Something is rotten in the State of Vatican

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 27.04.2025 – Vik van Brantegem] – Tra le questioni che il Collegio cardinalizio deve risolvere, prima del Conclave:
1. La Costituzione Apostolica al numero 33 stabilisce che 120 è il numero massimo dei cardinali elettori. Il numero attuale è 133. Soluzione, un altro rescritto (firmato “F”) che deroga al limite di 120 elettori, mai pubblicato. Vediamo se spunta fuori anche questo.
2. La capienza del Domus Sanctae Marthae, capire se c’ abbastanza spazio per tutti i cardinali elettori, anche perché l’intero secondo piano (che era occupato da Papa Francesco) è inutilizzabile, con in più che la stanza del Papa defunto sigillata.
3. La partecipazione del Cardinale Angelo Becciu al Conclave.
Ombre dense sul Conclave
che ha il dovere di eleggere
il successore di San Pietro
«Il neoeletto Papa Francesco disse il 13 marzo 2013: «Il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma». IL DOVERE, NON IL DIRITTO. Il compito del Conclave – e di ogni suo membro – non è un DIRITTO, ma un DOVERE» (A.P.).
«Se il Cardinal Becciu non entra a votare in Conclave mancherebbe gravemente a suoi doveri. A questo punto torna alla ribalta la domanda che gira da oltre quattro anni: come si procede nel caso del Card. A. G. Becciu?
Resta fuori dal corpo elettorale perché quello di Papa Francesco era un atto di governo pienamente legittimo?
Oppure il Collegio cardinalizio nelle sue riunioni pre-Conclave può prendere una sua decisione e reintegrarlo nella sua collegialità?
O meglio, Becciu ha il dovere di prendere parte nell’elezione del Successore di Pietro e Vescovo di Roma. A lui sono stati sospesi le prerogative (diritti) ma non i doveri. Se non partecipa verrebbe a mancare gravemente al principale dei suoi doveri in quanto cardinale, titolo che ha mantenuto sempre» (Luis Badilla e Robert Calvaresi in Osservazioni casuali N. 65, 19 aprile-26 aprile 2025).
«In attesa della bufera Becciu. Oggi il collegio dei porporati celebrerà i secondi vespri. Poi inizia la battaglia sul futuro dell’alto prelato sardo. Le congregazioni si fanno via via più intense: «Non sanno come uscirne, è un problema serio», si dice in Vaticano» (Giovanni Maria Vian su Domani, 27 aprile 2025).
«Ma il tempo stringe, da oggi cominciano i novendiali, nove giorni di preghiere, poi i cardinali dovranno decidere la data del Conclave. Con Becciu o senza? Questo è il problema. La rivista spagnola Vida Nueva, con ottime fonti tra le berrette rosse, ha rivelato che l’orientamento del sacro collegio sarebbe quello di “mettere ai voti la partecipazione o meno di Becciu al Conclave”, ma solo quando saranno arrivati a Roma tutti o quasi i cardinali elettori. Tra il 4 e il 5 maggio. Intanto, però, sarebbero in corso consultazioni con canonisti e studiosi di teologia medievale perché il caso è complesso. (…) sciogliere così anche l’ultimo nodo legato a due lettere di cui ha dato notizia sul quotidiano Domani l’ex direttore de L’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian. Due lettere dattiloscritte, solo vistate con una «F», che il cardinale Pietro Parolin avrebbe mostrato giovedì scorso allo stesso Becciu e che lo escluderebbero dall’ingresso in Sistina: una risale al 2023, l’altra è di questo marzo, quando il Papa era già al Gemelli. Ma due lettere dattiloscritte, solo con la sigla del Papa (“Io comunque non le ho viste, Parolin me ne ha solo parlato”, avrebbe detto ieri il cardinale al suo entourage), non avrebbero valore per il diritto canonico: “In Vaticano non esiste alcun decreto firmato da Francesco che impedisca a Becciu di entrare nel Conclave”, scrive Vida Nueva. “E se non c’è un documento scritto (pubblicato negli Acta Apostolicae Sedis, la Gazzetta ufficiale della Santa Sede, ndr), è come se la decisione non fosse mai stata presa”» (Fabrizio Caccia su Corriere della Sera, 27 aprile 2025).
