Preti abusatori sessuali protetti dalla Santa Sede. Il già Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin sotto accusa

Cardinale Pietro Parolin
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 04.05.2025 – Ivo Pincara] – Su Appunti del 4 maggio 2025 [QUI], i giornalisti d’inchiesta Giorgio Meletti e Federica Tourn hanno dedicato un articolo – che riportiamo di seguito – alla conferenza stampa tenuta a Roma venerdì 2 maggio 2025 da Bishop-accountability.org, l’associazione internazionale che indaga e documenta i reati dei preti pedofili in tutto il mondo. Scrivono: «Ogni richiesta di informazioni su un ecclesiastico autore di reati sessuali proveniente da un altro Paese passava dall’ufficio del Segretario di Stato Parolin. Che quasi sempre non collaborava». Anne Barrett Doyle, la leader di Bishop-accountability.org, ha dichiarato: «Nessuno nella Chiesa cattolica ha avuto un ruolo così fondamentale nel nascondere alle autorità civili di tutto il mondo informazioni sugli abusi sessuali dei sacerdoti come il Cardinale Parolin».

Venerdì 2 maggio 2025 Anne Barrett Doyle, leader di Bishop-accountability.org, l’associazione internazionale che indaga e documenta le imprese dei preti pedofili, si è in un certo senso iscritta al Conclave, senza essere un cardinale e con l’aggravante di essere donna, per ricordare ai 133 prelati votanti il rischio di eleggere Papa un protettore degli abusatori.

Lo ha fatto a Roma in una conferenza tenuta in un piccolo hotel a cento metri dalla Cappella Sistina, in una sala affollata da giornalisti di tutto il mondo ma significativamente disertata dalla stampa italiana, interessata solo a ripetere in articoli molto somiglianti l’uno all’altro che il prossimo Papa sarà italiano.

In modo beffardo, Barrett Doyle ha dedicato la conferenza stampa ai due candidati favoriti secondo le quote dei bookmakers inglesi, Parolin e il filippino Luis Antonio Tagle. Secondo l’esponente di Bishop-accountability.org, Parolin e Tagle sono solo, tra i cardinali con la coscienza sporca, i due più in vista. Ma ha promesso che altri nomi verranno fatti prima di mercoledì 7 maggio, data di inizio del Conclave.

La stampa italiana ha totalmente ignorato la denuncia di Bishop-accountability.org, ampiamente riportata in tutto il mondo occidentale dalle principali agenzie di stampa e anche dai notiziari televisivi.

In questo modo i lettori italiani non hanno accesso a un’informazione decisiva, e cioè che le ambizioni di Parolin e degli altri cosiddetti papabili italiani (l’Arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi e il Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa) scontano un fatto incontrovertibile: la Chiesa italiana è notoriamente quella più opaca e “negazionista” sul tema della pedofilia, e questo non può non pesare nelle valutazioni del Conclave.

Proprio venerdì 2 maggio, come ha riferito il portavoce della Santa Sede Matteo Bruni, l’ottava Congregazione generale dei cardinali ha dedicato la discussione preparatoria del Conclave agli abusi sessuali e agli scandali finanziari.

Si legge nel comunicato: «Matteo Bruni ha riferito che tali questioni sono state affrontate come “una ferita” da mantenere “aperta”, affinché resti viva la consapevolezza del problema e si possano individuare percorsi concreti per la sua guarigione».

Quando i cardinali discutono di queste cose coprono con cortine fumogene di parole generiche il nodo della questione: se in tutto il mondo la Chiesa cerca di arginare l’onda di piena della pedofilia alternando trasparenza e opacità, come dimostrano le ambiguità di Papa Francesco e dei suoi predecessori, Karol Wojtyła e Joseph Ratzinger, sicuramente ci sono i vescovi italiani alla guida del partito dell’opacità.

Ma l’accusa contro Parolin non è lanciata in quanto Italiano ma in quanto Segretario di Stato. Ed è particolarmente severa. Qui vale la pena di riportare le parole esatte di Barrett Doyle:

«Ogni richiesta di informazioni su un ecclesiastico autore di reati sessuali proveniente da un altro Paese passa attraverso l’ufficio del cardinale Pietro Parolin, in quanto Segretario di Stato dalla fine del 2013.

Australia. La Commissione Reale australiana ha avviato la sua inchiesta sulla gestione degli abusatori da parte della Chiesa Cattolica poco prima dell’insediamento di Parolin. Gli Australiani hanno chiesto alla Santa Sede informazioni sui preti che avevano aggredito sessualmente bambini australiani. Al termine dei suoi lavori nel 2017, la commissione aveva contato 4.400 minori vittime di crimini sessuali da parte di circa 1.100 membri del clero cattolico. La Santa Sede ha fornito loro i fascicoli di esattamente due ecclesiastici. La decisione di non collaborare alla richiesta australiana ha ostacolato la capacità dei procuratori australiani di assicurare alla giustizia i molestatori di minori. Si tratta di ostruzione alla giustizia. Il funzionario responsabile in ultima istanza di tale decisione è stato il Cardinale Parolin.

