Papa Leone XIV è vescovo di Roma

“Iniziando ufficialmente il ministero di Pastore di questa Diocesi, sento la grave ma appassionante responsabilità di servire tutte le sue membra, avendo a cuore anzitutto la fede del popolo di Dio, e quindi il bene comune della società. Per quest’ultima finalità siamo collaboratori, ciascuno nel proprio ambito istituzionale. Appena dopo l’elezione, ricordavo ai fratelli e alle sorelle convenuti in Piazza San Pietro che sono con loro cristiano e per loro vescovo: a titolo speciale, oggi posso dire che per voi e con voi sono romano!”: oggi pomeriggio papa Leone XIV (nel tragitto verso la Basilica di San Giovanni in Laterano per l’insediamento sulla Cattedra di vescovo di Roma) ha sostato in Piazza dell’Aracoeli ai piedi del Campidoglio per ricevere l’omaggio del Sindaco e della Città di Roma.
Ed ha ricordato l’impegno della Chiesa in questi due millenni: “Da due millenni la Chiesa vive il proprio apostolato in Roma annunciando il Vangelo di Cristo e prodigandosi nella carità. L’educazione dei giovani e l’assistenza verso chi soffre, la dedizione agli ultimi e la coltivazione delle arti sono espressioni di quella cura per la dignità umana che in ogni tempo dobbiamo sostenere, specialmente verso i piccoli, i deboli e i poveri. Nell’anno santo del Giubileo, questa sollecitudine si estende ai pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, e si avvale anche dell’impegno profuso dall’Amministrazione Capitolina, per il quale esprimo viva gratitudine”.
E’ stato un invito a non perdere l’umanità: “Signor Sindaco, auspico che Roma, ineguagliabile per la ricchezza del patrimonio storico e artistico, si distingua sempre anche per quei valori di umanità e civiltà che attingono dal Vangelo la loro linfa vitale”.
Ringraziando il papa il sindaco di Roma ha specificato che la città è sulla strada indicata dal papa: “Roma è oggi una città impegnata a curare i suoi mali, in primo luogo occupandosi della condizione di sofferenza che vivono le tante periferie urbane e sociali che ancora esistono. In questo sforzo, sappiamo che la Chiesa di Roma, il suo Vescovo, le diocesi e le parrocchie, i volontari, camminano accanto a noi. Per dare qualità e dignità alla cittadinanza.
Abbiamo colto nelle sue parole, Santità, il senso di una Chiesa capace di mettersi in cammino, con coraggio, determinata a stare nel presente e tra le persone. Questa città è pronta ad accompagnarla, per contribuire ad affermare il paradigma di una nuova politica, di nuove relazioni tra popoli e Stati, di un miglioramento del modello sociale”.
Poi papa Leone XIV ha raggiunto la basilica di san Giovanni in Laterano per celebrare la messa per l’insediamento sulla Cathedra Romana: “La Chiesa di Roma è erede di una grande storia, radicata nella testimonianza di Pietro, di Paolo e di innumerevoli martiri, e ha una missione unica, ben indicata da ciò che è scritto sulla facciata di questa Cattedrale: essere Mater omnium Ecclesiarum, Madre di tutte le Chiese”.
Ed ha richiamato papa Francesco sulla maternità della Chiesa: “Spesso papa Francesco ci ha invitato a riflettere sulla dimensione materna della Chiesa e sulle caratteristiche che le sono proprie: la tenerezza, la disponibilità al sacrificio e quella capacità di ascolto che permette non solo di soccorrere, ma spesso di prevenire i bisogni e le attese, prima ancora che siano espresse. Sono tratti che ci auguriamo crescano ovunque nel popolo di Dio, anche qui, nella nostra grande famiglia diocesana: nei fedeli, nei pastori, in me per primo. Su di essi ci possono aiutare a riflettere le Letture che abbiamo ascoltato”.
Quindi occorre non smarrire la memoria: “In primo luogo lo Spirito ci insegna le parole del Signore imprimendole profondamente in noi, secondo l’immagine biblica della legge scritta non più su tavole di pietra, ma nei nostri cuori; dono che ci aiuta a crescere fino a renderci ‘lettera di Cristo’ gli uni per gli altri.
Ed è proprio così: noi siamo tanto più capaci di annunciare il Vangelo quanto più ce ne lasciamo conquistare e trasformare, permettendo alla potenza dello Spirito di purificarci nell’intimo, di rendere semplici le nostre parole, onesti e limpidi i nostri desideri, generose le nostre azioni. E qui entra in gioco l’altro verbo: ‘ricordare’, cioè tornare a rivolgere l’attenzione del cuore a ciò che abbiamo vissuto e appreso, per penetrarne più profondamente il significato e gustarne la bellezza”.
Infine ha ricordato il ‘lavoro’ svolto dalla diocesi: “Penso, in proposito, al cammino impegnativo che la Diocesi di Roma sta percorrendo in questi anni, articolato su vari livelli di ascolto: verso il mondo circostante, per accoglierne le sfide, e all’interno delle comunità, per comprendere i bisogni e promuovere sapienti e profetiche iniziative di evangelizzazione e di carità.
E’ un cammino difficile, ancora in corso, che cerca di abbracciare una realtà molto ricca, ma anche molto complessa. E’ però degno della storia di questa Chiesa, che tante volte ha dimostrato di saper pensare ‘in grande’, spendendosi senza riserve in progetti coraggiosi, e mettendosi in gioco anche di fronte a scenari nuovi e impegnativi”..
Mentre dopo la recita del Regina Coeli papa Leone XIV ha ricordato l’enciclica ‘Laudato sì’: “Dieci anni fa Papa Francesco firmava l’Enciclica Laudato si’, dedicata alla cura della casa comune. Essa ha avuto una straordinaria diffusione, ispirando innumerevoli iniziative e insegnando a tutti ad ascoltare il duplice grido della Terra e dei poveri. Saluto e incoraggio il movimento Laudato si’ e tutti coloro che portano avanti questo impegno”.
Ed anche la giornata di preghiera per la Cina: “Sempre ieri, memoria liturgica della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, si è celebrata la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, istituita dal Papa Benedetto XVI. Nelle chiese e nei santuari della Cina e in tutto il mondo si sono elevate preghiere a Dio come segno della sollecitudine e dell’affetto per i cattolici cinesi e della loro comunione con la Chiesa universale. L’intercessione di Maria Santissima ottenga a loro e a noi la grazia di essere testimoni forti e gioiosi del Vangelo, anche in mezzo alle prove, per promuovere sempre la pace e l’armonia”.
Prima della recita ha ricordato il significato del rimanere nell’amore di Dio: “Se rimaniamo nel suo amore, infatti, Lui stesso prende dimora in noi, la nostra vita diventa tempio di Dio e questo amore ci illumina, si fa spazio nel nostro modo di pensare e nelle nostre scelte, fino a espandersi anche verso gli altri e irradiare tutte le situazioni della nostra esistenza”.
In ciò consiste la bellezza della Chiesa: “E’ bello che, guardando alla nostra chiamata, alle realtà e alle persone che ci sono state affidate, agli impegni che portiamo avanti, al nostro servizio nella Chiesa, ciascuno di noi può dire con fiducia: anche se sono fragile, il Signore non si vergogna della mia umanità, anzi, viene a prendere dimora dentro di me. Egli mi accompagna col suo Spirito, mi illumina e mi rende strumento del suo amore per gli altri, per la società e per il mondo”.
(Foto: Santa Sede)