Continuiamo con la condivisione di autorevoli contributi in riferimento al nuovo “caso Becciu”, in attesa che i cardinali nelle Congregazioni generali arrivano ad una conclusione in verità e giustizia, nel rispetto delle rigide norme canoniche che regolano il Conclave:
- Il parere dell’Avv. Ivano Lai [QUI]:
«I Cardinali elettori sono coloro che, in numero non superiore a 120, non avendo compiuto gli 80 anni d’età il giorno precedente al decesso del Romano Pontefice e durante la vacanza della Sede Apostolica, non siano stati deposti o privati della dignità cardinalizia.
Il Cardinale Giovanni Angelo Becciu è nella piena e incontrovertibile titolarità della dignità cardinalizia e, non avendo compiuto gli 80 anni d’età, è cardinale elettore a ogni effetto della legge generale (il codice di diritto canonico) e della legge speciale voluta da Papa San Giovanni Paolo II e riformata da Papa Benedetto XVI (Universi Dominici gregis).
– CODICE DI DIRITTO CANONICO – LIBRO II IL POPOLO DI DIO – PARTE II LA COSTITUZIONE GERARCHICA DELLA CHIESA – SEZIONE I LA SUPREMA AUTORITÀ DELLA CHIESA (Cann. 330 – 367)
CAPITOLO I (Cann. 331- 335) IL ROMANO PONTEFICE E IL COLLEGIO DEI VESCOVI
Can. 335 – Mentre la Sede romana è vacante o totalmente impedita, non si modifichi nulla nel governo della Chiesa universale; si osservino invece le leggi speciali emanate per tali circostanze.
– COSTITUZIONE APOSTOLICA UNIVERSI DOMINICI GREGIS – PARTE SECONDA L’ELEZIONE DEL ROMANO PONTEFICE – CAPITOLO I GLI ELETTORI DEL ROMANO PONTEFICE
33. Il diritto di eleggere il Romano Pontefice spetta unicamente ai Cardinali di Santa Romana Chiesa, ad eccezione di quelli che, prima del giorno della morte del Sommo Pontefice o del giorno in cui la Sede Apostolica resti vacante, abbiano già compiuto l’80° anno di età. Il numero massimo di Cardinali elettori non deve superare i centoventi. È assolutamente escluso il diritto di elezione attiva da parte di qualsiasi altra dignità ecclesiastica o l’intervento di potestà laica di qualsivoglia grado o ordine.
34. […] l’elezione del nuovo Pontefice deve essere fatta unicamente ed esclusivamente dai Cardinali elettori, che sono indicati nel numero precedente, e non dallo stesso Concilio o Sinodo dei Vescovi. Perciò dichiaro nulli ed invalidi gli atti, che in qualunque modo tentassero temerariamente di modificare le norme circa l’elezione o il collegio degli elettori […].
35. Nessun Cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto, fermo restando quanto prescritto al n. 40 e al n. 75 di questa Costituzione.
36. Un Cardinale di Santa Romana Chiesa, che sia stato creato e pubblicato in Concistoro, ha per ciò stesso il diritto di eleggere il Pontefice, a norma del n. 33 della presente Costituzione, anche se ancora non gli sia stato imposto il berretto, né consegnato l’anello, né abbia prestato il giuramento. Non hanno, invece questo diritto i Cardinali canonicamente deposti o che abbiano rinunciato, col consenso del Romano Pontefice, alla dignità cardinalizia. Inoltre, in periodo di Sede Vacante, il Collegio dei Cardinali non può riammettere o riabilitare costoro».
