Il Miracolo Eucaristico di Bolsena e la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.06.2025 – Vik van Brantegem] – La solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo è un momento importante a fine anno pastorale, in cui al centro della celebrazione è l’Eucaristia, fonte e culmine della vita della Chiesa, attraverso la quale si sperimenta la comunione tra le varie realtà delle comunità, nella preghiera per la pace, la giustizia, la fratellanza, per i deboli, i poveri, per chiunque ha bisogno di amore e di consolazione, segno tangibile di una condivisione e partecipazione alla vita comunitaria e ai suoi problemi.
«Dogma datur Christianis, quod in carnem transit panis, et vinum in sanguinem» [Un dogma è dato ai Cristiani: il pane si trasforma in carne e il vino in sangue] (Tommaso d’Aquino, inno Lauda Sion Salvatorem).
«Transustanziazione significa la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione si attua nella preghiera eucaristica, mediante l’efficacia della parola di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le caratteristiche sensibili del pane e del vino, cioè le “specie eucaristiche”, rimangono inalterate» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 283. Che cosa significa transustanziazione? 1376-1377; 1413).
La solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo vuole ricordare il miracolo eucaristico di Bolsena – piccolo comune del viterbese adagiato sulla sponda nord-orientale dell’omonimo lago – avvenuto in un giorno impreciso del 1263. Le più antiche cronache ci parlano di un sacerdote Boemo cui la tradizione dà il nome di Pietro da Praga, il quale in quel tempo di controversie teologiche sul mistero eucaristico fu assalito da dubbi sulla reale presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrato. Per trovare finalmente pace, risolse nel suo animo di intraprendere un lungo pellegrinaggio di penitenza e meditazione alla volta di Roma per pregare sulla tomba di San Pietro. Dopo aver pregato sulla tomba del principe degli apostoli, rinfrancato nello spirito riprese il viaggio di ritorno verso la sua terra. Lungo la via Cassia si fermò a dormire a Bolsena nei pressi della basilica di Santa Cristina e per ringraziare Iddio, il mattino seguente, chiese di celebrare la Santa Messa.


Durante la celebrazione della Santa Messa, dopo la consacrazione alla frazione dell’ostia, apparve ai suoi occhi un prodigio al quale da principio non voleva credere. Quell’ostia che teneva tra le mani era diventata carne da cui stillava miracolosamente abbondante sangue. Impaurito e allo stesso tempo pieno di gioia cercò di nascondere ai rari presenti quello che stava avvenendo: concluse la celebrazione, avvolse tutto nel candido corporale di lino usato per la purificazione del calice che si macchiò immediatamente di sangue e fuggì verso la sagrestia. Ma durante il tragitto alcune gocce di sangue caddero sul pavimento tradendo la segretezza del prodigio.

La costruzione della cappella del Corporale, concepita per serbare la memoria del miracolo di Bolsena e per conservare la reliquia del Sacro Lino, ebbe inizio nel 1350, quando capomastro del duomo era Nino di Andrea Pisano. Il programma iconografico della decorazione comprende: nella volta, i Simboli, le Profezie e la Dottrina dell’Eucarestia; nella lunette, i Dottori della Chiesa; nella parete est, il Miracolo di Bolsena; nella parete ovest, i Miracoli del Sacramento; nella parete d’ingresso, l’Ultima Cena; nella parete di fondo, la Crocifissione, la Deposizione nel sepolcro (firmata e datata 1364) e la Resurrezione. Le scene sono corredate da didascalie esplicative dettate nel 1362 da Ser Checco di Pietro, cappellano di Santa Maria. I soggetti per le scene della parete est, che illustrano la storia del miracolo di Bolsena, furono tratti da quelli rappresentati nel Reliquiario del Corporale di Ugolino di Vieri (1337-38). L’affresco in esame raffigura San Tommaso d’Aquino dinnanzi a Urbano IV, dal quale ha ricevuto l’incarico di comporre l’Ufficio per la festa del Corpus Domini.
