Il Tribunale Provinciale di Málaga ha assolto dell’accusa di incitamento all’odio due sacerdoti e il direttore di un quotidiano digitale
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.10.2025 – Vik van Brantegem] – La Prima Sezione del Tribunale Provinciale di Málaga nella Comunità autonoma dell’Andalusia ha assolto i sacerdoti Custodio Ballester, vicario parrocchiale della parrocchia di San Sebastián a Badalona nella Comunità autonoma della Catalogna (nella foto di copertina con suo avvocato mentre si reca in Tribunale) e Jesús Calvo, parroco ottantenne di Léon nella Comunità autonoma di Castiglia e León, accusati dall’associazione Musulmani Contro l’Islamofobia di incitamento all’odio in seguito a una serie di dichiarazioni rilasciate ai media in merito all’Islam.
Il Tribunale ha assolto anche Armando Robles, Direttore del quotidiano digitale in cui sono state pubblicate alcune delle dichiarazioni dei sacerdoti e altre attribuite direttamente a lui. Sia l’associazione che ha presentato la denuncia sia la Procura hanno ritenuto che gli articoli di opinione, i notiziari e i commenti fossero specificamente diretti contro immigrati, rifugiati, persone di origine nordafricana o coloro che professano la religione musulmana, e vi hanno ravvisato chiari indizi di reato.
Il Tribunale non l’ha intesa in questo modo, poiché “non tutto ciò che può essere considerato inaccettabile in termini discorsivi ed espressivi è, e dobbiamo insistere fino alla nausea, penalmente rilevante”. I giudici non hanno discusso la veridicità e l’autenticità dei commenti, ma piuttosto se fossero o meno legalmente coperti dal Codice Penale e, pertanto, avessero conseguenze penali.
Nelle motivazioni della sentenza del 1° ottobre 2025, pubblicate il 12 ottobre 2025 e diffuse ieri dalla stampa spagnola, la Corte ha motivato la sua decisione facendo riferimento al diritto alla libertà di espressione. Pertanto, adottano le argomentazioni di una precedente sentenza della Corte Suprema, che affermava che “non tutti i messaggi inaccettabili o che provocano il normale rifiuto della stragrande maggioranza dei cittadini dovrebbero essere trattati come reato”.
La libertà di espressione, “uno dei pilastri di una società libera e democratica”, non può essere utilizzata per proteggere alcun commento, afferma la sentenza. Inoltre, come tutti gli altri diritti, ha dei limiti che devono sempre essere valutati con estremo rigore. Altrimenti, si corre il “rischio di trasformare il diritto penale in un deterrente all’esercizio della libertà di espressione, il che è indubbiamente indesiderabile per lo Stato”.
La Corte osserva inoltre che la libertà di espressione include anche la libertà di critica, “anche quando è dura e potrebbe infastidire, disturbare o dispiacere”.
Nel settembre e dicembre 2016, Don Ballester pubblicò articoli in cui affermava, tra le altre cose, che “non illudiamoci, l’Islam oggi e sempre (…) con una mano promuove opere di carità, mentre con l’altra arma annienta tutti coloro che si rifiutano di riconoscere Allah e Maometto come ultimo e definitivo profeta di Dio”.
Allo stesso modo, in un’intervista con un altro degli imputati, Armando Robles, affermò che “nelle moschee non si predica l’amore per il prossimo, ma piuttosto la distruzione e lo sterminio degli infedeli, di coloro che non vogliono riconoscere Maometto come unico profeta di Dio”.
Riguardo a queste affermazioni, la sentenza afferma che, anche se “manichei, legati a stereotipi religiosi o ideologici intransigenti o che ricorrono a generalizzazioni ingiuste e arbitrarie, non possono essere considerati costituenti il reato di incitamento all’odio”.
Quanto alle dichiarazioni dell’altro sacerdote, Jesús Calvo, le considerano, almeno in gran parte, “delirio”, ma non come qualificazione, bensì come realtà “verificabile come prodotto delle idee deliranti e dei disturbi psicologici sofferti dall’imputato”.
Per quanto riguarda il Direttore dell’organo di stampa, la Corte ritiene che la sua condotta sia più vicina e contigua al reato di incitamento all’odio e vada oltre l’ampio ambito del diritto alla libertà di espressione. Infatti, a seguito del loro esame, i giudici ritengono provata la ripetizione di articoli, messaggi, interviste e notizie “con un’eccessiva fissazione sull’Islam, l’islamismo, l’immigrazione e con una critica permanente e continua di tali convinzioni”.
“Sono chiaramente offensivi, ma ciò non significa che configurino il reato di incitamento all’odio”, secondo la Corte, che sottolinea come sia “evidente” che i contenuti in essi contenuti non siano “volti a promuovere l’armonia e la convivenza, ma non è nemmeno dimostrata con la necessaria forza richiesta dal diritto penale la loro intenzione di promuovere o incitare all’odio”.
Con queste pubblicazioni, i giudici ritengono che il Direttore “ricorra spesso all’offesa e all’insulto”, ma non ritengono che le sue azioni siano chiaramente volte a provocare atti ostili o discriminatori.

Poche ore prima della sua comparizione davanti al Tribunale Provinciale di Málaga il 1° ottobre 2025, per l’udienza della sentenza nel processo che avrebbe potuto costargli una pena detentiva fino a tre anni, dopo otto anni di procedimenti legali per il presunto crimine di incitamento all’odio, parlando con InfoVatican, Don Custodio Ballester ha affermato di affrontare il momento “sereno e rassegnato”, Tuttavia, ci assicura di farlo con speranza, convinto che anche le cose più dolorose possano essere trasformate in benedizioni: “Come dice San Paolo, tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio. Cerchiamo Cristo, incontriamolo e amiamolo con gratitudine; allora vedremo la sua gloria”.
Don Ballester ha sottolineato che la sua coscienza rimane pulita: “Dio non perde battaglie. C’è il Crocifisso: da un apparente disastro nasce la vittoria più grande. I suoi discepoli non possono aspettarsi una strada diversa”. Ha insistito con fermezza sul fatto che qualunque cosa accada, che si tratti di prigione o libertà, vita o morte, sarà in definitiva per il meglio, perché “le preghiere del popolo giungono all’altare del cielo come incenso, e Dio le accoglie come offerta”.
Nella conversazione con InfoVaticana. Don Ballester ha evocato il Salmo 37 della liturgia del giorno: ” Affida al Signore la tua via, confida in lui ed egli agirà: farà brillare come luce la tua giustizia, il tuo diritto come il mezzogiorno”. Ha anche ricordato il brano delle Sacre Scritture (Atti, 12) in cui Pietro, sorvegliato dai soldati e condannato a morire all’alba, fu miracolosamente liberato: “Le porte della prigione si aprirono e un angelo lo condusse fuori. La stessa cosa può accadere oggi se abbiamo fede”.
Processato per le sue dichiarazioni contro l’Islam radicale, Don Ballester ha sostenuto, che le sue affermazioni erano veritiere e necessarie. “Non ho parlato di ogni musulmano in particolare, ma della minaccia dell’Islam radicale, e questa è la pura verità”, ha sottolineato, ribadendo di non pentirsi di ciò che ha detto.



























