Il Papa delle due Americhe

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.05.2025 – Jan van Elzen] – C’è tanto da dire, da conoscere e da imparare sul nuovo capo della Chiesa cattolica, il Romano Pontefice Leone XIV appena eletto. Riportiamo di seguito l’articolo di Claudio Mésoniat, il Direttore del sito di Lugano Il Federalista, che parte dalle impressioni a caldo di due cardinali che lo conoscono personalmente e con i quali si cerca di comprendere alcune dinamiche del Conclave che ha portato alla sua elezione: «Con Marc Ouellet e Angelo Scola vediamo disegnarsi la fantasia dello Spirito Santo che, nel realismo del Dio incarnato, ha fatto leva su fattori geografici e culturali, istituzionali e persino economici, con l’obbiettivo di costruire una nuova unità Cattolica. Seguono due brevi schede, sulla vita di Robert Francis Prevost e sull’Ordine degli Agostiniani al quale egli appartiene».
Il Papa delle due Americhe
di Claudio Mésoniat
Il Federalista, 10 maggio 2025
Il Papa americano. Un colpo di genio dello Spirito – grande educatore che allarga menti e cuori degli educandi ma lascia intatta la loro libertà (copyright by Joseph Ratzinger) – e un intreccio di valutazioni e calcoli degli elettori, vuoi azzeccati vuoi falliti. Il risultato? Eccellente. Su questo concordano due porporati famosi, ai quali l’età non ha concesso di varcare le porte della Sistina: Marc Ouellet e Angelo Scola.
A fallire vistosamente – aggiungiamo noi – sono stati i vaticanisti. Ma fa parte del mestiere. Qualche nome bisognava pur farlo. E a quanto pare il “partito” dei prevostiani (non si scandalizzi nessuna anima bella: le maggioranze vanno costruite, anche nei Conclavi) è stato capace di tenere coperte le proprie carte, lasciando che fosse il plotone dei curiali, non solo Italiani, a far circolare il nome del loro prescelto, Pietro Parolin (che resterà comunque, fino a nuovo avviso, il “Ministro degli Esteri” anche di Papa Leone XIV).
Tornando ai nostri interlocutori, il Cardinal Ouellet ci dice di non essere stato del tutto sorpreso da questa elezione. “Negli ultimi giorni, durante le riunioni pre-Conclave, ho visto un movimento piuttosto forte e ho avuto qualche indicazione sul nome di Prevost nonché sul fatto che potesse essere eletto rapidamente. Non è stata una completa sorpresa. E d’altra parte conosco bene la persona”.
C’è da credergli: due anni fa Marc Ouellet, per raggiunti limiti di età, ha letteralmente trasmesso nelle mani di Robert Francis Prevost i due delicati incarichi che deteneva nella Curia romana, quello di Prefetto del Dicastero per i Vescovi e quello di Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.
“In precedenza era stato un mio collaboratore al Dicastero per i Vescovi, dal 2022: ho visto come ragionava, i suoi criteri per la nomina dei vescovi, e quando ho terminato il mio mandato mi sono rallegrato che Papa Francesco, che aveva una grande stima per lui, l’avesse nominato mio successore”. Si può parlare di un’amicizia tra voi? “Sì certo, avevamo e abbiamo un rapporto di amicizia, forse non di un’intimità coltivata per lunghi anni, ma di una collaborazione molto cordiale e di una comunione di vedute”.
Eppure un fattore di incertezza sussisteva, riconosce Ouellet. “A pensarci bene, devo ammettere che il fatto di essere Americano poteva far dubitare che avesse delle chances. Un Papa può venire – si pensava – da qualsiasi Paese… salvo che dagli Stati Uniti [ride]. A ben guardare è stata un’opera dello Spirito Santo che questo Collegio Cardinalizio sia riuscito ad accordarsi, e in meno di 24 ore, sulla figura di un vescovo Statunitense. Ma ricordiamolo: Prevost, pur essendo stato a lungo missionario, conosce bene la Curia romana, diversamente da Papa Francesco che la conosceva da lontano; e conosce bene la Chiesa universale”.
Su questo aspetto mette l’accento anche il Cardinale Angelo Scola: “Conosco Prevost da anni per aver avuto alcuni colloqui con lui, ma non si tratta di una conoscenza approfondita. Mi ha sempre colpito per l’intelligenza e per la solidità culturale, non solo teologica, come del resto è caratteristica degli Agostiniani. Il suo nome circolava, ma la sua elezione mi ha colto di sorpresa, anche perché la salute non mi ha permesso di partecipare alle Congregazioni che hanno preceduto il Conclave. Di una cosa sono certo: se Prevost ha una conoscenza straordinaria della Chiesa, in tutti i continenti, è soprattutto grazie al ruolo di Priore Generale che ha rivestito nell’Ordine degli Agostiniani per 12 anni. Ritengo che questo sia un fattore decisivo della sua elezione”.