L’Umbria ha un legame identitario con la celebrazione del Corpus Domini che venne istituita per la prima volta ad Orvieto, in provincia di Terni, l’11 agosto 1264 da Papa Urbano IV con la Bolla Transiturus de hoc mundo (Quando stava per passare da questo mondo), a seguito del Miracolo eucaristico di Bolsena dell’anno precedente, con cui decretò che il Corpus Domini fosse celebrata ogni anno in tutta la Chiesa universale e venne edificato il bellissimo e imponente duomo di Orvieto, cittadina umbra poco distante da Bolsena, dove è conservato al suo interno il reliquiario che contiene l’Ostia.
La Bolla, che contiene parti di carattere specificamente dogmatico, spiega anche la motivazione che indusse il Papa a istituire la solennità: «Sebbene l’Eucaristia ogni giorno venga solennemente celebrata, riteniamo giusto che, almeno una volta l’anno, se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose infatti di cui facciamo memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza. Mentre stava infatti per ascendere al cielo disse: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20)».

Il futuro Papa Urbano IV, Jacques Pantaléon (Troyes 1185 circa – Perugia 1264) nacque in un’umile famiglia. Dopo aver studiato a Parigi, divenne prete nel 1215 e iniziò la carriera ecclesiastica. Dapprima canonico a Laon, poi arcidiacono a Liegi, dopo il Concilio di Lione (1245), venne notato per la sua abilità diplomatica in molte missioni; successivamente divenne vescovo di Verdun nel 1253 e patriarca di Gerusalemme due anni dopo.
Il suo incontro con Viterbo avvenne nel 1261 quando succedette a Papa Alessandro IV nel Conclave. In quel periodo, la Chiesa viveva nella difficile situazione creata dalla politica di Re Manfredi. Papa Urbano IV, riassestate le finanze, rifiutò ogni proposta di accordo avanzata da Manfredi, che voleva essere investito del Regno di Sicilia. Inoltre, persuase Carlo d’Angiò, fratello di Luigi IX di Francia, a farsi campione della Chiesa.
Orvieto fu elevata da Urbano IV, tra il 1262 e il 1264, Sede Apostolica della Curia. Il pontefice non si insediò mai a Roma, per eludere Manfredi ed Orvieto divenne il centro geopolitico della Chiesa in un periodo storico complesso caratterizzato da diversi fattori concomitanti: il contrasto tra Chiesa e Impero; il confronto tra Chiesa di Roma e Chiesa d’Oriente; lo scontro tra Chiesa Cattolica e movimenti ereticali; le sollecitazioni degli Ordini mendicanti all’interno della Chiesa stessa; il braccio di ferro tra le superpotenze mediterranee Genova e Venezia, legate rispettivamente all’Impero e al Papato e, a loro volta, alle sopraggiungenti nuove potenze d’oltremare, islamica e tartara.

Grande interesse ha suscitato nel mondo della cultura nel 1969 la scoperta archivistica del Rosminiano di Domodossola, Prof. Tullio Bertamini, nella parrocchia ossolana di San Lorenzo di Bognanco. Si tratta del Codice con il testo della Bolla Transiturus de hoc mundo di Papa Urbano IV e il testo del primitivo ufficio divino della festa del Corpus Domini, attribuibile al sommo teologo San Tomaso d’Aquino, unito alla Bolla stessa. Questo Codice di Bognanco quasi certamente è un pezzo unico al mondo. Comunque, è l’unico attualmente conosciuto. La fortunata scoperta è stata di somma importanza per l’approfondimento dello studio della storia della liturgia oltre ad essere, come si è detto, di eccezionale pregio archivistico in quanto di esso, che risale a circa la metà del milleduecento, non si conoscono altri esemplari, non trovandosi neppure nel ricchissimo Archivio Segreto Vaticano. Del prezioso codice si sono interessati eminenti studiosi dell’Università Cattolica di Milano, per approfondire i molteplici e complessi aspetti che si riferiscono alla conoscenza della storia delle varie correnti teologiche e liturgiche in Europa nei riflessi della cultura eucaristica lungo i secoli.

