La Congregazione di Cardinali, il caso Becciu e il futuro della Santa Sede

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.04.2025 – Ivo Pincara] – La Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso la seguente Dichiarazione della Congregazione dei Cardinali, 30.04.2025: «La Congregazione dei Cardinali desidera rendere note le seguenti due questioni di carattere procedurale sulle quali ha avuto modo di riflettere e dibattere nei giorni scorsi:
1) circa i Cardinali elettori, la Congregazione ha rilevato che Sua Santità Papa Francesco, creando un numero di Cardinali superiore ai 120, come stabilito dal n. 33 della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis di San Giovanni Paolo II, del 22 febbraio 1996, nell’esercizio della Sua suprema potestà, ha dispensato da tale disposizione legislativa, per cui i Cardinali eccedenti il numero limite hanno acquisito, a norma del n. 36 della stessa Costituzione Apostolica, il diritto di eleggere il Romano Pontefice, dal momento della loro creazione e pubblicazione;
2) circa l’Em.mo Cardinale Giovanni Angelo Becciu, ha preso atto che egli, avendo a cuore il bene della Chiesa, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del Conclave, ha comunicato la sua decisione di non partecipare ad esso. Al riguardo, la Congregazione dei Cardinali esprime apprezzamento per il gesto da lui compiuto ed auspica che gli organi di giustizia competenti possano accertare definitivamente i fatti».
La Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso il seguente Comunicato della Santa Sede, 30.04.2025: «Il Collegio dei Cardinali convenuti a Roma, impegnati nelle Congregazioni Generali in preparazione al Conclave, desidera rivolgere al Popolo di Dio l’invito a vivere questo momento ecclesiale come un evento di grazia e di discernimento spirituale, nell’ascolto della Volontà di Dio.
Per questo i Cardinali, coscienti della responsabilità a cui sono chiamati, percepiscono la necessità di essere sostenuti dalla preghiera di tutti i fedeli. Essa è la vera forza che nella Chiesa favorisce l’unità di tutte le membra nell’unico Corpo di Cristo (1Cor 12,12).
Di fronte alla grandezza del compito imminente e alle urgenze dei tempi presenti, è prima di tutto necessario farsi strumenti umili dell’infinita Sapienza e Provvidenza del Padre Celeste, nella docilità all’azione dello Spirito Santo. È infatti Lui il protagonista della vita del Popolo di Dio, Colui che dobbiamo ascoltare, accogliendo ciò che dice alla Chiesa (cfr Ap 3,6).
Che la Madonna accompagni questa corale invocazione con la Sua materna intercessione».
Questa mattina, nel corso di un incontro con i giornalisti, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha comunicato quanto segue: «La settima Congregazione Generale si è svolta nella mattinata di oggi, con inizio alle ore 09.00, aperta da un momento di preghiera.
Erano presenti 181 partecipanti, tra cui 124 cardinali elettori.
Nella prima parte della mattinata, i lavori si sono incentrati in particolare sulla situazione economica e finanziaria della Santa Sede. Il Cardinale Reinhard Marx, Coordinatore del Consiglio per l’Economia, ha presentato un quadro aggiornato delle sfide e delle criticità esistenti, offrendo proposte orientate alla sostenibilità e ribadendo l’importanza che le strutture economiche continuino a sostenere stabilmente la missione del Papato. Successivamente, il Cardinale Kevin Farrell, Presidente del Comitato per gli Investimenti, è intervenuto sul ruolo e le attività del Comitato. Il Cardinale Christoph Schönborn, Presidente della Commissione Cardinalizia di vigilanza dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR) ha offerto una riflessione sulla situazione attuale dell’Istituto.
Il Cardinale Fernando Vérgez Alzaga, L.C., Presidente emerito del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, è successivamente intervenuto su alcuni dettagli relativi al Governatorato, con riferimento anche ad alcuni lavori di ristrutturazione che interessano edifici dello Stato e al supporto fornito alla Sede Apostolica.
