Card. Parolin: la misericordia è la gioia del Vangelo

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“Gesù Risorto si presenta ai suoi discepoli, mentre si trovano nel cenacolo dove si sono rinchiusi per paura, con le porte sbarrate. Il loro stato d’animo è turbato e il loro cuore è nella tristezza, perché il Maestro e Pastore che avevano seguito lasciando tutto è stato inchiodato sulla croce. Hanno vissuto cose terribili e si sentono orfani, soli, smarriti, minacciati e indifesi”: è stato il card. Pietro Parolin, già Segretario di Stato, a presiedere la celebrazione eucaristica sul sagrato della Basilica Vaticana nel secondo giorno dei Novendiali in suffragio di papa Francesco, nella domenica dedicata alla Divina Misericordia, a cui hanno partecipato i dipendenti ed i fedeli della Città del Vaticano, nonché gli adolescenti convenuti a Roma per il Giubileo ad essi dedicato.

Nell’omelia il card. Parolin ha sottolineato il dolore per la morte di papa Francesco: “L’immagine iniziale che il Vangelo ci offre in questa domenica può rappresentare bene anche lo stato d’animo di tutti noi, della Chiesa e del mondo intero. Il Pastore che il Signore ha donato al suo popolo, papa Francesco, ha terminato la sua vita terrena e ci ha lasciati. Il dolore per la sua dipartita, il senso di tristezza che ci assale, il turbamento che avvertiamo nel cuore, la sensazione di smarrimento: stiamo vivendo tutto questo, come gli apostoli addolorati per la morte di Gesù”.

Però, riprendendo l’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’, la resurrezione di Gesù ‘riempie il cuore’ di gioia con un preciso riferimento riferito ai giovani: “Eppure, il Vangelo ci dice che proprio in questi momenti di oscurità il Signore viene a noi con la luce della risurrezione, per rischiarare i nostri cuori… La gioia pasquale, che ci sostiene nell’ora della prova e della tristezza, oggi è qualcosa che si può quasi toccare in questa piazza; la si vede impressa soprattutto nei vostri volti, cari ragazzi e adolescenti che siete venuti da tutto il mondo a celebrare il Giubileo. Venite da tante parti: da tutte le Diocesi d’Italia, dall’Europa, dagli Stati Uniti all’America Latina, dall’Africa all’Asia, dagli Emirati Arabi … con voi è realmente presente il mondo intero!”

Ed ha ricordato il desiderio di papa Francesco di incontrarli per raccontare loro la speranza di Cristo: “Di fronte alle tante sfide che siete chiamati ad affrontare (ricordo, ad esempio, quella della tecnologia e dell’intelligenza artificiale che caratterizza in modo particolare la nostra epoca)  non dimenticate mai di alimentare la vostra vita con la vera speranza che ha il volto di Gesù Cristo”.

E’ stata un’esortazione a non sentirsi ‘abbandonati’: “Nulla sarà troppo grande o troppo impegnativo con Lui! Con Lui non sarete mai soli né abbandonati a voi stessi, nemmeno nei momenti più brutti!  Egli viene ad incontrarvi là dove siete, per darvi il coraggio di vivere, di condividere le vostre esperienze, i vostri pensieri, i vostri doni, i vostri sogni, di vedere nel volto di chi è vicino o lontano un fratello e una sorella da amare, ai quali avete tanto da dare e tanto da ricevere, per aiutarvi ad essere generosi, fedeli e responsabili nella vita che vi attende, per farvi comprendere ciò che più vale nella vita: l’amore che tutto comprende e tutto spera”.

Inoltre in questa seconda domenica di Pasqua, dedicata alla Divina Misericordia, ha sottolineato che essa è stata la caratterizzazione del magistero del papa: “Proprio la misericordia del Padre, più grande dei nostri limiti e dei nostri calcoli, è ciò che ha caratterizzato il magistero di papa Francesco e la sua intensa attività apostolica, insieme all’ansia di annunciarla e condividerla con tutti (l’annuncio della buona novella, l’evangelizzazione) che è stato il programma del suo pontificato. Egli ci ha ricordato che ‘misericordia’ è il nome stesso di Dio, e, pertanto, nessuno può porre un limite al suo amore misericordioso con il quale Egli vuole rialzarci e renderci persone nuove”.

E’ stato un invito ad accogliere la sua ‘eredità’ pastorale: “E’ importante accogliere come un tesoro prezioso questa indicazione su cui Papa Francesco ha tanto insistito. E, permettetemi di dire, il nostro affetto per lui, che si sta manifestando in queste ore, non deve restare una semplice emozione del momento; la Sua eredità dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

Infatti la misericordia è il ‘cuore’ della fede: “Ci ricorda che non dobbiamo interpretare il nostro rapporto con Dio e il nostro essere Chiesa secondo categorie umane o mondane, perché la buona notizia del Vangelo è anzitutto la scoperta di essere amati da un Dio che ha viscere di compassione e di tenerezza per ciascuno di noi a prescindere dai nostri meriti; ci ricorda, inoltre, che la nostra vita è intessuta di misericordia: noi possiamo rialzarci dopo le nostre cadute e guardare al futuro solo se abbiamo qualcuno che ci ama senza limiti e ci perdona”.

La misericordia pone una nuova visione di vita: “E, perciò, siamo chiamati all’impegno di vivere le nostre relazioni non più secondo i criteri del calcolo o accecati dall’egoismo, ma aprendoci al dialogo con l’altro, accogliendo chi incontriamo lungo il cammino e perdonando le sue debolezze e i suoi errori. Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di papa Francesco”.

Infine il card. Parolin ha ricordato che papa Francesco ha evidenziato che la pace può sussistere solo attraverso il perdono: “Così, il Signore Risorto stabilisce che i suoi discepoli, la sua Chiesa, siano strumenti della misericordia per l’umanità per coloro che desiderano accogliere l’amore e il perdono di Dio.

Papa Francesco è stato testimone luminoso di una Chiesa che si china con tenerezza verso chi è ferito e guarisce con il balsamo della misericordia; e ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”.

(Foto: Santa Sede)

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