XIV Domenica del Tempo Ordinario: Tutti apostoli nella chiesa del Signore!

Gesù aveva scelto i Dodici come suoi collaboratori; nel Vangelo oggi si parla di 72 discepoli che Gesù invia a due a due a predicare ed annunciare il suo messaggio di amore. Il n. 72 è un numero significativo: secondo la tradizione ebraica il mondo risultava costituito da 72 nazioni; Gesù invia perciò 72 discepoli per convertire il mondo. La Chiesa è per natura una realtà dinamica, è evangelizzatrice, è aperta a tutti i popoli: ‘Come il Padre ha mandato me, dice Gesù, io mando voi; andate in tutto il mondo; la messe è molta, gli operai sono pochi’.
Da qui le istruzioni precise di Gesù: pregate, andate, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; la prospettiva è chiara: la salvezza da realizzare. La missioni assegnata da Gesù alla sua Chiesa è chiara: è una missione itinerante che richiede distacco e povertà; una missione che non mira al proselitismo ma Annuncio della Parola e Testimonianza con la vita. Se la missione è vissuta in questa chiave reca solo gioia.
La conversione delle anime rimane sempre opera divina; voi sarete lieti perchè il vostro nome sarà scritto nel libro della vita. Ogni cristiano è chiamato ad essere un vero missionario e, come tale, deve essere animato non da spirito di conquista ma da spirito di dolcezza, di amore e di pace; l’invio infatti dei 72 discepoli nel mondo presenta la Chiesa come comunità missionaria dove tutti siamo coinvolti in forza del battesimo ricevuto.
La pace annunciata da Gesù è il frutto della sua vittoria sul peccato e sulla morte; essa è portatrice di concordia con tutti gi esseri creati anche sul piano sociale. Questa pace deve regnare nei cuori, nelle famiglie, nella società; una pace che porta al rispetto di tutti e di tutto. Allora solo si è veramente popolo di Dio e si realizza la auspicata pace universale. Da qui la necessità di una riforma di vita integrale: morale, spirituale, religiosa perchè l’uomo salvato da Cristo Gesù possa guardare il cielo come sua patria attuando il comandamento dell’amore: unica legge valida perchè Dio è amore.
Dove regnano egoismo e passioni non si ha il regno dell’amore ma solo un serraglio di lupi: ‘homo homini lupus’; dove regna amore si ha il rispetto di Dio, del prossimo e del creato. Gesù inoltre manda i suoi ‘a due a due’ per evidenziare che la missione affidata da Dio al suo discepolo non è un compito che può assolvere un ‘navigatore solitario’ ma è compito riservato alla Chiesa e solo dove sono due o più riuniti nel nome di Cristo è presente il Signore con la sua grazia. il suo amore, la sua misericordia.
Il Signore esige che si viva in comunione l’uno con l’altro; se ci separiamo, se siamo orgogliosi ed individualisti, l’amore di Dio non è con noi. Il discepolo è uno strumento nelle mani di Dio, che è amore. L’unica forza di cui il discepolo dispone è la fede e con essa la grazia. Gesù aggiunge: ‘Beati i poveri di spirito’, beato chi confida solo in Cristo Gesù vero uomo e vero Dio. La missione alla quale siamo chiamati non è una impresa personale, dalla quale scaturisce carriera e successo; da qui a necessità di una vera autocritica e la conversione all’amore, consapevoli che ‘dei piccoli è il regno dei cieli’.
E’ necessario ridestare il “fanciullo” che dorme dentro di noi, prendere coscienza dei propri limiti per dire a Dio: ‘Padre nostro che sei nei cieli”. Ogni discepolo di Cristo, sacerdote o laico, deve essere un vero missionario di speranza, ma di quella speranza che non delude perché basata su Gesù che disse: ‘le porte degli inferi non prevarranno’.
I 72 discepoli ritornarono meravigliati: ‘Signore, nel nome tuo anche i demoni si sottomettevano a noi’; Gesù rinfranca i suoi e ci dà Maria, sua madre, come ancora di salvezza. La Chiesa tutta prega oggi Maria: ‘Rivolgi a noi, madre, gli occhi tuoi misericordiosi!’