Non praevalebunt!

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.04.2025 – Franco Angeli] –Vito Mancuso lo ha definito il Papa della passione, la Repubblica il Papa riformista. Penso che due definizioni più appropriate non possano esistere. Ma sono anche le due definizioni più divisive.
Perché il rapporto con il mondo è il grande problema del Cattolicesimo. E in questo rapporto esiste la estrema risorsa della Fede che seppe terminare il mondo antico e il materialismo imperialista del paganesimo romano. Da allora la Chiesa è stata sempre vicina al potere ma pronta in ogni momento a censurarlo in nome della compassione e della Misericordia. Per la quale Francesco si è speso senza riserve. Eppure, proprio questo moto di adesione e di revisione verso le vicende terrene ha sempre richiesto alla Chiesa l’alta speculazione e un senso della Fede avveduto e distaccato.
Eppure, il moto verso la Misericordia nella gestione di Francesco si è associato a una profonda revisione della figura papale derubricata a Vescovo di Roma. Sono stati via via dismessi ed emarginati gli intellettuali cari a Benedetto (Burke, Müller, Sarah, Becciu). Spesso in malo modo e senza rispetto. Talora con vicende assai discusse come il processo Becciu. E ancora con profonde riserve della Chiesa africana che non può essere definita una Chiesa ricca.
In un mondo sempre più complesso ed enigmatico, la corsa spasmodica dei 10 Concistori di Francesco ha cercato in ogni modo di creare un successore pastorale ed empatico secondo i dettami di certo Vaticano II. Ma in ogni caso lontano dai dettami solidi del neo tomismo personalistico di Giovanni Paolo II.
I due Papi Francesco e Giovanni Paolo II sono stati accomunati nello stile comunicativo ma in realtà sono stati quanto di più opposto. Il pontificato di Francesco ha cercato in tutti i modi di destrutturare l’impianto teologico della gestione Giovanni Paolo II-Benedetto XVI. Quell’impianto creato proprio dai Gesuiti a fine Ottocento con la gestione di Leone XIII e del fratello Gesuita Cardinale Giuseppe Pecci.
Oggi il mondo si ripresenta con tutto il suo carico di distruttività ideologica: dal relativismo in Europa così censurato da Benedetto XVI, al nuovo modo autoritario di soggetti cosiddetti conservatori, che guardano con così grande simpatia a Putin, ai vecchi totalitarismi comunisti rinnovati ma non poi molto al modo cinese.
Pensare di rinnovare la Parola di Cristo senza attingere a una visione culturale avveduta, come è sempre successo nella Chiesa dal basso medioevo in poi, a nostro avviso è pura utopia. Ma è questo il messaggio destrutturante di certo Vaticano II che ha riproposto la impostazione protestante. Quello spontaneismo in polemica con i santi filosofi e teologi. Nel tentativo di superare ogni teologia.
Da più parti, e innanzi tutto da Benedetto XVI, si è censurata questa utopia. E anche noi abbiamo sempre ribadito questo nel servizio a Lui.
Non Praevalebunt!
«Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam» (E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa) (Mt 16,18).