Sull’appartenenza di Papa Leone alla grande famiglia degli Agostiniani occorrerà approfondire la riflessione, ci pare, non solo per comprendere le sorgenti profonde della sua spiritualità ma anche per intuire il carattere con cui eserciterà l’autorità ultima nella Chiesa (aspetti del resto già percepibili dalle parole e dai toni della sua primissima apparizione pubblica sul balcone del Vaticano [QUI]). La semplificazione è nostra, ma così come la formazione gesuitica di Papa Francesco ha plasmato una personalità fortemente autonoma nelle iniziative e nelle decisioni, è immaginabile che in Papa Leone la convivenza cenobitica alla base del carisma agostiniano ne possa determinare una più marcata sinodalità. Cosa ne pensa Marc Ouellet?
“Sono due carismi diversi ma entrambi missionari. Quello agostiniano – è vero – accentua la vita comune, la solidarietà, la fedeltà ai consigli evangelici. Credo che dopo lo sforzo riformatore di Papa Francesco, che era necessario, probabilmente si svilupperà uno stile diverso, con decisioni forse più condivise, con più sinodalità concreta anche nel rapporto con il Collegio Cardinalizio, o con le Conferenze Episcopali. Una continuità di spirito (direi di mistica missionaria) e metodologie di conduzione probabilmente diverse”.
Torniamo, con Angelo Scola, sulle ragioni per le quali l’appartenenza di Robert Francis Prevost all’Ordine di Sant’Agostino e il ruolo che vi ha rivestito possono essere stati fattori determinanti della sua elevazione a Papa. “Mi riferisco, da una parte, alla conoscenza reciproca con i cardinali dei tanti Paesi del mondo nei quali le comunità agostiniane sono presenti (e fruttuose: non si dimentichi che negli ultimi decenni gli Agostiniani non hanno avuto cedimenti a livello di vocazioni, come accaduto in quasi tutte le comunità religiose, gesuiti in testa). Dall’altra penso alla loro forza economica, che sovente si è espressa in sintonia con la loro fecondità missionaria, di cui Prevost stesso è stato un bellissimo esempio. Mi spiego: molti religiosi e sacerdoti agostiniani dagli Stati Uniti hanno raggiunto terre lontane, soprattutto in America Latina, alcuni diventando vescovi e beneficiando di un forte sostegno, non solo ma anche economico da parte delle comunità statunitensi. Gli agostiniani sono una ricchezza per la Chiesa tutta e in tutti i sensi”. Come mai – chiediamo – non se ne sente molto parlare? “È un sintomo eloquente – conclude Scola – del fatto che non vivono questa ricchezza come fonte di potere”.
Per concludere, Cardinal Ouellet, potremmo dire che se “l’eurocentrismo” della Chiesa Cattolica aveva subito con Papa Francesco un forte (e benefico) scossone, ora siamo, in qualche modo, tornati a una Chiesa più “occidentale”, guidata niente meno che da un Papa Statunitense. Oppure Leone sarà una figura in grado di far superare le tensioni tra il Nord e il Sud del mondo?
«Credo che Prevost sia una personalità – per così dire- “trasversale”, proprio in quanto americano. È fondamentale che sia un americano del Nord, ma vissuto per oltre vent’anni nel Sud del Continente. Più di vent’anni come missionario, dapprima, e poi come vescovo di Chiclayo, nel Perù. Lui conosce e capisce molto bene l’America Latina, così come l’America del Nord ed è quindi la personalità che può aiutare l’una a capire l’altra, reciprocamente. È davvero rivelatore che sia stato appoggiato -e penso con entusiasmo- dal Sud del mondo pur provenendo dal Nord. Questi – mi creda- sono i “giochi” dello Spirito Santo, che prepara delle personalità che possano operare l’unità; anche in forza del suo modo d’essere e di esprimersi umile, discreto, paziente. Non è un uomo che con il suo protagonismo abbia attirato l’attenzione su se stesso: anche per questo fino all’ultimissimo momento i mezzi di comunicazione non hanno parlato di lui».