- Conclave, la sigla di Papa Francesco sul documento che esclude Becciu: l’atto per impedirgli il voto firmato con una “F” il 24 marzo. Consegnato al Segretario di Stato Parolin, la discussione sul cardinale potrebbe rinviare l’ingresso nella Sistina di Andrea Gagliarducci su Il Messaggero del 27 aprile 2025:
«[Il Papa] ha voluto che il cardinale fosse processato in primo grado nello Stato di Città del Vaticano da un tribunale di Stato. Cosa mai successa, perché un cardinale viene giudicato solo da cardinali. Ma la condanna, tra l’altro ancora in primo grado (l’appello comincia il 22 settembre), è quella dello Stato, non è canonica. (…) “rischiamo di escludere Becciu per questioni penali e riguardanti lo Stato, ma senza che ci sia alcun impedimento o sanzione canonica. Lo Stato della Città del Vaticano avrebbe così la predominanza sulla sede apostolica. E sarebbe un passo indietro nella storia di un secolo e mezzo”. (…) La decisione del Cardinale Parolin di rendere note le lettere solo al terzo giorno di congregazione può costargli molti voti. Ci si chiede, infatti, perché non abbia subito mostrato le carte, aspettando il momento in cui il dibattito sembrava andare in favore di Becciu. Forse, si è cercato prima di operare una moral suasion sul cardinale sardo, senza effetto, e allora si è deciso di produrre i documenti. Ma, anche se fatto in buona fede, c’è una ombra sulla trasparenza dell’operazione».
- Il precedente e la prudenza istituzionale. Il cardinale Becciu può entrare in Conclave nonostante la condanna: perché nessuno può fermarlo di Maurizio Pizzuto su Il Riformista del 26 aprile 2025:
«Nel diritto civile come in quello canonico, la presunzione d’innocenza resta un principio fondamentale. La condanna inflitta dal Tribunale vaticano non è definitiva: il Cardinale Becciu ha già annunciato appello, e finché non si esauriscono tutti i gradi di giudizio, egli rimane formalmente innocente. Nel frattempo, nessuna norma impedisce a un cardinale imputato o condannato in primo grado di esercitare i suoi diritti e doveri ecclesiastici. (…) Il cardinale non è solo un alto funzionario della Curia, ma un testimone della fede chiamato a discernere, con preghiera e coscienza, la guida della Chiesa universale. Il Conclave non è un’aula di tribunale ma una riunione spirituale in cui conta la fede, la comunione ecclesiale e il senso di responsabilità. In questo senso, anche un cardinale sotto processo può essere ritenuto capace di partecipare, proprio perché il suo giudizio non si basa sulla reputazione pubblica ma sul suo rapporto con Dio e la Chiesa. (…) Angelo Becciu, pur condannato in primo grado, conserva tutti i requisiti canonici per entrare in conclave. La sua presenza – se e quando sarà convocato – non sarà uno scandalo, ma il segno della complessità del diritto ecclesiale, della prudenza istituzionale e del rispetto per un processo ancora in corso. La Chiesa non è un tribunale mediatico: è una madre che sa attendere la verità con pazienza e giustizia».
- Congregazioni generali. Conclave, tiene banco il caso Becciu: un nodo da risolvere ora di Nico Spuntoni su La Nuova Bussola Quotidiana del 26 aprile 2025:
«La verità che sembra farsi strada in questi primi giorni di Sede vacante è che la questione dell’ingresso o meno del Cardinale Becciu in Sistina arrivi non solo prima ma sia anche molto più importante del processo vaticano in sé nato dallo scandalo immobiliare di Londra. Anche perché, nell’udienza del 24 settembre 2020 che decretò la disgrazia del cardinale, Bergoglio non avrebbe fatto cenno alle vicissitudini dell’investimento immobiliare né ai soldi del riscatto per la suora, ma soltanto al presunto peculato in favore di familiari. È chiaro che se Becciu dovesse rimanere fuori dal Conclave per una decisione ad personam del “Papa della misericordia”, l’immagine stessa del pontificato appena concluso non potrà non subire conseguenze tra i membri del sacro collegio.
In queste prime ore, in ogni caso, nelle riunioni è emersa una distanza tra i cardinali con più esperienza e quelli di più recente creazione, con i primi determinati a presentare anche le ombre dell’ultimo pontificato e gli altri invece concentrati ad esaltare la figura del primo Papa sudamericano della storia».
