Papa Leone XIV invita i giovani a lavorare nella vigna di Dio

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Anche nell’udienza generale odierna papa Leone XIV è partito da una parabola evangelica per spiegare l’invito che Gesù rivolge a tutti: “Anche in questo caso si tratta di un racconto che nutre la nostra speranza. A volte infatti abbiamo l’impressione di non riuscire a trovare un senso per la nostra vita: ci sentiamo inutili, inadeguati, proprio come degli operai che aspettano sulla piazza del mercato, in attesa che qualcuno li prenda a lavorare. Ma a volte il tempo passa, la vita scorre e non ci sentiamo riconosciuti o apprezzati. Forse non siamo arrivati in tempo, altri si sono presentati prima di noi, oppure le preoccupazioni ci hanno trattenuto altrove”.

E lo fa utilizzando un ‘linguaggio’ economico: “La metafora della piazza del mercato è molto adatta anche per i nostri tempi, perché il mercato è il luogo degli affari, dove purtroppo si compra e si vende anche l’affetto e la dignità, cercando di guadagnarci qualcosa. E quando non ci si sente apprezzati, riconosciuti, si rischia persino di svendersi al primo offerente. Il Signore ci ricorda invece che la nostra vita vale, e il suo desiderio è di aiutarci a scoprirlo”.

Perciò il papa ha sottolineato il comportamento ‘strano’ del padrone della vigna: “Come dicevo, si tratta di una parabola che dà speranza, perché ci dice che questo padrone esce più volte per andare a cercare chi aspetta di dare un senso alla sua vita. Il padrone esce subito all’alba e poi, ogni tre ore, torna a cercare operai da mandare nella sua vigna. Seguendo questa scansione, dopo essere uscito alle tre del pomeriggio, non ci sarebbe più ragione di uscire ancora, perché la giornata lavorativa terminava alle sei”.

E’ un padrone che non si stanca di offrire speranza a chi è rimasto deluso, perché non ha trovato lavoro: “Questo padrone instancabile, che vuole a tutti i costi dare valore alla vita di ciascuno di noi, esce invece anche alle cinque. Gli operai che erano rimasti sulla piazza del mercato avevano probabilmente perso ogni speranza. Quella giornata era andata a vuoto.

Ed invece qualcuno ha creduto ancora in loro. Che senso ha prendere degli operai solo per l’ultima ora della giornata di lavoro? Che senso ha andare a lavorare solo per un’ora? Eppure, anche quando ci sembra di poter fare poco nella vita, ne vale sempre la pena. C’è sempre la possibilità di trovare un senso, perché Dio ama la nostra vita”.

Ma la ‘stranezza’ del padrone è offerta nel momento della retribuzione: “Ed ecco che l’originalità di questo padrone si vede anche alla fine della giornata, al momento della paga. Con i primi operai, quelli che vanno nella vigna all’alba, il padrone si era accordato per un denaro, che era il costo tipico di una giornata di lavoro. Agli altri dice che darà loro quello che è giusto. Ed è proprio qui che la parabola torna a provocarci: che cosa è giusto?”

A tale domanda il papa ha sottolineato che la ‘giustizia’ consiste nel sostentamento della vita: “Per il padrone della vigna, cioè per Dio, è giusto che ognuno abbia ciò che è necessario per vivere. Lui ha chiamato i lavoratori personalmente, conosce la loro dignità e in base ad essa vuole pagarli. E dà a tutti un denaro”.

La giustizia per Dio consiste in un’elargizione del ‘surplus’ di vita: “Il racconto dice che gli operai della prima ora rimangono delusi: non riescono a vedere la bellezza del gesto del padrone, che non è stato ingiusto, ma semplicemente generoso, non ha guardato solo al merito, ma anche al bisogno. Dio vuole dare a tutti il suo Regno, cioè la vita piena, eterna e felice. E così fa Gesù con noi: non fa graduatorie, a chi gli apre il cuore dona tutto Sé stesso”.

E citando sant’Agostino il papa ha chiesto ai giovani di trovare ogni occasione per rispondere all’invito del Signore: “Vorrei dire, specialmente ai giovani, di non aspettare, ma di rispondere con entusiasmo al Signore che ci chiama a lavorare nella sua vigna. Non rimandare, rimboccati le maniche, perché il Signore è generoso e non sarai deluso! Lavorando nella sua vigna, troverai una risposta a quella domanda profonda che porti dentro di te: che senso ha la mia vita?”

In conclusione è stato un invito a non scoraggiarsi: “Cari fratelli e sorelle, non scoraggiamoci! Anche nei momenti bui della vita, quando il tempo passa senza darci le risposte che cerchiamo, chiediamo al Signore che esca ancora e che ci raggiunga là dove lo stiamo aspettando. Il Signore è generoso e verrà presto!”

Prima dell’udienza generale il papa aveva accolto i delegati del Consiglio di Amministrazione della ‘The National Italian American Foundation’, in occasione del 50^ anniversario dalla sua fondazione: “Il vostro impegno nel continuare a educare i giovani alla cultura e alla storia italiana, oltre a fornire borse di studio e altre forme di assistenza caritatevole in entrambi i Paesi, contribuisce a mantenere un legame concreto e reciprocamente vantaggioso tra le due nazioni”.

Ed ha ricordato che tale impegno ha radici cattoliche: “Un segno distintivo di molti di coloro che emigrarono negli Stati Uniti dall’Italia era la loro fede cattolica, con le sue ricche tradizioni di pietà popolare e devozione che continuarono a praticare nella loro nuova nazione. Questa fede li sostenne nei momenti difficili, anche quando arrivarono con un senso di speranza per un futuro prospero nel loro nuovo Paese… In un’epoca attraversata da numerose sfide, possa il vostro tempo qui, in una città segnata dalle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, nonché da molti santi che hanno rafforzato la Chiesa in periodi difficili della storia, rinnovare il vostro senso di speranza e fiducia nel futuro”.

(Foto: Santa Sede)