Le “lettere” segrete contro Becciu, uscite dal cilindro magico di Parolin. Ieri sera la chiusura della bara del Romano Pontefice Francesco. Stamane le esequie

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.04.2025 – Ivo Pincara] – Al momento, il Collegio cardinalizio riunito in Congregazione generale, pubblicamente tace sull’ammissione del Cardinale Giovanni Angelo Becciu al Conclave, rinviando la decisione a dopo i funerali di Papa Francesco, che si svolgeranno oggi, sabato 26 aprile. Intanto, escono delle notizie attraversi i vaticanisti. Tra altro, il colpo di scena di due lettere segrete, attribuite al Romano Pontefice Francesco. Da parte sua, il Cardinal Becciu ha sottolineato di aver incontrato Papa Francesco, nel gennaio scorso, prima del ricovero al Policlinico Gemelli, che gli avrebbe detto: “Penso di aver trovato una soluzione”. “Saranno i miei fratelli cardinali a decidere”, ha concluso il porporato sardo, riferendosi alle riunioni delle Congregazioni generali del Collegio cardinalizio, che si stanno svolgendo in questi giorni. Difficilmente al Cardinal Becciu verrà tolto il diritto di voto, come hanno spiegato in questi giorni insigne canonisti. Ritorniamo oggi sulla questione, seguito dalla breve cronaca con le foto della Cerimonia di chiusura della bara del Sommo Pontefice Francesco in Basilica di San Pietro ieri sera, in previsione delle Esequie che verranno celebrate questa mattina in Piazza San Pietro.
Le “lettere” segrete siglate “F”
in mano al Cardinal Parolin
che puzzano di pia frode
Il Prof. Giovanni Maria Vian su Domani del 25 aprile 2025 («Il colpo di scena durante le Congregazioni (e in incontri segreti). Conclave, giallo su Becciu. Spuntano le lettere del Papa. In Vaticano è lite sul prelato sardo. Inizialmente il Decano Re aveva detto che poteva partecipare. Il Camerlengo ha poi rivelato che il Papa voleva escluderlo. E Parolin ha mostrato “prove” firmate»): «Ieri sera un altro colpo di scena: il Cardinale Pietro Parolin avrebbe mostrato a Becciu due lettere dattiloscritte e siglate dal pontefice con la F che lo escluderebbero dal Conclave: una del 2023 e l’altra dello scorso mese di marzo quando il Papa affrontava l’ultimo gravissima malattia. Il cardinale sardo avrebbe preso atto, ma non è chiaro se farà un passo indietro o se dovranno essere le Congregazioni generali a decidere» [QUI].
Il già Segreteria di Stato della Santa Sede, Cardinale Pietro Parolin, ha quindi fatto uscire dal suo cilindro magico non due coniglie, ma due “lettere” (sembrano piuttosto dei rescritti, segrete come i quattro famosi rescritti segreti con cui Papa Francesco ha cambiato le regole quando il processo contro il Cardinal Becciu era in corso) dattiloscritte (!) a firma “F”, una del 2023 (perché tenerla segreta fino ad oggi?) e un’altra del 4 marzo 2025 (cioè quando Papa Francesco era ricoverato al Policlinico Gemelli, mentre Parolin ai giornalisti aveva risposta di non voler parlare del caso Becciu con il Papa). Pare, che queste due “lettere” esprimerebbero la volontà del Papa di escludere il Cardinal Becciu da un Conclave.
Francesco Antonio Grana su il Fatto Quotidiano del 23 aprile 2025 scrive: «Scontro al vertice tra Angelo Becciu e Pietro Parolin. Il primo reclama il diritto di entrare in conclave e quindi votare il successore di Papa Francesco. Il secondo, che in quanto cardinale vescovo elettore più anziano di nomina presiederà il Conclave, esclude categoricamente questa possibilità. Le scintille iniziali, che rischiano di trasformarsi in una vera e propria guerra aperta, sono arrivate già nella prima Congregazione generale del Collegio cardinalizio riunitasi ieri mattina nell’Aula Nuova del Sinodo».
Ricordiamo che il Cardinale Pietro Parolin, il più stretto collaboratore del Papa, che ha dato il suo consenso per iscritto all’acquisto del Palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra (lo riteneva «un valido investimento»), operato quando il Cardinal Becciu non era più Sostituto della Segreteria di Stato. si è precipitato a dichiarare che lui non ne sapeva nulla.
