Quarta domenica di Pasqua: Gesù, il buon pastore!

Nel Vangelo Gesù ci propone il Regno con l’immagine del Buon Pastore. Noi siamo suo popolo, gregge che Egli ama. Il tema odierno si incrocia con quello della chiamata e della vocazione cristiana. Tutti siamo chiamati a far parte del suo gregge e le parole di Gesù risuonano consolanti: ‘Venite a me, voi tutti che siete stanchi, affaticati, oppressi, ed io vi ristorerò!’ Rispondere positivamente alla chiamata, all’invito del Buon Pastore è garanzia di salvezza eterna: ‘Io darò loro la vita eterna’, assicura Gesù. Nel messaggio tre verbi evidenziano il rapporto tra il Pastore e le sue pecorelle: io le conosco, mi ascoltano, mi seguono.
Dio conosce tutte le sue pecore perché sono espressione del suo amore misericordioso per il quale ‘il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’. Le pecore sono sue e per esse ha dato Maria, sua madre, come madre della Chiesa per la quale oggi preghiamo: ‘Rivolgi a noi, madre, gli occhi tuoi misericordiosi’. Gesù conosce le sue pecorelle per le quali è accusato dagli avversari (scribi e farisei ipocriti) di mangiare con esse ed accoglierle. Ma Gesù dirà: qualunque cosa fai ad un povero a nome mio, l’hai fatto a me. A Pietro che chiede quante volte si può o si deve perdonare, Gesù dirà non sette volte ma settanta volte sette.
Gesù, buon Pastore, è sempre attento a ciascuno di noi: ci cerca, ci ama e di ognuno conosce pregi e difetti; nostro compito è ascoltare la sua voce e seguirlo. Questo significa vero amore: l’amore è dono, non è costrizione: c’è pertanto chi lo respinge, c’è chi lo accoglie: Gesù chiama ‘amico’ Giuda che lo tradisce con un bacio e poi va ad impiccarsi; Gesù perdona a Pietro, che lo rinnega e poi piange il suo peccato e poi gli dirà: pasci le mie pecorelle, pasci i miei agnelli: lo costituisce capo e suo vicario sulla terra. Gesù invita tutti alla salvezza ma all’invito di Gesù deve fare riscontro il nostro ‘sì’ generoso e carico di amore.
Necessita ascoltare la sua voce e seguirlo, lavare le proprie vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello, come si legge nell’Apocalisse. E’ necessario liberare il cuore da tutte quelle passioni che non si conciliano con l’amore misericordioso di Dio. Le mie pecore, dice Gesù, ascoltano la mia voce, mi seguono e nessuna andrà perduta. Solo l’amore, inteso come coinvolgimento e capacità di mettersi in giuoco, evidenzia che siamo suoi; non c’è alternativa: ciò che ci costituisce di essere veri cristiani, ciò che conta è ascoltare Cristo e seguirlo.
Questa è la Chiesa, il grande gregge di Gesù, di cui parla l’Apocalisse: ‘Una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua’. Un regno di Dio dove le pecore sono nutrite con il suo corpo e il suo sangue: ‘Prendete e mangiate, questo è il mio corpo’. Basta pensare ai discepoli di Cristo, che ad Emmaus riconobbero Gesù solo nello spezzare il pane. Un Regno dove Gesù dice espressamente: chi vuole essere mio discepolo prenda la Croce e mi segua; la croce per il cristiano è una cattedra e ogni discepolo di Gesù deve essere un maestro.
Capirono ciò bene gli Apostoli che diedero la vita per testimoniare la parola di Dio in mezzo agli Ebrei e al mondo pagano. Questa è la Chiesa di Gesù: vera Chiesa missionaria! Sei cristiano se ascolti Cristo Gesù e la tua vita diventa testimonianza viva; fai parte di una Chiesa sempre in uscita. E’ allora necessario predicare ed essere predicatori credibili. Maria, la Santissima Vergine, madre di Gesù e nostra, ci aiuti ad accogliere con gioia viva il messaggio di Gesù e ad essere testimoni credibili del vangelo con le parole e le opere.