L’ingiusta condanna del Cardinal Becciu e sua esclusione dal Conclave. Approfondimenti e valutazioni – Quarta parte

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.05.2025 – Vik van Brantegem] – Nei giorni precedenti abbiamo riportato in tre parti alcuni interventi significativo sul caso Becciu, iniziando con l’appunto di Tonino Solarino L’ incredibile ingiustizia in Vaticano ai danni del Cardinale Angelo Becciu [QUI]. Poi, abbiamo proseguito con la trascrizione integrale di un’intervista esclusiva al Cardinale Angelo Becciu a cura di Giorgio Meletti e Federica Tourn registrata per Appunti il 12 febbraio 2025, due giorni prima che Papa Francesco venisse ricoverato al Policlinico Gemelli, di cui una corposa sintesi è inserita nel podcast La Scomunica – Episodio 3: Al nemico neppure giustizia di Stefano Feltri, Giorgio Meletti e Federica Tourn, pubblicata mercoledì 30 aprile 2025. Il Cardinal Becciu racconta le accuse di Papa Francesco nei suoi confronti e l’inizio della sua caduta, che l’ha portato a rimanere fuori dal Conclave:
– Prima parte: “Ecco cosa mi disse il Papa nel nostro colloquio” [QUI]
– Seconda parte: “Speravo che il Papa mi restituisse l’innocenza” [QUI]
Oggi, nel giorno in cui i cardinali elettori entreranno in Conclave, con il dovere di eleggere il nuovo Romano Pontefici, riportiamo l’intervista di Nico Spuntoni alla canonista Geraldina Boni per La Nuova Bussola Quotidiana sul caso del Cardinale Giovanni Angelo Becciu estromesso dal Conclave. Segue un Postscriptum conclusivo, in attesa del nuovo Romano Pontefice.
«Ecco perché Becciu poteva (e doveva) partecipare al conclave»
di Nico Spuntoni
La Nuova Bussola Quotidiana, 1° maggio 2025
Del caso Becciu si parla sin da primo giorno di Congregazioni Generali, ma l’apice è stato raggiunto in questo inizio di settimana. Lunedì c’è stata la rivelazione dei documenti firmati dal Papa per escluderlo dal Conclave a cui è seguito l’annuncio del cardinale sardo di fare un passo indietro ufficializzato il giorno dopo in una nota. La giornata di ieri, invece, ha visto la Congregazione dei cardinali firmare insolitamente una dichiarazione che definiva la questione «di carattere procedurale». La Congregazione ha «preso atto che egli (Becciu, ndr), avendo a cuore il bene della Chiesa, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del conclave, ha comunicato la sua decisione di non partecipare ad esso». La dichiarazione esprime «apprezzamento per il gesto da lui compiuto ed auspica che gli organi di giustizia competenti possano accertare definitivamente i fatti». Nonostante l’epilogo, restano forti dubbi sulla validità dell’esclusione ed è forte l’impressione che senza il sacrificio di Becciu la querelle sarebbe continuata ad oltranza, anche dopo il Conclave. La Nuova Bussola Quotidiana ha commentato gli sviluppi con Geraldina Boni, professoressa ordinaria di Diritto ecclesiastico e canonico presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna Alma Mater Studiorum ed autrice insieme a Manuel Ganarin e Alberto Tomer del libro Il processo Becciu. Un’analisi critica (Marietti1820).
Professoressa, secondo lei Becciu aveva il diritto di partecipare al Conclave?
L’unica attestazione che comprimeva i suoi diritti connessi al cardinalato è quella contenuta nella sezione Rinunce e nomine sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede del 24 settembre 2020, tra l’altro laconica e un poco imprecisa. Si è trattato di una rinuncia che, malgrado il vocabolo sembri implicare una libera volontarietà dell’atto, non è stata spontanea ma comandata verbalmente da Francesco, sebbene Becciu si proclami da sempre innocente rispetto a quello di cui è stato imputato. Nell’accettazione pontificia ci sono numerosi profili di incertezza perché non si menziona il Conclave né si priva espressamente Becciu della dignità cardinalizia, lasciando in tal modo aperta la possibilità che la situazione potesse evolvere e risolversi diversamente. In seguito, tra l’altro, Francesco, con significativi gesti concludenti, ha riammesso in alcune circostanze emblematiche Becciu al Concistoro e alle celebrazioni pontificie, pubblicamente a partire da fine agosto 2022.