Poi, è opportuno prendere atto a quanto riferito da Andrea Paganini, il curatore della Rassegna stampa sul “caso Becciu”, ieri sulla sua pagina Facebook: «”Se io non fossi stata nominata in COSEA, probabilmente sarebbe Papa adesso; al prossimo conclave magari diventava papa. Grazie a me Becciu non diventerà Papa” (Francesca Immacolata Chaouqui). Ecco l’ammissione di colei che ha ordito il complotto! Nella percezione generale è stato taroccato il nesso eziologico (causa-effetto): tutto il mondo pensa che Becciu venga escluso dal Conclave per essere stato condannato. In realtà anche queste parole fanno intuire che Becciu è stato condannato (senza un briciolo di prova) proprio al fine di espellerlo dal Conclave. La ragion di stato contro la verità, siamo sempre lì: “Meglio che muoia un solo uomo per il popolo”. Componi il puzzle (il complotto) [QUI]».

Poi, riprendendo il Domani di oggi [QUI], Andrea Paganini scrive: «Toh, l’altro autore del complotto, oltre alla Chaouqui: Alberto Perlasca (al quale non interessa la giustizia, ma l’esclusione di Becciu dal Conclave)! Questi soggetti “ispirano” Francesco? “Ma come ha raccontato Domani, ripreso dai media italiani e internazionali, esisterebbero ben due lettere controfirmate dallo stesso pontefice che confermerebbero la volontà di Bergoglio di escludere il porporato sardo dal conclave. La prima sarebbe del 2023, la seconda lettera risalirebbe addirittura al 4 marzo scorso quando il Papa era già ricoverato al Policlinico Gemelli, e sarebbe stata ispirata da Monsignor Alberto Perlasca, l’ex Capo dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, trasformatosi da imputato ad accusatore nel processo per la compravendita dell’immobile situato in Sloane Avenue con i fondi della Segreteria di Stato. Sia come sia, le lettere sarebbero state mostrate a Becciu dal Segretario di Stato Pietro Parolin. L’esistenza delle due missive, taglierebbe ogni possibile discussione sul tema, la volontà messa per iscritto del Papa non lascerebbe più nessuno spiraglio per una trattativa”».
Invece, questa mattina 26 aprile 2025, Il Tempo ha fornito degli elementi utili, per il discernimento sul “colpo di scena” rappresentato dal già Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, con le sue due “lettere” fantasma.

Innanzitutto, un contributo a firma di Vittorio Feltri, citando anche l’autorevole parere di un canonista di primo rango («Questo utilizzo di lettere tenute segrete e fatte firmare al Papa malato per imporre una deroga al diritto canonico può essere un passo falso fatale per chi le vuol usare a suo pro»), che riportiamo di seguito.
Su Il Tempo di oggi inoltre è stato pubblicato un contributi di Luigi Bisignani (Le troppe apocrife “effe” che girano tra i cardinali): «Un tempo, i cardinali ascoltavano e davano credito a quello che sentivano basandosi sulla fiducia. Ora, per credere vogliono vedere le prove, e capire se le strane lettere che hanno ricevuto, spesso firmate solo con una effe, siano autentiche oppure scritte dalle tre-quattro persone che tenevano in ostaggio il Papa: un segretario, due gendarmi, forse anche un infermiere».

e di Nico Spuntoni (La strana lettera anti Becciu nelle mani del Camerlengo. E dubbi sulla firma del Papa appena uscito dal Gemelli) [QUI]: «All’interno, come abbiamo scritto, c’è un fronte convinto che il presule di Pattada sia vittima di un’ingiustizia palese. E poi c’è il tema della loro validità: un esperto canonista, sotto anonimato, ha spiegato al nostro giornale che una firma non basterebbe perché «per simili documenti, storicamente, c’è bisogno di una sottoscrizione pontificia che prima era data dall’anello del pescatore ma che anche adesso richiede almeno un segnacolo d’autenticità». Mai il Pontefice sottoscriveva documenti con la firma personale, «ma al massimo, in rarissimi casi, poteva apporla in aggiunta a documenti particolarmente sentiti, non da sola comunque». L’esperto, dunque, sostiene che «non sia affatto sufficiente la mera siglatura, peraltro rilasciata in circostanze oscure». Questi primi giorni di congregazioni sono stati segnati dalla vicenda Becciu che probabilmente diventerà monopolizzante anche nei successivi. I cardinali, infatti, sono arrivati alla conclusione di individuare una soluzione solamente dopo la celebrazione del funerale di oggi. Una bella gatta da pelare soprattutto per il decano Giovanni Battista Re che, a chi lo aveva sentito anche di recente sull’argomento, aveva confidato privatamente di non essere a conoscenza dell’esistenza delle lettere di Francesco».
