Il Papa senza delfini. Nessun uomo forte nella corte di Francesco

Cardinali
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 04.05.2025 – Miguel Cuartero] – Molti dei gli ultimi Papi entrarono in Conclave con voto ideale del predecessore: Pacelli fu il braccio destro di Pio XI mentre Roncalli fu un importante Nunzio Apostolico durante gli anni della guerra prima di diventare Giovanni XXIII. Montini fu Segretario di Stato di Pio XII e, come Arcivescovo di Milano, ebbe stretti legami con Giovanni XXIII che lo creò cardinale. Forte del legame con i due predecessori Montini entrò in Conclave come favorito ed eletto Sommo Pontefice. Fu Paolo VI, in visita a Venezia nel 1972, a togliersi la stola e metterla sulle spalle dell’allora Patriarca Albino Luciano che da lì a poco, il Papa avrebbe creato cardinale. Di Ratzinger sappiamo che fu il più stretto collaboratore di Giovanni Paolo II e a lui i cardinali affidarono il compito di sostituire il suo amico e maestro, “l’amato predecessore”.

Papa Francesco ha lasciato la guida della Chiesa senza indicare un possibile sostituto, senza che sia possibile identificare con chiarezza un eventuale prosecutore della sua opera. A pochi giorni dall’inizio del Conclave non emerge nessuna figura di peso che raccolga l’eredità di Papa Francesco.

Nessuna sorpresa. Papa Francesco non ha permesso che nessun cardinale emergesse sugli altri durante il suo pontificato. Nessuno può dire chi è stato il suo braccio destro, così come nessuno (a parte gli addetti ai lavori) conosce il nome del suo Segretario personale; ne ha infatti cambiati molti e, a differenza dei suoi predecessori (tutti sanno chi era il Segretario di papa Wojtyla e quello di Papa Ratzinger), ha preferito non avere accanto a sé un Segretario fisso.

Sebbene oggi si dica che chi entra in Conclave come Papa ne esce cardinale, spesso furono gli stessi pontefici ad indicare al collegio cardinalizio una figura alla quale avrebbero volentieri affidato la guida della Barca di Pietro. Non così per Francesco.

Si può certamente parlare di cardinali dalle caratteristiche simili a Francesco: l’Italiano Zuppi, il Filippino Tagle, il Francese Aveline, il Lussemburghese Hollerich. Ma il fatto stesso che la lista si allunghi dimostra che nessuno di loro può vantare (forse qualcuno può illudersi di farlo) una titolarità in questo senso. Neanche l’amico Fernández, il discusso cardinale che Francesco chiamò dall’Argentina per ricoprire il ruolo che fu di Ratzinger e Müller, può definirsi “braccio destro” di un Papa che non considerò certo il Dicastero per la Dottrina della Fede un asse del suo pontificato.

Qualcuno ha pensato che il Cardinal Parolin, – che Francesco ha chiamato dal Venezuela per ricoprire il (delicato e prestigioso) ruolo di Segretario di Stato – possa essere considerato un delfino. Nel modo più assoluto! A smentire questa voce è uno dei giornalisti più vicini a Bergoglio: l’Argentina Elisabetta Piqué del quotidiano La Nación. «Parolin non è assolutamente il delfino di Francesco», scrive la giornalista. Al contrario «negli ultimi tempi – ha ribadito in un programma tv italiano – Papa Francesco ha dato dei segnali molto chiari di non voler dare visibilità a Parolin». Lo si è visto durante i riti della settimana santa mentre il Papa era malato. Non ha permesso che il Segretario di Stato presiedesse le celebrazioni. Inoltre, il Papa ha confermato nel ruolo di Decano dei Cardinali il Cardinal Re (91 anni) impedendo che si effettuasse l’elezione del successore, dando magari protagonismo a un prelato più giovane nel periodo di Sede Vacante.

Francesco dunque non ha voluto che nessuna figura emergesse durante il suo pontificato. Ha governato da solo alternando i collaboratori o tenendoli a debita distanza da sé e dalla scena pubblica. Figure ingombranti (perché molto seguite e apprezzate a Roma e all’estero) come i Cardinali Müller e Sarah sono state allontanate dalla Curia, dove ricoprivano luoghi di prestigio (ovviamente a fine mandato senza che apparissero strappi), mentre quelli chiamati a Roma (ad esempio Tagle, Fernández e Parolin) sono dovuti rimanere nell’ombra e nel silenzio. All’ombra di Francesco.

Ora dopo Francesco rimane il vuoto tra i fedeli e nel mondo esterno alla Chiesa (i lontani dalla Chiesa e dalla fede che in questi anni hanno manifestato in maniera entusiasta affetto e devozione a Bergoglio come persona) per i quali i media hanno contribuito a confezionare ed alimentare il mito di un Papa solo, abbandonato dai suoi collaboratori più stretti e osteggiato dalla Curia retrograda e attaccata al potere: nulla di più falso: Francesco ha riformato la Curia (con Praedicate Evangelium) e rinnovato completamente i vertici dei Dicasteri della Santa Sede, nominando vescovi, cardinali (e persino suore!) amici. Si è circondato di persone affini e fedeli. Tuttavia non ha lasciato che nessun “top player” oscurasse la sua persona. Francesco sembra aver mostrato più vicinanza ai giornalisti che agli stessi cardinali.

Ovviamente, dalla narrazione mediatica del Papa “solo-contro-tutti” in Vaticano, emerge un Bergoglio senza eredi naturali, unico nel suo genere, e la sua eredità rimane inarrivabile per qualsivoglia porporato.

Molti uomini affini, tanti cardinali “in bicicletta”, cantanti e poeti ma nessun delfino. Resta un programma da portare avanti, un’agenda da seguire con la possibilità di affidare il compito a uno dei candidati, tra quelli che hanno a cuore la revolución iniziata dal Papa argentino.

Questo articolo è stato pubblicato ieri dall’autore sul suo blog Testa del Serpente [QUI].