Infine è intervenuto il Cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere Apostolico, che ha illustrato l’impegno del Dicastero per il Servizio della Carità.
Nel corso della seconda parte dei lavori è stata data lettura del comunicato al Popolo di Dio, pubblicato in mattinata.
Sono seguiti 14 interventi da parte dei membri dell’assemblea. Tra i temi affrontati, si è evidenziata una riflessione sull’ecclesiologia del Popolo di Dio, con particolare riferimento alla sofferenza causata dalla polarizzazione all’interno della Chiesa e alle divisioni nella società. È stato più volte richiamato il valore della sinodalità, vissuta in stretta connessione con la collegialità episcopale, come espressione di corresponsabilità differenziata.
È stata trattata, in varie occasioni, la questione delle vocazioni sacerdotali e religiose, considerate in rapporto al rinnovamento spirituale e pastorale della Chiesa. Diversi interventi hanno fatto esplicito riferimento ai documenti del Concilio Vaticano II, in particolare alle Costituzioni Apostoliche Lumen Gentium e Gaudium et Spes.
Si è parlato di evangelizzazione, con insistenza sulla necessaria coerenza tra l’annuncio del Vangelo e la testimonianza concreta della vita cristiana.
La Congregazione si è conclusa alle ore 12.30 con la preghiera del Regina Coeli.
La prossima Congregazione è prevista per venerdì 2 maggio alle ore 09.00».
- Coraggio, Eminenza! – 30 aprile 2025 [QUI]
- Questa non è la Chiesa della misericordia di Cristo – 29 aprile 2025 [QUI]
- Indice – Caso 60SA [QUI]
Diocesi di Ozieri
Lettera di vicinanza, solidarietà e rinnovata amicizia al fratello don Angelino
Cari cristiani della comunità diocesana di Ozieri e caro don Angelino,
sento forte il dovere di condividere tre pensieri che affiorano dalla preghiera di questi giorni e che esprimono la profonda amicizia che lega don Angelino alla mia persona e a questa sua cara terra diocesana di Ozieri.
Mischiato con il rammarico di vedere le pagine dei giornali cariche di ingordo gossip superficiale e contradditorio sulla delicata fase della scelta di un nuovo Pastore per la Chiesa universale, riconosco nel mio cuore un sentimento di stima e apprezzamento per la postura saggia, sobria e pacata di don Angelino anche nel gesto ufficiale di rinuncia al dovere di partecipare al Conclave per eleggere il nuovo pontefice. In questo clima così accanito che vorrebbe definire i confini degli avversari, inquadrare gli schieramenti e anche le regole di un braccio di ferro tra “pro e contro Bergoglio”, emerge infatti l’incrollabile certezza dell’affetto che il cardinal Becciu nutriva per la persona di papa Francesco. Personalmente sono sconcertato proprio per la distanza e la dissonanza tra il vociare eguagliato dei media sull’affaire Becciu e la semplicità e autenticità dello stesso Cardinale. Ancora una volta il popolo della rete ha bisogno di panem et circenses per fare da spettatore allo spettacolo delle divisioni all’interno della Chiesa. Ma, ancora una volta, lo Spirito Santo saprà sorprendere e lavorare anche con le sporcizie e macchinazioni umane.
Riguardo poi alla reazione del Cardinale, mi piace proprio e raccolgo con grande stima la testimonianza di mitezza evangelica che percepisco dalla sua persona. In perfetta coerenza con il suo stile, che noi suoi amici e fratelli di ministero sappiamo essere plasmato dalla spiritualità del crocifisso abbandonato e risorto, ha fatto della mitezza un’arte da affinare sempre meglio al crogiuolo delle costanti tempeste che da quasi 5 anni aggrediscono la sua storia. Il mite è un grande collaboratore dello Spirito Santo perché deve affrontare con creatività la sfida di restare sereno e amabile senza mai rinunciare ad affermare con decisione la verità. Una persona mite guadagna infinitamente in credibilità, affidabilità e stima. Forse anche per questo, al fronte di tante maldicenze immotivate, gratuite e sciocche che circolano sui social (leggi: dietro lo scudo di uno schermo) si fanno sempre più strada gli appassionati della verità lenta, pacifica, complicata e faticosa, disposti a rinunciare alla legge del più forte, del “chi grida di più”, del “chi infanga di più” e mettersi in silenzio e in preghiera per far avvicinare sempre più la giustizia alla verità.