L’istituzione della Processione del Corpus Domini trae le sue origini dalla cerimonia con la quale le reliquie del miracolo, traslate da Bolsena ad Orvieto, furono riposte in Santa Maria Prisca, alla presenza di Papa Urbano IV. Nel 1337 il governo di Orvieto stabilì di portare annualmente l’ostia consacrata e il Corporale in solenne processione per le vie della città. Per questa occasione, ogni anno, Orvieto abbellì vie, strade, piazze e palazzi di verdure, fiori, dipinti, arazzi e stoffe preziose.
Bolsena cominciò a celebrare solennemente la festa del Corpus Domini solo alcuni secoli più tardi dopo che i marmi macchiati di sangue (le “Sacre Pietre”), trasportati su un carro trionfale costruito per l’occasione, furono trasferiti dalla cappella del Corpo di Cristo per essere custoditi nella nuova Cappella del Miracolo. La prima solenne processione con le reliquie del miracolo risale soltanto al 1881.
Alla grandiosa processione, che si svolge con devota partecipazione e compostezza del popolo, prendono parte i religiosi locali e del Duomo di Orvieto, il vescovo diocesano, un cardinale, autorità cittadine, provinciali e militari. Il percorso della processione è lungo circa 3 km (sembra sia il più lungo del mondo) ed è completamente ricoperto da un’artistica infiorata, su disegno di base, con petali di fiori, foglie e semi. A livello individuale o in gruppi, gli abitanti delle vie interessate dal percorso della processione provvedono nei giorni precedenti l’evento alla raccolta dei fiori e alla preparazione dell’occorrente per i contorni dei disegni (fondi di caffè, segatura colorata) mentre il mattino stesso della festa alla raccolta dei fiori più delicati. Il grande impegno ha termine poco prima della solenne processione.
Nel suo messaggio per la chiusura dei lavori del 41° Congresso Eucaristico Internazionale, l’8 agosto 1976 a Bolsena Papa Paolo VI scrisse: «Bolsena non dimentica, ed oggi ripresenta a noi e al mondo il miracolo compiuto nel santuario della sua Santa Cristina, il quale miracolo ha ravvivato nella Chiesa d’allora e ravviva tuttora la coscienza interiore e ha perpetuato il culto esteriore, pubblico e solenne, dell’Eucarestia, del quale Orvieto e Bolsena conservano ed alimentano nel mondo l’inestinguibile fiamma».


Sono arrivate a noi le reliquie che ancora oggi testimoniano il miracolo eucaristico della transustanziazione di Bolsena:
- l’ostia, il corporale e i purificatoi custoditi nella Cappella del Corporale nella cattedrale di Orvieto; in particolare, l’ostia e il corporale, dal 1337, vennero conservati in quel gioiello di oreficeria senese che è il reliquiario di Ugolino da Vieri;
- l’altare su cui accadde il prodigio, stupendo manufatto dell’VIII secolo, collocato fin dalla prima metà del XVI nel vestibolo della basilichetta ipogea di Santa Cristina in Bolsena;
- quattro lastre di marmo macchiate di sangue prodigioso (le Sacre Pietre) venerate dal 1704 nella Cappella Nuova del Miracolo, costruita come degna dimora delle reliquie rimaste a Bolsena; una quinta lastra fu donata nel 1574 alla parrocchiale di Porchiano del Monte.
Il dogma della transustanziazione sta a significare che il pane ed il vino, con la consacrazione della Celebrazione Eucaristica, diventano veramente il Corpo ed il Sangue di Cristo: «La conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione si attua nella preghiera eucaristica, mediante l’efficacia della parola di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le caratteristiche sensibili del pane e del vino, cioè le “specie eucaristiche”, rimangono inalterate» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 283).