Infine, segue un riassunto della questione a firma di Andrea Gagliarducci su Il Messaggero di oggi.

Il cardinale è vittima del “sacro imbroglio”
E la lettera puzza di pio frode
Nessun testamento ha il diritto di condannare a morte la reputazione di un uomo
Due donne. Aggiustarono i fatti in dichiarazioni intesa con il Procuratore del Vaticano per incastrare il prelato sardo
di Vittorio Feltri
Il Tempo, 26 aprile 2025
Com’era prevedibile, tra i cardinali si discute della questione Becciu, se cioè possa entrare o no in Conclave, e partecipare così all’elezione del Papa. Non ho competenze di diritto canonico o ecclesiastico, né partecipo alla vita della parrocchia, in compenso è una vita intera che mi occupo di giustizia, maturando sul campo una certa esperienza. So distinguere i processi seri da quelli farsa, e le prove dalle manipolazioni. Non ho perciò alcun un timore a sostenere – conservando pienamente affetto per il Pontefice che ritengo sia stato ingannato a bella posta – che il cardinale sia stato vittima di un “sacro imbroglio”. So anche, da quando frequentavo da ragazzo i preti, che a Papa defunto, durante la sede vacante, tocca al collegio dei cardinali governare, ed essendo piuttosto difficile interrogare il Pontefice morto, possono rendersi conto e correggere errori in lui indotti dall’altrui malafede.
Non è offesa a Sua Santità rimediare post mortem a una ingiustizia allorché assecondò inquirenti e giudici che, coperti dal suo mantello, abusarono della sua fiducia. Ho elementi per dirlo. L’ultimo e più clamoroso fatto che lo dimostra è la rivelazione-scoop del quotidiano Domani (mai favorevole a Becciu) di centinaia di messaggi dove due donne, in dichiarata intesa con il Procuratore del Vaticano, aggiustarono i fatti per incastrare il prelato sardo.
Ricordo altresì che la decisione della “crocefissione preventiva” (definizione di Alberto Melloni, storico della Chiesa) fu presa da Bergoglio nell’immediatezza dell’ira – alla quale umanamente ha ammesso di essere portato per temperamento – quando si trovò sulla scrivania la copia in anteprima de L’Espresso che incolpava il Prefetto Angelo Becciu di aver “rapinato” i poveri per ingrassare i parenti. Ora, dopo cinque anni, confermare quel gesto di furore impedendo a un cardinale di entrare in Conclave, significa consegnare un innocente (tale è in modo conclamato, e persino per la giustizia vaticana sino all’ultimo grado di giudizio) alla esecrazione perpetua di credenti e non credenti, segnandolo in modo indelebile con il marchio dell’indegnità. Non si tratta di esercitare misericordia e praticare il Cristiano perdono, ma di prendere atto della realtà fattuale che, osservata con occhi privi di pregiudizio, impone di riabilitarlo.
