La Chiesa italiana chiede di fermare le guerre

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E’ stato un appello forte e unanime per la pace, da costruire con gesti concreti di solidarietà e momenti di preghiera, quello che si è levato dal Consiglio Episcopale Permanente, riunito a Roma, sotto la guida del presidente card. Matteo Zuppi, che di fronte al dramma della guerra, che unisce tragicamente diverse parti del mondo, ed alla violenza che non sembra cessare né in Ucraina né a Gaza, ha invocato un cessate-il-fuoco immediato, denunciando l’inaccettabile tributo che intere popolazioni stanno pagando e ribadendo la necessità che il diritto umanitario internazionale sia sempre garantito.

Quindi riguardo alla tragedia che si sta consumando nella Striscia di Gaza, i vescovi hanno fatto proprie le parole pronunciate mercoledì scorso, al termine dell’udienza generale, da papa Leone XIV, auspicando che sia rispettata la dignità delle persone, sia permesso l’ingresso di aiuti senza restrizioni, siano aperti corridoi umanitari e, soprattutto, si attivi la Comunità internazionale per porre fine alle ostilità.

A queste richieste si aggiunge la proposta di momenti di penitenza e di preghiera comunitari: “Il dono delle lingue del Cenacolo è un incoraggiamento a superare il dramma delle divisioni e a adoperarsi per la comunione. In un momento storico contrassegnato da guerre e discordie, dai Vescovi, pertanto, è giunto il suggerimento a celebrare la Veglia di Pentecoste per implorare da Dio il dono di una pace piena e a ricucire i vincoli di fraternità tra le nazioni. L’Ufficio Liturgico nazionale sta predisponendo uno schema di preghiera ad hoc”.

Inoltre il Consiglio Permanente si è confrontato sul prosieguo del Cammino sinodale, a seguito degli esiti della Seconda Assemblea Sinodale e del conseguente rinvio dell’Assemblea Generale. Per i Vescovi, l’assise sinodale, svoltasi tra il 30 marzo e il 3 aprile, è stata un’esperienza vivace e creativa delle Chiese in Italia; il dibattito registrato non ha in alcun modo indebolito la capacità di progettare. Si è ricordato che i lavori dei Gruppi di studio hanno prodotto decine e decine di osservazioni, integrazioni ed emendamenti che sono ora in fase di studio. Il Consiglio ha dunque approvato il cronoprogramma, che prevede un’intensa attività di stesura del testo da presentare alla votazione della Terza Assemblea Sinodale (25 ottobre), cui seguirà l’Assemblea Generale della CEI che si terrà ad Assisi dal 17 al 20 novembre.

La riflessione del presidente è stata anche occasione per tornare sulle questioni del lavoro e della cittadinanza, al centro del prossimo Referendum, rispetto alle quali i Vescovi hanno invitato a un attento discernimento. Riguardo al tema della cittadinanza, nello specifico (pur limitandosi alla riduzione del numero di anni per ottenerla (da 10 a 5), mentre sarebbe utile una riforma complessiva della legge) i presuli hanno rinnovato la richiesta di una visione larga che eviti mortificazioni della dignità delle persone.

Preoccupazione è stata poi ribadita rispetto ad un’altra emergenza che continua a interpellare la società e le comunità ecclesiali, che è la situazione delle carceri. A tal proposito, è stato ricordato quanto proposto in occasione del Giubileo, ovvero di assumere ‘iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi’, come è scritto nella bolla giubilare ‘Spes non confundit’. Da qui il rinnovato invito a adottare misure alternative e provvedimenti di clemenza, oltre a un cambiamento di politica che promuova la dignità dell’uomo, favorendo nei luoghi di reclusione educazione e riscatto.

Infine per quanto riguarda le recenti sentenze della Corte costituzionale i vescovi hanno evidenziato l’urgenza che sia sempre tutelata e promossa l’infinita dignità della persona dal concepimento alla morte naturale. Uno sguardo non parziale sui diritti della persona umana in ogni fase della sua vita e, in particolare, nei momenti di massima vulnerabilità, induce, da una parte, a sottolineare l’interesse primario del bambino a essere incluso in un progetto genitoriale che comprende la figura materna e quella paterna e, dall’altra, a far sì che il momento terminale della vita sia vissuto con dignità nella cura e nell’accompagnamento amorevole. A tal fine, l’accorato appello a dare completa attuazione alla legge sulle cure palliative.

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