- Becciu da pupillo a reietto. Il legame col Papa logorato dagli anni e quelle ombre sulle lettere di Nico Spuntoni su Il Tempo del 27 aprile 2025:
«I maliziosi dicevano che fosse lui il “vero” Segretario di Stato perché forte di un rapporto personale col Papa che il suo superiore Pietro Parolin non era riuscito a costruire. Quella tra i due Italiani era stata una coabitazione difficile, così come sarebbe poi accaduto col suo successore Edgar Peña Parra. “Colpa” dello stile di comando di Francesco che amava il “divide et impera” in Curia. Un metodo che ha attirato invidie e antipatie a Becciu per la stretta fiducia mostrata dal Pontefice nei suoi confronti. Un rapporto che non è cambiato nel 2018 con la creazione a cardinale e l’assegnazione di un dicastero prestigioso come la Congregazione delle Cause dei Santi. Così per altri due anni, poi in questa fase qualcosa deve essere successo se all’improvviso, il 24 settembre del 2020, Bergoglio decise di liquidare il suo vecchio amico togliendogli il ruolo di Prefetto e temporalmente i diritti legati al cardinalato credendo alle accuse di soldi indirizzati dalla Segreteria di Stato ai propri familiari. In quella drammatica udienza da cui Becciu uscì con la punizione più severa e l’immagine pubblica distrutta, il Papa mai parlò del palazzo di Londra né dei pagamenti per la liberazione della suora.
(…) Da allora Bergoglio ha mantenuto un atteggiamento ambiguo verso Becciu, augurandosi pubblicamente la sua innocenza ma al tempo stesso non esprimendosi sulle ombre che dall’esterno sono state evidenziate a proposito dell’inchiesta. L’atto più clamoroso avvenne nel Giovedì santo del 2021, quando Francesco si presentò a casa di Becciu per celebrare la Messa con lui, sorprendendolo ed emozionandolo. Mentre il processo andava avanti, i due hanno continuato a sentirsi e nell’agosto del 2022 è arrivata la convocazione per il Concistoro, un diritto riservato ai cardinali. De facto, quindi, Bergoglio ha restituito in quell’occasione quanto tolto due anni prima. La familiarità tra i due è rimasta nonostante tutto e in uno degli ultimi incontri a Santa Marta, quando Becciu ha ricordato con nostalgia i “bei tempi” in cui lavoravano fianco a fianco, il Papa ha risposto “Tranquillo, tranquillo: ritorneranno quei tempi”. Come può un auspicio simile conciliarsi con la cacciata dal Conclave firmata mentre la salute deteriorava inesorabilmente? O Francesco non è stato sincero, oppure c’è qualcosa che non torna nell’intricata vicenda della lettera».
- Postscriptum.
* * *
Conclave, la sigla di Papa Francesco sul documento che esclude Becciu: l’atto per impedirgli il voto firmato con una “F” il 24 marzo
Consegnato al Segretario di Stato Parolin, la discussione sul cardinale potrebbe rinviare l’ingresso nella Sistina
di Andrea Gagliarducci
Il Messaggero, 27 aprile 2025
Sarebbe stata firmata il 24 marzo la nota dattiloscritta con la quale Papa Francesco rendeva nota al cardinale Pietro Parolin, allora Segretario di Stato, la sua volontà che il Cardinale Angelo Becciu non potesse partecipare al Conclave. Il foglio, che per ora non sembra essere stato fatto circolare nella sua interezza ai cardinali, sarebbe firmato con una “F”.
Il 29 marzo, nell’unica intervista concessa durante la malattia del Papa, il Cardinale Parolin rivelava che Papa Francesco non aveva mai smesso di governare, e che siglava i dossier con una “F”, appunto. Il nodo della partecipazione del Cardinale Becciu al Conclave sarà probabilmente il più acceso tema di discussione alle Congregazioni generali che riprendono domani. Da una parte, i cardinali che sostengono che di fronte ad un reintegro “di fatto” del Cardinale Becciu nel Collegio cardinalizio (il Papa lo invitava a Concistori e celebrazioni, dove vestiva di rosso e sedeva tra i cardinali), nulla osterebbe alla partecipazione di Becciu. Tanto più che il cardinale avrebbe rinunciato alle prerogative del porporato, ma non alla dignità, e la dignità include anche il dovere di eleggere il Papa. Dall’altra, quanti invece ritengono che il Papa abbia espresso la sua volontà e che dunque il cardinale non possa essere ammesso al voto. Secondo Becciu, il Papa gli aveva detto di aver risolto la questione in suo favore. Il Cardinale Parolin ha prodotto allora dei documenti papali sulla questione, mai promulgati, ma che comunque rispecchiano una volontà del Papa e vanno considerati.
