Fine di un incubo. Archiviazione definitiva per le querele temerarie di Don Giuseppe Rugolo alla giornalista Pierelisa Rizzo. Il Gip: “Diritto di cronaca, non diffamazione”

Querele temerarie
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.06.2025 – Ivo Pincara] – Il Tribunale di Enna ha archiviato le tre querele per diffamazione e diffusione di atti procedurali fatte alla giornalista Pierelisa Rizzo da Don Giuseppe Rugolo, il sacerdote ennese condannato dal tribunale di Enna lo scorso 5 marzo a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale aggravata su minori. Un duro colpo al fenomeno delle querele temerarie (Slapp), che è in aumento anche in Italia. Si traduce in una forma di intimidazione che limita di fatto la libertà di informazione. Ossigeno per il momento difficile in Italia per la libertà di stampa. Sulla libera informazione nel nostro Paese, l’Europa ha diffuso un rapporto assai critico. E addirittura il Presidente della Repubblica è stato costretto a intervenire, sullo stesso tema. Se questo accade in ambito nazionale, cosa mai potrà accadere in quella delicata frontiera dell’informazione locale? Come i giornalisti locali possono difendersi da minacce, più o meno velate, alla loro libertà? Come possono reagire a pressioni, a volte politiche a volte di altra natura, essendo largamente sottopagati e non avendo, molto spesso, neppure lo scudo del contratto di lavoro giornalistico?

Le querele temerarie di Don Rugolo contro la giornalista Rizzo erano state archiviate dalla procura ma i legali del sacerdote, che avevano chiesto anche il sequestro dei supporti informatici e dei cellulari della giornalista, si erano opposti. Ora il tribunale scrive la parola fine a questa vicenda giudiziaria. Insieme alla Rizzo, assistita dagli Avvocati Eleanna Parasiliti Molica del foro di Enna e Giovanni DI Giovanni, del foro di Caltanissetta, sono stati querelati – tutte querele archiviate – altri 6 giornalisti, il Presidente di Rete l’Abuso, unica associazione italiana che si occupa di sopravvissuti ad abusi clericali, Francesco Zanardi, e una delle vittime del prete, Antonio Messina dalla cui denuncia è scaturita l’inchiesta che ha portato alla condanna di Rugolo.

“Sono grata alla giustizia e ai magistrati che hanno riconosciuto la temerarietà di queste querele fatte solo per bloccare il flusso di informazione – ha detto Pierelisa Rizzo –. Questo processo, seppure a porte chiuse, andava raccontato perché ha svelato uno scenario inquietante nella Diocesi di Piazza Armerina e ha portato, oltre alla condanna del sacerdote, all’incriminazione per falsa testimonianza del Vescovo Rosario Gisana e del Vicario giudiziale Vincenzo Murgano “.

Sono gli stessi giudici di Enna, come aveva già fatto quello di Savona che aveva archiviato la querela contro il Presidente Zanardi, a stabilire che la giornalista Rizzo ha riportato le notizie a norme legge, dato che “non sussiste il divieto di pubblicazione, anche parziale degli atti del dibattimento celebrato a porte chiuse”. La giornalista è stata sostenuta da Ossigeno per l’informazione, l’osservatorio nato per documentare e analizzare il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani e ha ricevuto la solidarietà dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e dell’Assostampa.

Pierelisa Rizzo, di recente, nel corso delle udienze del processo di appello a Rugolo, è stata accusata in aula dai legali di Rugolo di avere, con i suoi articoli, condizionato tribunale e testimoni

L’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e l’Associazione Siciliana della Stampa esprimono soddisfazione per l’ultima archiviazione definitiva disposta dal Tribunale di Enna per la collega Pierelisa Rizzo, cronista dell’ANSA, per tre volte querelata per diffamazione e per diffusione di atti processuali dal sacerdote Giuseppe Rugolo, condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale su minori, e per il quale si attende la sentenza di appello il 1° luglio. Nonostante le tre querele siamo state seguite da proposta di archiviazione da parte della Procura di Enna, la difesa del sacerdote ha sempre avanzato opposizione ed aveva anche chiesto il sequestro dei supporti informatici e dei cellulari della cronista ennese. Con Pierelisa Rizzo sono stati querelati anche altri 6 giornalisti nel corso della vicenda e anche a loro non può non andare la nostra vicinanza e il nostro supporto.

