Leone XIV, una speranza di stabilità e di equilibrio per la Chiesa e il mondo

Papa Leone XIV
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.05.2025 – Vik van Brantegem] – Il quotidiano francofono belga Le Soir ha pubblicato ieri [QUI] un’intervista a cura di Silvia Benedetti al collega e amico Marco Tosatti. Riportiamo di seguito la traduzione italiana dell’intervista, seguita da qualche altra considerazione di Tosatti, pubblicate sul suo blog Stilum Curiae [QUI].

Il vaticanista Marco Tosatti:
“Robert Francis Prevost rappresenta
una scelta di mediazione e continuità”

Per quasi 45 anni, il saggista Marco Tosatti ha raccontato luci e ombre del Vaticano. Residente a Roma, fino al 2008 è stato l’esperto del Vaticano per il quotidiano nazionale La Stampa. Con uno sguardo illuminato e critico alle sfide che attendono la Chiesa Cattolica di domani, evidenzia i punti di forza e di debolezza del nuovo Papa Leone XIV, eletto questo giovedì pomeriggio.

Cosa pensa della scelta fatta questo giovedì dai 133 cardinali elettori riuniti in Conclave?
Questo nuovo Papa rappresenta certamente una scelta di mediazione e di continuità. Robert Francis Prevost è stato, infatti, “scoperto” da Francesco, che lo ha nominato, nel 2023, Prefetto del Dicastero per i Vescovi, un incarico di grande responsabilità e potere all’interno del Vaticano. È sia un buon diplomatico che un “pastore missionario”. È, infine, un «figlio di Sant’Agostino» umile ed equilibrato, il cui sguardo, timido e risoluto al tempo stesso, mi ha ricordato in un certo modo quello di Benedetto XVI.

Cosa ne pensi del suo primo discorso?
Leone XIV ha pronunciato uno dei discorsi più lunghi mai pronunciati da un pontefice appena eletto. Ha ripetuto più volte la parola “pace” e mi è piaciuto molto il suo invito a una “pace disarmata e disarmante”. Ha iniziato il suo discorso anche con le prime parole pronunciate dal Cristo risorto: «Pace a voi!» Anche il nome scelto non è di poco conto: Leone XIII è stato l’ultimo Papa del XIX secolo, colui che ha guidato la Chiesa Cattolica nel suo delicato e difficile passaggio alla modernità.

Cosa rappresenta l’elezione del primo Papa americano?
È la fine di un tabù. Si è sempre pensato che un Pontefice proveniente dalla massima potenza mondiale sarebbe stato un po’ eccessivo… Ma coloro che hanno eletto Robert Francis Prevost sperano sinceramente che il nuovo Papa sappia dimostrare una vera autonomia rispetto alle sue origini. I cardinali elettori scelsero l’uomo, non il suo passaporto.

Quali sfide dovrà affrontare nel breve termine?
Leone XIV deve anzitutto garantire l’unità della Chiesa Cattolica, seriamente minacciata da profonde divisioni, da pericolose frammentazioni dottrinali e da antagonismi che hanno raggiunto una virulenza inaudita. La Chiesa sembra infatti presentare ai suoi fedeli volti molto diversi, perfino inconciliabili. Penso in particolare alla “furia cieca” della Chiesa tedesca, che è respinta da una parte molto significativa della comunità Cattolica e delle gerarchie di tutto il mondo, in particolare dai vescovi in Africa. Ma non è tutto…

Cosa vorresti aggiungere?
L’altro importante obiettivo a breve termine è l’istituzione, da parte di Leone XIV, di una vera e propria diplomazia vaticana per la pace. Francesco ha raddoppiato i suoi sforzi in questa direzione per mettere a tacere le armi. Il suo successore dovrà seguire la strada tracciata dal pontefice argentino. Un compito che non sarà certamente facile, data la forza e l’influenza dei poteri guerrafondai che dettano l’agenda dei nostri tempi. Basti pensare alla guerra in Ucraina o alla violenza senza precedenti che da troppo tempo insanguina Gaza… Tuttavia, nel suo primo discorso, il nuovo Papa sembra dimostrare una vera e sincera sensibilità verso questi temi.

