Giornata dell’Università Cattolica: un laboratorio di speranza nel ricordo di papa Francesco

“La speranza è il grande tema del Giubileo che papa Francesco ha proposto per innestare questo evento spirituale nel vissuto concreto della nostra epoca. Di speranza, infatti, abbiamo particolarmente bisogno di fronte a scenari incerti e, per alcuni versi, davvero drammatici. Ci preoccupano il quadro politico ed economico gravato da tensioni e incertezze, i conflitti che non sembrano trovare via di soluzione, i ritardi nell’attuazione di uno sviluppo sostenibile in grado di custodire la casa comune e di sviluppare accoglienza e solidarietà di fronte ai crescenti flussi migratori. Sono solo alcune delle situazioni dentro cui si gioca la vita di ciascuno, spesso segnata da non minori preoccupazioni personali e sociali legate alla fragilità delle relazioni familiari e ai rapporti intergenerazionali, alla precarietà nel campo del lavoro e alle incertezze rispetto al futuro”.
Così inizia il messaggio dei vescovi italiani in occasione della 101^ Giornata nazionale dell’Università Cattolica Sacro Cuore, dal titolo ‘Università, laboratorio di speranza’, che si celebra oggi, riprendendo l’enciclica di papa Francesco, ‘Dilexit nos’: “Solo un cuore rinnovato e illuminato dalla sapienza divina può essere in grado di ‘rianimare la speranza’ per sé e per gli altri. Cercando la verità attraverso tutte le vie del sapere e ponendo sempre al centro dell’attività accademica l’attenzione alla dignità di ogni essere umano, l’Università Cattolica continua ad offrire il suo peculiare contributo alla formazione di personalità che siano in grado di dare senso compiuto alla propria esistenza e di mettersi con competenza e generosità a servizio del bene comune”.
A tal proposito la prof.ssa Elena Beccalli, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha elencato le tre dimensioni, che caratterizzano l’Università Cattolica per essere un laboratorio di speranza: “La prima è il sapersi continuamente interrogare sulle questioni radicali. Ciò richiede la forza di formulare domande di senso che guardino al futuro, senza limitarsi a dare risposte ai temi di ieri, e la capacità di confrontarsi con i paradigmi dominanti per proporre una visione nuova.
La seconda sta nel valorizzare il dialogo interdisciplinare per evitare le pericolose parcellizzazioni del sapere. Un dialogo che si manifesta sia nella progettazione di percorsi di studio che favoriscano l’ibridazione di conoscenze e competenze, sia nelle attività di ricerca sui grandi temi del nostro tempo. La terza dimensione consiste nel vivere l’università come una ‘comunità educante’ attenta al mondo e connessa con le realtà del mondo cattolico”.
Inoltre la rettore dell’Università Cattolica ha sottolineato due questioni centrali per gli studenti, più volte sottolineate da papa Francesco: “La prima attiene al loro ruolo: siamo convinti che non siano utenti ai quali offrire un servizio, come una consolidata tendenza ci indurrebbe a fare, quanto piuttosto persone animate dalla speranza di vivere un’esperienza educativa che valorizzi le loro intelligenze multiple, ossia i tre linguaggi della testa, del cuore e delle mani spesso evocati da papa Francesco.
La seconda questione riguarda il loro futuro: riteniamo che le università debbano preparare le classi dirigenti e le nuove generazioni nella consapevolezza che la professionalizzazione non è in sé sufficiente e, soprattutto, che non è il solo fine da indicare come orizzonte del percorso universitario”.
Per questo acquista valore la questione educativa: “Ampliando lo sguardo, credo siano evidenti i segnali che ci inducono a credere che il destino del secolo che stiamo vivendo dipenderà dal ruolo che sapremo riservare all’educazione. Essa può rappresentare il motore propulsivo per l’elaborazione di seri percorsi di pace, per la riduzione delle diseguaglianze tra le diverse regioni del pianeta e per la formazione di donne e uomini orientati al perseguimento del bene comune”.
D’altra parte l’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, mons. Claudio Giuliodori, presidente della commissione episcopale italiana per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, ha ripreso la prolusione di p. Agostino Gemelli pronunciata nell’anno accademico 1928-1929: “Il suo discorso contestualizzato negli anni difficili che seguirono al primo conflitto mondiale e videro il sorprendente avvio dell’Ateneo dei cattolici italiani, è di straordinaria attualità e ci aiuta a comprendere come l’Università Cattolica possa essere concretamente un laboratorio di speranza”.