Che interpretazione dovevano assumere questi gesti agli occhi dei cardinali nelle Congregazioni Generali?
Questi gesti avrebbero potuto far presumere che la “sanzione” inflitta fosse stata di fatto addirittura superata per volontà dello stesso Sommo Pontefice. Comunque, in applicazione della Costituzione Apostolica Universi Dominici gregis, il Collegio dei cardinali, chiamato a dirimere la questione dubbia, avrebbe dovuto tener conto dei confini indefiniti e ambigui della rinuncia verosimilmente imposta a Becciu e dare fedelmente esecuzione a quanto stabilisce il diritto canonico che impone, laddove si sia dinanzi a disposizioni che comminano una pena o limitano il libero esercizio dei diritti, una loro interpretazione stretta. Dunque andava ammesso al voto in Conclave.
La sua esclusione dal Conclave è connessa alla condanna in primo grado inflitta dal Tribunale di Città del Vaticano nel processo su cui stanno emergendo in queste ore nuove ombre?
No. Il processo vaticano non ha alcuna connessione con la partecipazione al Conclave. La pena temporale inflitta a Becciu dalla sentenza di primo grado del Tribunale vaticano non poteva in nessun modo essere invocata per impedirgli di entrare in Conclave. Giovanni Paolo II, nella Universi Dominici gregis, ha confermato la disposizione per la quale nessun cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva sia passiva per nessun motivo o pretesto. Il Tribunale di prima istanza dello Stato della Città del Vaticano rappresenta un’autorità secolare: un potere senz’altro del tutto singolare, eppure comunque statuale, che non può quindi condizionare in alcun modo l’elezione del Vicario di Cristo, privando un cardinale dell’elettorato. La sentenza di primo grado, inoltre, come si auspica vivamente, potrebbe essere ribaltata nell’appello attualmente in corso, riconoscendo l’infondatezza di tutte le accuse che sono state addebitate a Becciu: alcune invero fantasiose e già rivelatesi false.
Cosa ne pensa della rinuncia di Becciu a entrare in Conclave?
Un gesto straordinario davanti al quale provo grande ammirazione ed anche un intimo conforto. Pur proclamando al mondo intero la propria innocenza e la sofferenza per avere indebitamente subito un processo che ha sconquassato la sua vita, il cardinale fa un passo indietro per amore della Chiesa: dimostrando, insieme alla sua statura morale, che le logiche di quest’ultima non sono quelle mondane. Il bene della Chiesa deve sempre prevalere sull’interesse personale, anche se chi lo rivendica è nel giusto. E poi c’è un altro aspetto…
Quale?
Il suo gesto blinda dal punto di vista giuridico la validità del Conclave e l’elezione del prossimo successore di Pietro: mentre tutte le altre possibili soluzioni presentavano comunque profili problematici e avrebbero potuto creare in futuro dispute e polemiche. È poi vero, come è stato osservato, che votare per il Papa è non solo un diritto ma anche un dovere per il cardinale. Da questo dovere però si è esonerati se sussiste un grave impedimento riconosciuto dal Collegio dei cardinali, secondo quanto stabilisce il n. 38 della Universi Dominici gregis: l’incertezza e il dubbio oggettivo che Becciu potesse entrare o no in Conclave concreta incontestabilmente tale impedimento. Dunque nulla gli può essere rimproverato.
