Un araldista si esprime sullo stemma innovativo di Papa Leone XIV

Stemma Papa Leone XIV
Condividi su...

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 27.05.2025 – Vik van Brantegem] – Come abbiamo annunciato il 14 maggio 2025 [QUI], la Sala Stampa della Santa Sede in quel giorno ha reso noto lo stemma pontificio di Papa Leone XIV, accompagnato dalla spiegazione di Don Antonio Pompili. L’assunzione di questo stemma da parte del Santo Padre, ha provocato da una parte del mondo della araldica, una accesa critica – con proposte alternative non ufficiali – in riferimento a vari elementi dello stemma papale e in particolare anche sulla campitura in cui si staglia l’emblema dell’Ordine Agostiniano, che negli stemmi vescovile e cardinalizia era di colore bianca e in quello papale è di colore bianco in tonalità avorio.

Il sacerdote Antonio Pompili è riconosciuto come un araldista di grande raffinatezza, dottore di ricerca in Teologia Biblica presso la Pontificia Università della Santa Croce. Coniuga profonda spiritualità, competenza teologica e finezza simbolica, rendendo ogni sua opera un collegamento vivo tra fede e bellezza. Don Antonio Pompili è Vicepresidente dell’IAGI-Istituto Araldico Genealogico Italiano fondato e presieduto dal Dott. Pierfelice degli Uberti, ruolo che svolge con passione e competenza.

Inoltre, va tenuto presente che l’araldica ecclesiastica in particolare, è esclusivamente simbolica. Anche di fronte a delle regole antiche, se il Santo Padre usa questo stemma come suprema autorità nella Chiesa, è da considerare legittima l’introduzione della nuova regola del bianco in tonalità avorio. Comunque, visto che non ho competenza in materia araldica, lascio la parola ad un giornalista esperto di araldica e cerimoniale, il Dott. Michele Fiaschi, con il testo che ha pubblicato sul suo sito Araldica & dintorni… di Michele Fiaschi [QUI]. Perito araldico specializzato in araldica civica, è membro di varie associazioni del settore, tra le quali The International Heraldry Society del Regno Unito e curatore della comunità Italia Araldica. Relatore a convegni nazionali e internazionali, collabora con Artenventi News, testata giornalistica online di Pistoia. In ambito araldico ha pubblicato Il libro d’oro di San Miniato (Italia Araldica 2017), Impavidum Ferient, Brandolino Brandolini d’Adda storia di un deputato eroe nella grande guerra (Ed. Notiziario Araldico 2018), Sic Nos in Sceptra Reponis, storia dello scudo di San Miniato (FM Edizioni 2018).

Come ha osservato il 14 maggio 2025 in un suo commento il Dott. Pier Felice degli Uberti, AIH, AIG, CIGH, ICOC, Segretario Generale del 37° Congresso Internazionale di Scienze Genealogica ed Araldica-San Marino 2026, occorre limitarsi ad apprezzare e ad ammirare lo stemma Santo Padre, e prendere atto del relativo commento esplicativo pubblicato dalla Sala Stampa della Santa Sede, senza rinchiudersi in critiche tanto ingiuste quanto espressive di scarsa pratica dello studio dell’araldica secondo criteri autenticamente scientifici. Parlando di “scempio” araldico – ha aggiunto il Dott. Degli Uberti – non solo si manca di rispetto all’opera di un grande araldista di livello internazionale, ma si manca anche di rispetto alla persona del Papa e alla sua sovrana scelta. Il Papa, come supremo legislatore della Chiesa Cattolica, ha la possibilità di decidere in materia di uso araldico nella Chiesa e anche sulla propria arma personale.

Lo stemma innovativo di Leone XIV
di Michele Fiaschi

Il 14 maggio 2025, la Sala Stampa della Santa Sede, con il comunicato N. 315, ha pubblicato la descrizione araldica dello stemma di Papa Leone XIV, a firma di Don Antonio Pompili (Vicepresidente dell’Istituto Araldico e Genealogico Italiano), tagliato: nel 1° d’azzurro a un giglio d’argento; nel 2° di bianco, al cuore ardente e trafitto da una freccia posta in sbarra, il tutto di rosso e sostenuto da un libro al naturale.

Gli esperti del settore attendevano questa comunicazione per risolvere dei dubbi sull’interpretazione dello stemma, nati quando era stata mostrata la prima immagine, soprattutto sulla parte inferiore, contraddistinta con una tonalità avorio.

Nella scienza del blasone l’argento è uno dei due metalli usati in che si contrassegna nelle incisioni lasciando in bianco il campo la figura di questo smalto: Sin dei tempi più antichi il bianco, che in araldica equivale all’argento (Giovan Battista Crollalanza – Enciclopedia araldico cavalleresca).

Leone XIV, nei suoi stemmi precedenti, sia da vescovo sia cardinale, aveva sempre contenuto questa regola. Adesso con la sua elezione al Soglio di Pietro, è stata introdotta questa innovazione: la distinzione tra argento e bianco. Suscitando alcune polemiche tra alcuni esperti della scienza araldica.

A mio giudizio è importante ricordare, che l’araldica, in senso lato, è un linguaggio emblematico, per creare un elemento distintivo e non di significazione simbolica, ma ben diversa è quella ecclesiastica, che contiene un significato esclusivamente simbolico. Ecco, in questo senso va intesa la campitura bianca, contraddistinta dell’argento.

Inoltre, nel Manuale di araldica ecclesiastica nella Chiesa Cattolica edito nel 2014 dalla Libreria Editrice Vaticana, scritto dal Cardinale Andrea Cordero di Montezemolo e da Don Antonio Pompili, quest’ultimo autore del comunicato e presumibilmente dello stemma ufficiale di Leone XIV, il bianco è così definito: «Colore che può essere talvolta presente figure (o parti di esse) riprodotte naturalisticamente. Pur sostituendo frequentemente l’argento anche in rappresentazioni cromatiche di stemmi, non ne è affatto sinonimo».

Il bianco è simbolo di santità e di purezza, così come indica la talare indossata dal Sommo Pontefice, per questa ragione, secondo me, nasce l’esigenza di fare un distinguo ulteriore. L’avorio usato nella rappresentazione grafica, richiama la sfumatura cromatica impiegata in determinate vesti e paramenti liturgici.

L’emblema agostiniano racchiuso in questo campo, è formato dalla Bibbia chiusa sostenente il cuore fiammeggiante trafitto da una freccia, richiama l’esperienza della conversione del Santo, il quale spiegava con la frase: Vulnerasti cor neun verbo tuo – Hai trafitto il mio cuore con la tua parola.

L’altra campitura d’azzurro, richiama le altezze dei cieli e si caratterizza per la sua valenza mariana, caratterizzata dalla figura del giglio simbolo collegato alla Vergine Maria, nella tradizione Cristiana viene offerto dall’Arcangelo Gabriele alla Vergine durante l’Annunciazione.

Lo stemma pontificio riveste una funzione profondamente simbolica e rappresentativa, poiché racchiude l’essenza stessa del Pontefice e del suo pontificato. Attraverso una combinazione di simboli, malti e motto, esso comunica la visione spirituale del Papa, la missione che intende perseguire e i valori che desidera mettere in luce nel corso del suo ministero. In questo modo, la sua raffigurazione diventa un mezzo di espressione visiva della sua guida e del messaggio che vuole trasmettere alla comunità.

151.11.48.50