Il nodo
Tra l’altro, al punto 13 della Universi Dominici gregis, la Costituzione che regola Sede Vacante e Conclave, si trova, tra i vari compiti affidati ai cardinali nelle prime Congregazioni generali, quello di «leggere, qualora vi fossero, i documenti lasciati dal defunto pontefice per il collegio dei cardinali».
Il foglio dattiloscritto di Papa Francesco che il Cardinale Parolin ha prodotto solo al terzo giorno di Congregazione era dunque indirizzato direttamente al Collegio dei cardinali? In caso contrario, il suo valore potrebbe essere messo in discussione. Uno dei temi di discussione riguarda anche la validità della rinuncia di Becciu. Non c’è un documento scritto, perché il cardinale ha presentato al Papa le dimissioni solo oralmente. Ma il Papa ha accettato la rinuncia, e lo ha fatto sapere con chiarezza dettando un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede subito dopo l’udienza con Becciu del 24 settembre 2020. Poi, dal 2022, Becciu ha potuto partecipare agli eventi pubblici. La decisione del Papa non supererebbe, però, la rinuncia di Becciu, che è stata accettata. Di fatto, viene detto, quando un vescovo raggiunge l’età della pensione, e invia la lettera di rinuncia, questa viene accettata dal Papa con una comunicazione del Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede. Poco cambia se la rinuncia è presentata a voce.
I rischi
Un cardinale, che chiede di rimanere anonimo, pone anche un’altra questione dirimente. Il ragionamento si sintetizza così: il Papa ha accettato la rinuncia di Becciu perché il cardinale era finito nell’inchiesta sulla compravendita di un palazzo di Londra con fondi della Segreteria di Stato, e ha voluto che il cardinale fosse processato in primo grado nello Stato di Città del Vaticano da un tribunale di Stato. Cosa mai successa, perché un cardinale viene giudicato solo da cardinali. Ma la condanna, tra l’altro ancora in primo grado (l’appello comincia il 22 settembre), è quella dello Stato, non è canonica. E dunque, continua il porporato, «rischiamo di escludere Becciu per questioni penali e riguardanti lo Stato, ma senza che ci sia alcun impedimento o sanzione canonica. Lo Stato della Città del Vaticano avrebbe così la predominanza sulla sede apostolica. E sarebbe un passo indietro nella storia di un secolo e mezzo». Sarà questo il grande tema di dibattito, nelle Congregazioni generali dove si deciderà anche la data del Conclave. I novendiali finiscono il 4 maggio, e questo significa che dal 5 maggio in poi ogni data può essere buona per entrare in Sistina.
I cardinali potrebbero, però, decidere di discutere per più tempo fuori dalla Sistina, anche per analizzare eventuali documenti papali rimasti senza promulgazione. Di certo, questa controversia è destinata ad influire sul prossimo Conclave. La decisione del Cardinale Parolin di rendere note le lettere solo al terzo giorno di congregazione può costargli molti voti. Ci si chiede, infatti, perché non abbia subito mostrato le carte, aspettando il momento in cui il dibattito sembrava andare in favore di Becciu. Forse, si è cercato prima di operare una moral suasion sul cardinale sardo, senza effetto, e allora si è deciso di produrre i documenti. Ma, anche se fatto in buona fede, c’è una ombra sulla trasparenza dell’operazione. E ora, cosa succederà? I cardinali dovranno decidere a maggioranza come procedere, e chi fare entrare in Conclave. Un Conclave che, sin da oggi, si preannuncia sempre più divisivo. Chi vi entrerà da Papa potrebbe uscirne Papa. Ma anche no.
Il precedente e la prudenza istituzionale
Il cardinale Becciu può entrare in Conclave nonostante la condanna: perché nessuno può fermarlo
di Maurizio Pizzuto
I Riformista, 26 aprile 2025
Nonostante la recente condanna in primo grado a 5 anni e 6 mesi di reclusione per peculato e abuso d’ufficio, il cardinale Angelo Becciu ha ancora pieno diritto a partecipare a un eventuale conclave. Una possibilità che può sorprendere chi guarda la vicenda solo dal punto di vista giudiziario, ma che appare del tutto coerente se si analizzano con attenzione le norme canoniche e il funzionamento del governo ecclesiale.
