Lotta contro gli abusi: la Chiesa incrementa la rete di tutela

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“La Terza Rilevazione sulle attività dei Servizi diocesani, interdiocesani, regionali e dei Centri di ascolto, che raccoglie i dati relativi al biennio 2023-2024, ci offre l’immagine di una rete territoriale che si sta sempre più intessendo per salvaguardare il bene- relazionale della comunità ecclesiale. Anzitutto, serve precisare che la Rilevazione vuole essere un monitoraggio periodico sull’applicazione delle Linee Guida entrate in vigore nel giugno 2019 ai fini di verificarne e documentarne con trasparenza l’efficacia e la capillarità nella promozione di ambienti ecclesiali sicuri nelle Chiese in Italia.

Tale Rilevazione, dopo le precedenti a carattere biennale e annuale, sarà da ora in poi a cadenza biennale, per poter rilevare in modo più adeguato, nelle sue evoluzioni e nelle sue criticità, il processo di rinnovamento ecclesiale, attraverso la partecipazione attiva degli operatori della rete stessa. In questo senso le Rilevazioni periodiche vanno lette come strumento pro-attivo di responsabilizzazione e trasparenza della comunità ecclesiale, quale presa di coscienza dei cambiamenti in atto per un loro potenziamento e delle barriere che ancora sussistono per un loro superamento”.

Con questa introduzione Chiara Griffini, presidente del Servizio Nazionale CEI per la tutela dei minori, ha presentato la Terza Rilevazione promossa dal Servizio nazionale per la tutela dei minori e adulti vulnerabili della Conferenza Episcopale Italiana, che analizza le attività dei Servizi Regionali, diocesani/interdiocesani e dei Centri di ascolto per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nel biennio 2023-2024, registrando un aumento delle segnalazioni, della fiducia, della formazione, del numero dei referenti e delle équipe, dei laici.

Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI, ha sintetizzato così il senso della Terza Rilevazione territoriale sulla rete per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, presentata il 28 maggio a Roma, nell’ambito dell’evento “Proteggere, prevenire, formare. La rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili”. Secondo mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della CEI, occorre “proseguire con determinazione il cammino intrapreso, cercando di superare le resistenze culturali e operative ancora presenti. Siamo chiamati a fare la nostra parte, con piena consapevolezza e responsabilità… La Chiesa continua a fare la sua parte anche se la collaborazione con le istituzioni è fondamentale. Esistono esempi interessanti, come a Cagliari o a Piacenza, ma certamente è un aspetto che va incrementato. L’obiettivo è quello di inserire la tutela dei minori nella pastorale ordinaria di tutte le comunità”.

Complessivamente nel 2024 si sono registrati 373 contatti, con un incremento significativo rispetto ai 38 del 2020. I casi di presunto abuso nel biennio 2023-2024 sono stati 69, di cui 27 quelli che sarebbero stati commessi in parrocchia (erano 32 quelli del biennio precedente). I presunti abusi spirituali e di coscienza sono invece stati 17, rispetto ai 4 del biennio 2020-2021. Inoltre su 115 casi registrati, ci sono 64 maschi e 51 femmine, hanno tra i 10 e 14 anni. Mentre i presunti abusatori sono per la maggior parte preti (44 su 67) e, in misura minore catechisti/educatori (4), volontari (3), insegnanti di religione, seminaristi, sagrestani. Quasi tutti maschi (65 su 67).

Basata sul metodo della ‘participatory action research’, la ricerca ha coinvolto 184 Diocesi su 194 (94,2%), 16 servizi regionali e 103 Centri di ascolto attivi. Si consolida la presenza laica nei servizi: il 46,7% dei referenti è laico, mentre i chierici rappresentano il 46,2%; le donne sono il 52% delle équipe e il 70,6% dei responsabili dei Centri di ascolto. Anche le professionalità sono diversificate: psicologi (24,3%), legali (18,1%), educatori, canonisti, pastoralisti e operatori della comunicazione danno forma a un approccio interdisciplinare. La formazione si conferma come elemento cardine: nel 2024 sono stati realizzati 781 incontri, con 22.755 partecipanti, tra cui operatori pastorali, sacerdoti, religiosi, educatori e membri di associazioni. Sommando il 2023, si arriva a 42.486 partecipanti in due anni, con un aumento del 295% rispetto al 2020.

