Un altro caso gravissimo in una scuola. Le famiglie non possono più aspettare

Fuori il gender dalle scuole
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 04.06.2025 – Jacopo Coghe [*]] – Senza alcun preavviso, gli studenti di un Liceo di Rovereto hanno assistito a incontri sulla fluidità/disforia di genere e sul disagio psichico, senza che i genitori ne sapessero nulla. Nel primo incontro, due mamme hanno raccontato la transizione dei propri figli. Nel secondo, una ragazza ha parlato del suo tentato suicidio. Nessun consenso. Nessuna informazione preventiva. Nessuna possibilità per i genitori di dire no. Un altro episodio grave. Un’altra scuola che ha bypassato le famiglie.

Questo è accaduto al Liceo Artistico Depero di Rovereto, dove è stato attivato un progetto scolastico promosso dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia Autonoma di Trento.

Una mamma ci ha scritto, decisa a far valere i suoi diritti: essere informata, conoscere i dettagli dell’iniziativa. Dopo la sua protesta – e la nostra denuncia formale alla scuola e al Ministero – la dirigente ha fornito solo titoli generici, senza entrare nel merito dei contenuti proposti ai ragazzi.

Così, nel silenzio, si insinua l’idea che si possa “nascere nel corpo sbagliato”. Così colpiscono i più fragili, tenendo all’oscuro proprio chi dovrebbe proteggerli. È per questo che è nata la campagna Mio Figlio No.

Siamo ad un passo dalla nostra meta: una legge che obblighi il consenso informato per ogni attività scolastica su sessualità, affettività e identità di genere. Il Ministero dell’Istruzione ha avviato l’iter, il testo è quasi pronto. Ma le famiglie non possono più aspettare.

Aiutami a fermare questa deriva. Aiutami ad aumentare la pressione sulle istituzioni. Firma ora la petizione per fermare l’ideologia gender e le imposizioni LGBTQ nelle scuole, in difesa della libertà educativa dei genitori e delle famiglie, ed entra a far parte del più grande movimento nazionale contro l’ideologia gender nelle scuole. La tua firma per vincere questa battaglia fondamentale per la libertà educativa dei genitori:

Firma petizione

Negli ultimi mesi, grazie al sostegno e alla mobilitazione di migliaia di genitori, siamo riusciti ad ottenere un primo risultato politico concreto. Il Ministro Valditara ha accolto la nostra richiesta: in Consiglio dei Ministri ha presentato un disegno di legge per introdurre l’obbligo del consenso informato dei genitori su ogni attività scolastica riguardante sessualità, affettività e identità di genere. È un passo importante, ma serve accelerare: il testo non è ancora definitivo e deve arrivare al più presto in Parlamento. Solo una mobilitazione forte può evitare rallentamenti o blocchi.

E infatti, i collettivi LGBTQ e la sinistra radicale si stanno già muovendo. A Brescia, gruppi transfemministi hanno provato a impedire l’ingresso al nostro convegno Mio Figlio No, con cori, cartelli e intimidazioni.

Sempre a Brescia, il Comune ha vietato l’affissione dei nostri manifesti, definendoli “lesivi” e “privi di finalità sociali”: una vera censura. Eppure quei manifesti raccontano fatti veri, segnalati da genitori in tutta Italia. Ma la verità dà fastidio.

A Siena, i nostri manifesti sono stati vandalizzati con scritte ideologiche, simboli politici e QR code strappati per impedire alle persone di firmare.

Se cercano di zittirci è perché ci temono. Temono che la nostra mobilitazione possa riportare la scuola davvero nelle mani dei genitori. E non hanno torto. Mio Figlio No non è solo una campagna, è un movimento presente nelle piazze, nelle scuole, davanti alle istituzioni. Abbiamo già tenuto convegni a La Spezia, Brescia, Rapallo, Bologna e Roma. Nei prossimi giorni saremo anche a Ravenna, Perugia, Pistoia, Terni e Trieste. Stiamo costruendo il cuore pulsante del cambiamento. Il momento è adesso.

La scuola è diventata terreno di conquista per collettivi politici e ideologi LGBTQ. Non possiamo più restare a guardare. È il momento di restituire la scuola a chi ha il vero diritto e il dovere di educare i figli: i genitori. E solo con una mobilitazione forte, coraggiosa e unita – la tua e la nostra – possiamo cambiare le cose. In alto i cuori.

[*] Jacopo Coghe, Portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus

Postscriptum

«La Gazzetta del Mezzogiorno scrive “studentessa transgender” ma bisogna leggere, se vogliamo restare ancorati alla realtà, “studente maschio che si crede femmina”. Ora, voi genitori vorreste che le vostre figlie, femmine, intendo XX, condividano spazi comuni, in genere cucina e bagno, con un maschio XY? Immagino di no. Ergo, la proprietaria dell’appartamento ha scelto più che saggiamente di non affittare la casa ad un maschio che pretende di andare a vivere con femmine, solo perché si considera femmina. Ha rispettato oltretutto la priorità educativa dei genitori delle studentesse, che GIUSTAMENTE, desiderano che le figliE condividano la casa solo con FEMMINE. Restiamo fedeli alla realtà, please. E basta titoloni di giornali volti ad ingannare i lettori per far credere che i trans confusi siano sempre e solo vittime. Richiediamo un po’ di sana onestà intellettuale da parte dei “professionisti dell’informazione”» (Angela Maria – Facebook, 3 giugno 2025).

Questo, a parte del fatto, che ognuno è libero di affittare la sua casa a chi vuole.