Papa Leone XIV ha incontrato il Collegio Cardinalizio. La visita alla Madre del Buon Consiglio a Genazzano. Lo stemma papale e la croce pettorale

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.05.2025 – Vik van Brantegem] – Questa mattina, il Santo Padre Leone XIV ha incontrato i Membri del Collegio Cardinalizio, ai quali ha rivolto un discorso, seguito da una conversazione che ha ripreso alcuni temi e proposte emersi negli interventi delle Congregazioni Generali pré-Conclave. Di seguito riportiamo il testo del discorso pronunciato da Sua Santità, seguito dalle spiegazioni su suo stemma e sua croce pettorale. Nel suo discorso Leone XIV ha anche spiegato la scelta del nome pontificale: un riferimento a Papa Leone XIII che con la Enciclica Rerum novarum affrontò la questione sociale nella prima rivoluzione industriale. Oggi la Chiesa deve “rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale”.



Il Decano del Collegio Cardinalizio, Cardinale Giovanni Battista Re, ha rivolto a Papa Leone XIV un indirizzo di saluto, nel quale ha ricordato “l’entusiasmo con il quale il mondo ha accolto la sua elezione a Successore di Pietro”. “Ha gioito tutto il mondo ma abbiamo gioito anche noi e ho apprezzato la gioia in Perù, che ha detto: Nuestro Papa, nuestro Papa!”, ha detto il Cardinal Re. E, a nome di tutti i cardinali, ha assicurato al Romano Pontefice vicinanza, fedeltà, desiderio di collaborare: “Collaborare perché la Chiesa sia arca di salvezza e anche faro nel buio della notte”, specialmente in un momento storico in cui “il mondo è attanagliato da tante guerre che non vogliono finire, purtroppo, nonostante i morti e le distruzioni”.

Nel pomeriggio di oggi, Papa Leone XIV si è recato intorno alle ore 16.00 in visita privata al santuario della Madre del Buon Consiglio a Genazzano, luogo caro agli Agostiniani che sono lì presenti dal 1200. Retto dai religiosi dell’Ordine di Sant’Agostino, il luogo di culto custodisce un’antica immagine della Vergine, cara all’Ordine e alla memoria di Leone XIII, che non riuscì mai a visitarlo ma che nel 1903 lo elevò alla dignità di basilica minore. Altri Papi si erano recati invece dalla Madre del Buon Consiglio: Giovanni XXIII nel 1959 e Giovanni Paolo II nel 1993. Papa Leone XIV da cardinale, il 25 aprile 2024, aveva celebrato nel santuario la Messa in occasione della festa della “Venuta” della Madre del Buon Consiglio. Nella sua omelia, l’allora Cardinal Prevost espresse la sua devozione alla Vergine, esortando i fedeli a ispirarsi a Maria per diffondere la pace e la riconciliazione nel mondo.