Cile. Nel 2018, Papa Francesco ha inviato l’Arcivescovo Charles Scicluna e un sacerdote spagnolo a indagare sui crimini sessuali commessi da sacerdoti in Cile. Scicluna ha prodotto un rapporto di 2.300 pagine. I magistrati cileni hanno implorato la Santa Sede di accedervi, per comprendere i crimini commessi contro i loro figli sul loro territorio. La Santa Sede ha rifiutato. Si è trattato di ostruzione alla giustizia, di insabbiamento, e il funzionario responsabile è stato il Cardinale Parolin.

Gran Bretagna. Nel 2018 e nel 2019, la commissione britannica incaricata della “Inchiesta Indipendente sugli Abusi Sessuali sui Minori”, ha utilizzato i canali diplomatici ufficiali per richiedere informazioni. I commissari hanno chiesto all’ufficio del Cardinale Parolin i fascicoli relativi agli abusi sessuali su minori all’interno della Congregazione Benedettina inglese. Il Cardinale Parolin ha rifiutato, affermando che la Santa Sede non esercitava giurisdizione su sacerdoti e istituzioni cattoliche al di fuori del Vaticano.

Il segreto pontificio. Nel dicembre 2019, il Papa ha rimosso il segreto pontificio sui casi di abuso. Speravamo ingenuamente che la mancanza di cooperazione della Santa Sede con gli altri Paesi si sarebbe fermata e che le informazioni sarebbero arrivate. L’Arcivescovo Scicluna ha certamente incoraggiato questa speranza, così come Monsignor Arrieta, Segretario del Dicastero per i Testi Legislativi. Entrambi hanno sottolineato che la rimozione del sigillo avrebbe accelerato la condivisione delle informazioni sugli abusi da parte della Santa Sede con le autorità civili. Ecco cosa ha detto Scicluna: [la rimozione del segreto pontficio] “apre, ad esempio, canali di comunicazione con le vittime, di collaborazione con lo Stato… la legge va oltre: afferma addirittura che l’informazione è essenziale se vogliamo davvero lavorare per la giustizia. E quindi, la libertà di informazione verso le autorità competenti e le vittime è qualcosa che viene facilitato da questa nuova legge”. Ma la nuova legge non sembra aver facilitato il flusso di informazioni sugli abusi dalla Santa Sede alle autorità civili. La responsabilità di ciò ricade sul Cardinale Parolin.

Polonia. Nel 2021 e nel 2022, quando la Commissione statale polacca sulla pedofilia ha richiesto alla Chiesa informazioni sui preti polacchi che molestavano i minori, non ha ottenuto alcuna collaborazione. I vescovi hanno detto: “Spiacenti, abbiamo consegnato queste informazioni al Vaticano”. Il presidente della Commissione statale ha affermato che le indagini sono state ostacolate dalla mancanza di collaborazione da parte della Chiesa. “La Chiesa Cattolica sta facendo molto in termini di trattamento e prevenzione”, ha affermato. Ma quando si tratta di accedere ai documenti, permane ancora un ostacolo incomprensibile.

Svizzera. Parolin rifiuta persino le richieste dei ricercatori incaricati dalla Chiesa. Nel 2022, i vescovi svizzeri hanno incaricato due storici dell’Università di Zurigo di condurre una ricerca sugli abusi sessuali commessi da membri del clero svizzero. Il loro rapporto finale ha citato oltre 500 autori di reati sessuali. I ricercatori hanno affermato che l’ambasciata della Santa Sede in Svizzera ha respinto la loro richiesta di accesso ai suoi archivi. Hanno rilevato “gravi ostacoli” nel tentativo di consultare gli archivi del Vaticano stesso e hanno chiesto un migliore accesso in futuro.

Nel 2019 Papa Francesco, con il Motu proprio Vos estis lux mundi  ha condannato l’ostruzione deliberata della giustizia penale da parte della Chiesa. Rispetto all’applicazione della legge penale e al lavoro dei magistrati, è proprio quello che ha fatto il Cardinale Parolin. Ha ostacolato gli sforzi per assicurare alla giustizia gli abusatori, rifiutandosi di fornire le prove in possesso della Chiesa ai paesi in cui i minori sono stati aggrediti sessualmente dal clero Cattolico».

Giorgio Meletti e Federica Tourn

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