Becciu non entra in conclave per il suo passo indietro o per l’applicazione dei due documenti del Papa? Ieri la Congregazione dei cardinali non li ha proprio menzionati nella nota sul caso…
La rinuncia spontanea di Becciu ha un ulteriore merito: quello di aver evitato che si desse attuazione coattiva ai due documenti di Francesco di cui si è riferito in questi giorni. Un canonista competente – in un suo parere di cui alcuni brani sono stati riportati dalla stampa – ha sollevato questioni di validità formale; si tratta di argomenti pertinenti, anche se le ragioni di forma vanno, per così dire, relativizzate nell’ordinamento canonico, specie quando si è al cospetto dell’esercizio del potere supremo nella Chiesa: va, poi, sempre ricordato il principio Prima Sedes a nemine iudicatur. Semmai è doveroso interrogarsi sull’ingiustificata segretezza delle lettere, neppure notificate al loro principale destinatario.
Questi documenti presentano un problema solo di forma o ce ne sono anche di sostanza?
Ci sono alcuni rilievi sulla loro sostanza che mi hanno fatto riflettere, e che, devo ammetterlo, mi hanno inquietato. Anzitutto non so se la decisione di Bergoglio risultasse espressamente motivata. Certamente sarebbe espressione di mera autocrazia stabilire l’esclusione dal Conclave senza neppure spiegarne le ragioni: un atto lesivo della dignità di Becciu, anzitutto come uomo. Non si può immaginare questo atto di arbitrio da parte del Papa che si è proclamato araldo della misericordia. D’altro canto, se le ragioni esplicitate dovessero essere state quelle che spinsero probabilmente il Papa a imporre a Becciu «la rinuncia ai diritti connessi al cardinalato» e per le quali è stato condannato dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, si vulnererebbe la presunzione di innocenza e si anticiperebbe la condanna definitiva senza assicurargli il diritto di difesa e quello al giusto processo, garantiti dal diritto divino. Un atto, quindi, che si presenterebbe viziato, nonostante il potere supremo del suo autore, il quale tuttavia, come noto, non può ergersi al di sopra di principi in questo caso pacificamente riconducibili al Creatore. Va sottolineato come nella Chiesa non possa assumersi il principio ius quia iussum: anche se il comando è del Papa. Deve valere il principio ius quia iustum: e la giustizia è stata ora inverata dal gesto di responsabilità e obbedienza del cardinale.
Che impressione le lascia tutta questa vicenda?
Francamente, se davvero si fosse risolto l’affaire Becciu solo invocando questi due documenti papali e dunque in forza di una concezione puramente volontarista del diritto canonico, mi sarei chiesta se valesse ancora la pena insegnare questa materia in quella Università di Bologna in cui pure la scienza canonistica è nata. Per fortuna, rectius per grazia di Dio, il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, con la sua scelta, ha reso chiaro al mondo il senso della vera giustizia nella Chiesa: che comporta saper rinunciare alle proprie legittime rivendicazioni quando è in gioco un bene molto più alto.
Postscriptum conclusivo, in attesa del nuovo Romano Pontefice
Oggi Felice Manti scrive in un articolo su Il Giornale [QUI] Si (ri)apre l’indagine vaticana sulle chat del processo Becciu. Dopo le mosse del broker Mincione: «Indagare sulle prove che al processo sui fondi della Santa Sede hanno portato alla condanna in primo grado di monsignor Angelo Becciu a cinque anni e sei mesi per peculato e truffa, escludendolo dal Conclave. A quanto si apprende, la giustizia vaticana potrebbe decidere di (ri)aprire un fascicolo dopo la pubblicazione sul Domani delle chat contenute nel telefonino di Genevieve Ciferri, dalle quali emergerebbe che le prove contenute nel dossier di Monsignor Alberto Perlasca, amico della donna, collaboratore di Becciu e teste chiave dell’accusa, sarebbero state concordate con la “Papessa” Francesca Chaouqui, il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi e il Commissario della Gendarmeria Stefano De Santis. “Non è detto che il fascicolo si chiuda senza indagati”, ammette una fonte al Giornale. Sono due anni che c’è un’indagine su queste conversazioni “omissate” dallo stesso Diddi. Nel corso del processo, era emerso che Perlasca aveva riferito a De Santis che avrebbe incontrato Becciu alla famosa cena del 5 settembre 2020 al ristorante romano Lo Scarpone, al Gianicolo. Per quale motivo l’avrebbe informato? Era parte della “macchinazione” che oggi lamentano i legali di Becciu? Le due donne millantano anche un ruolo di Pietro Parolin: “Fa la gatta morta, ma… molte cose le sa benissimo, e le ha sempre sapute”, dice la Ciferri.