Infine, in questo tempo pasquale, mi risuonano nel cuore queste parole bibliche che lascio alla meditazione e alla preghiera personale. Sono parole di san Paolo agli abitanti di Filippi (3,7-14) e penso dipingano bene tutte quelle stagioni della vita che, come quella attuale di don Angelino, rischiano di incidersi nella nostra storia come protagoniste rubando il posto all’essenziale, all’unico necessario, alla vera potenza che muove la speranza, cioè alla Pasqua:
«Queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù».
Cari cristiani e caro don Angelino, fidiamoci della potenza della risurrezione e affidiamo al Pastore mite, misericordioso e giusto ogni desiderio di bene per ogni uomo innamorato della vita, della sua preziosa ricchezza e del suo profondo senso eterno.
+don Corrado vescovo
Di seguito proseguiamo con la condivisione di alcuni contributi sul caso Becciu:
- Caso Becciu, lo smarrimento dei cardinali: “È un regolamento di conti” di Luigi Bisignani su Il Tempo del 30 aprile 2025
- Caso Becciu, il fulmine sul Conclave. I cardinali: “E se toccasse a noi…” di Nico Spuntoni su Il Tempo del 30 aprile 2025
- Conclave, il documento di Papa Francesco contro il cardinale Becciu è falso? La bomba di Bisignani: “E se qualcuno avesse approfittato della sua malattia per fargli firmare la lettera?” di Riccardo Canaletti su Mowmag.com del 30 aprile 2025
- La Scomunica – Episodio 3: Al nemico neppure giustizia. Per capire la Chiesa di Papa Francesco bisogna confrontare due processi paralleli. Uno al cardinale Giovanni Angelo Becciu, e l’altro al gesuita Marko Ivan Rupnik, abusatore seriale di Stefano Feltri, Giorgio Meletti, e Federica Tourn su Appunti del 30 aprile 2025
- Giallo Vaticano: chi ha fatto fuori il cardinale? di Alessandro Sortino in Le Iene (Italia1) del 29 aprile 2025
- I motivi del ritiro di Becciu e le possibili conseguenze sul Conclave di Francesco Peloso su Lettera43 del 29 aprile 2025
Inoltre, segnaliamo;
- Una nota e un «motu proprio». Ecco le carte firmate «F.» durante il ricovero al Gemelli. Il canonista: «L’ha visionato, ma andava promulgato». Il motu proprio non promulgato. Ecco la “bolla” dello scandalo in Il Tempo del 30 aprile 2025 [QUI]
Caso Becciu, lo smarrimento dei cardinali: “È un regolamento di conti”
Luigi Bisignani
Il Tempo, 30 aprile 2025
Caro Direttore,
tra i giovani cardinali stranieri arrivati a Roma per il Conclave, più d’uno ha espresso turbamento, parlando sottovoce nelle trattorie di Borgo, con la paura di essere ascoltato. Non tanto per l’imminenza del voto, quanto per il clima che si respira, avvelenato dalle tensioni seguite al caso Becciu. Una vicenda che, oltre a colpire direttamente un porporato, si è rapidamente trasformata in una questione ecclesiale più ampia, finendo per ripercuotersi sull’intero collegio cardinalizio e, in particolare, sui porporati italiani. “Hanno trasformato il Conclave in un regolamento di conti”, ha detto un cardinale proveniente dall’Asia. «Abbiamo perso giorni preziosi a parlare di Roma e dei suoi veleni, invece di concentrarci su ciò che il mondo si aspetta davvero da noi». In questo contesto teso e opaco, il gesto del cardinale Becciu ha assunto un significato simbolico che è andato ben oltre la cronaca. Come Garibaldi a Teano, anche lui ha pronunciato un “obbedisco” che ha fatto rumore. Ha rinunciato a entrare in Conclave, pur avendone titolo, e ha scelto di partecipare alle Congregazioni generali come gli ultraottantenni, mantenendo il rango cardinalizio e una presenza silenziosa ma visibile.
