Papa Leone XIV ai rappresentanti pontifici: difendete gli ‘ultimi’

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“Prima di condividere le parole preparate, vorrei solo dire a Sua Eminenza e a tutti voi che quello che il cardinale ha riferito l’ho detto non per suggerimento di qualcuno, ma perché lo credo profondamente: il vostro ruolo, il vostro ministero è insostituibile. Tante cose non potrebbero darsi nella Chiesa se non fosse per il sacrificio, il lavoro e tutto quello che fate, così da permettere che una dimensione tanto importante della grande missione della Chiesa vada avanti, e precisamente in quel caso di cui parlavo, cioè della selezione di candidati per l’episcopato”: oggi con queste parole papa Leone XIV ha ricevuto i rappresentanti pontifici in Vaticano per il giubileo della Santa Sede, ricordando la missione di essere ‘lo sguardo di Pietro’.

Infatti dopo la celebrazione eucaristica papa Leone XIV ha ricevuto coloro che rappresentano la Chiesa nel mondo: “Voi siete, già con le vostre persone, un’immagine della Chiesa cattolica, perché non esiste in nessun Paese del mondo un Corpo diplomatico così universale come il nostro! Però, nello stesso tempo, credo si possa dire altrettanto che nessun Paese del mondo ha un Corpo diplomatico così unito come voi siete uniti: perché la vostra, la nostra comunione non è solo funzionale, né solo ideale, ma siamo uniti in Cristo e siamo uniti nella Chiesa”.

Ed ha riflettuto sul valore della diplomazia della Santa Sede: “E’ interessante riflettere su questo fatto: che la diplomazia della Santa Sede costituisce nel suo stesso personale un modello (non certo perfetto, ma molto significativo) del messaggio che propone, quello cioè della fraternità umana e della pace tra tutti i popoli”.

Quindi, ripetendo le parole dette qualche giorno fa alla segreteria vaticana, il papa ha sottolineato la sua gratitudine al Corpo Diplomatico: “Sì, e questo vale in modo particolare proprio per voi. Perché, quando mi viene presentata una situazione che riguarda (ad esempio) la Chiesa in un determinato Paese, posso contare sulla documentazione, sulle riflessioni, sulle sintesi preparate da voi e dai vostri collaboratori. La rete delle Rappresentanze Pontificie è sempre attiva e operativa. Questo è per me motivo di grande apprezzamento e gratitudine”.

Attraverso questa ‘rete’ il papa è reso partecipe delle vita che si svolge negli Stati: “Lo dico pensando certamente alla dedizione e all’organizzazione, ma ancora di più alle motivazioni che vi guidano, allo stile pastorale che dovrebbe caratterizzarci, allo spirito di fede che ci anima. Grazie a queste qualità, potrò anch’io sperimentare ciò che scriveva san Paolo VI, cioè che mediante i suoi Rappresentanti, che risiedono presso le varie Nazioni, il Papa si rende partecipe della vita stessa dei suoi figli e, quasi inserendosi in essa, viene a conoscere, in modo più spedito e sicuro, le loro necessità e insieme le aspirazioni”.

Riprendendo le letture odierne il papa si è soffermato sulla guarigione dello storpio, raccontato negli Atti degli Apostoli: “All’inizio degli Atti degli Apostoli, il racconto della guarigione dello storpio descrive bene il ministero di Pietro. Siamo all’alba dell’esperienza cristiana e la prima comunità, radunata attorno agli Apostoli, sa di poter contare su un’unica realtà: Gesù, risorto e vivo. Un uomo storpio siede a chiedere l’elemosina alla porta del Tempio”.

A questo oggi è chiamata la Chiesa: “Sembra l’immagine di un’umanità che ha perso la speranza ed è rassegnata. Ancora oggi la Chiesa incontra spesso uomini e donne che non hanno più gioie, che la società ha messo ai margini, o che la vita ha costretto in un certo senso ad elemosinare l’esistenza. Così riferisce questa pagina degli Atti: Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: ‘Guarda verso di noi’. Ed egli si volse verso di loro aspettandosi di ricevere qualche cosa”.

Quindi la missione della Chiesa consiste in uno sguardo: “Fa pensare la richiesta che Pietro fa a quest’uomo: ‘Guarda verso di noi!’ Guardarsi negli occhi significa costruire una relazione. Il ministero di Pietro è creare relazioni, ponti; e un Rappresentante del Papa è anzitutto a servizio di questo invito, di questo guardare negli occhi. Siate sempre lo sguardo di Pietro! Siate uomini capaci di costruire relazioni lì dove si fa più fatica. Ma nel fare questo conservate la stessa umiltà e lo stesso realismo di Pietro, che sa benissimo di non avere la soluzione a tutto”.

Questa è una testimonianza di carità: “Dare Cristo significa dare amore, dare testimonianza di quella carità che è pronta a tutto. Conto su di voi affinché nei Paesi dove vivete tutti sappiano che la Chiesa è sempre pronta a tutto per amore, che è sempre dalla parte degli ultimi, dei poveri, e che sempre difenderà il sacrosanto diritto a credere in Dio, a credere che questa vita non è in balia dei poteri di questo mondo, ma è attraversata da un senso misterioso. Solo l’amore è degno di fede, di fronte al dolore degli innocenti, dei crocifissi di oggi, che molti di voi conoscono personalmente perché servite popoli vittime di guerre, di violenze, di ingiustizie, o anche di quel falso benessere che illude e delude”.

E’ stato un invito a sentirsi uniti al papa: “Cari fratelli, vi consoli sempre il fatto che il vostro servizio è sub umbra Petri, come troverete inciso sull’anello che riceverete quale mio dono. Sentitevi sempre legati a Pietro, custoditi da Pietro, inviati da Pietro. Solo nell’obbedienza e nella comunione effettiva con il Papa il vostro ministero potrà essere efficace per l’edificazione della Chiesa, in comunione con i Vescovi locali”.

La benedizione apre alla santità: “Abbiate sempre uno sguardo benedicente, perché il ministero di Pietro è benedire, cioè saper vedere sempre il bene, anche quello nascosto, quello che è in minoranza. Sentitevi missionari, inviati dal Papa per essere strumenti di comunione, di unità, al servizio della dignità della persona umana, promuovendo ovunque relazioni sincere e costruttive con le autorità con le quali sarete chiamati a cooperare. La vostra competenza sia sempre illuminata dalla ferma decisione per la santità. Ci sono di esempio i santi che sono stati nel servizio diplomatico della Santa Sede, come san Giovanni XXIII e san Paolo VI”.

Nel saluto iniziale il segretario di Stato della Santa Sede, card. Pietro Parolin, ha ringraziato papa Leone XIV per aver voluto confermare l’incontro con i nunzi, già fissato da papa Francesco, e di averne dato una scadenza triennale.

(Foto: Santa Sede)

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