“La definizione della vicenda giudiziaria favorevole alla collega Rizzo – dicono dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e dall’Associazione Siciliana della Stampa – cui siamo stati accanto dal primo momento, conferma il corretto esercizio del ruolo del cronista nel racconto immediato dei fatti per cosi come accadono ed il riconoscimento del diritto di cronaca. Principi, questi, sempre rispettati dalla collega Rizzo – ma anche dagli altri colleghi querelati – nello svolgimento di un lavoro certamente sempre più difficile ma che oggi ha avuto il giusto riconoscimento”. Per l’Ordine dei giornalisti di Sicilia e per il sindacato “il diritto di cronaca tutela le comunità, dando loro gli strumenti necessari per formare opinione sui fatti, anche quelli più complessi da raccontare e non ordisce congiure a danno di nessuno”.

Nessuna diffamazione contro don Rugolo, il gip di Enna ha archiviato altre tre denunce contro i giornalisti. “Con le due diverse ordinanze del gip del Tribunale di Enna, Ornella Zelia Futura Maimone, emesse dopo le udienze dei mesi di maggio e luglio, con cui vengono definitivamente archiviati i procedimenti penali a carico dei colleghi giornalisti ennesi Manuela Acqua, Pierelisa Rizzo e Filippo Occhino, si ribadisce il rispetto della libertà di stampa come diritto costituzionalmente garantito. Una pronuncia che ci conforta, non soltanto per il riconoscimento del diritto a svolgere il proprio lavoro per i colleghi ennesi cui ci siamo stretti assieme alla Fnsi da subito, ma perché arriva in un momento difficile per l’informazione. Questo ci ricorda come sia dovere di ogni giornalista muoversi a tutela di questo bene comune pilastro della democrazia”. Così la sezione di Enna dell’Associazione Siciliana della stampa assieme al Gruppo Cronisti Siciliani sull’ordinanza che mette fine, con ordinanze differenti, alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto i colleghi Acqua, Rizzo ed Occhino querelati per diffamazione da Don Giuseppe Rugolo.

Una vicenda seguita dall’inizio dalla FNSI che ha sostenuto e seguito l’iter giudiziario. “Archiviazione definitiva anche per Antonio Messina, il giovane ennese che ha denunciato gli abusi, querelato assieme alla giornalista Manuela Acqua per avere condiviso un post sui social. Per le due querele, una del novembre 2022 e l’altra del luglio 2023 la Procura di Enna aveva proposto archiviazione, ma i difensori di Rugolo hanno presentato opposizione. Nel caso di Manuela Acqua era stato contestato l’uso della perifrasi “prete pericoloso” su cui il Gip si è pronunciato scrivendo “non si traduce in un gratuito attacco personale, risultando, del vero, pertinente al tema in discussione”. Le esternazioni degli indagati “rappresentano – per il Gip – certamente espressione di un diritto costituzionalmente garantito i cui contorni sono delimitati da precise disposizioni normative non potendo, gli stessi contorni, essere di contro da chi quella libertà vorrebbe mettere a tacere”. Seconda archiviazione definitiva, inoltre, per i giornalisti Rizzo e Occhino. Per il Gip si “ribadisce la prevalenza del valore costituzionalmente garantito della libera manifestazione di pensiero, da cui discende il diritto/dovere di informare correlato all’interesse collettivo ad avere notizia dei fatti di pubblica rilevanza.

Caso Rugolo – Indice [QUI]

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