A tutti gli effetti, Becciu è stato percepito come un “grande vecchio” della Curia: senza diritto di voto, ma capace comunque di muoversi con discrezione tra i colleghi, facendo pesare i rapporti costruiti in tanti anni. Una condizione che lo accomuna ai veri grandi vecchi ancora presenti in questi giorni: Camillo Ruini, Tarcisio Bertone, Giovanni Battista Re, Giuseppe Versaldi. Prelati abituati per la loro storia personale a vivere i climi di tensione che precedono i grandi snodi della storia ecclesiale. Una cultura di Curia, quella dei senior, che i nuovi cardinali sembrano faticare a comprendere e ad accettare. Il disagio è stato percepito con chiarezza anche da diversi cardinali di fresca nomina. Il brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, 74 anni, creato cardinale nel 2022, è noto per il suo lavoro pastorale nell’Amazzonia. Il polacco Grzegorz Ryś, 61 anni, elevato nello stesso concistoro, è un teologo attento al dialogo con la cultura secolare. Entrambi hanno confidato di sentirsi disorientati: Steiner avrebbe parlato “di un ambiente più simile a una serie TV che a un vero discernimento spirituale” mentre Ryś avrebbe definito “assurdo aver speso giorni a discutere di un cardinale che nemmeno voterà”. Con loro anche il congolese Fridolin Ambongo, 65 anni, guida forte della Chiesa africana, e il francese Jean-Marc Aveline, 66, pastore di periferia e intellettuale raffinato, anch’egli nominato nel 2022. Volti di una Chiesa giovane e radicata nei problemi reali, che fatica a orientarsi tra i meccanismi, le omissioni e le logiche della Roma curiale. Per almeno tre giorni, le Congregazioni generali sono state dominate da un solo nome. Non si è parlato delle urgenze strategiche — il rapporto tra Curia e chiese locali, la tenuta finanziaria della Santa Sede, la credibilità diplomatica, le tensioni liturgiche — ma di una vicenda personale divenuta affare ecclesiale e quasi politico. Non si è discusso del processo, ma dell’effetto che ha avuto sull’intero corpo della Chiesa. L’esclusione di Becciu ha agitato le acque ben oltre l’ambito strettamente canonico, perché ha finito per oscurare il senso stesso delle Congregazioni: preparare spiritualmente l’elezione del nuovo Papa, non consumare rese dei conti interne. E il malessere si è allargato ben oltre le periferie. Anche una parte della Chiesa americana, già provata da scandali, polarizzazioni e distanze dalla Curia romana, guarda a questo Conclave con crescente smarrimento. Non tanto per i nomi, quanto per la sensazione che il centro non sia più capace di dettare una linea chiara e credibile. Ora, mentre la Cappella Sistina si prepara a chiudere le sue porte, la Chiesa entra in Conclave portandosi dietro non solo speranze, ma anche ombre pesanti. Non per mancanza di candidati, ma per carenza di chiarezza. Intanto, su Roma cala il silenzio ma resta nell’aria l’eco di un “obbedisco” che pesa più di qualunque parola.