Mi sono chiesto quale consapevolezza del caso abbiano maturato i porporati: anche per loro vale il principio einaudiano del “conoscere per deliberare”. Mi sono perciò preso la briga di rileggere le cronache dei vaticanisti e di informarmi – chiarisco: senza parlare con il diretto interessato – su quanto detto e fatto durante le “Congregazioni generali”, cui partecipano, in preparazione del Conclave, i porporati presieduti dal saggio Cardinale Giovanni Battista Re, il quale con i suoi 91 anni è il Decano della categoria, ma non potrà, superando appunto gli 80 anni, entrare nella Cappella Sistina per votare. Mi riferisco in particolare agli articoli di Giovanni Maria Vian che, per lunghi anni Direttore de L’Osservatore Romano e storico abituato a verificare le fonti, la sa lunga di regole canoniche e di conciliaboli purpurei. In una delle prime adunanze, il canonista prediletto dal Papa, il gesuita Cardinal Ghirlanda, risulta aver spiegato ai colleghi che Becciu va ammesso al conclave, secondo una tradizione antica che consentiva il voto, attivo e passivo, persino a cardinali scomunicati e condannati. Un principio di precauzione per così dire, onde impedire che un Papa possa determinare il proprio successore escludendo un rivale, impedendo allo Spirito Santo di soffiare su una testa odiata dal “de cuius”. Altri prelati, più sul pratico, hanno sostenuto che il processo ha precluso i diritti di difesa. Si badi inoltre che la condanna è giunta al primo grado di giudizio, e per il codice in vigore nel piccolo Stato vaticano, che sotto questo aspetto è più garantista della nostra Costituzione che parla solo di presunzione di “non colpevolezza” (articolo 27), Becciu è, come ho già spiegato, “innocente”. Oltretutto il cardinale di recente è stato invitato dal Papa ai Concistori (assemblea dei cardinali) anche dopo la sentenza del tribunale, dunque vedendo riconosciuta da Francesco la dignità del grado.
Altri dicono che invece va rispettata la volontà del Papa che tolse a Becciu i “diritti cardinalizi” quella sera del 24 settembre 2020, anche se senza sigillo e affermata soltanto con un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede. Un vecchio cardinale canonista, lo spagnolo Herranz, ha sostenuto che, comunque sia, eleggere il Papa per un cardinale è un dovere, non un diritto. Per cui è una menzogna ritenere Becciu presuntuoso nell’affermare questa sua volontà di votare il successore di Pietro (e di Francesco). Uno può sacrificare un diritto, non un dovere.
Finché, racconta Vian sul Domani, ieri il “già Segretario di Stato” (è decaduto anche lui) Pietro Parolin ha mostrato un foglio sul quale a marzo (prima cioè che emergessero le trame delle “due dame”!), mentre era all’ospedale Gemelli, il Papa avrebbe confermato, siglandola con la F, la sua volontà di escludere Becciu dal Conclave, rispondendo a un quesito sottopostogli dal medesimo Parolin.
Ho avuto da un canonista di primo rango, che preferisce non farsi impalare da qualche cardinale vendicativo, un parere pro veritate. Lo trascrivo:
Il Conclave è disciplinato in modo molto rigoroso dal diritto canonico e da altre fonti normative. Lettere siglate dal Papa (ammesso che siano autentiche) non pubblicate negli Acta Apostolicae Sedis non hanno alcuna idoneità a modificare la normativa vigente. Sono semmai indice di un fenomeno molto grave che i cardinali dovrebbero respingere con fermezza: le norme segrete adottate ad personam, che hanno caratterizzato purtroppo il Pontificato ormai conclusosi. Riconoscere validità normativa alle lettere segrete significherebbe riconoscere la fine della Chiesa e la sua trasformazione in un’autocrazia. Questo utilizzo di lettere tenute segrete e fatte firmare al Papa malato per imporre una deroga al diritto canonico può essere un passo falso fatale per chi le vuol usare a suo pro.
La mia idea in merito? Quella lettera puzza di pia frode. Nessun testamento ha il diritto di condannare a morte la reputazione di un uomo. Non si uccide così neanche un cardinale.

Parolin “liquida” Becciu: il caso scuote il conclave (ma lui resiste). Giallo su due atti papali
Il Segretario di Stato avrebbe mostrato al porporato le lettere firmate dal Papa nel 2023 e durante l’ultimo ricovero per escluderlo dal voto
di Andrea Gagliarducci
Il Messaggero, 26 aprile 2025
Il Cardinale Giovanni Angelo Becciu parteciperà o no al Conclave? Il dibattito è aperto, tra i cardinali che si stanno riunendo in questi giorni in Congregazione generale, con punte di drammaticità. Tanto che le posizioni che si stanno delineando in questi giorni potrebbero anche compromettere alcune delle candidature che sembravano più forti e cambiare completamente gli equilibri all’interno del Sacro Collegio.