La solennità del Corpus Domini
La data della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo – una delle principali solennità dell’anno liturgico della Chiesa Cattolica Romana – ricorre il giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste e della settimana dopo la Santissima Trinità. Si tratta pertanto di una ricorrenza “mobile” (non cade sempre nello stesso giorno dell’anno) in quanto direttamente collegata alla data della Pasqua. La data del Corpus Domini 2025 è giovedì 19 giugno. La solennità è riconosciuta festa civile in alcuni Paesi, come in Spagna, Germania, Irlanda, Croazia, Polonia, Portogallo, Brasile, Austria, Principato di Monaco, San Marino, Cantoni cattolici della Svizzera, Stato della Città del Vaticano. In Italia la ricorrenza non è riconosciuta come festività e la celebrazione è posticipata alla successiva domenica, quest’anno il 22 giugno, giorno nel quale la Processione del Corpus Domini a Bolsena si svolge dalle ore 18.00 sul tradizionale percorso ricoperto interamente dalle artistiche infiorate. A Roma la Processione si svolge dopo la Santa Messa alle ore 17.00 sul sagrato della arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano, percorrendo la via Merulana per raggiungere la basilica papale di Santa Maria Maggiore e Benedizione Eucaristica, presiedute dal Santo Padre Leone XIV.

I miracoli eucaristici nella storia della Chiesa
Come sottolineano i francescani della Custodia di Terra Santa, il motivo ispiratore della festa ha origine nelle Fiandre, dove a metà del XIII secolo il movimento eucaristico era già molto attivo contro la diffusione delle eresie. A quel tempo, nel Principato vescovile di Liegi (attualmente territorio del Belgio), che faceva parte delle Diciassette Province dei Paesi Bassi, fulcro culturale e religioso, un vero “cenacolo eucaristico”, la monaca agostiniana Santa Giuliana di Cornillon (Retinne, presso Liegi, 1191/1192 – Fosses, Granducato del Brabante, 5 aprile 1258) e altre monache ebbero una serie di visioni mistiche in cui il Signore fece loro capire l’assenza nella Chiesa di una solennità in onore del Santissimo Sacramento. Nonostante le resistenze iniziali, il suo fervore coinvolse vescovi, comunità e clero, culminando nel 1246 con l’istituzione della festa nella Diocesi di Liegi. L’influenza di Giuliana si estese ben oltre i confini locali, ispirando Papa Urbano IV a estendere nel 1264 la solennità a tutta la Chiesa con la bolla Transiturus de hoc mundo, a seguito del miracolo eucaristico di Bolsena.
Nel 2010, Papa Benedetto XVI si riferiva a Santa Giuliana di Cornillon con queste parole: «Desidero presentarvi una figura femminile, poco conosciuta, ma alla quale la Chiesa deve un grande riconoscimento, non solo per la sua santità di vita, ma anche perché, con il suo grande fervore, ha contribuito all’istituzione di una delle solennità liturgiche più importanti dell’anno, quella del Corpus Domini. Questa è la Santa Giuliana di Cornillon, nota anche come Santa Giuliana di Liegi».