Caso Becciu, il fulmine sul Conclave. I cardinali: “E se toccasse a noi…”
di Nico Spuntoni
Il Tempo, 30 aprile 2025
Poche righe ma piene di dignità. Ieri il cardinale Angelo Becciu si è affidato a una nota per dare l’ufficialità della decisione annunciata lunedì scorso in congregazione: non entrerà in conclave. Confermata, dunque, la notizia che «Il Tempo» aveva dato prima di tutti nella tarda mattinata di due giorni fa. «Avendo a cuore il bene della Chiesa che ho servito e continuerò a servire con fedeltà e amore – ha scritto nella nota – nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del conclave, ho deciso di obbedire come ho sempre fatto alla volontà di Papa Francesco di non entrare in conclave pur rimanendo convinto della mia innocenza». Un atto di rispetto verso il Pontefice defunto ma al tempo stesso l’ennesima proclamazione della «sua» verità. Contrariamente a quanto si pensava, il caso Becciu è ritornato anche nella congregazione generale di ieri. Diversi cardinali hanno rotto il silenzio di lunedì e hanno parlato nell’Aula nuova del Sinodo per elogiare il passo indietro del loro confratello sardo. Chi è intervenuto sembrava quasi sollevato del fatto che non si dovesse più arrivare a una resa dei conti grazie al gesto di generosità del cardinale. Anche nel suo discorso emozionale di lunedì, Becciu però ha dimostrato di credere di avere tutti i diritti a entrare in Sistina e quindi di ritenere una grave ingiustizia i documenti attribuiti al Papa che hanno favorito la sofferta scelta ufficializzata ieri.
Il suo è stato una sorta di grido in faccia ai confratelli che ha messo in evidenza i rischi di una tendenza autocratica da parte del Romano Pontefice. Becciu o non Becciu, questo è senz’altro un tema che verrà affrontato nelle congregazioni e che peserà in conclave perché sono in molti a essere stanchi dell’arbitrarietà delle leggi vista nell’ultimo pontificato. L’enormità della punizione riservata al cardinale è palese a tutti ma davanti ai documenti gli altri membri del sacro collegio si sono posti il problema di come poter contestare la decisione di chi detiene un potere supremo nell’ordinamento canonico. Non è retorico dire che Becciu si è sacrificato per il bene e l’unità della Chiesa perché la questione della sua presenza o meno in conclave sarebbe diventata una pesante spada di Damocle sull’elezione del successore di Francesco. Secondo alcuni esperti consultati dal nostro giornale, la sua via d’uscita limita ma purtroppo non elimina del tutto il rischio che un domani qualcuno possa avanzare i soliti dubbi sulla validità del conclave e dunque dell’elezione del nuovo Pontefice. Ecco perché il cardinale, dopo la solitudine di lunedì, è passato a incassare l’apprezzamento dei confratelli alla congregazione di ieri.
Tolta dal tavolo la questione del suo ingresso o meno in conclave, non termina però la discussione sulle modalità e sulle tempistiche dei documenti tirati fuori a Papa morto e che gli sono costati la Sistina. La sua vicenda ha creato un precedente che il mondo accademico è pronto ad analizzare. Francesco a inizio pontificato disse: «è stato il mio modo autoritario di prendere le decisioni a creare problemi». Parole che sono tornate in mente ai cardinali decisamente scossi per la durezza del dibattito sul caso Becciu in questi giorni di congregazioni. «Questa volta – osserva un cardinale non elettore – è rotolata la testa di un cardinale per una condanna in primo grado, in un altro ordinamento, dovuta ad un’accusa di poche migliaia di euro in un processo che si sta rivelando un ginepraio. Chi impedisce al prossimo Papa di fare lo stesso con un cardinale che gli sta antipatico perché ha idee diverse?». La situazione è seria e non riguarda solo il presente, ma anche il futuro della Chiesa. Per questo il caso Becciu probabilmente non sparirà del tutto dalle discussioni delle congregazioni generali. Il cardinale sardo, intanto, si è preso la sua rivincita su chi l’ha sempre descritto come un uomo dedito solo all’ambizione personale. Non è stato facile fare il passo indietro pur nella convinzione di essere nel giusto e chi lo ha sentito in questi due giorni racconta di aver avuto a che fare con un uomo provato e amareggiato, ma pronto a trovare conforto nella preghiera.
