità cristiana ad aggiornare la sua capacità di vivere e trasmettere la fede. Vorrei fare un’ultima sottolineatura sul secondo verbo: esso ne presuppone un altro più fondamentale, narrare. Gli studiosi dicono che il post-moderno ha comportato anche il declino delle narrazioni. In effetti oggi gli adulti sono sempre più incapaci di narrare e raccontarsi: ciò è avventato non solo per la fede, che corre il rischio di non passare, ma per la vita stessa perché chi non prova a narrarsi rischia di perdere il senso di ciò che vive e di ritrovarsi un’esistenza frammentata in un collage di esperienze”.

In quale modo la Chiesa marchigiana investe nella pastorale della famiglia?
“La centralità della famiglia è lo snodo che non si può ignorare, perché luogo primario di generatività nella trasmissione della vita e della fede. La Parrocchia, ‘famiglia di famiglie’, ha il compito di imitarla e di individuare e sperimentare metodi efficaci e sinergie concrete nella società. La famiglia non è un’istituzione qualsiasi ma il luogo privilegiato di formazione di tutto ciò che è umano. Purtroppo le famiglie vivono oggi in un contesto sociale che ha subìto cambiamenti epocali. Per questo non possono essere lasciate sole nel loro compito educativo. C’è bisogno del sostegno di tutta la comunità. Occorre pertanto che famiglie, scuola e parrocchie rimettano l’educazione al centro, promuovendo una sorta di grande alleanza tra tutti coloro che hanno veramente a cuore il bene della comunità. Esempi di buone pratiche in tal senso certamente non mancano nella comunità marchigiana. Il dott. Luigi Accattoli nella relazione al 1° Convegno ecclesiale del 1993 disse: ‘Ritengo che la carezza del focolare’ che caratterizza la civiltà di questa terra sia un’eredita che è vocazione. E subito dopo aggiungeva: ‘Questa è l’ultima generazione. Credo che non abbiamo molto tempo per la nuova evangelizzazione’. Infine mi auguro che la famiglia diventi anche ‘metodo’ per le nostre chiese locali e tutte le comunità parrocchiali”.

Che cosa propone la Chiesa ai giovani?
“Abbiamo pensato a loro fin dalle discussioni promosse alla base delle comunità ecclesiali locali prevedendo che una loro significativa presenza fosse attiva anche nella parte conclusiva del convegno: tra i 720 partecipanti 65 sono stati giovani che hanno dato il loro contributo di freschezza e autenticità. Il prof. Francesco Maria Chelli, direttore del dipartimento di scienze economiche e sociali dell’Università politecnica delle Marche ha analizzato i segni dei tempi, a cominciare dalle trasformazioni del mercato del lavoro: solo nell’ultimo anno 26 mila occupati hanno perso il lavoro, portando il tasso di disoccupazione vicino all’11% (12,7% per la donna e 28,6% per i giovani) e i disoccupati a 80 mila unità. La mancanza del lavoro e la sua precarizzazione rappresentano una forte minaccia alla dinamica della formazione delle nuove famiglie.

Di fronte alla disoccupazione giovanile diverse diocesi hanno dato avvio al Progetto Policoro: è una iniziativa ecclesiale che affronta il problema della disoccupazione giovanile puntando a rendere i giovani, spesso vittime della rassegnazione e dello sfruttamento, autentici protagonisti del rinnovamento della loro terra, ‘nel farsi costruttori di una nuova società’. Il progetto si articola nella proposta di evangelizzazione dei giovani in quanto l’incontro con Gesù cambia la vita ed aiuta le persone a percorrere sentieri di speranza, nel promuovere una nuova cultura del lavoro e nel vivere insieme un lavoro dignitoso promuovendo e sostenendo l’imprenditorialità giovanile. E’ promosso e coordinato dai seguenti Uffici Pastorali: l’Ufficio Diocesano per i problemi Sociali e del Lavoro; il Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile e le Caritas Diocesane. Segnalo inoltre, a proposito di nuove generazioni, lo sviluppo esponenziale che nella nostra regione hanno avuto gli oratori (da 30 a 320 in cinque anni), grazie al coinvolgimento, come animatori, di famiglie e giovani educatori”.

Quali iniziative ha attivato la Chiesa marchigiana per sovvenire a chi soffre la crisi economica?
“Stimolati dalle indicazioni di Papa Francesco che afferma ripetutamente che ‘la Chiesa non può essere una ONG’ e, precedentemente, dal Motu Proprio di Papa Benedetto ‘De caritate ministranda’, le diocesi marchigiane hanno attivato un nuovo assetto delle Caritas diocesane e parrocchiali ed è già operativo un Osservatorio Permanente delle Povertà che stimola risposte concrete (che si affiancano a quelle delle Istituzioni civili generose ma ormai stremate) quali: empori caritas, mense sempre più affollate, case di ospitalità per senza tetto e altre iniziative. Tutto questo si colloca il più delle volte nei locali stessi delle Parrocchie e vede l’azione di volontari laici, diaconi e sacerdoti. La collaborazione con gli enti locali attraverso gli Ambiti Sociali Territoriali e con imprenditori che destinano parte del bilancio ai poveri sta portando risultati sensibili e confortanti per famiglie sottoposte a sfratto e persone che perdono o non trovano lavoro.

A proposito di disoccupazione il Vescovo Delegato per la carità e la salute attraverso la Delegazione Regionale Caritas ha elaborato un progetto per offrire, da parte delle diocesi, la ‘dignità del lavoro’ con un compenso minimo ma decoroso ai potenziali lavoratori con la presa in carico, da parte della Regione Marche, degli aspetti assicurativi e fiscali. Come Conferenza Episcopale stiamo seguendo con interesse l’attenzione delle Istituzioni al principio di sussidiarietà, con il progetto ‘Marche 2020’, pronti a coinvolgere le Conferenze Episcopali delle regioni ecclesiastiche dell’adriatico e dello ionio, nel ‘sogno’ della Macroregione adriatico-ionica”.

Come rilanciare la pastorale liturgica?
“Che cosa impedisce che io sia battezzato? L’eunuco degli Atti degli Apostoli dalle parole del diacono Filippo, comprende che c’è un forte legame tra la Parola e l’azione liturgica. Da questo intimo legame dipende anche il nostro vissuto di fede. Talvolta viviamo diverse esperienze di accesso alle Scritture ma dimentichiamo che il contesto più appropriato, al quale gli altri tipi di momenti tendono, in cui proclamare e aprire la Parola è quello liturgico. In esso prima di tutto la Parola è nutrimento e diventa evento di salvezza, in esso troviamo le Scritture compiute nel mistero pasquale di Gesù Cristo, l’oggi del mistero pasquale.

Si punta a consolidare e diffondere quegli appuntamenti settimanali, che in alcune parrocchie già sono praticati, in cui ci si ritrova insieme a preparare la celebrazione domenicale e si compie un’esegesi liturgica delle Scritture. Il modo di vivere l’eucaristia e di accedere alle Scritture possono reciprocamente giovarne. Non sarebbe, infine, opportuno orientare più risolutamente in chiave mistagogica l’agire pastorale delle nostre comunità?”

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