Perché solo lei? Perché solo ora?

Cardinale Angelo Becciu
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 06.06.2025 – Ivo Pincara] – Il giorno dopo che è stata diffusa la notizia che la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui è indagata in Vaticano per falsa testimonianza, traffico di influenze e subornazione di testimone [QUI], risuona forte la domanda: perché un meso dopo l’evidenza del complotto ai danni del Cardinale Giovanni Angelo Becciu è diventato di pubblico dominio (dopo la pubblicazione su Domani delle chat segretate dal Promotore di giustizia Alessandro Diddi, senza aver aperto un fascicolo come aveva annunziato) solo una mitomane diabolica è indagata, e non i suoi probabile complici all’interno della magistratura vaticana, tra cui il Promotore di giustizia che rimane a capo dell’Ufficio che deve condurre le indagini, insieme all’altro probabile complice all’interno del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano.

«Continuano i trucchi e trucchetti all’interno della magistratura vaticana? Quegli stessi che hanno fatto sì che il processo del secolo si trasformasse in un processo farsa totalmente finalizzato a condannare colui [il Cardinal Becciu] che preventivamente era già stato condannato e umiliato da Bergoglio davanti al mondo intero» (Mario Becciu).

«Aperto un fascicolo contro la lobbista. Esclusi gli inquirenti che, in base ad audio e messaggi, avrebbero aiutato la “papessa” a inchiodare il porporato sardo.
“Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo è la fine”. Così Francesca Immacolata Chaouqui si rivolgeva, su WhatsApp, a Genoveffa Ciferri. La lobbista, condannata nel processo Vatileaks II, commentava con la sodale di monsignor Alberto Perlasca le trame che, stando alle chat svelate da Domani nei mesi scorsi e depositate all’Onu dal finanziere Raffaele Mincione, avrebbero portato alla condanna in primo grado del cardinale Angelo Becciu per peculato e truffa.
Nella pratica la “papessa” sarebbe stata fondamentale per inchiodare il porporato, imbeccando, tramite Ciferri e l’uso di informazioni che solo promotori di giustizia e gendarmeria vaticana potevano conoscere, il grande accusatore dell’ex braccio destro di Papa Francesco. (…)
Il ruolo di Diddi. Una sola indagata, dunque, è finita sotto la lente del tribunale vaticano a causa di una vicenda che, in realtà, in base alle ricostruzioni di questo giornale, non avrebbe coinvolto esclusivamente la lobbista originaria della Calabria, ma pure i pubblici ministeri del pontefice, tra cui Alessandro Diddi che, a processo ancora aperto, ha ricevuto da Ciferri chat compromettenti di Chaouqui.
Invece di renderle pubbliche e depositarle, il pm del Papa ha aperto un fascicolo ad hoc, omissando quasi integralmente tutti i messaggi. Scelta che, secondo gli avvocati delle difese, è stata fatta per non inficiare l’andamento del processo.
Non solo, non è chiaro se il Vaticano abbia fatto qualcosa nei confronti del capo della gendarmeria Stefano De Santis, di cui Domani ha pubblicato un audio del 2020.
Audio in cui il commissario istruiva Chaouqui in merito a quanto Perlasca avrebbe dovuto scrivere all’interno dell’ormai famoso memoriale dell’estate di cinque anni fa. Quello contenente, cioè, le prime e gravi accuse nei confronti del cardinale a cui Francesco, subito dopo, ha tolto ogni diritto connesso al cardinalato.
Perché solo lei? “La decisione del Promotore di giustizia di aprire un fascicolo sui reati commessi dalla signora Chaouqui per inquinare il processo contro il Cardinale Becciu e gli altri imputati è tardiva e giunge a distanza di ben tre anni”, commenta l’avvocato Cataldo Intrieri, che difende Fabrizio Tirabassi, tra i coinvolti nel processo contro Becciu.
Il legale continua: “Il Promotore dimentica di procedere contro altri soggetti che all’interno degli uffici inquirenti hanno prestato ascolto a Chaouqui come risulta dalle registrazioni pubblicate da Domani. C’è un conflitto di interessi e riteniamo che della vicenda debba occuparsi la Procura di Roma”.
Perché il Tribunale vaticano ha deciso di agire solo nei confronti della lobbista che, secondo Ciferri, chiese “30mila euro (ricevendone a quanto pare 15mila, ndr) come ricompensa del suo operato?” Perché le difese dei condannati in primo grado, da Becciu a Mincione, stanno affilando le armi per l’appello che inizierà a settembre, e che si baserà soprattutto sull’origine di un processo che, in qualsiasi altro paese civile, sarebbe stato, dopo la pubblicazione della chat, probabilmente inficiato.
“La verità ha cominciato a farsi largo, evidenziando uno sconcertante piano di inquinamento che ha condizionato l’indagine prima e il processo poi”, dichiarano gli avvocato del cardinale, Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo.
Un “piccolo strumento”. La vicenda Chaouqui-Ciferri-De Santis ha messo definitivamente in dubbio la reale terzietà degli uffici degli inquirenti vaticani, oltre alla genuinità dell’atto di accusa di Perlasca, che sembrerebbe essere stato dettato da certi condizionamenti da parte dell’accusa per il tramite della “papessa”.
Non è tutto. Nelle loro conversazioni, Chaouqui, davanti a Ciferri, si mostrava sempre informatissima. A novembre del 2020 ad esempio era certa. “Perlasca verrà prosciolto. Su questo non ci sono dubbi. Se per tranquillizzarlo vuoi parlare con Diddi o con la gendarmeria non c’è problema”, scriveva. Così è andata. Perlasca è stato prosciolto, mentre Becciu condannato.
Anche Ciferri era sorpresa: “Fantastico come tu faccia a sapere queste indiscrezioni!”. Poi, ancora. “Con l’operazione tua hai salvato Perlasca e hai fatto dimettere quello (Becciu, ndr)”, diceva Ciferri, in un vocale del 28 settembre 2020, ottenuto da questo giornale, a Chaouqui. Che ribatteva: «Io sono stata un piccolo strumento di questa vicenda». Strumento in mano a chi? Chissà se il tribunale d’Otretevere ha intenzione di scoprirlo» (Nuova inchiesta dopo gli articoli di Domani. Caso Becciu e chat. Il Vaticano si “copre” indagando Chaouqui di Enrica Riera su Domani del 6 giugno 2025 [QUI]).

