Giornata del Rifugiato: occorre tutelare la persona

Condividi su...

“E’ una realtà che interpella le nostre coscienze e ci chiama a fare di più per chi si trova in condizione di fragilità e bisogno per affermare l’inviolabilità della dignità di ogni persona. Non è solo questione umanitaria: è responsabilità giuridica e morale comune. Nella Giornata Mondiale del Rifugiato, si rinnova il dovere di ricordare che la tutela della persona, in ogni sua condizione, è principio fondativo della Repubblica Italiana, cuore dell’ordinamento europeo e pilastro del diritto internazionale”: così inizia il messaggio del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in occasione della giornata del rifugiato, che si celebra oggi.

Nel messaggio il presidente Mattarella ha sottolineato la sfida a cui è ‘chiamata’l’Italia: “L’Italia, anche per la sua collocazione geografica, si trova in prima persona a rispondere a questa sfida globale e ad affrontare le ragioni profonde di questi fenomeni. Si misurano in questo ambito le insufficienze dell’ordinamento internazionale che non riesce ad assolvere pienamente al compito di protezione di queste condizioni di fragilità, specie in questa fase di indebolimento e lacerazione delle relazioni fra gli Stati.

La visione della Repubblica Italiana, fondata sulla cooperazione multilaterale e sul dialogo, appare ancora più preziosa, con l’attivo coinvolgimento delle forze della società civile, per un approccio condiviso in grado di offrire risposte rapide, concrete ed efficaci”.

Alla fine del 2024, si stimava che 123.200.000 persone nel mondo fossero sfollate con la forza a causa di persecuzioni, conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani ed eventi che hanno gravemente turbato l’ordine pubblico con un aumento di 7.000.000 persone, pari al 6% rispetto alla fine del 2023.

Mentre la Fondazione ISMU ha evidenziato che nello scorso anno, secondo i dati Eurostat, le domande di protezione internazionale presentate nei Paesi dell’Unione Europea sono state 997.000, con un calo del 12% rispetto al 1.130.000 del 2023. Inoltre con quasi 159.000 richieste di asilo l’Italia è terza dopo Germania e Spagna: “Le richieste presentate nel nostro Paese rappresentano il 16% di tutte quelle presentate nell’UE. Dal 2021 il numero di domande di protezione nel nostro Paese è in continua crescita e nel 2024 si è registrato il numero più elevato degli ultimi dieci anni”. 

I principali fattori che determinano la fuga rimangono i grandi conflitti come quello in Sudan, Myanmar e Ucraina. In Italia solo il 7,6% ottiene lo status di rifugiato. Per quanto riguarda le decisioni di prima istanza adottate, Fondazione ISMU ETS evidenzia che nello scorso anno in Italia quasi due terzi delle richieste di protezione (oltre 50.000 in numero assoluto su 78.000 esaminate) hanno avuto esito negativo. Il dato italiano è superiore a quello UE, dove gli esiti negativi sono meno della metà (48,6%). Nel 2024, dunque, nel nostro Paese sono state accolte poco più di un terzo delle richieste di asilo esaminate, e in particolare lo status di rifugiato è stato riconosciuto solo a 6mila persone, il 7,6% del totale”.

Relativamente alle decisioni di prima istanza sulle domande di asilo si rileva che negli anni 2012-2024 in Italia mediamente lo status di rifugiato viene riconosciuto in misura inferiore rispetto al complesso degli Stati Membri: il 10% dei casi a fronte di una media UE del 23%: “Nel nostro Paese, il dato più alto è stato raggiunto nel 2021, quando l’incidenza dello status di rifugiato è stata del 17% sul totale delle domande esaminate. Nel complesso dei Paesi UE, invece, è il 2015 l’anno in cui si è registrata la percentuale maggiore, con il 39% delle concessioni di protezione per Convenzione di Ginevra”. 

Una significativa peculiarità italiana è la protezione umanitaria, non prevista in molti Stati Membri: sul totale degli esiti positivi i permessi umanitari concessi nel 2024 sono stati il 41% del totale (oltre 11.000 casi), mentre nel complesso dei Paesi UE l’incidenza di tale forma di protezione è del 17%. Il peso relativo della protezione sussidiaria è invece simile tra Italia e totale UE: 38% vs 40%.

Infine nel 2024 hanno ottenuto lo status di rifugiato il 46% dei cittadini provenienti dall’Afghanistan, il 20% dei cittadini del Camerun, il 18% degli ivoriani e il 16% dei nigeriani. Per queste ultime nazionalità africane prevalgono le donne, che rappresentano oltre due terzi di coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato.  Nella media UE è l’Eritrea il Paese con la più alta percentuale di riconoscimento di status di rifugiato (oltre due terzi), seguito da Afghanistan (54%) e Somalia (36%).

Secondo il Centro Astalli i diritti umani sono posti in secondo piano, scavalcati dagli interessi delle nazioni: “ Secondo il Conflict Index 2024 di ACLED – Armed Conflict Location & Event Data, sono più di 50 i conflitti nel mondo, il numero più alto dal dopoguerra ad oggi. Così come milioni sono le persone rifugiate e sfollate, oltre 120.000.000, il numero più alto mai registrato da 80 anni a questa parte. Ottanta anni fa si assistette a una forte spinta di cambiamento collettivo. Era necessario un nuovo inizio, un impegno comune e condiviso per la costruzione di un nuovo futuro.

Una generatività che ieri come oggi è fondata sulla speranza che ‘non delude’. Oggi, mentre il mondo si scopre immobile davanti alle emergenze umanitarie e al grido di aiuto delle persone vulnerabili, in particolar modo se migranti e rifugiate, in balìa di muri legislativi e burocratici, di armi e giochi di potere, di onde, che si richiudono sui corpi sommersi nell’indifferenza generale, c’è bisogno di un sussulto di umanità fondata su un nuovo paradigma: un umanesimo planetario come nuova visione”.

Ed è stato evidenziato la speranza del ‘rifugiato’: “Alla miopia di un Occidente e di un’Europa che si rifiutano di guardare al di là dei propri orizzonti, si contrappone una speranza che è caratteristica comune di ogni persona rifugiata. Una speranza che è testimonianza incarnata nelle loro vite. Una testimonianza che si traduce in solidarietà spontanea di tanti cittadini e cittadine che aiutano i rifugiati con gesti concreti, superando la diffidenza e la paura, e di tanti rifugiati, essi stessi volontari nelle comunità, agenti di cambiamento e rappresentanti delle società che abitano. Tutti loro rivelano la vera dimensione dell’accoglienza: un incontro tra persone, tra uomini e donne che si conoscono e si riconoscono, un incontro di umanità, che apre a orizzonti nuovi”.

151.11.48.50