Un discorso che molti anni più tardi è stato approfondito da papa Francesco: “Di fronte ad un mondo in preda a tensioni sempre più destabilizzanti che stanno mettendo in crisi lo scenario geopolitico, servono davvero ‘idee madri feconde di pace’ che sappiano riannodare i fili della speranza. In questo cammino giubilare papa Francesco ha invitato tutti ad essere vicini ai giovani. E non solo perché non perdano la speranza. A loro, infatti, è chiesto di essere gli artefici di una ‘cultura della speranza’ capace di costruire con coraggio un futuro contrassegnato non da crescenti conflitti ma da una convivenza pacifica in una casa comune fraterna e solidale”.
Ecco la sfida culturale a cui è chiamata l’Università Cattolica: “Ancorato ai principi dell’insegnamento sociale della Chiesa, l’Ateneo dei cattolici affronta le sfide del nostro tempo con lo stesso slancio e lo stesso ardore dei fondatori. Sempre più consapevole della grande responsabilità che ha nei confronti delle nuove generazioni, si pone come preziosa ‘risorsa di speranza’ per la Chiesa e l’intera società da cui riceve continue attestazioni di apprezzamento e fiducia”.
Quindi quello con papa Francesco è stato un rapporto continuo, dal momento dell’elezione fino al messaggio contenuto nell’ultima enciclica, ‘Dilexit nos’, interamente dedicata alla spiritualità del Sacro Cuore: “Un’amicizia che ha trovato manifestazione nei ruoli di prestigio che la Santa Sede ha sempre voluto riconoscere al Rettore dell’Università Cattolica e che, nello stesso tempo, si è espressa in un’articolata comunanza di intenti.
La riflessione sull’ambiente affidata all’Enciclica ‘Laudato Sì’, l’appello al dialogo e alla collaborazione tra i popoli di ‘Fratelli tutti’, la necessità di un radicale ripensamento dei paradigmi economici e, soprattutto, l’impegno per un nuovo Patto educativo globale sono gli esempi più evidenti di un legame che, di anno in anno, si è fatto sempre più stretto e più efficace”.
Perciò la rettrice ha ricordato alcuni momenti particolari: “Un ultimo regalo, voluto da Papa Francesco nei giorni della Settimana Santa e giunto a destinazione poco dopo la sua morte, è la piccola statua di Nuestra Señora de Luján, che la Rettrice Elena Beccalli, ha trovato ad attenderla a Casa Santa Marta, dove si era recata a rendere l’ultimo omaggio al Pontefice. La statuetta rappresenta la Vergine miracolosa venerata nel Santuario di Luján (a circa 70 km da Buenos Aires), patrona di Argentina. Non solo un segno di ringraziamento, ma anche e specialmente la conferma di un’amicizia destinata a sfidare il tempo è la piccola statua”.
Infine ha sottolineato il suo magistero ‘economico’: “Papa Francesco con il suo magistero ha sottolineato come sia possibile uno sguardo nuovo sulle questioni economiche e soprattutto su quelle finanziarie mettendo al centro la persona, la valorizzazione della dignità di ogni essere umano e la cura per il creato. Uno sguardo e un paradigma che contrasta con quanto vediamo oggi con una guerra dei dazi che si prospetta, l’incertezza sui mercati, le questioni e le polarizzazioni complesse dal punto di vista geopolitico che portano alle tante guerre che vediamo in molte parti del mondo ma forse proprio in virtù di questo contrasto il messaggio di papa Francesco è ancora più forte oggi”.
Per questo papa Francesco nel suo magistero ha sempre invitato a cercare la pace: “Papa Francesco è stato il leader globale di questi ultimi anni, ha saputo portare una posizione molto chiara, molto ferma, ma sempre dialogante con tutti, e in questo senso credo che sia stata una voce molto ascoltata anche da molti laici nel mondo. Quello che ha invitato a fare fino all’ultimo, e lo abbiamo ascoltato anche nel giorno di Pasqua, è un invito rivolto a tutti i politici, alle persone con responsabilità, a cercare di dare questo sguardo nuovo, invitando alla pace”.