I dati relativi ai Centri di ascolto restituiscono un altro elemento chiave: le persone si stanno avvicinando, chiedono ascolto, accompagnamento, verità. Nel 2024 sono stati segnalati 69 casi di presunto abuso, in parte relativi al passato e in parte recenti. A essi sono associati 67 presunti autori: 44 chierici, 15 religiosi e 8 laici. La maggior parte delle segnalazioni riguarda l’ambito parrocchiale (27 casi). Le presunte vittime sono in prevalenza minori maschi, con una concentrazione significativa nella fascia 10-14 anni.

L’età media dei presunti autori è salita da 43 a 50 anni rispetto al biennio precedente. Tra le richieste pervenute ai Centri, il 15,2% proviene da persone che si identificano come vittime; il 35,4% riguarda episodi di abuso in contesto ecclesiale. Sono stati attivati anche 12 percorsi di accompagnamento spirituale e 11 psicoterapeutici.

Accanto ai progressi, la Rilevazione fotografa alcune resistenze strutturali. Solo il 18% delle Diocesi ha attivato collaborazioni con enti civili, appena il 10,3% partecipa a tavoli istituzionali. Inoltre tra gli aspetti più interessanti del dossier l’aumento dei laici e delle donne, che rappresentano la maggioranza degli esperti coinvolti. All’interno delle equipe i laici sono il 73%, mentre i sacerdoti (20%) e i religiosi (6,3%) sono in minoranza.

Ma il dato forse più confortante è che le donne sono complessivamente il 52%. Un aspetto che diventa ancora più rilevante quando si va ad esaminare la situazione dei 103 centri d’ascolto arrivi in 130 diocesi (in alcuni casi si tratta di strutture interdiocesane). Qui gli operatori laici rappresentato l’81,8% del totale e le donne arrivano addirittura al 70,6%. Le competenze più frequenti riguardano la psicologia (29,7%) e l’ambito educativo (23,8%).

Trend crescente per quanto riguarda i servizi diocesani anche sul fronte degli incontri formativi. Quelli rivolti agli operatori pastorali, ai sacerdoti, ai religiosi e alle associazioni sono stati 781 (l’87,2% delle attività), con la partecipazione di 22.755 persone. I temi trattati più frequentemente il rispetto della dignità dei minori (40,2%) e le buone prassi in parrocchia (30,5%). Nel 2024 il 65% dei servizi diocesani ha proposto attività formative per i propri membri.

Un altro indicatore che sembra confermare il consolidamento della rete dei servizi e la diffusione di una cultura della tutela dei minori arriva anche dalla partecipazione alla Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti degli abusi del 18 novembre. Nel 2024 hanno risposto positivamente l’85,6% delle realtà regionali e diocesane.

Proseguendo nell’analisi delle caratteristiche dei presunti autori di abusi contro i minori e gli adulti vulnerabili, nel biennio 2023-2024 l’età media è pari a 50 anni. Il dettaglio geografico rivela che l’età media al Centro è 55, al Nord e al Sud è 49. In quanto al genere, i maschi prevalgono e sono 47 al Nord, 11 al Centro e 7 al Sud, mentre le femmine sono due, distribuite tra Nord (1) e Sud (1).

Il confronto tra le due ultime indagini evidenzia un aumento nell’età media del presunto autore di abusi, che passa da 43 nel 2022 a 50 nel 2023-29024, così come si rileva un aumento nel numero di presunti autori maschi (da 31 a 65) rispetto alle femmine (da 1 a 2), dato non rilevato nel 2020-2021. Un ulteriore dettaglio rivela che sono 17 i presunti autori di età inferiore ai 40 anni, 6 coloro che hanno più di 70 anni e altri 6 di età compresa tra i 60 e 70 anni. Con riferimento ai laici, il dettaglio relativo al servizio pastorale svolto indica che i presunti autori di reato, al momento della segnalazione, svolgevano i seguenti ruoli: catechista/educatore (4), volontario (3), collaboratore (2), insegnante di religione (1), seminarista (1), sagrestano (1).

Nella maggior parte dei casi, i responsabili dei Centri di ascolto non conoscono le eventuali denunce in sede civile (52 casi su 66 nel caso dell’indagine 2023-2024) (Tabella 3.26); solo in 14 casi su 66 i responsabili hanno dichiarato di conoscere l’evoluzione della segnalazione verso la denuncia in sede civile. Nel tempo, dal 2022 al 2023-2024, nonostante l’aumento del numero di casi, la percentuale di chi si dichiara a conoscenza, oppure no, di eventuali denunce in sede civile si attesta attorno al 50%.

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