Card. Re: un papa per il bene della Chiesa

Ieri, alla vigilia dell’inizio del conclave, i cardinali riuniti in Vaticano per l’elezione del nuovo Pontefice, hanno esortato ad un cessate il fuoco nei luoghi dove sono in corso conflitti: “Noi Cardinali di Santa Romana Chiesa, riuniti in Congregazione Generale prima dell’inizio del Conclave, costatato con rammarico che non si sono registrati progressi per favorire i processi di pace in Ucraina, in Medio Oriente e in tante altre parti del mondo, anzi che si sono intensificati gli attacchi specialmente a danno della popolazione civile, formuliamo un sentito appello a tutte le parti coinvolte affinché si giunga quanto prima ad un cessate il fuoco permanente e si negozi, senza precondizioni e ulteriori indugi, la pace lungamente desiderata dalle popolazioni coinvolte e dal mondo intero. Invitiamo tutti i fedeli a intensificare la supplica al Signore per una pace giusta e duratura”.
Mentre questa mattina nella Messa ‘pro eligendo Pontifice’, celebrata nella Basilica Vaticana, alla presenza di 5.000 fedeli con 220 porporati il card. Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, ha sottolineato l’assiduità della prima comunità cristiana nella preghiera: “Negli Atti degli Apostoli si legge che, dopo l’ascensione di Cristo al cielo e in attesa della Pentecoste, tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera insieme con Maria, la Madre di Gesù.
E’ proprio quello che anche noi stiamo facendo a poche ore dall’inizio del Conclave, sotto lo sguardo della Madonna posta a fianco dell’altare, in questa Basilica che si eleva sopra la tomba dell’Apostolo Pietro. Percepiamo unito a noi l’intero popolo di Dio col suo senso di fede, di amore al Papa e di fiduciosa attesa”.
E’ stata un’invocazione allo Spirito Santo per un papa ‘giusto’ per questo momento storico: “Siamo qui per invocare l’aiuto dello Spirito Santo, per implorare la sua luce e la sua forza perché sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile e complesso.
Pregare, invocando lo Spirito Santo, è l’unico atteggiamento giusto e doveroso, mentre i Cardinali elettori si preparano ad un atto di massima responsabilità umana ed ecclesiale e ad una scelta di eccezionale importanza; un atto umano per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità”.
Proprio nel momento culminante Gesù infonde negli apostoli un comandamento nuovo: “E’ il messaggio dell’amore, che Gesù definisce comandamento ‘nuovo’. Nuovo perché trasforma in positivo e amplia grandemente l’ammonimento dell’Antico Testamento, che diceva: ‘Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te’.
L’amore, che Gesù rivela, non conosce limiti e deve caratterizzare i pensieri e l’azione di tutti i suoi discepoli, i quali nel loro comportamento devono sempre mostrare un amore autentico e impegnarsi per la costruzione di una nuova civiltà, quella che Paolo VI chiamò ‘civiltà dell’amore’. L’amore è la sola forza capace di cambiare il mondo”.
E l’amore di Gesù per il mondo è dimostrato nella lavanda dei piedi: “Gesù ci ha dato l’esempio di questo amore all’inizio dell’ultima cena con un gesto sorprendente: si è abbassato al servizio degli altri, lavando i piedi agli Apostoli, senza discriminazioni, non escludendo Giuda che lo avrebbe tradito.
Questo messaggio di Gesù si ricollega a quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura della Messa, nella quale il profeta Isaia ci ha ricordato che la qualità fondamentale dei Pastori è l’amore fino al dono completo di sé”.
Dalle letture odierne è evidente i ‘compiti’ del papa: “Fra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: comunione di tutti i cristiani con Cristo; comunione dei Vescovi col Papa; comunione dei Vescovi fra di loro. Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre ‘casa e scuola di comunione’. E’ inoltre forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli. L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo”.
Quindi nell’elezione papale è sempre Pietro che tramanda la fede: “L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna. I cardinali elettori esprimeranno il loro voto nella Cappella Sistina, dove (come dice la costituzione apostolica ‘Universi dominici gregis’) ‘tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato’.
Nel Trittico Romano papa Giovanni Paolo II auspicava che, nelle ore della grande decisione mediante il voto, l’incombente immagine michelangiolesca di Gesù Giudice ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le ‘somme chiavi’ nelle mani giuste”.
Il card. Re ha concluso l’omelia con le invocazioni allo Spirito Santo: “Preghiamo quindi perché lo Spirito Santo, che negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e grandi, ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità.
Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio.
Il mondo di oggi attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le generazioni future. La Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, intervenga con la sua materna intercessione, perché lo Spirito Santo illumini le menti dei cardinali elettori e li renda concordi nell’elezione del papa di cui ha bisogno il nostro tempo”.
Mentre nel pomeriggio è stato pronunciato ‘Extra omnes!’ (Fuori tutti) da parte da parte del Maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, mons. Diego Ravelli, con cui ha inizio ufficialmente il Conclave attraverso il giuramento di tutti i 133 cardinali elettori:
“Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede”, continua ancora il giuramento solenne in Sistina.
Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l’elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell’elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l’elezione del nuovo Pontefice”.
(Foto: Santa Sede)