La Segreteria di Stato incassa una condanna milionaria all’Alta Corte di Giustizia di Londra nella causa contro Mincione

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 02.05.2025 – Vik van Brantegem] – Due mesi fa la Corte commerciale di Londra ha respinto le accuse di disonestà, frode e cospirazione che la Segreteria di Stato di Sua Santità aveva avanzato contro il broker finanziario italo-britannico Raffaele Mincione. Una pronuncia che, nonostante tutto, la Santa Sede aveva accolto con giubilo. Oggi l’Alta Corte di Giustizia d’Inghilterra e Galles, a cui si era rivolta la Segreteria di Stato con richiesta di danni per frode contro Mincione, ha stabilito che lui e il suo fondo di investimento WRM sono stati ingiustamente accusati di disonestà, frode e cospirazione avanzate da alti funzionari della Santa Sede, e ha condannato la Segreteria di Stato a pagare le spese processuali e quelle sostenute da Mincione per la sua difesa.
- Caso 60 SA. La Corte di Londra ha respinte le accuse mosse dal Vaticano contro Mincione. E Vatican News diffonde fake news sul caso – 21 febbraio 2025: «Pubblicata la sentenza della Corte commerciale di Londra sul procedimento legale avviato dal finanziere italiano Raffaele Mincione nel 2020 contro la Segreteria di Stato nell’ambito della compravendita del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue di Londra, l’house organ della Santa Sede, Vatican News, titola: Sloane Avenue, il giudice britannico: Mincione non ha agito in buona fede [QUI]. Commenta Andrea Paganini, il curatore della Rassegna Stampa sul “Caso Becciu”: «Oggi la stampa del Vaticano e la solita portavoce di Alessandro Diddi (M.A.C.) dimostrano spudoratamente la propria disonestà. La giustizia inglese – che non deve difendere nessuna ragion di Stato, ma solo cercare la verità – ha parlato. E ha sconfessato la scandalosa (in)giustizia vaticana. Nonostante tutto, la verità non muore. Becciu è la vittima innocente di un brutale complotto tessuto dentro e fuori il Vaticano?» [QUI].
- “La Santa Sede risarcisca il broker”, la sentenza su Becciu fa tremare il Vaticano di Felice Manti su Il Giornale del 2 maggio 2025: «Sbugiardato il Promotore di Giustizia Diddi, accusato da tutti i legali del processo sui fondi vaticani di aver nascosto delle prove. (…) Insomma, un doppio ko per Diddi e l’ennesimo segnale che quello che avrebbe essere “il processo del secolo” nasconda una verità che nessuno riesce più a occultare» [QUI].
Riportiamo di seguito il Comunicato Stampa diffuso oggi dai legali di Raffaele Mincione:
«La High Court of Justice inglese ha condannato la Segreteria di Stato della Santa Sede a pagare al finanziere italo-britannico, Raffaele Mincione, circa 3,5 milioni di sterline (circa 4,1 milioni di euro), oltre interessi, a titolo di parziale rimborso spese sostenute dallo stesso e dal suo fondo di investimento regolamentato WRM, ingiustamente accusati di disonestà, frode e cospirazione avanzate da alti funzionari della Santa Sede.
Con un’ordinanza che ha indiscutibilmente confermato la vittoria di Mincione e della WRM dopo anni di aspro contenzioso, il giudice ha disposto un pagamento immediato di 1,5 milioni di sterline (circa 1,75 milioni di euro) da parte della Santa Sede, da versare entro questo mese, con ulteriori somme da corrispondere in seguito.
Come già noto, il processo storico ha riguardato l’acquisto da parte della Segreteria di Stato di un immobile a Chelsea, nel centro di Londra, per 275 milioni di sterline nel 2018.
Mincione è stato processato in Vaticano per presunta frode ai danni della Segreteria di Stato della Santa Sede. È stato assolto da tutte le accuse di frode riguardanti anche l’uscita della Segreteria di Stato dall’investimento nel 2018, ma condannato per appropriazione indebita per aver violato un’oscura norma di diritto canonico sulla gestione dei beni ecclesiastici in relazione all’investimento da parte di Credit Suisse e Banca della Svizzera Italiana nel fondo di investimento regolamentato WRM, in qualità di gestori patrimoniali della Segreteria di Stato. Mincione ha presentato appello contro tale condanna.
Oggi, Mincione ha dichiarato: «Sono orgoglioso che questi fatti siano stati finalmente esaminati da un sistema giudiziario veramente indipendente, che mi ha scagionato da accuse di disonestà, frode e cospirazione.
Ringrazio il giudice inglese per averci riconosciuto le spese legali, a dimostrazione di chi sono i veri vincitori e perdenti di questo triste caso. Per la prima volta, sono anche lieto di condividere l’opinione del Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano, Alessandro Diddi, il quale in passato ha espresso viva soddisfazione per l’esito di questo procedimento in Inghilterra.
Resto cattolico e credo che la Chiesa debba e possa essere migliore di così”».
Maria Antonietta Calabrò sul Huffingtonpost – che titola Piove sul Conclave – si lamenta che l’ordinanza dell’Alta Corte di Giustizia di Londra viene «usata sui social contro il Cardinale Pietro Parolin». Esilarante. Sì, molto divertente, che ci fa ridere a crepapelle, perché il giornalismo è una cosa seria, ma la diffusione seriale di veline per conto del Promotore di Giustizia vaticano con il naso lungo è solo spassoso.
Indice – Caso 60SA [QUI]