La Sala Stampa della Santa Sede comunica:
Questo pomeriggio, poco dopo le 16.00, Papa Leone XIV ha raggiunto il Santuario della Madre del Buon Consiglio a Genazzano per una visita in forma privata. Il santuario, retto dai religiosi dell’Ordine di Sant’Agostino, custodisce un’antica immagine della Vergine, cara all’Ordine e alla memoria di Leone XIII.
Dopo un’accoglienza festosa da parte di alcune centinaia di persone raccolte sulla piazza davanti al Santuario, il Papa è entrato in chiesa, dove ha salutato i religiosi e si è fermato in preghiera, prima davanti all’altare e poi di fronte all’immagine della Vergine, dove con i presenti ha recitato la preghiera di Giovanni Paolo II alla Madre del Buon Consiglio.
Al termine, dopo la recita dell’Ave Maria e il canto del Salve Regina, il Papa si è rivolto a quanti erano in chiesa, salutando loro e il popolo di Genazzano riunito all’esterno: “Ho voluto tanto venire qui in questi primi giorni del nuovo Ministero che la Chiesa mi ha consegnato, per portare avanti questa missione come Successore di Pietro”. E ricordando la visita fatta dopo l’elezione a Priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, e la scelta di “offrire la vita alla Chiesa”, il Papa ha ribadito la sua “fiducia nella Madre del Buon Consiglio”, compagnia di “luce, saggezza” con le parole rivolte da Maria ai servitori nel giorno delle Nozze di Cana, riferite nel Vangelo di Giovanni: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.
Insieme alla comunità il Papa ha poi raggiunto una sala interna per un incontro privato.
Al termine, il Papa si è affacciato dal portale della Basilica e, salutando i presenti, ha rivolto loro alcune parole, esprimendo la gioia di essere potuto venire a pregare la Madre del Buon Consiglio, “un dono così grande” per il popolo di Genazzano, da cui deriva anche una grande responsabilità: “come la Madre mai abbandona i suoi figli, voi dovete essere anche fedeli alla Madre”.
Il Papa ha salutato i giovani, e i giovani di cuore – “Siamo tutti!”, ha detto – e ha evocato lo spirito di entusiasmo con cui seguire Gesù, secondo l’esempio di Maria.
Infine, prima di lasciare il Santuario, ha benedetto i presenti.
Sulla via del ritorno verso il Vaticano, Papa Leone XIV ha raggiunto Santa Maria Maggiore, dove si è fermato in preghiera davanti alla tomba di Papa Francesco e all’icona della Vergine, Salus Populi Romani.
Il discorso del Santo Padre Leone XIV
al Collegio Cardinalizio
Tante grazie, Eminenza. Prima di prendere i posti cominciamo con una preghiera, chiedendo che il Signore continui ad accompagnare questo Collegio e soprattutto tutta la Chiesa con questo spirito, anche entusiasmo, però di profonda fede. Preghiamo insieme in latino.
Pater noster… Ave Maria…
Nella prima parte di questo incontro c’è un piccolo discorso con le riflessioni che vorrei condividere con voi. Ma poi ci sarà una seconda parte, un po’ come l’esperienza che molti di voi avete chiesto, di una specie di condivisione con il Collegio Cardinalizio per poter sentire quali consigli, suggerimenti, proposte, cose molto concrete, di cui si è già parlato un po’ nei giorni prima del Conclave.
Fratelli Cardinali!
Saluto e ringrazio tutti voi per questo incontro e per i giorni che lo hanno preceduto, dolorosi per la perdita del Santo Padre Francesco, impegnativi per le responsabilità affrontate insieme e al tempo stesso, secondo la promessa che Gesù stesso ci ha fatto, ricchi di grazia e di consolazione nello Spirito (cfr Gv 14,25-27).
Voi, cari Cardinali, siete i più stretti collaboratori del Papa, e ciò mi è di grande conforto nell’accettare un giogo chiaramente di gran lunga superiore alle mie forze, come a quelle di chiunque. La vostra presenza mi ricorda che il Signore, che mi ha affidato questa missione, non mi lascia solo nel portarne la responsabilità. So prima di tutto di poter contare sempre, sempre sul suo aiuto, l’aiuto del Signore, e, per sua Grazia e Provvidenza, sulla vicinanza vostra e di tanti fratelli e sorelle che in tutto il mondo credono in Dio, amano la Chiesa e sostengono con la preghiera e con le buone opere il Vicario di Cristo.
Ringrazio il Decano del Collegio Cardinalizio, Cardinale Giovanni Battista Re – merita un applauso, almeno uno se non di più –, la cui sapienza, frutto di una lunga vita e di tanti anni di fedele servizio alla Sede Apostolica, ci ha molto aiutato in questo tempo. Ringrazio il Camerlengo di Santa Romana Chiesa, Cardinale Kevin Joseph Farrell – credo che è qui presente –, per il prezioso e impegnativo ruolo che ha svolto nel tempo della Sede Vacante e della Convocazione del Conclave. Rivolgo il mio pensiero anche ai fratelli Cardinali che, per ragioni di salute, non hanno potuto essere presenti e con voi mi stringo a loro in comunione di affetto e di preghiera.
In questo momento, ad un tempo triste e lieto, provvidenzialmente avvolto dalla luce della Pasqua, vorrei che guardassimo assieme alla dipartita del compianto Santo Padre Francesco e al Conclave come a un evento pasquale, una tappa del lungo esodo attraverso cui il Signore continua a guidarci verso la pienezza della vita; e in questa prospettiva affidiamo al «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» (2Cor 1,3) l’anima del defunto Pontefice e anche il futuro della Chiesa.
Il Papa, a cominciare da San Pietro e fino a me, suo indegno Successore, è un umile servitore di Dio e dei fratelli, non altro che questo. Bene lo hanno mostrato gli esempi di tanti miei Predecessori, da ultimo quello di Papa Francesco stesso, con il suo stile di piena dedizione nel servizio e sobria essenzialità nella vita, di abbandono in Dio nel tempo della missione e di serena fiducia nel momento del ritorno alla Casa del Padre. Raccogliamo questa preziosa eredità e riprendiamo il cammino, animati dalla stessa speranza che viene dalla fede.
È il Risorto, presente in mezzo a noi, che protegge e guida la Chiesa e che continua a ravvivarla nella speranza, attraverso l’amore «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato» (Rm 5,5). A noi spetta farci docili ascoltatori della sua voce e fedeli ministri dei suoi disegni di salvezza, ricordando che Dio ama comunicarsi, più che nel fragore del tuono e del terremoto, nel «sussurro di una brezza leggera» (1Re 19,12) o, come alcuni traducono, in una “sottile voce di silenzio”. È questo l’incontro importante, da non perdere, e a cui educare e accompagnare tutto il santo Popolo di Dio che ci è affidato.
Nei giorni scorsi, abbiamo potuto vedere la bellezza e sentire la forza di questa immensa comunità, che con tanto affetto e devozione ha salutato e pianto il suo Pastore, accompagnandolo con la fede e con la preghiera nel momento del suo definitivo incontro con il Signore. Abbiamo visto qual è la vera grandezza della Chiesa, che vive nella varietà delle sue membra unite all’unico Capo, Cristo, «pastore e custode» (1Pt 2,25) delle nostre anime. Essa è il grembo da cui anche noi siamo stati generati e al tempo stesso il gregge (cfr Gv 21,15-17), il campo (cfr Mc 4,1-20) che ci è dato perché lo curiamo e lo coltiviamo, lo alimentiamo con i Sacramenti della salvezza e lo fecondiamo con il seme della Parola, così che, solido nella concordia ed entusiasta nella missione, cammini, come già gli Israeliti nel deserto, all’ombra della nube e alla luce del fuoco di Dio (cfr Es 13,21).
E in proposito vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II. Papa Francesco ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, di cui voglio sottolineare alcune istanze fondamentali: il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio (cfr n. 11); la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana (cfr n. 9); la crescita nella collegialità e nella sinodalità (cfr n. 33); l’attenzione al sensus fidei (cfr nn. 119-120), specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare (cfr n. 123); la cura amorevole degli ultimi, degli scartati (cfr n. 53); il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà (cfr n. 84; Concilio Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et spes, 1-2).
Si tratta di principi del Vangelo che da sempre animano e ispirano la vita e l’opera della Famiglia di Dio, di valori attraverso i quali il volto misericordioso del Padre si è rivelato e continua a rivelarsi nel Figlio fatto uomo, speranza ultima di chiunque cerchi con animo sincero la verità, la giustizia, la pace e la fraternità (cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Spe salvi, 2; Francesco, Bolla Spes non confundit, 3).
Proprio sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro.
Fratelli carissimi, vorrei concludere questa prima parte del nostro incontro facendo mio – e proponendo anche a voi – l’auspicio che San Paolo VI, nel 1963, pose all’inizio del suo Ministero petrino: «Passi su tutto il mondo come una grande fiamma di fede e di amore che accenda tutti gli uomini di buona volontà, ne rischiari le vie della collaborazione reciproca, e attiri sull’umanità, ancora e sempre, l’abbondanza delle divine compiacenze, la forza stessa di Dio, senza l’aiuto del Quale, nulla è valido, nulla è santo» (Messaggio all’intera Famiglia Umana Qui fausto die, 22 giugno 1963).
Siano questi anche i nostri sentimenti, da tradurre in preghiera e impegno, con l’aiuto del Signore. Grazie!

