A Genova la democrazia nasce dalla Resistenza

“E’ per me un’occasione importante poter essere qui con tutti voi per celebrare oggi, qui a Genova, l’ottantesimo anniversario della liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista. Una regione, la Liguria, che, ricca di virtù patriottiche, tanto ha contribuito alla conquista della libertà del nostro popolo. Rendiamo onore alle popolazioni che seppero essere protagoniste nel sostenere e affiancare i partigiani delle montagne e delle città”.
Per celebrare 80 anni della Liberazione il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha scelto Genova, che è il simbolo di un contributo decisivo della Resistenza italiana alle sorti del conflitto, in quanto a seguito dell’insurrezione avvenuta tra la sera del 23 e il 26 aprile 1945 rappresenta l’unico caso europeo in cui un intero dispositivo militare tedesco si arrende alle forze della Resistenza senza alcun intervento bellico da parte degli Alleati che sono sopraggiunti il giorno successivo.
Ed ha raccontato la ‘lezione morale’ della Liguria, in cui molte città sono state insignite al valore civile: “Dalla città di Genova, Medaglia d’oro al valor militare per la lotta di Liberazione che (recita la motivazione) ‘piegata la tracotanza nemica otteneva la resa del forte presidio tedesco, salvando così il porto, le industrie e l’onore’, alla città di Savona, Medaglia d’oro, insignita per ‘l’ostinazione a non subire la vergogna della tirannide’, alle Province di Imperia e di La Spezia, anch’esse Medaglie d’oro. Così come alle Città di La Spezia e di Albenga, alla Provincia di Genova, insignite di Medaglia d’oro al valor civile per la Resistenza. Alle Croci di guerra assegnate, con la stessa motivazione, ai Comuni di Rossiglione, San Colombano Certenoli in val Cichero, Zignago, Albenga.
Dalla Liguria è venuta allora una forte lezione sulla moralità della Resistenza, sulle ragioni di fondo che si opponevano al dominio dell’uomo sull’uomo, si opponevano a un conflitto nato non per difendere la propria comunità ma come aggressione alla libertà di altri popoli”.
Una resistenza, quella ligure, imperniata sulla fraternità nel ricordo di Aldo Gastaldi: “Un’esperienza che ha tratto ispirazione da una figura, quella di Aldo Gastaldi, il partigiano ‘Bisagno’, comandante della Divisione Garibaldi-Cichero, protagonista di un impegno per la Patria, la giustizia, la libertà, considerato come servizio d’amore, oltre che esercizio di responsabilità. Morto drammaticamente un mese dopo la Liberazione, Medaglia d’oro al valor militare, la Chiesa di Genova ha determinato di dare avvio al processo canonico di beatificazione di questo Servo di Dio”.
Insomma una città che insieme si ribellò alla dittatura nazi-fascista: “E la fabbrica, le fabbriche, si manifestarono, una volta di più, luoghi di solidarietà, scuole di democrazia, con la crescita di coscienza sindacale, e la costituzione delle squadre di difesa operaia. Con gli scioperi nel Savonese e nello Spezzino alla fine del 1943 e nel 1944, che conferirono una forte spinta all’allargamento del consenso verso il movimento partigiano. Gli scioperi a Genova del 1943 sino al giugno del 1944, sino allo sciopero insurrezionale del 1945. Il crollo del fronte interno del regime si manifestava giorno dopo giorno”.
Molti scelsero la Resistenza perché volevano la pace: “Il Bando Graziani per l’arruolamento nei reparti fascisti aveva dato un involontario contributo ai partigiani: posti di fronte al dilemma o repubblichini o in fuga, molti giovani sceglievano la strada della montagna, superando ogni attendismo. I partigiani facevano terra bruciata dei tentativi repubblichini di organizzazione amministrativa: bruciare i registri anagrafici della Rsi impediva, di fatto, sia le requisizioni dei beni dei cittadini, sia i tentativi di coscrizione obbligatoria… L’aspirazione profonda del popolo italiano, dopo le guerre del fascismo, era la pace”.
