La posta del cuore. La Chiesa ha un nuovo Papa

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.05.2025 – Aurelio Porfiri] – Buona giornata, la Chiesa Cattolica ha un nuovo Papa, Leone XIV. Cosa dobbiamo sperare per la liturgia e per la musica sacra? Ci potrà essere un ritorno alla dignità nella liturgia, dopo l’invasione di cattivo gusto a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni? (Lettera firmata)
Caro amico, la Chiesa Cattolica ha un nuovo Papa, successore di Pietro, Vescovo di Roma, Pastore della Chiesa universale. Questo è ciò che sappiamo per sicuro. Su quelle che saranno le mosse future di Papa Leone XIV possiamo soltanto speculare.
Devo dire che a me hanno molto intristito la Messa per il funerale di Papa Francesco, non solo per la dipartita del Sommo Pontefice, ma anche per lo stile della celebrazione del Cardinale Decano del Sacro Collegio Cardinalizio, Giovanni Battista Re, che ha letto tutto senza cantare le parti che era appropriato cantare. Del resto tutto questo era certamente congruo al Pontefice per cui si celebrava quel funerale, che mai aveva cantato le sue parti nella Messa, preferendo recitarle. Alcuni potrebbero pensare questi sono dettagli, ma non è così, perché la forma è anche sostanza.
Papa Leone XIV ha intonato alcune parti della Messa e questa mi è sembrata una cosa positiva. Ad alcuni lo stile del nuovo Papa sembra quasi distaccato, ma questo nella liturgia è una cosa di cui rallegrarsi. Il grande pensatore colombiano Nicolás Gómez Dávila diceva: “Ciò che sia forma deve essere maneggiato con impersonalità liturgica. Nulla è più grottesco di un formalismo caloroso e cordiale”. Purtroppo nelle liturgie moderne ci è stato fatto credere che la familiarità e il protagonismo del celebrante fossero qualcosa di cui rallegrarsi, quando invece sono soltanto una aberrazione. Dovremmo ritornare a comprendere l’importanza dell’oggettività nella liturgia.
Lo scrittore tedesco Ernst Jünger osservava: “Una forma è, e nessuna evoluzione la accresce o la diminuisce. Perciò, la storia dell’evoluzione non è la storia della forma, ma tutt’al più il suo commento dinamico. L’evoluzione conosce principio e fine, nascita e morte, da cui la forma è immune. Come la forma dell’uomo era prima della nascita e sarà dopo la morte, così una forma storica è, nel suo nucleo profondo, indipendente dal tempo e dalle circostanze da cui sembra scaturire. I mezzi di cui si giova sono più nobili, la sua fecondità è immediata. La storia non produce forme, ma si modifica in virtù della forma”. Lo stile discreto di Papa Leone XIV potrebbe essere una buona novità.
Per quanto riguarda la musica sacra, il lavoro che ci sarebbe da fare è colossale. Troppi decenni di mentalità anti liturgica hanno devastato il canto della Chiesa. Il problema non è certamente quello di tornare indietro, ma quello di tornare alla ragione. Una follia ideologica ha permesso che si estromettessero i cori dalle chiese, gli organisti, i compositori ben preparati, per dare strada a musiche che scimmiottano il pop più becero.
Il Papa, essendo figlio di Sant’Agostino, avrà meditato questa frase tratta dai Sermoni del santo di Ippona: “Cristo lo si tocca con la fede, ed è meglio non toccarlo con le mani ma toccarlo con la fede, anziché palparlo con le mani senza toccarlo con la fede”. Dobbiamo fare in modo di evitare di cercare una confidenza inopportuna e posticcia con il Signore per ambire ad una profonda intimità che si consegue nell’austerità della forma e nel vincolo spirituale profondo che si crea nella preghiera personale e in quella ufficiale della Chiesa.
Questo articolo è stato pubblicato dall’autore sul suo sito Liturgia e musica sacra [QUI].