«L’agente del caos, che ha messo in trappola perfino Papa Francesco. Il complotto montato contro l’innocente Becciu» (Andrea Paganini).

«Bla, bla e ancora bla, bla! Perché si vuole contribuire a dare risalto ad una vicenda che risulta chiarissima sin dal primo momento. Per essere precisi, riporto estratto dall’articolo del sito Korazym.org, Blog dell’Editore Vik van Brantegem, in data 01.12.2022 – afferente alla 40ª Udienza del processo del secolo Becciu, di cui, riporto una sintesi: “«La Verità è come un leone. Non avrai bisogno di difenderla. Lasciala libera. Si difenderà da sola», scrisse Sant’Agostino. Il castello di sabbia delle accuse contro il Cardinal Becciu, risultato di oscure macchinazioni in suo danno, è miseramente crollato in Aula del Tribunale, udienza dopo udienza. Risulta che il memoriale, da Mons. Perlasca confezionato con due signore mosse da sete di vendetta, su cui si fonda l’impianto accusatorio contro Becciu, è un falso clamoroso [QUI].
Detto questo, è inutile girare attorno su un tema conosciuto e di pubblico dominio. Semmai, vanno ricercate le commistioni, le complicità e le palesi CONNIVENZE da parte di chi ha permesso FUORI TEMPO MASSIMO e a distanza di circa tre anni di INDAGARE la Chaouqui, escludendo peraltro “annessi e connessi” i responsabili della negazione del contro esame dei TESTI (Ciferri, Perlasca e Chaouqui).
A fronte di cui sopra, cosa fa più “SCHIFO” l’indagine con capi di accusa di “falsa testimonianza” iniziata in data 04.06.2025, anziché la negazione del contro esame, richiesto dalle difese, dei TESTI PERLASCA, CIFERRI E CHAOUQUI, prima calendarizzati e poi negati.
RIBADISCO UN SENSO DI SCHIFO TOTALE, per come si è proceduto e VOLONTARIAMENTE sorvolato, su “fatti e vicende”, sulle quali ORA si indaga penalmente.
PERCHÉ ORA E NON IERI? (Fari Pad).

Quindi, la domanda a cui attendiamo una risposta è: perché viene indagata solo una mitomane diabolica e non i suoi probabili complici all’interno della magistratura e della Gendarmeria vaticana?

  • Indice – Caso 60SA [QUI]
  • Rassegna Stampa sul caso Becciu” [QUI]