E dalla Resistenza nacque l’Europa: “La Resistenza cresceva in tutti i Paesi europei sotto dominazione nazista. Si faceva strada, dalla causa comune, la solidarietà, in grado di superare le eredità delle recenti vicende belliche. Anche dalle diverse Resistenze nacque l’idea dell’Europa dei popoli, oggi incarnata dalla sovranità popolare espressa dal Parlamento di Strasburgo. Furono esponenti antifascisti coloro che elaborarono l’idea d’Europa unita, contro la tragedia dei nazionalismi che avevano scatenato le guerre civili europee”.
Dalle Resistenze nacque l’Europa dei popoli: “Difendere la libertà dei popoli europei è compito condiviso. Ora, l’eguaglianza, l’affermazione dello Stato di diritto, la cooperazione, la stessa libertà e la stessa democrazia, sono divenuti beni comuni dei popoli europei da tutelare da parte di tutti i contraenti del patto dell’Unione Europea.
La libertà delle diverse Patrie è divenuta la liberazione dell’Europa da chi pretendeva di sottometterla. E fu una lotta così vera da coinvolgere anche persone che i nazisti pretendevano opporre ai partigiani”.
Ed ha ricordato in quale modo Genova si liberò: “Da questi principi fondativi viene un appello: non possiamo arrenderci all’assenteismo dei cittadini dalla cosa pubblica, all’astensionismo degli elettori, a una democrazia a bassa intensità. Anche per rispettare i sacrifici che il nostro popolo ha dovuto sopportare per tornare a essere cittadini, titolari di diritti di libertà.
Il rovinio del posticcio regime di Salò, la progressiva sconfitta del nazismo apparivano ormai irreversibili e a Genova, importante bastione industriale, si posero le condizioni dell’insurrezione e, come abbiamo ascoltato, un esercito agguerrito si arrendeva al popolo. Ridurre le forze tedesche a trattare con i partigiani non fu facile”.
Alla liberazione della città ci fu la partecipazione della Chiesa: “Preziosa fu la mediazione dell’arcivescovo di Genova, il Cardinale Pietro Boetto (dichiarato ‘giusto fra le nazioni’ per il soccorso prestato agli ebrei) per giungere a siglare la resa del comando tedesco nella sua residenza di Villa Migone, tra il generale Meinhold e il presidente del CLN Remo Scappini (‘Giovanni’). Sarebbe toccato al partigiano Pittaluga (Paolo Emilio Taviani) annunciare la mattina seguente: Genova è libera”.
A questo punto il presidente della Repubblica ha ricordato che la pace nasce dalla resistenza di tutti, consegnandoci la lezione di papa Francesco: “Non ci può essere pace soltanto per alcuni. Benessere per pochi, lasciando miseria, fame, sottosviluppo, guerre, agli altri. E’ la grande lezione che ci ha consegnato papa Francesco… Ecco perché è sempre tempo di Resistenza, ecco perché sono sempre attuali i valori che l’hanno ispirata”.
Infine ha ricordato anche la resistenza della città contro la barbarie delle Brigate Rosse per difendere la democrazia:: “A Genova si espresse e si affermò il respiro della libertà. Un’anima che non sarebbe mai stata tradita. Un patto, un impegno, che non sarebbero venuti meno neppure quando, negli anni ‘70, il terrorismo tentò di aggredire le basi della nostra convivenza democratica.
E dalle fabbriche venne una risposta coraggiosa, esigente, che si riassume nel nome di Guido Rossa. La sua testimonianza appartiene a quei valori di integrità e coraggio delle persone che, anche qui, edificarono la Repubblica. Viva la Liguria partigiana, viva la libertà, viva la Repubblica”.
(Foto: Quirinale)