E nel medio termine?
Leone XIV è chiamato a restituire vera forza e profondità alla fede e alla religione Cattolica in tutto il mondo. E presentare i valori morali, che oggi consideriamo obsoleti, come qualcosa di positivo e fondamentale per la nostra vita quotidiana. Il nuovo Papa dovrà anche restituire un po’ di credibilità al Vaticano. La reputazione della Chiesa è in pericolo a causa dell’ostilità che esiste in tutto il mondo verso una certa cultura Cristiana, degli errori e delle debolezze di vari membri del clero e dell’impressione data dal Vaticano che essa non sia sempre al passo con le sfide del presente.

Stai parlando, ad esempio, del problema degli abusi sessuali da parte di membri del clero?
SÌ. Francesco non ha lottato abbastanza duramente su questo fronte. Nonostante le sue dichiarazioni d’intenti, questa piaga non è stata debellata, anzi. Ancora oggi, in Vaticano, abbiamo prelati di alto rango che sono stati condannati nei loro Paesi d’origine per aver commesso abusi sessuali. Pensiamo anche all’ex sacerdote Gesuita e artista Sloveno Marko Rupnik, scomunicato dopo essere stato accusato di abusi sessuali su suore, di cui si dice che viva ancora a Roma e la cui scomunica sembra essere stata misteriosamente sospesa…

Cosa pensa della proposta, avanzata di recente da alcuni alti prelati, di affiancare il nuovo Papa creando un “consiglio di cardinali” in grado di orientarlo nelle sue decisioni?
Questa proposta non è altro che una conseguenza del pontificato appena concluso. In teoria il Papa è un monarca assoluto. Questo potere fu esercitato con grande rispetto e prudenza dai predecessori di Francesco. Quest’ultimo, però, a causa dei suoi scatti d’ira, delle sue decisioni improvvise e spesso contraddittorie, governò come un vero leader autocratico. Era una specie di “re papa”. Non credo che Leone XIV eserciterà il potere nello stesso modo.

Il nuovo pontefice vorrà ridare forza e vigore alla “burocrazia vaticana” e alla Curia romana, indebolite e un po’ declassate da Francesco?
L’equilibrio politico in Vaticano è il risultato di un’armoniosa distribuzione dei poteri. Abbiamo il Papa, il Segretario di Stato che è anche una specie di Ministro degli Esteri della Santa Sede, un Sostituto della Segreteria di Stato, che è a metà strada tra la figura di un Primo Ministro e quella di un Ministro dell’Interno, Congregazioni molto importanti e a volte molto autonome nel loro funzionamento… Francesco, con la sua gestione politica, ha rotto questo equilibrio. Ecco perché penso che Leone XIV, senza necessariamente aver bisogno di essere supportato da un nuovo “consiglio dei cardinali”, avrebbe interesse a ristabilire gli equilibri istituzionali del passato.

* * *

A quanto detto sopra, aggiungo qualche punto.

La mia impressione – ma posso evidentemente sbagliarmi – è che la scelta di Robert Francis Prevost sia stata compiuta prima che si chiudessero le porte della Sistina. L’insistenza di diversi cardinali di grande sperienza e certamente dentro le segrete cose – Romeo, Re, per non citarne che due – su un conclave rapido e le previsioni così precise sui tempi avvalorano questa ipotesi.

Prioritaria la necessità di non provocare una frattura nella Chiesa, che le spinte date dal pontificato di Bergoglio hanno messo in moto.

La necessità di offrire ai fedeli un volto rassicurante. Ed equilibrato. Ora che Jorge Mario Bergoglio è passato a miglior vita, posso dire che persone a conoscenza dei fatti in maniera diretta confidavano a porporati di fiducia che Francesco, già da prima dell’elezione, assumeva farmaci per stabilizzare emotività ed equilibrio psico-emotivo. Abbiamo vissuto dodici anni di un Pontefice non troppo stabile sicuro ai piani alti? Probabilmente sì: e scatti d’ira, tempeste verbali, ed episodi consimili, ben noti a chi frequentava Santa Marta, lo confermerebbero. La serenità del volto di Robert Francis Prevost è rassicurante.
Il suo discorso, che possiamo definire in un certo senso programmatico, mi è sembrato interessante. Ha usato le parole di Cristo Risorto in apertura (ci ricordiamo con i brividi il “buonasera” bergogliano…); lo ha chiuso recitando insieme alla piazza l’Ave Maria. Ha parlato, più volte, di pace; e in questo momento storico in cui il mondo sembra in mano ai fabbricanti di guerra non è poco; ha affermato che il Male non prevarrà; e il non praevalebunt evangelico implica che Leone XIV è ben conscio dell’esistenza del Male con la M maiuscola, come il suo predecessore nel nome, a cui dobbiamo la preghiera a San Michele Arcangelo. Normale, per un Papa, dite voi? Forse, ma comunque rassicurante, testimonia di un orizzonte soprannaturale cristiano. E la consapevolezza che la battaglia che si svolge in questo mondo ha attori non solo umani.

