“Prendi una lacrima, passala sul volto di chi ha mai pianto”. 66° Viaggio di solidarietà e di speranza della Fondazione Santina in Camerun – Seconda parte

Pozzo
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.05.2025 – Vik van Brantegem] – Sette giorni dopo l’inizio della Sede Vacante, il 28 aprile 2025 Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami, Presidente della Fondazione Santina e dell’Associazione Amici di Santina Zucchinelli, ha iniziato il 66° Viaggio di solidarietà e di speranza in Camerun dal tema Prendi una lacrima, passala sul volto di chi ha mai pianto, insieme a Padre Danilo Fenaroli, missionario bergamasco del Pime. Hanno terminato il viaggio il 9 maggio 2025, il giorno dopo il Conclave che ha eletto il nuovo Romano Pontefice, Papa Leone XIV.

Alla presa con questi eventi, non ho potuto dare la consueta attenzione a questo viaggio in tempo reale. Quindi, ci ritorno in quattro puntate, iniziando ieri con il Report che Don Gigi ha scritto appena arrivato a Yaoundé in Camerun. Oggi riporto il Report della festa di inaugurazione di un nuovo pozzo a Gazad. Padre Danilo ha confessato a Don Gigi, che una festa così per inaugurare un pozzo di acqua non l’aveva mai vista. Seguiranno poi la testimonianza di Padre Danilo Fenaroli e la Prefazione dell’Arcivescovo Leopoldo Girelli, Nunzio Apostolico in India.

Segue dalla Prima parte [QUI]

Festa a Gazad

Luigi Belotti ha ricevuto un incarico dal padre Giovanni: fare della carità con una parte dell’eredità a lui destinata e sono contento che oggi Luigi possa vedere dove vanno a finire i suoi soldi donati ai poveri. Al mio rientro sarà mia premura portare a lui le ricevute delle diverse spese sostenute. Qui l’acqua è davvero un dono prezioso, un’autentica medicina. In Italia non ci rendiamo conto del valore prezioso dell’acqua, non solo da bere ma per irrigare e per lavare… Senza acqua la mortalità si alza e le vittime sono soprattutto bambini ed anziani.

Fa caldo in Camerun: sono 40 gradi e per me che giungo dall’Italia devo avere pazienza nell’ambientamento.

Partiamo per Gazad in fuoristrada. Con noi vi è anche una ragazza di Padova di 22 anni, che sta vivendo una forte esperienza qui al nord del Camerun. Si chiama Verena. Con la ragazza decidiamo di viaggiare nella parte anteriore del veicolo per gustarci il panorama. La scena è meravigliosa ed il vento tempera il calore che anche di buon mattino si fa sentire, sono infatti appena le nove.

Alcuni chilometri prima del villaggio notiamo un raduno di moto e non ci rendiamo conto del perché, ma alla vista del veicolo di Padre Danilo cominciano a suonare il clacson e solo allora dai loro saluti capiamo che sono li per noi: formeranno un corteo di festa per giungere a Gazad… e così strombazzando e tra le urla dei ragazzi sulle moto entriamo in paese e ci dirigiamo verso il luogo del pozzo.

E così la festa continua. Poi prende la parola il capo villaggio e ci saluta, Padre Danilo parla a sua volta… ed è il mio turno. Sono 4 anni che ho lasciato il Vaticano, era il 3 maggio 2021 ed ogni anno festeggio così con una inaugurazione di una opera di carità. Il 3 maggio 2021 ero in Vietnam dove abbiamo inaugurato una rete elettrica al villaggio di Khe Ngao; nell’ anno 2022 in Colombia a Silvania abbiamo inaugurato un dormitorio per tossicodipendenti; nel 2023 a Bogotà abbiamo aperto un refettorio per bambini di strada; e quest’ anno un pozzo in Camerun: quasi una forma di riscatto, quasi le date di una rinascita e di un nuovo entusiasmante impegno, che dice la bellezza di essere preti felici.

Vi è radunata lì molta ma molta gente, che inizia a cantare. Scendiamo dalla macchina e la festa inizia. Vi sono gli anziani ed il capo villaggio, vi sono giovani e bambini tutti con grandi sorrisi, tutti ad aspettarci ed ad accoglierci. Veramente questi momenti regalano forza di senso al vivere, riempiono la vita di profondo significato. Hanno portato anche un grande tamburo chiamato tamtam il ragazzo suona ad un ritmo formidabile e la gente danza, prendo audacemente il suo posto e scoppia una risata tra la gente e forti urla di applauso. Il mio ritmo è imbranato, anche se ci metto la passione non arrivo minimamente ad assomigliare al bravo ragazzo. Cedo a lui il posto e la danza riprende: danzo con loro e loro ridono. Rido divertito anche io tenendo in mano la lancia del capo villaggio, che divertito mi osserva…

E allora, al termine del mio discorso chiamo la donna più anziana del villaggio a rappresentare tutta la popolazione di Gazad; chiamo il capo villaggio e lentamente mi inchino e bacio a loro i piedi e poi ad alcuni dei piedi di coloro che sono seduti nella prima fila. Questo è per me il momento più forte: credo con tutto il mio cuore, con la mia anima e le mie forze che loro sono davvero “la carne di Gesù”, come diceva Papa Francesco.