La condanna non è definitiva
Nel diritto civile come in quello canonico, la presunzione d’innocenza resta un principio fondamentale. La condanna inflitta dal Tribunale vaticano non è definitiva: il cardinale Becciu ha già annunciato appello, e finché non si esauriscono tutti i gradi di giudizio, egli rimane formalmente innocente. Nel frattempo, nessuna norma impedisce a un cardinale imputato o condannato in primo grado di esercitare i suoi diritti e doveri ecclesiastici.
Nessuna scomunica, nessuna riduzione allo stato laicale
Becciu non è stato colpito da scomunica, non è stato ridotto allo stato laicale e non è stato privato del titolo cardinalizio. Anche dopo la rinuncia ai diritti connessi alla porpora cardinalizia chiesta da Papa Francesco nel 2020, il cardinale non è mai stato formalmente escluso dal Collegio cardinalizio. È ancora un cardinale di Santa Romana Chiesa e, avendo meno di 80 anni, rientra pienamente tra gli elettori papali.
Il ruolo spirituale e istituzionale del cardinale
Il cardinale non è solo un alto funzionario della Curia, ma un testimone della fede chiamato a discernere, con preghiera e coscienza, la guida della Chiesa universale. Il conclave non è un’aula di tribunale ma una riunione spirituale in cui conta la fede, la comunione ecclesiale e il senso di responsabilità. In questo senso, anche un cardinale sotto processo può essere ritenuto capace di partecipare, proprio perché il suo giudizio non si basa sulla reputazione pubblica ma sul suo rapporto con Dio e la Chiesa.
Il precedente e la prudenza istituzionale
La storia ecclesiastica è ricca di cardinali coinvolti in scandali o processi che non sono stati esclusi dai Conclavi. Escludere Becciu aprirebbe un precedente pericoloso, trasformando il Conclave in un’arena politica o giudiziaria, minando l’autonomia della Chiesa nel discernimento del suo futuro.
La scelta ultima spettava al Papa
Finora, Papa Francesco non aveva mai revocato ufficialmente al Cardinale Becciu il diritto di partecipare a un conclave. Questo è un segnale chiaro: nonostante le ombre, il Papa non aveva ritenuto opportuno estrometterlo del tutto. In un’istituzione millenaria che sa distinguere tra peccato e reato, tra scandalo e responsabilità ultima, questa decisione ha un peso simbolico fortissimo. In conclusione, Angelo Becciu, pur condannato in primo grado, conserva tutti i requisiti canonici per entrare in Conclave. La sua presenza – se e quando sarà convocato – non sarà uno scandalo, ma il segno della complessità del diritto ecclesiale, della prudenza istituzionale e del rispetto per un processo ancora in corso. La Chiesa non è un tribunale mediatico: è una madre che sa attendere la verità con pazienza e giustizia.
Congregazioni generali
Conclave, tiene banco il caso Becciu: un nodo da risolvere ora
di Nico Spuntoni
La Nuova Bussola Quotidiana, 26 aprile 2025
Il cardinale sardo potrà partecipare all’elezione del prossimo Papa? C’è un documento di Francesco che ne impedisce l’ingresso nella Cappella Sistina? I nodi di un caso che è bene risolvere prima del Conclave, prevenendo un altro pasticcio.
I nodi aggrovigliati in quasi cinque anni stanno venendo al pettine. In tutto il mondo, ormai, l’attesa del Conclave è dominata dal caso Becciu. Tutti si chiedono se il porporato sardo entrerà o meno in Sistina. Nonostante l’età anagrafica glielo consenta, un’umorale decisione di Papa Francesco presa il 24 settembre 2020 e comunicata soltanto con una nota del Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede potrebbe sbarrargli l’ingresso.
Ora che Jorge Mario Bergoglio è morto ci si rende conto che sulla vicenda umana e pubblica del cardinale di Pattada finora si è continuato a guardare il dito e non la luna. Il dito è il processo al Tribunale vaticano che lo ha visto condannato in primo grado per peculato, mentre la luna è la rimozione dei diritti connessi al cardinalato. Quest’ultima, bisogna ricordare, arrivò prima della stessa iscrizione al registro degli indagati. Un’eventuale esclusione dal Conclave disposta dal Papa non avrebbe alcun collegamento con la sentenza di condanna di primo grado emessa dal tribunale del Vaticano che non ha alcuna competenza sulla regolazione dell’elezione del Sommo Pontefice. Ma più l’opinione pubblica di tutto il mondo si pone la fatidica domanda se Giovanni Angelo Becciu sarà o meno in conclave, più la comunicazione vaticana e il Decano chiamato a gestire le Congregazioni preparatorie cercano di non parlarne.