L’eventuale partecipazione al Conclave del cardinale Angelo Becciu diventa un vero e proprio giallo. Il porporato, che aveva rinunciato alle prerogative cardinalizie nel 2020 su richiesta del Papa dopo lo scandalo dell’acquisto milionario del palazzo di Londra, aveva poi ripreso a partecipare come cardinale a Concistori ed eventi pubblici, sempre su invito di Papa Francesco, e sta ora partecipando alle Congregazioni generali. Di fatto, sostiene, quello che è avvenuto è un reintegro nel Collegio, e dunque non è caduto il suo diritto-dovere di votare.
La ricostruzione
Della questione, però, si deve decidere in Congregazione generale, nella riunione dei cardinali. Ed è in una di quelle riunioni, che il Cardinale Pietro Parolin avrebbe tirato fuori due documenti siglati da Papa Francesco in cui si rimarcava la volontà papale di escludere Becciu dal Conclave. In realtà esisterebbe anche un terzo documento firmato dal Papa sul caso Becciu. Secondo le ricostruzioni, il Cardinale Kevin J. Farrell, Camerlengo, avrebbe fatto sapere al Cardinale Becciu che il Papa gli avrebbe comunicato a voce che non avrebbe voluto che l’ex Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi partecipasse al Conclave. Il Cardinale Giovan Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio, avrebbe chiesto al porporato sardo un passo indietro. Questi avrebbe rifiutato, e lo avrebbe ribadito anche in Congregazione generale, sottolineando di non rinunciare al suo dovere di eleggere il Papa.
A quel punto, si è deciso di affrontare la questione dopo il funerale del Papa. Il 24 aprile, tuttavia, il Cardinale Parolin avrebbe mostrato a Becciu due lettere dattiloscritte e siglate da Papa Francesco con la F, una risalente al 2023 e l’altra lo scorso marzo, quando Papa Francesco era ricoverato in ospedale. Come detto, si parla anche di un terzo documento, del quale però finora non si è avuta notizia. In entrambe queste lettere, si parlerebbe della volontà del Papa di escludere Becciu dal Conclave.
Il nodo
La questione ora riguarda soprattutto la validità dei documenti papali. E qui si entra in un dibattito tra canonisti, ovvero gli esperti della legge che regolano le attività della Chiesa. C’è una scuola di pensiero che sostiene che, una volta morto il Papa, ogni documento non pubblicato non ha valore di legge. Al massimo, può essere considerata una ultima volontà del pontefice, e si può decidere quanto tenerla in considerazione.
L’altra scuola di pensiero invece sottolinea che un documento papale, seppur non promulgato, vale sempre come documento papale. Formalmente lo avrebbe dovuto rendere noto il Sostituto, che resta in carica anche durante la Sede Vacante, e non il Cardinale Pietro Parolin, che è decaduto dal suo incarico di Segretario di Stato.
Il dibattito, insomma, è aperto. Si è arrivati, in congregazione, a proporre una commissione cardinalizia che analizzi il caso Becciu e prenda una decisione.
Le prerogative
In fondo, il cardinale partecipava alle Congregazioni generali perché non c’era niente di scritto che lo impedisse, e perché era chiara la volontà papale che partecipasse agli eventi con i cardinali. Diversa la questione delle prerogative cardinalizie, cui il cardinale avrebbe rinunciato. Di fatto, però, non c’è né una lettera del cardinale, né una sanzione formale di Papa Francesco sulla perdita delle sue prerogative di cardinale. Dunque potrebbe anche cadere anche l’ipotesi di considerare lo scritto di Papa Francesco come una “interpretazione prima” della sanzione comminata al Cardinale.
Resta un punto cruciale: il fatto di aver mantenuto segreti i documenti che impedirebbero al Cardinale Becciu di partecipare al Conclave è, quanto meno, una decisione controversa. La pubblicazione del documento già alle prime Congregazioni generali avrebbe evitato, forse una situazione spiacevole. Se la decisione è semplicemente del Papa, ma senza motivazione, potrebbe essere considerato un abuso autocratico.
I rischi
Se invece gli scritti del Papa si richiamano al reato per cui è stato condannato in primo grado, viene precluso al Cardinale Becciu il diritto di difesa e il diritto al giusto processo, che sono tra l’altro garantiti sul diritto divino. La domanda, per i canonisti, resta dirimente: una situazione del genere metterebbe l’elezione del successore di Pietro al riparo da ogni possibile accusa di invalidità?