Ma che c’entra lui? Come documentato dal Tempo, [e come noi abbiamo scritto dal 2022, con le carte del processo di Londra in mano] c’è la sua firma sul via libera all’affare del palazzo di Londra che ha portato alla condanna di Becciu. Il memorandum sull’affarre di Sloane Avenue, nato su idea Credit Suisse di Londra, è datato 25 novembre 2018, quando Becciu era alla Congregazione delle Cause dei Santi. Eppure sarebbe stato costretto al passo indietro sul Conclave “per assecondare la volontà di Papa Francesco”, suggellata nelle due lettere firmate F e diffuse dallo stesso Parolin.
Le chat – 2.500 pagine circa di fitte conversazioni – sono state consegnate dalla Ciferri al broker Raffaele Mincione, infangato da un processo a suo dire “ingiusto”, tanto da rivolgersi all’ONU. Nei giorni scorsi il finanziere ha anche ottenuto la condanna della Santa Sede a rifondere 1,5 milioni di spese legali dopo la condanna decisa dal Tribunale vaticano diretto da Giuseppe Pignatone.
“Becciu è stato escluso dal Conclave perché condannato o è stato condannato per farlo fuori dal Conclave?”, è la domanda che circola da giorni in Vaticano».
«Un segnale forte! Si svegliano all’ultimo minuto in vaticano? Se la magistratura deve indagare sull’operato della magistratura e della gendarmeria…» (Andrea Paganini).
Card. Versaldi: “Su fiducia tradita non mi riferivo a Becciu”
“Senza condanna definitiva è da considerarsi innocente”
(ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 03 MAG – Nessun riferimento al Cardinale Angelo Becciu sulla questione delle persone che hanno tradito negli anni la fiducia di Papa Francesco. Lo precisa il Cardinale Giuseppe Versaldi.
“Siccome nella mia intervista di ieri sera andata in onda al Tg1 alcuni hanno interpretato una mia frase riguardante chi aveva tradito la fiducia di Papa Francesco nella sua opera di riforma della Curia come fosse riferita al Card. Angelo Becciu, intendo precisare – dice Versaldi all’ANSA – che non volevo affatto fare riferimento alla suddetta vicenda ancora oggetto di giudizio in appello, bensì intendevo citare quanto è avvenuto quand’ero Presidente della Prefettura degli Affari Economici quando due persone chiamate dal Papa a far parte di una Commissione per la riforma del sistema economico e finanziario della Santa Sede furono processate e condannate dal Tribunale vaticano per reati contro la Santa Sede. Il Card. Becciu, dal punto di vista giuridico non è stato condannato con sentenza definitiva e, pertanto – sottolinea Versaldi -, è da considerarsi innocente. Ciò è ancor più avvalorato da quello che ultimamente sta emergendo circa il modo con cui è stato condotto il primo grado del processo in Vaticano a suo carico”. (ANSA).
«La dichiarazione del Cardinal Versaldi è particolarmente rilevante in quanto è il primo cardinale che osa parlare con libertà ad evidenziare forti dubbi sulla regolarità del processo che si è trasformato in una esecuzione in piena regola per il Cardinal Becciu. È finito il periodo del terrore dentro le mura vaticane?
Ormai i fatti eclatanti che stanno emergendo da chat, audio e documenti già a disposizione del collegio giudicante di primo grado, ci raccontano un’altra verità, seppur oscurata ancora dai grandi mezzi d’informazione. Il Cardinal Becciu non entra in Conclave perché condannato, ma è stato condannato perché non entrasse in Conclave.
F non ha mai aperto gli occhi sull’operato che ormai appare disastroso del suo Promotore di Giustizia. Lo faranno i cardinali? Lo farà il nuovo pontefice?» (Mario Becciu).
Indice – Caso 60SA [QUI]