Lo stemma e il motto di Papa Leone XIV
Sono stati pubblicati oggi, 10 maggio, lo stemma e il motto di Papa Leone XIV, come pure l’immagine del neo eletto Pontefice.
Lo stemma raffigura uno scudo diviso diagonalmente in due settori: quello in alto ha uno sfondo azzurro e vi è raffigurato un giglio bianco; quello in basso ha uno sfondo chiaro e vi è rappresentata una immagine che ricorda l’Ordine di sant’Agostino: un libro chiuso sul quale vi è un cuore trafitto da una freccia. L’immagine richiama l’esperienza della conversione di Sant’Agostino che lo stesso spiegava con le parole “Vulnerasti cor meum verbo tuo”, “Hai trafitto il mio cuore con la tua Parola”. Nei tratti essenziali, quindi, Leone XIV ha confermato lo stemma anteriore, scelto per la sua consacrazione episcopale come pure il motto “In Illo uno unum”. Si tratta delle parole che Sant’Agostino ha pronunciato in un sermone, l’Esposizione sul Salmo 127, per spiegare che “sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno”.
In una intervista con i media vaticani del luglio 2023, l’allora Cardinal Prevost spiegava: “Come si evince del mio motto episcopale, l’unità e la comunione fanno parte proprio del carisma dell’ordine di Sant’Agostino e anche del mio modo di agire e pensare. Penso che sia molto importante promuovere la comunione nella Chiesa e sappiamo bene che comunione, partecipazione e missione sono le tre parole chiave del Sinodo. Quindi, come agostiniano, per me promuovere l’unità e la comunione è fondamentale. Sant’Agostino parla molto dell’unità nella Chiesa e della necessità di viverla”.

