In Udienza dal Papa nell’Anno del Giubileo della Speranza, in occasione della Giornata Internazionale contro l’Abuso e il Traffico Illecito di Droga

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.06.2025 – Vik van Brantegem] – Nell’Anno del Giubileo della Speranza, in occasione della Giornata Internazionale contro l’Abuso e il Traffico Illecito di Droga, istituita nel 1987 dall’Assemblea Generale dalle Nazioni Unite che si celebra ogni anno il 26 giugno, questa mattina il Santo Padre Leone XIV ha ricevuto in Udienza nel Cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico i rappresentanti del sistema italiano impegnato ogni giorno nelle attività di prevenzione, recupero e cura dalle dipendenze.
Nel suo discorso, il Papa ha lanciato un appello a contrastare chi fa business con le dipendenze. Rivolgendosi ai partecipanti ha affermato: «La Chiesa ha bisogno di voi, la società ha bisogno della vostra testimonianza e del grande lavoro che state facendo». Ha esortato a far prevalere la dignità sulla dipendenza che degrada e a contrastare “l’emarginazione” e non “gli emarginati”.



Prima di pronunciare suo discorso, il Santo Padre ha ascoltato il saluto del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano [QUI], e la toccante testimonianza di chi ha distrutto la sua vita a causa della dipendenza dalla droga e che ha ritrovato la vita con il percorso di recupero nella Comunità di San Patrignano, la comunità terapeutica di recupero dalle dipendenze gratuita, fondata nel 1978 da Vincenzo Muccioli, prendendo il nome dalla strada del comune di Coriano in provincia di Rimini dove ha sede [QUI], Paola Clericuzio: «In comunità ho iniziato ad amarmi». Da oltre un anno in percorso a San Patrignano, nella Comunità è entrata dopo una notte in ospedale dopo essere stata ritrovata in una stazione “strafatta”. A 18 anni aveva conosciuto la cocaina attraverso il suo ragazzo che ne faceva uso: «Non volevo essere da meno e decisi di seguirlo fra alcol, canne e droga». Lentamente scivola in un abisso, illudendosi di poter uscire in qualsiasi momento, lascia andare la palestra, la danza, il canto e la scuola. Non è stato facile. È in Comunità, racconta, che è riuscita a ritrovare il sorriso nonostante i momenti duri e, anche, la passione per lo studio: «Sto iniziando a capire che l’amore vero è un’altra cosa, iniziando in primis a voler bene a me stessa».