Conclave, il documento di Papa Francesco contro il cardinale Becciu è falso? La bomba di Bisignani: “E se qualcuno avesse approfittato della sua malattia per fargli firmare la lettera?”
di Riccardo Canaletti
Mowmag.com, 30 aprile 2025
Nell’atmosfera di crescente incertezza che circonda il futuro della Chiesa cattolica, una nuova riflessione di Luigi Bisignani, pubblicata su Il Tempo, rilancia interrogativi profondi sul caso del cardinale Angelo Becciu e sulla validità di alcune decisioni attribuite a Papa Francesco. Al centro, il controverso allontanamento del cardinale sardo dal Conclave, che apre a interrogativi su legittimità giuridica, potere decisionale e trasparenza vaticana.
“Ormai è certo che uno dei compiti del prossimo Papa sarà quello di rivisitare le decisioni imputate a Bergoglio nel caso Becciu, per valutarne l’autenticità e la correttezza giuridica”, scrive Bisignani. A far discutere sono due documenti che avrebbero escluso Becciu dal Conclave: uno datato giugno 2023, redatto prima di un delicato intervento chirurgico del Papa, e un secondo “siglato con una effe tremolante, è un lungo testo, assai arzigogolato, e nessuno dei cardinali di Curia sa quando e da chi sia stato scritto, né se corrisponda davvero alla volontà di un Pontefice sotto farmaci e che, in quel momento, stentava a rimanere in vita”. (…)
“Nessuno dei cardinali di Curia sa quando e da chi sia stato scritto, né se corrisponda davvero alla volontà di un Pontefice sotto farmaci e che, in quel momento, stentava a rimanere in vita”, afferma Bisignani.
A complicare il quadro vi è il ruolo del camerlengo, il cardinale statunitense Kevin Farrell, nominato nel 2019 da Papa Francesco. La sua figura è emersa con forza nelle settimane recenti, con critiche non solo sulla gestione giuridica del caso Becciu, ma anche sul suo passato.
“Sono ormai numerose le papere giuridiche del camerlengo Kevin Farrell che, per sua stessa ammissione, misconosce persino l’esistenza del diritto canonico”, accusa l’autore, ricordando come Farrell abbia vissuto per quasi vent’anni con l’ex cardinale McCarrick a Washington, senza — a suo dire — essere mai venuto a conoscenza delle condotte predatorie che hanno poi portato alla laicizzazione di McCarrick per abusi sessuali su minori e seminaristi.
La scelta di affidargli anche il delicatissimo incarico di Camerlengo — che guida la transizione tra un pontificato e l’altro — “resta uno dei misteri di questo Conclave”, secondo Bisignani.
Nonostante le polemiche, il cardinale Becciu ha scelto di non partecipare al futuro Conclave. Una decisione che lo stesso Bisignani definisce “particolarmente dignitosa”, motivata “per obbedienza al Papa”. Ma la questione resta aperta: “Poi la storia dirà se è stato più fedele alla Chiesa chi ha obbedito a carte che sanno di falso, oppure chi — approfittando della debolezza di Papa Francesco — gli ha fatto scarabocchiare un sembiante di firma.”
Le parole dell’editorialista sollevano dubbi profondi che toccano le fondamenta della governance vaticana e l’integrità delle istituzioni ecclesiastiche. In vista di un possibile nuovo Conclave, l’intero caso Becciu potrebbe rappresentare un banco di prova per il prossimo Pontefice e una cartina di tornasole per la trasparenza della Santa Sede.
La Scomunica – Episodio 3: Al nemico neppure giustizia
Per capire la Chiesa di Papa Francesco bisogna confrontare due processi paralleli. Uno al cardinale Giovanni Angelo Becciu, e l’altro al gesuita Marko Ivan Rupnik, abusatore seriale
di Stefano Feltri, Giorgio Meletti, e Federica Tourn
Appunti, 30 aprile 2025
Per spiegare cosa è stata la Chiesa di Papa Francesco bisogna confrontare due processi paralleli. Uno al cardinale Giovanni Angelo Becciu, e l’altro al gesuita Marko Ivan Rupnik, abusatore seriale per trent’anni di donne nella sua comunità.