La foto ufficiale di Sua Santità Papa Leone XIV. Sarà esposta come segno visibile di comunione con il Romano Pontefice.

Le reliquie agostiniane
nella croce pettorale di Papa Leone XIV
Al centro una reliquia di Sant’Agostino, il grande padre della Chiesa, che insegna a percorrere la via dell’interiorità per trovare Dio e a comprendere la sua Parola con fede e ragione per poi condividerla con gli altri. C’è un prezioso e profondo messaggio da cogliere nella croce pettorale indossata da Leone XIV l’8 maggio, giorno della sua elezione, quando si è presentato al mondo affacciandosi dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro.

Al suo interno si trovano oltre a un frammento delle ossa del Vescovo di Ippona, padre spirituale dell’Ordine di San’Agostino, che con la sua Regola e i suoi scritti ha ispirato frati, monache, suore e laici ad abbracciare il Vangelo come costruttori di comunione e promotori del bene comune, altre quattro reliquie: di Santa Monica, sulla parte alta, di San Tommaso da Villanova, sul braccio sinistro, del beato Anselmo Polanco, sul braccio destro, e del venerabile Giuseppe Bartolomeo Menochio alla base. Le ha scelte il Postulatore generale dell’Ordine agostiniano Josef Sciberras per il dono che la Curia generalizia ha fatto al confratello Robert Prevost il giorno in cui è stato creato cardinale, il 30 settembre 2023, ed evocano figure di santità legate alla famiglia agostiniana che incarnano fedeltà, riforma, servizio e martirio. Il religioso, che ai media vaticani non nasconde la gioia per l’elezione del nuovo Pontefice, racconta che l’allora Cardinal Prevost “era emozionato” quando gli è stata consegnata la croce pettorale, durante la festa preparatagli nel refettorio del Collegio internazionale Santa Monica, consapevole che avrebbe avuto al petto le reliquie di Sant’Agostino e della madre Monica. “Il giorno prima del Conclave, martedì scorso, gli ho fatto pervenire un messaggio raccomandandogli di portare la croce che gli avevamo regalato, per avere la protezione dei Santi Agostino e Monica – confida Padre Sciberras -. Non sono certo che la portasse per il mio suggerimento, ma quando ho visto che l’ha indossata per il giuramento e che l’ha tenuta per affacciarsi dalla basilica vaticana, preferendola ad altre che poteva scegliere ero molto contento”.