Avendo potuto raccontare, prima la sua storia di disperazione e poi la sua rinascita in comunità, Paola Clericuzio ha detto, che «farlo di fronte al Santo Padre è stata un’emozione unica e le sue parole rispetto l’importanza dell’unione che deve esserci fra noi ragazzi per superare il problema». La Presidente della Comunità di San Patrignano, Vittoria Pinelli, presente nel Cortile di San Damaso, ha sottolineato: «È stato un grande onore essere stati invitati da Papa Leone XIV a nemmeno due mesi dalla sua elezione. Mi auguro che nelle Sue parole le persone abbiano trovato la forza per affrontare il terribile problema delle dipendenze. Penso alle tante ragazze e ragazzi che ancora non hanno il coraggio di chiedere aiuto, ma anche alle loro famiglie che vivono nella disperazione. Questo incontro è la conferma che tutti meritano una seconda possibilità».
Discorso del Santo Padre Leone XIV
Cominciamo con il Segno della Croce: nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. La pace sia con voi!
Benvenuti tutti e spero che il sole non sia troppo forte… Però Dio è grande e ci accompagnerà. Grazie per la vostra presenza!
[Saluto del Sottosegretario Alfredo Mantovano e testimonianza di Paola Clericuzio]
Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
Ringrazio chi ha reso possibile questo incontro, che in molti modi ci porta al cuore del Giubileo, un anno di grazia in cui a tutti è riconosciuta la dignità troppe volte sminuita o negata. Speranza è una parola per voi ricca di storia: non è uno slogan, ma la luce ritrovata attraverso un grande lavoro. Desidero ripetervi, allora, quel saluto che cambia il cuore: la pace sia con voi! La sera di Pasqua Gesù ha salutato così i discepoli chiusi nel cenacolo. Lo avevano abbandonato, credevano di averlo perso per sempre, erano impauriti e delusi, qualcuno già se n’era andato. È però Gesù a ritrovarli, a venirli di nuovo a cercare. Entra a porte chiuse nel luogo dove sono come sepolti vivi. Porta la pace, li ricrea col perdono, soffia su di loro: infonde cioè lo Spirito Santo, che è il respiro di Dio in noi. Quando manca l’aria, quando manca l’orizzonte, la nostra dignità appassisce. Non dimentichiamo che Gesù risorto viene ancora e porta il suo respiro! Lo fa spesso attraverso le persone che vanno oltre le nostre porte chiuse e che, nonostante tutto quello che può essere successo, vedono la dignità che abbiamo dimenticato o che ci è stata negata.
Carissimi, la vostra presenza qui è una testimonianza di libertà. Ricordo che quando Papa Francesco entrava in un carcere, anche nel suo ultimo Giovedì Santo, si poneva sempre quella domanda: «Perché loro e non io?». La droga e le dipendenze sono una prigione invisibile che voi, in modi diversi, avete conosciuto e combattuto, ma siamo tutti chiamati alla libertà. Incontrandovi, penso all’abisso del mio cuore e di ogni cuore umano. È un salmo, cioè la Bibbia, a chiamare “abisso” il mistero che ci abita (cfr Sal 63,7). Sant’Agostino ha confessato che solo in Cristo l’inquietudine del suo cuore ha trovato pace. Noi cerchiamo la pace e la gioia, ne siamo assetati. E molti inganni ci possono deludere e persino imprigionare in questa ricerca.
Guardiamoci attorno, però. E leggiamo nei volti l’uno dell’altro una parola che mai tradisce: insieme. Il male si vince insieme. La gioia si trova insieme. L’ingiustizia si combatte insieme. Il Dio che ha creato e conosce ciascuno – ed è più intimo a me di me stesso – ci ha fatti per essere insieme. Certo, esistono anche legami che fanno male e gruppi umani in cui manca la libertà. Anche questi, però, si vincono solo insieme, fidandoci di chi non guadagna sulla nostra pelle, di chi possiamo incontrare e ci incontra con attenzione disinteressata.
La giornata di oggi, fratelli e sorelle, ci impegna in una lotta che non può essere abbandonata finché, attorno a noi, qualcuno sarà ancora imprigionato nelle diverse forme della dipendenza. Il nostro combattimento è contro chi fa delle droghe e di ogni altra dipendenza – pensiamo all’alcool o al gioco d’azzardo – il proprio immenso business. Esistono enormi concentrazioni di interesse e ramificate organizzazioni criminali che gli Stati hanno il dovere di smantellare. È più facile combattere le loro vittime. Troppo spesso, in nome della sicurezza, si è fatta e si fa la guerra ai poveri, riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l’ultimo anello di una catena di morte. Chi tiene la catena nelle sue mani, invece, riesce ad avere influenza e impunità. Le nostre città non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione. «Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro!» (Francesco, Esort, ap. Evangelii gaudium, 210).
Il Giubileo ci indica la cultura dell’incontro come via alla sicurezza, ci chiede la restituzione e la redistribuzione delle ricchezze ingiustamente accumulate, come via alla riconciliazione personale e civile. «Come in cielo, così in terra»: la città di Dio impegna alla profezia nella città degli uomini. E questo – lo sappiamo – può portare anche oggi al martirio. La lotta al narcotraffico, l’impegno educativo tra i poveri, la difesa delle comunità indigene e dei migranti, la fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa sono in molti luoghi considerati sovversivi.
Cari giovani, voi non siete spettatori del rinnovamento di cui la nostra Terra ha tanto bisogno: siete protagonisti. Dio fa grandi cose con coloro che libera dal male. Un altro salmo, che i primi cristiani hanno tanto amato, dice: «La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo» (Sal 117,22). Gesù è stato rifiutato e crocifisso fuori dalle porte della sua città. Su di lui, pietra angolare su cui Dio ricostruisce il mondo, anche voi siete pietre di grande valore nell’edificio di una nuova umanità. Gesù che è stato rifiutato invita tutti voi e se vi siete sentiti scartati e finiti, ora non lo siete più. Gli errori, le sofferenze, ma soprattutto il desiderio di vita di cui siete portatori, vi rendono testimoni che cambiare è possibile.
La Chiesa ha bisogno di voi. L’umanità ha bisogno di voi. L’educazione e la politica hanno bisogno di voi. Insieme, su ogni dipendenza che degrada faremo prevalere la dignità infinita impressa in ciascuno. Tale dignità, purtroppo, a volte brilla solo quando è quasi del tutto smarrita. Allora sopravviene un sussulto e diventa chiaro che rialzarsi è questione di vita o di morte. Ebbene, oggi tutta la società ha bisogno di quel sussulto, ha bisogno della vostra testimonianza e del grande lavoro che state facendo. Tutti abbiamo, infatti, la vocazione ad essere più liberi e ad essere umani, la vocazione alla pace. È questa la vocazione più divina. Andiamo avanti insieme, allora, moltiplicando i luoghi di guarigione, di incontro e di educazione: percorsi pastorali e politiche sociali che comincino dalla strada e non diano mai nessuno per perso. E pregate anche voi, affinché il mio ministero sia a servizio della speranza delle persone e dei popoli, a servizio di tutti.
Vi affido alla guida materna di Maria Santissima. E di cuore vi benedico. Grazie!
[Benedizione]
Tante grazie a tutti voi! Coraggio sempre e avanti!