Certo l’accenno alla Chiesa “sinodale”…. ma non dobbiamo dimenticare che Robert Francis Prevost è stato eletto da una platea di porporati di cui 108 sono stati creati da Jorge Mario Bergoglio, e portano il suo marchio; un lip service al tema così caro al suo predecessore c’era da attenderlo. Sarebbe stata strana la sua assenza.

Che dire di più? Le incognite sono stante. Non sappiamo nulla della sua capacità di gestione degli esseri umani; e qualche accusa di negligenza in fatto di punizione degli abusi di sacerdoti – da lui negate risolutamente – lo avevano accompagnato. Bisognerà vedere quale sarà la scelta degli uomini, e le decisioni su una ampia fascia di problemi.

E la situazione della Chiesa dopo dodici anni di Bergoglio è quella che è. Vocazioni sacerdotali e religiose in calo costante dal 2012. il flusso della generosità dei fedeli in crisi, fughe in avanti di episcopati, vescovi e sacerdoti, la guerra incomprensibile, se non in un’ottica soprannaturale, verso la Messa di sempre e i Cattolici fedeli alla tradizione, la gestione vergognosa di casi come quello di Rupnik e Zanchetta… ci vorrà un Ercole, per pulire queste stalle di Augia.

Ma la prima impressione, per quello che può valere, è stata positiva.

Che Dio l’aiuti, e aiuti tutti noi.

Postscriptum

1. «Mi sono leggiucchiato qua e là un po’ di cose sui Papi di nome Leone. Mi sono soffermato su un particolare del Pontificato di Papa Leone XII, pontefice dal 1823 al 1829. Indisse l’Anno Santo del 1825, l’unico tenutosi nel XIX secolo, voluto dal Papa contro il volere dei potenti del tempo che temevano sommosse. Lo fece preparare da un anno di predicazioni. Oggi abbiamo un Papa Leone che dovrà terminare il Giubileo 200 anni dopo.
Leone XII fu eletto nonostante la forte opposizione della Francia. Forse la riunione tenuta da Macron per sostenere un certo cardinale francese può costituire una vaga analogia.
Ma la cosa che mi ha colpito in particolare è che appena eletto, Leone XII, nato della Genga, volle ripristinare il pranzo offerto ai pellegrini poveri servito da egli stesso in prima persona con indosso un grembiule. Ho letto che l’attuale Pontefice durante i pasti in Santa Marta nel corso dei giorni precedenti la sua elezione abbia aiutato le suore a ritirare i piatti sporchi dalla tavola.
Ecco, il racconto del suo predecessore, Papa Leone XII, mi ha fatto pensare all’ignoranza di matrice modernista di presentare l’umiltà dei pontefici moderni come di qualcosa di inedito nella storia della Chiesa. Cari modernisti, l’attenzione per i poveri nella Chiesa c’è sempre stata, mi dispiace deludervi, ma non ne avete il copyright. Fatevene una ragione» (Renzo Puccetti).