Becciu, fino a poco prima potente braccio destro del Papa, nel 2020 riceve prima la condanna, con la richiesta da parte di Francesco di rinunciare alle prerogative del cardinalato, e poi un processo che può avere un solo esito: la condanna, perché un giudice del Vaticano non può contraddire il Papa.
Becciu, che qui parla per la prima volta del drammatico incontro con Papa Francesco, viene accusato di aver arricchito i suoi parenti con i soldi dei fedeli e di altre malefatte.
Intorno a quel processo si consuma la più clamorosa faida vaticana recente, si capisce presto che il Papa ha ricevuto un racconto distorto dei fatti ma ormai il pontefice non si può smentire. E tutto, nel processo Becciu, viene piegato all’esigenza di arrivare alla condanna.
Per Rupnik, gesuita come Francesco e suo amico personale, invece vige il massimo garantismo: prima la scomunica cancellata, poi il tentativo di evitare il processo con una prescrizione sugli abusi commessi, infine, quando Francesco è costretto dalla pressione mediatica a revocare la prescrizione, il processo si perde nelle nebbie.
Becciu è colpevole fin dalla prima udienza, molto prima della condanna in primo grado nel 2022, e per questo perde l’accesso al conclave. Rupnik è sempre e comunque presunto innocente, protetto anche di fronte all’evidenza.
Perché nel Vaticano di Francesco, soprattutto quando si parla di abusi sessuali, vige un principio che il Papa aveva appreso nell’Argentina di Juan Domingo Peron: “Al amigo, todo; al enemigo, ni justicia”. All’amico tutto, al nemico neppure giustizia [*].
La puntata contiene un’intervista esclusiva al cardinale Giovanni Angelo Becciu registrata il 12 febbraio 2025.
[*] “Al amigo, todo; al enemigo, ni justicia”. Altroché scatti umorali. Retaggio del peronismo – 9 settembre 2022 [QUI]
Giallo Vaticano: chi ha fatto fuori il cardinale?
di Alessandro Sortino
Le Iene (Italia1), 29 aprile 2025
Francesca Immacolata Chaouqui afferma che Becciu faceva “cose losche”, basandosi su quanto sostiene il grande accusatore Perlasca (al processo non c’è altra “prova”). Solo che, al capo dell’Ufficio amministrativo Perlasca, l’idea di addossare quelle colpe al suo superiore Becciu, l’aveva insufflata proprio lei, la “Papessa”, manipolandolo con minacce, ricatti e allettamenti. Perlasca, che aveva appena perso il lavoro, è l'”utile idiota” che, in cambio delle sue menzogne, viene scagionato da ogni colpa, benché fosse il vero responsabile dei traffici incriminati, e anzi ottiene la promessa di un posto di lavoro attraente («io di questo sono certa e sicura», sostiene la Chaouqui): profezia che puntualmente si avvera, visto che Perlasca sarà assunto nella magistratura vaticana. Chaouqui – mossa unicamente da uno spirito di vendetta – risulta insomma essere l’alfa e l’omega dell’intera operazione. La domanda a questo punto è: fino a dove arriva l’influenza di questa donna? Come e perché dispone di tanto potere? Sta forse ricattando qualcuno? Con lei, dice, «nessuno è al sicuro». Evidentemente l’imbroglio si basa su un loschissimo “do ut des” in cui la salvezza di Perlasca viene concessa in cambio della cacciata e della condanna di Becciu, conseguendo così la vendetta della Chaouqui: «un’opera ciclopica», dicono. Al processo le testimonianze di Chaouqui e di Perlasca risultano per questo piene di perfide menzogne. La Ciferri da parte sua, stravagante amica di Perlasca, funge da trait d’union tra i due. E gli inquirenti? Da quanto risulta in questo video, il commissario De Santis suggeriva a Chaouqui ciò che Perlasca avrebbe dovuto dire al processo: una manipolazione di testimone, che poi era un modo per scagionare il vero