L’altro ieri alla terza riunione il caso è stato tirato in ballo da un cardinale tra i 113 presenti ma ha prevalso ancora la linea di parlarne dopo il funerale di Francesco. Il porporato sardo non sta simpatico a tutti i suoi confratelli, ma anche tra i suoi non estimatori serpeggia la consapevolezza che la sua storia si stia trasformando sempre più in un pasticcio. Diversi non si capacitano della «melina» di questi primi giorni, nonostante il legittimo diritto dell’interessato a sapere il prima possibile se esiste un documento del Papa defunto che lo squalifica ad entrare in Sistina e nonostante la pressione mediatica sempre più forte.
Il timore di molti è che il documento o, meglio ancora, i documenti esistano e che emergeranno nelle Congregazioni post-esequie, contribuendo ad acuire le già non poche divisioni all’interno del sacro collegio. Anche dal punto di vista canonico, poi, non è detto che Becciu accetti questo «verdetto» in silenzio senza tentare di far valere in tutti i modi i suoi diritti.
La verità che sembra farsi strada in questi primi giorni di Sede vacante è che la questione dell’ingresso o meno del Cardinale Becciu in Sistina arrivi non solo prima ma sia anche molto più importante del processo vaticano in sé nato dallo scandalo immobiliare di Londra. Anche perché, nell’udienza del 24 settembre 2020 che decretò la disgrazia del cardinale, Bergoglio non avrebbe fatto cenno alle vicissitudini dell’investimento immobiliare né ai soldi del riscatto per la suora, ma soltanto al presunto peculato in favore di familiari. È chiaro che se Becciu dovesse rimanere fuori dal Conclave per una decisione ad personam del “Papa della misericordia”, l’immagine stessa del pontificato appena concluso non potrà non subire conseguenze tra i membri del sacro collegio.
In queste prime ore, in ogni caso, nelle riunioni è emersa una distanza tra i cardinali con più esperienza e quelli di più recente creazione, con i primi determinati a presentare anche le ombre dell’ultimo pontificato e gli altri invece concentrati ad esaltare la figura del primo Papa sudamericano della storia.
Becciu da pupillo a reietto. Il legame col Papa logorato dagli anni e quelle ombre sulle lettere
di Nico Spuntoni
Il Tempo, 27 aprile 2025
Chissà cosa deve aver provato ieri il Cardinale Angelo Becciu di fronte alla bara di legno sul sagrato di San Pietro. Nel day after della scoperta delle lettere che lo metterebbero fuorigioco nel Conclave, il porporato sardo si è ritrovato insieme ai suoi confratelli per concelebrare le esequie del Papa di cui è stato per sette anni uno dei collaboratori più stretti e fidati.
Fa impressione pensare che un mese fa Francesco, ormai quasi morente, avrebbe trovato la forza e il tempo per decretare la clamorosa esclusione. Una firma che sarebbe stata apposta proprio nell’appartamento di Santa Marta in cui dodici anni prima Becciu condusse il neoeletto Papa per la prima volta. Il rapporto tra i due è stato strettissimo e confidenziale negli anni in cui il porporato sardo era il numero due della Segreteria di Stato. Una scintilla scoccata sin da subito per via di quella comune allergia al linguaggio e al modo di fare curiale. Fino al 2018 Becciu ha rappresentato l’uomo simbolo della Curia a trazione Bergoglio, mettendoci la faccia nei momenti più difficili: da Vatileaks II al commissariamento dell’Ordine di Malta, dalle tensioni col governo Renzi sulla legge Cirinnà alla crisi sui migranti col Conte I.