2. «Non vorrei che passasse sotto silenzio un dato sconcertante. Su Facebook e altrove, la maggior parte dei cattolici sta giustamente elencando tutte le cose che questo Papa ha detto o fatto e che sembrano avere un’impronta cattolica: l’abito, la croce d’oro, la mozzetta, le mani giunte, una preghiera in latino, il riferimento alla Madonna di Pompei, ecc.
Pensiamoci: siamo arrivati al punto in cui – ed è indicativo di come stiamo messi – ci ritroviamo noi a cercare nel Papa indizi di Cattolicesimo. Questo non può passare inosservato. Non si può fare finta di niente.
Esultiamo, e giustamente, per ogni parola che ci appare rassicurante. Ma dovrebbe essere il contrario: dovrebbe essere lui a riconoscere il cattolicesimo in noi, a confermarci nella fede, non noi a doverlo rintracciare nei suoi gesti.
Detto ciò, auguro sinceramente ogni grazia, dono e benedizione a Leone XIV, e che comprenda quanto sia drammatico il fatto che si sia giunti a questo orrendo punto» (Roberto Bonaventura).

3. «Leone XIV, si riaccende la speranza nella piazza e nel mio cuore  – Speravo, come ho scritto in un articolo per Stilum Curiae, nato da una notte insonne, con il cuore in tumulto (come dico io), un Papa che portasse il nome di Pio XIII o di Leone XIV e – e l’emozione, sì, mi mozza il respiro – ho il “mio” – anzi abbiamo il nostro – Leone, ringraziando il Signore.
Dio sia benedetto. Leone, con la persona piccola e il viso sereno, mi ricorda il dolcissimo Leone XIII, che, sbiancando durante una Santa Messa, vide, in visione, il diavolo penetrare nella sede petrina.
E Leone, il nostro Leone, ha detto che il male non prevarrà!
Le porte degli inferi si chiuderanno perché anche la Chiesa, unita e più forte nella pace di Dio “una pace disarmata e una pace disarmante, umile, perseverante”, è tornata a vivere. Anche nell’Ave Maria, semplice, adorabile, recitata dalla loggia e che ha riempito la piazza e mosso i cuori di tanti e di tutti. Emozione, tutti l’hanno sentita. Proprio oggi, giorno della Madonna del Rosario di Pompei.
Leone XIV, dolcissimo e combattente (come il grande Leone Magno che fermò Attila…), un Pontefice agostiniano e di Dio, che, come si è visto dal suo primo discorso, benedice, parla di Cristo, di Dio, recita con noi l’Ave Maria.
E niente buonasera…
Sì, un respiro di sollievo, un’emozione rosa e celeste, dopo tanti anni di patire, sotto la Croce, sempre in pena per la passione della Chiesa lacerata, divisa, in pianto. Il Signore è risorto, è davvero risorto.
E insieme, si riaccende la speranza nella piazza e nel mio cuore.
E ho come la strana sensazione che la mia “missione” sia finita, che dopo tante parole – articoli in eruzione vulcanica – sia giunto per me il momento di rimanere in silenzio, di farmi da parte, di stare d’un canto, di mettere mani e cuore a riposo e di vivere la pace del Dolce Cristo in terra, che, al solo vederlo, mi ha accarezzato l’anima e il cuore (Benedetta De Vito su Stilum Curiae).

4. «Un Papa che ha già nel nome il suo destino “nomen omen” Prevost, è un matematico e filosofo, che ha scoperto Dio, sia nella matematica, sia nella filosofia, oltre che nella teologia.
È stato eletto nel giorno della Supplica della Madonna di Pompei e nel giorno della prima apparizione di San Michele Arcangelo, credo quindi che sarà ben protetto e guidato dall’alto, in uno dei momenti più drammatici della storia» (Mario Scisci).

5. «(…) Leone XIV. Papa. Ma prima: laureato in matematica. Poi teologia. Poi diritto canonico. Ama il tennis. Le passeggiate lunghe. Le chiacchiere vere. E la lettura, quella che ti scompiglia, non quella che ti consola. Ha lo stile sobrio di chi non si mette in posa. (…) Ma si è dimenticato dei segni» (Franca Maria Lorusso).

6. «Sovrapensiero, mi è venuto di citare Dante:
(…) Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura! (…)
Grazie alla Divina Provvidenza nella “selva oscura” è sceso da cielo – Papa Leone XIV. Ieri ha convinto il mondo intero, ci ha emozionato tutti. Che Iddio lo benedica, il suo compito non sarà semplice e facile. Il suo nome ci indica, in modo emblematico la sua forza nella fede. Noi sin da ora siamo con te, preghiamo» (Fari Pad).

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