Mi rialzo emozionato. È il momento dei doni. Si svolge una processione bellissima: due donne con undici galline rigorosamente vive con le zampe legate, poi una capretta che chiamo Gigi tra le risate di tutti, fasci di legna, miglio, acqua del pozzo. Incredibile: doni della terra per dire grazie a Fondazione Santina che inaugura il pozzo. Lentamente ci spostiamo verso il pozzo dove vi è un nastro da tagliare ed una targa da svelare. Verena e la donna anziana del villaggio tagliano il nastro, Padre Danilo scopre la targa ed appare il nostro logo con il nome di Giovanni Belotti.

Mi commuovo ancora nel vedere il nome di mia madre Santina e il nome di Giovanni Belotti, celebrati in uno sperduto arido e secco villaggio del Camerun. Queste due persone hanno avuto una grande fede e questa loro fede viene celebrata oggi da gente povera e semplice che muore di sete. Non sono celebrati in grandi città o in posti lussuosi, ma sono celebrati dalla miseria, laddove, diceva ieri Padre Danilo in una intervista a Radio Vaticana: “Quando ti ammali pensi a morire non di vivere!”.

Sono orgoglioso che mia madre e Giovanni siano celebrati in questi luoghi ed in queste situazioni, così come è succeduto per i genitori di Blanca, per il marito di Silvana o la moglie di Paolo, per i genitori di Marcella… Celebrare uomini e donne meritevoli non tra lo sfarzo e la ricchezza, ma nella miseria e povertà: questo è il grande valore… e poi rivedere in queste inaugurazioni il sogno di quando ero piccolo: fare il prete sul serio. Spero che Luigi leggendo questo mio report dal cervello un po’ bollito dal calore, sia orgoglioso del gesto che ha compiuto e del suo dono.

Vicino a me un giovane ha una fantastica maglietta con disegnato un faccione africano, c’è la scambiamo: io dono a lui la camicia rossa con il logo di Fondazione Santina e lui mi veste con il simpatico faccione un po’ puzzolente ma bellissimo. Penso che a Bergamo dovrò lavarlo a duemila gradi per togliere la puzza.

La donna anziana mi guarda. Ha degli occhi bellissimi, che risaltano in modo formidabile sul nero della sua pelle. Vedo un piccolo bracciale sul polso destro, lo tocco e lo domando. Lei si illumina e lentamente scioglie il bracciale e me lo mette al polso. Le regalo una carezza e la do un bacio dolce sulla guancia. Quando un povero ti fa un regalo e riceve considerazione ne è terribilmente orgoglioso, perché sempre pensa di non poter dare niente e di essere nessuno. Ma è proprio l’essere nessuno – cfr. Annalena Tonelli: IO SONO NESSUNO morta in Somalia come missionaria – che ti permette di diventare qualcuno, se questo qualcuno è Dio. Solo quando sei nessuno Lui entra e rinnova la Vita.

Spero di diventare come la mia vecchietta e di assomigliare un po’ ad Annalena, anche se purtroppo ancora molto di me stesso deve morire: ho paura della debolezza, ho paura della fragilità. Ieri sera in un collegamento con Bergamo abbiamo pregato con Blanca e lei ha scelto per noi due dei dodici sassi sui quali ho scritto le dodici frasi regola della mia vita; per Danilo Blanca ha estratto la frase: “Opere di luce”; per me invece: “Quando sono debole è allora che sono forte”. Ma mentre Danilo ogni giorno compie opere di luce, per me – che ho paura della debolezza – compiere opere di luce non è sempre facile. Ieri 3 maggio 2025, una piccola opera di luce l’ho compiuta anche io, ed è lo splendido pozzo nell’arso villaggio di Gazad. Ieri sera ho pregato Annalena Tonelli e mi sono addormentato ripetendo come un mantra: “Quando sono debole è allora che sono forte”.

Ora il bracciale della donna anziana del villaggio è al mio polso, vicino a quello di Iole sul quale è scritto LUCKY. Sì, sono davvero un uomo fortunato. Ho vicino tutti voi ed insieme compiamo quelle opere di luce che Padre Danilo compie ogni giorno.

Qui il caldo è torrido, spero di non aver scritto troppe stupidaggini e di avervi regalato un respiro del Camerun.

Prosegue nella Terza parte [QUI].

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