colpevole. Da parte sua Chaouqui, mentendo, afferma di non avere nulla a che vedere con il magistrato Diddi e con lo stesso De Santis: «Io non conosco Diddi, non ho niente a che fare con la gendarmeria, non ho niente a che fare con il processo», si precipita a dichiarare. Solo che al processo Perlasca va in panico e non regge la pressione, perde completamente credibilità. Ecco perché l’amica Ciferri in quei giorni inonda di messaggi chat lo stesso Diddi: perché, a torto o a ragione, è convinta che il magistrato sia una pedina dell’imbroglio (Chaouqui sostiene d’avere una stretta collaborazione con lui, e realmente le conferme sono moltissime) e lo vuole quindi sollecitare a difendere maggiormente il suo sodale Perlasca. E Diddi che fa? Clamoroso: occulta – gravissimamente – i messaggi che risulterebbero utili alla difesa di Becciu e, benché ci sia una notizia di reato, non istruisce alcuna indagine contro la Chaouqui, perché – ammette lui stesso – «in un modo o nell’altro potrei avere un duplice ruolo»: uno scandaloso conflitto di interessi. Inoltre il magistrato mente affermando d’aver bloccato immediatamente la Ciferri sul suo telefonino. Al bravo giornalista Alessandro Sortino, che lo smaschera, dice: «Ma se lei conosce le cose, perché mi fa le domande?», proprio come risponderebbe un imputato colto in castagna. E il giudice Pignatone, perché accetta i giochi sporchi di Diddi? E che ruolo svolgono Parolin, Peña Parra e il “cerchio magico” attorno al Papa in tutto questo? La Ciferri afferma inoltre che la Chaouqui – come Giuda era strato pagato con 30 denari – le ha chiesto 30’000 euro per cotanto servizio di intermediaria con la magistratura; lei ne avrebbe pagati solo 15’000, recapitati attraverso un sindaco della zona. La “Papessa” lo nega – «non ho mai preso un centesimo; non ho mai preso soldi, questo è sicuro» –; ma il sindaco conferma d’averle consegnato il “pacco”. Giustamente il giornalista Sortino si domanda: «Ma perché Chaouqui non è mai stata chiamata in Vaticano a deporre?». Poniamoci anche noi questa domanda e cerchiamo una risposta convincente! «Papa Francesco nei suoi ultimi anni di vita potrebbe essere stato vittima di un inganno? Ci potrebbe essere stato un complotto per far fuori uno dei cardinali più influenti per l’elezione del nuovo Papa?» Intanto, contro la malagiustizia vaticana, è stata presentata una denuncia all’ONU! Condividiamo, gente, diffondiamo questo video nel mondo intero! (Andrea Paganini).
«Alessandro Diddi mente sapendo di mentire. Parlano le carte ed emerge che quest’uomo conosceva e aveva contatti, diretti o indiretti, con la millantatrice Francesca Immacolata Chaouqui (peraltro, veramente impressionante vederla). Dove lo hanno beccato Le Iene, con il suo solito fare spocchioso? Ad un evento dove era con la sua amica Maria Antonietta Calabrò, giornalaia analfabeta alla quale ha passato informazioni e documenti coperti da segreto. Mentre gli vengono fatte domande serissime, la giornalaia ride. Questi sono i personaggi che rivestono ruoli cruciali in Vaticano ma non hanno mai aperto un codice di diritto canonico ma copiano e incollano codici» (Silere non possum, 29 aprile 2025).
I motivi del ritiro di Becciu e le possibili conseguenze sul Conclave
di Francesco Peloso
Lettera43, 29 aprile 2025
Il cardinale ha mollato la presa, obbedendo alla volontà espressa da Papa Francesco. Ed evitando di essere “scaricato” dai cardinali a lui più vicini in una eventuale conta. Il gruppo italiano ha evitato il peggio. Ma il caso potrebbe aver rafforzato il fronte dei porporati allergico ai bizantinismi e ai giochi di potere della Curia. Come lo era Bergoglio.