Questa ricostruzione, confermata da una fonte indipendente e comunque da considerare con la dovuta cautela, non solo mette in luce la confusione giuridica che regna in questo momento, ma pone anche il Cardinale Parolin in una posizione difficile. Considerato un candidato ideale per la sua moderazione, il cardinale avrebbe invece sostenuto, con questo gesto, proprio la parte del pontificato più controversa. «Rischia di rimanere il sospetto che i testi siano stati nascosti per evitare a Becciu di andare dal Papa», sottolinea una fonte a conoscenza del processo vaticano che ha coinvolto il cardinale. Tanto più che Becciu sostiene – lo ha detto alla Reuters – che invece il Papa gli avrebbe detto che c’era un documento in cui veniva riaffermato il suo diritto di partecipare al Conclave.
Il Rito della Chiusura della bara
del Romano Pontefice Francesco
Ieri sera, la Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato: «Questa sera, alle ore 20.00, presso l’Altare della Confessione nella Basilica di San Pietro, come annunciato, si è svolto il Rito della Chiusura della bara del Romano Pontefice.
Durante il rito, presieduto dal Cardinale Camerlengo, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche ha dato lettura del rogito, che è stato deposto nella bara al termine della celebrazione.
Hanno partecipato al Rito, oltre a quanti erano indicati nella Notificazione dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche [QUI], anche alcuni familiari del Papa defunto.
La Celebrazione, svoltasi secondo le prescrizioni dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, si è conclusa alle ore 21.00.
Durante la notte il Capitolo di San Pietro assicurerà una presenza di preghiera e di veglia al corpo del Pontefice, fino ai preparativi della Santa Messa domattina.














Il Rito della Tumulazione del feretro
del Romano Pontefice Francesco
La Sala Stampa della Santa Sede comunica che alle ore 13.00 ha avuto inizio il Rito della Tumulazione del feretro del Romano Pontefice Francesco nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Il Rito si è svolto secondo le prescrizioni dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, presieduto dal Cardinale Camerlengo, alla presenza di quanti sono indicati nella relativa Notificazione dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche e dei familiari del Papa defunto, e si è concluso alle ore 13.30 (Foto di Vatican Media).
Postscriptum
Tra le questioni che il Collegio cardinalizio deve risolvere, prima del Conclave:
1. La Costituzione Apostolica al numero 33 stabilisce che 120 è il numero massimo dei cardinali elettori. Il numero attuale è 133. Soluzione, un altro rescritto (firmato “F”) che deroga al limite di 120 elettori, mai pubblicato. Vediamo se spunta fuori anche questo.
2. La capienza del Domus Sanctae Marthae, capire se c’ abbastanza spazio per tutti i cardinali elettori, anche perché l’intero secondo piano (che era occupato da Papa Francesco) è inutilizzabile (con in più la stanza del Papa sigillata).
3. La partecipazione del Cardinale Angelo Becciu al Conclave.
«Il neoeletto Papa Francesco disse il 13 marzo 2013: «Il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma». IL DOVERE, NON IL DIRITTO. Il compito del Conclave – e di ogni suo membro – non è un DIRITTO, ma un DOVERE» (A.P.).
«Se il Cardinal Becciu non entra a votare in Conclave mancherebbe gravemente a suoi doveri. A questo punto torna alla ribalta la domanda che gira da oltre quattro anni: come si procede nel caso del Card. A. G. Becciu?
Resta fuori dal corpo elettorale perché quello di Papa Francesco era un atto di governo pienamente legittimo?
Oppure il Collegio cardinalizio nelle sue riunioni pre-Conclave può prendere una sua decisione e reintegrarlo nella sua collegialità?
O meglio, Becciu ha il dovere di prendere parte nell’elezione del Successore di Pietro e Vescovo di Roma. A lui sono stati sospesi le prerogative (diritti) ma non i doveri. Se non partecipa verrebbe a mancare gravemente al principale dei suoi doveri in quanto cardinale, titolo che ha mantenuto sempre» (Luis Badilla e Robert Calvaresi in Osservazioni casuali N. 65, 19 aprile-26 aprile 2025).