Biografia di Papa Leone
Robert Francis Prevost, Leone XIV, è nato il 14 settembre 1955 a Chicago, Illinois, in una famiglia profondamente Cattolica: il padre, Louis Marius Prevost, di origini francesi e italiane, la madre, Mildred Martínez, di origine spagnola. Con i due fratelli, Louis Martin e John Joseph, cresce nel sobborgo di Dolton e frequenta la parrocchia di St. Mary of the Assumption, nel quartiere Riverdale, dove serve come chierichetto. La chiesa, costruita negli anni ’50, è oggi abbandonata.
Fin da piccolo manifesta una forte religiosità. Il fratello John ha raccontato ad ABC che Robert non aveva mai considerato un’altra strada al di fuori del sacerdozio. Da bambino, per la sua indole pacificatrice, i fratelli scherzosamente gli chiedevano se pensasse di… essere il Papa. E addirittura, all’età di sei anni, il fratello ricorda che due donne del quartiere, separatamente, profetizzarono che sarebbe diventato “il primo papa Americano”.
Dando seguito alla sua precoce intuizione, Robert Prevost frequenta il liceo presso la St. Augustine Seminary High School, Seminario Minore gestito dai frati agostiniani nel Michigan occidentale.
In seguito, si laurea in matematica alla Villanova University, famosa università agostiniana della Pennsylvania. Entra nel noviziato agostiniano nel 1977. Studia poi teologia alla Catholic Theological Union di Chicago e Diritto canonico a Roma, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, dove viene ordinato sacerdote nel 1982.
Tre anni dopo viene inviato in missione in Perù, dove svolge per oltre un decennio diversi ruoli pastorali e formativi, in particolare nella città di Trujillo.
Rientrato negli USA, nel 1999 viene eletto Priore provinciale della Provincia agostiniana di Chicago e nel 2001 Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, carica in cui fu confermato nel 2007.
Papa Francesco lo nomina nel 2014 Vescovo di Chiclayo, in Perù. Nel 2018 diventa Vicepresidente della Conferenza Episcopale Peruviana.
Nel gennaio del 2023 viene chiamato a Roma dallo stesso Pontefice che gli assegna – quale successore del Cardinale Canadese Marc Ouellet- gli incarichi di Prefetto del Dicastero per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.
Creato cardinale a settembre, ottiene la Diaconia della Cappella di Santa Monica (madre di Sant’Agostino), istituita da Papa Francesco a riconoscimento e conferma del suo legame profondo con la spiritualità agostiniana.
Per i suoi fratelli, la sua lunga missione sudamericana, “ha plasmato il suo sguardo”, rendendolo attento a temi cari al suo predecessore Francesco, come povertà ed esclusione sociale.
Gli Agostiniani
Essere Agostiniani significa vivere secondo la Regola di Sant’Agostino. In realtà i testi della regola attribuiti sin dal medioevo al grande filosofo e teologo di Tagaste sono tre, ma solo uno (Regula ad servos Dei) è considerato oggi sufficientemente antico per poter essere attribuito a Sant’Agostino. Questa breve essenziale Regola si impernia sull’importanza della vita fraterna, della condivisione dei beni, della preghiera comunitaria e della carità come vincolo dell’unità. Nel corso dei secoli, molti istituti religiosi maschili e femminili hanno adottato la cosiddetta “Regola di Sant’Agostino”: in questo senso, “Agostiniani” è un termine ampio che include vari ordini e congregazioni.
I “canonici regolari” (ovvero sacerdoti che vivevano in comunità tra loro indipendenti seguendo una regola) furono, in gran numero e assieme ai monaci Benedettini, protagonisti della rinascita civile e culturale dell’Europa nell’Alto Medioevo.
Alcune importanti fondazioni svizzere, quali l’antichissima Abbazia di Saint Maurice o l’ospizio del Gran San Bernardo (famoso per il celebre “molosso salvavita”), seguono le indicazioni agostiniane.
Robert Prevost appartiene, da parte sua, all’Ordine di Sant’Agostino (O.S.A.), facente parte dei cosiddetti “ordini mendicanti”. Fondato nel XIII secolo, riunì eremiti Italiani seguaci di Agostino. La sua spiritualità è radicata nei valori agostiniani: amore per la verità e forte dimensione intellettuale e culturale, vita comunitaria, interiorità e servizio alla Chiesa.
L’Ordine unisce vita cenobitica e missione attiva: predicazione, educazione, lavoro pastorale e culturale. Oggi conta nel mondo circa 1800 membri. Ha una forte impronta mariana e venera alcuni grandi santi tra i quali Monica madre di Agostino e Ambrogio da Milano. Celeberrima santa dell’ordine è Rita da Cascia. Altro membro famoso è il “padre della genetica”, Gregor Mendel (1822-1884).
Foto di copertina: il Vescovo Robert Francis Prevost in Perù.