La storia della Chiesa è disseminata di miracoli eucaristici attraverso i quali Dio ha voluto rivelare la sua reale presenza in mezzo agli uomini. Nel volume I miracoli eucaristici in Italia (Paoline Editoriale Libri 2015, 112 pagine [QUI]) Raffaele Iaria racconta, con l’aiuto di documenti storici, i diciassette miracoli eucaristici avvenuti in Italia tra l’VIII e il XVIII secolo. Basta il nome evocativo di qualche luogo: Lanciano, Bolsena, Orvieto, Siena. I miracoli eucaristici, di fatto, sono eventi reali umano-divini di quella realtà tutta divina che è l’Eucaristia, di cui San Pier Giuliano Eymard amava dire: “Troverete tutto nell’Eucaristia: la parola di fuoco, la scienza e i miracoli. Sì, anche i miracoli”. Il lavoro di Raffaele Iaria, oltre che attuale e opportuno, è molto utile sia per avere un bagaglio prezioso di riferimenti ai miracoli eucaristici più importanti e significativi avvenuti in Italia, sia per avviare una valida riflessione e meditazione su fatti così importanti che non sono soltanto “storia”, ma anche “teologia”, ossia sono eventi che possono svelare realmente qualcosa dell’ineffabile mistero eucaristico. Questo volume si differenzia bene da altri lavori del genere per due caratteristiche particolari: la prima è l’accuratezza della ricerca che punta all’essenziale dei “fatti” senza nulla concedere al cosiddetto “miracolismo” di eventi qualificati scientificamente come miracoli eucaristici; la seconda caratteristica è lo stile giornalistico aperto e accattivante, che sa incidere nell’animo del lettore con semplicità e rapidità.
Sermone di San Tommaso d’Aquino sull’Eucaristia
Gl’immensi benefizi della generosità divina concessi al popolo cristiano, gli conferiscono una dignità inestimabile. Giacché non c’è né ci fu mai «nazione tanto grande da avere gli dei così a sé vicini, com’è vicino a noi il nostro Dio». Infatti l’unigenito Figlio di Dio, volendo farci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura per fare, fattosi egli uomo, gli uomini dii. E di più, quanto egli prese di nostro, tutto lo diede per la nostra salvezza. Infatti egli offrì a Dio Padre per la nostra riconciliazione il suo corpo vittima sull’altare della croce, e sparse il suo sangue in prezzo insieme e lavacro; affinché, riscattati da miseranda schiavitù, fossimo mondati da tutti i nostri peccati. E perché di tanto benefizio rimanesse in noi continua memoria, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue in bevanda da prendersi sotto le specie del pane e del vino.
O prezioso e ammirabile convito, salutare e pieno di ogni soavità! Infatti che ci può essere di più prezioso di questo convito? nel quale non le carni dei vitelli e dei capretti, come una volta sotto la legge, ma ci si offre a mangiare Cristo, vero Dio. Che più mirabile di questo sacramento? Poiché in esso il pane e il vino si mutano sostanzialmente nel corpo e nel sangue di Cristo; e così che Cristo, Dio e uomo perfetto, si contiene sotto l’apparenza di un po’ di pane e di un po’ di vino. Egli dunque viene mangiato dai fedeli, ma per nulla lacerato; che anzi, spezzate le specie sacramentali, persevera intero sotto qualsivoglia divisa particella. Gli accidenti poi sussistono in esso senza il loro soggetto, affinché la fede abbia ad esercitarsi allorché si riceve invisibilmente questo corpo, visibile in sé, ma nascosto sotto una specie estranea; e affinché i sensi siano preservati da errore giudicando essi dagli accidenti apparenti.
Nessun sacramento poi è più salutare di questo, mercé del quale si cancellano i peccati, si accrescono le virtù, e l’anima s’impingua abbondantemente di tutti i carismi spirituali. Si offre nella Chiesa per i vivi e per i morti, affinché giovi a tutti esso che fu istituito per la salvezza di tutti. Nessuno infine può esprimere la soavità di questo Sacramento, per cui la dolcezza spirituale si gusta nella sua sorgente medesima, e si celebra la memoria di quell’eccesso di carità che Cristo ci mostrò nella sua passione. Così, affinché la immensità di questa carità s’imprimesse ognor più profondamente nei cuori dei fedeli, egli, nell’ultima cena, quando celebrata la Pasqua coi suoi discepoli stava per passare da questo mondo al Padre, istituì questo Sacramento come memoriale perenne della sua passione, compimento delle antiche figure, il massimo dei miracoli da lui operati; lasciandolo come singolare sollievo ai discepoli contristati della sua assenza.