I maliziosi dicevano che fosse lui il “vero” Segretario di Stato perché forte di un rapporto personale col Papa che il suo superiore Pietro Parolin non era riuscito a costruire. Quella tra i due Italiani era stata una coabitazione difficile, così come sarebbe poi accaduto col suo successore Edgar Peña Parra. “Colpa” dello stile di comando di Francesco che amava il “divide et impera” in Curia. Un metodo che ha attirato invidie e antipatie a Becciu per la stretta fiducia mostrata dal Pontefice nei suoi confronti. Un rapporto che non è cambiato nel 2018 con la creazione a cardinale e l’assegnazione di un dicastero prestigioso come la Congregazione delle Cause dei Santi. Così per altri due anni, poi in questa fase qualcosa deve essere successo se all’improvviso, il 24 settembre del 2020, Bergoglio decise di liquidare il suo vecchio amico togliendogli il ruolo di Prefetto e temporalmente i diritti legati al cardinalato credendo alle accuse di soldi indirizzati dalla Segreteria di Stato ai propri familiari. In quella drammatica udienza da cui Becciu uscì con la punizione più severa e l’immagine pubblica distrutta, il Papa mai parlò del palazzo di Londra né dei pagamenti per la liberazione della suora.
Due questioni già discusse in precedenza col suo collaboratore ma che poi sarebbero state contestate al cardinale nel processo in cui è finito per via di un provvedimento ad hoc preso da Santa Marta. Da allora Bergoglio ha mantenuto un atteggiamento ambiguo verso Becciu, augurandosi pubblicamente la sua innocenza ma al tempo stesso non esprimendosi sulle ombre che dall’esterno sono state evidenziate a proposito dell’inchiesta. L’atto più clamoroso avvenne nel Giovedì Santo del 2021, quando Francesco si presentò a casa di Becciu per celebrare la Messa con lui, sorprendendolo ed emozionandolo. Mentre il processo andava avanti, i due hanno continuato a sentirsi e nell’agosto del 2022 è arrivata la convocazione per il Concistoro, un diritto riservato ai cardinali. De facto, quindi, Bergoglio ha restituito in quell’occasione quanto tolto due anni prima. La familiarità tra i due è rimasta nonostante tutto e in uno degli ultimi incontri a Santa Marta, quando Becciu ha ricordato con nostalgia i “bei tempi” in cui lavoravano fianco a fianco, il Papa ha risposto “Tranquillo, tranquillo: ritorneranno quei tempi”. Come può un auspicio simile conciliarsi con la cacciata dal Conclave firmata mentre la salute deteriorava inesorabilmente? O Francesco non è stato sincero, oppure c’è qualcosa che non torna nell’intricata vicenda della lettera
Postscriptum
Mentre Parolin fa uscire dal cilindro magico 2 lettere dattiloscritte a firma sospetta “F”, non ci dimentichiamo del “caso Striano” dopo che Raffaele Cantone ha denunciato il verminaio sui dossier e sugli accessi illeciti alle SOS, il Promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi si precipita a Perugia da Cantone, si precipita! In uno scenario inquietante nel quale Becciu, in territorio italiano presso il ristorante Lo scarpone, viene attirato nel trappolone dall’esca Perlasca, dove la Gendarmeria ha organizzato, su mandato dei superiori, una intercettazione ambientale che De Santis tiene a escludere proprio durante il processo farsa a Becciu affermando: “La Gendarmeria non fa attività in Italia”, abbiamo potuto accertare che gli accessi illeciti del finanziere Striano avvengono prima del processo speciale di un tribunale speciale a Becciu, in quel luglio/agosto del 2019, proprio dal Vaticano dove tutto ha inizio. Questa ė la prova provata di un accordo segreto tra servizi italiani deviati e servizi vaticani deviati. Attività illecite, che non sono supportate da accordi bilaterali ufficiali tra Santa Sede e Italia, che il giornalista Fittipaldi vuole far credere nella sua deposizione alla Commissione bicamerale d’inchiesta che gli accessi di Striano non sono avvenuti da stati esteri e che per assurdo quegli accessi li avrebbe potuti richiedere Papa Francesco in persona. Confidiamo nella saggezza e nella capacità dei cardinali di avere orecchie per intendere e occhi per vedere la verità dei fatti, che dal 24 settembre 2020 alcune menti raffinatissime vogliono occultare al mondo [Staff del Blog dell’Editore].