Papa Francesco apre il Festival della Dottrina Sociale. “Mio padre mi ha fatto capire che quella del cooperativismo è la strada”

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È l’immagine della sfera e del poliedro quella che Papa Francesco dona ai partecipanti al terzo festival della Dottrina Sociale della Chiesa. In un videomessaggio, Papa Francesco apre idealmente il festival, e ne traduce il titolo “Meno disuguaglianze, più differenze” nelle due figure geometriche, che riconducono alla globalizzazione indistinta e alla globalizzazione che tiene in conto delle differenze.  Come arrivare a meno disuguaglianze e più differenze? Il Papa mette al centro dei pensieri i giovani e gli anziani. Ma poi punta tutto sulla Dottrina Sociale. Con un pensiero particolare alle esperienze di cooperazione, per le quali mostra un entusiasmo mutuato direttamente dai ricordi di gioventù.

Racconta il Papa: “Io ricordo – ero ragazzo – avevo 18 anni: anno 1954, e ho sentito mio padre fare una conferenza sul cooperativismo cristiano e da quel tempo io mi sono entusiasmato con questo, ho visto che quella era la strada. E’ proprio la strada per una uguaglianza, ma non omogeneità, una uguaglianza nelle differenze. Anche economicamente è lenta. Io ricordo ancora quella riflessione del mio papà: va avanti lentamente, ma è sicura. Quando io sento alcune altre teorie economiche, come quella “del rame” – non so come si dice, bene, in italiano – [il Papa si riferisce alle teorie sulle materie prime trainanti nei cicli economici] . L’esperienza ci dice che quella strada non va”.No al liberalismo che omologa e mette tutto sotto il mercato, sì alla Dottrina Sociale. Sottolinea il Papa che “le forme cooperative costituite dai cattolici come traduzione della Rerum Novarum testimoniano la forza della fede, che oggi come allora è in grado di ispirare azioni concrete per rispondere ai bisogni della nostra gente”. Un tema, aggiunge, “di estrema attualità”, che porta a pensare nuove forme di welfare a partire dalla cooperazione. “Il mio auspicio è che possiate rivestire di novità la continuità”.

Alla cooperazione si guarda molto nell’America Latina. Due anni fa, ad un convegno che celebrava i cinquanta anni dell’enciclica di Giovanni Paolo II Mater et Magistra, il card. Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga sottolineava come attraverso queste esperienze di cooperazione i cattolici in America Latina sono riusciti a trovare un argine al neoliberismo sfrenato, che ha portato molti Paesi sudamericani al disastro economico.

Non è forse un caso che sia proprio il card. Maradiaga ad aprire il terzo festival della Dottrina Sociale. “Meno disuguaglianze più differenze” è il tema che verrà dipanato a Verona fino al 24 novembre, in un intreccio di storie, esperienze e con una finestra di orientamento per il lavoro giovanile. Perché, sostengono gli organizzatori, si è troppo pensato che l’uguaglianza fosse raggiungibile attraverso l’omologazione, e questo è accaduto soprattutto per quanto riguarda scuola, economia, finanza, famiglia e lavoro.

Papa Francesco traduce il tutto con l’immagine della sfera e del poliedro. “La sfera – dice –  può rappresentare l’omologazione, come una specie di globalizzazione: è liscia, senza sfaccettature, uguale a se stessa in tutte le parti. Il poliedro ha una forma simile alla sfera, ma è composta da molte facce”. E al Papa piace “immaginare l’umanità come un poliedro, nel quale le forme molteplici, esprimendosi, costituiscono gli elementi che compongono, nella pluralità, l’unica famiglia umana. E questa sì è una vera globalizzazione. L’altra globalizzazione – quella della sfera – è una omologazione”.

Il problema di oggi è proprio l’omologazione, che invece di valorizzare le persone corre il rischio di scartarle. E oggi “i giovani e i vecchi vengono considerati scarti perché non rispondono alle logiche produttive in una visione funzionalista della società, non rispondono ad alcun criterio utile di investimento. Si dice sono “passivi”, non producono, nell’economia del mercato non sono soggetti di produzione. Non dobbiamo dimenticare, però, che i giovani ed i vecchi portano ciascuno una loro grande ricchezza: ambedue sono il futuro di un popolo”.

Papa Francesco ripete ancora una volta un concetto che a lui è molto caro: “I giovani sono la forza per andare avanti; i vecchi sono la memoria del popolo, la saggezza. Non ci può essere sviluppo autentico, né crescita armonica di una società se viene negata la forza dei giovani e la memoria dei vecchi. Un popolo che non ha cura dei giovani, dei vecchi non ha futuro”.

L’ipoteca sul futuro è data, per il Papa, dai numeri dei giovani senza lavoro, che in alcuni Paesi sono addirittura il 40 per cento. “E se questo non si risolve presto – dice il Papa – è la sicurezza di un futuro troppo debole o un non –futuro”.

Come fare? La stella polare, per Papa Francesco, è la Dottrina Sociale della Chiesa, perché ad esempio “chi opera nell’economia e nella finanza è sicuramente attratto dal profitto e se non sta attento, si mette a servire il profitto stesso, così diventa schiavo del denaro”.  Ma “occorre coraggio, un pensiero e la forza della fede per stare dentro il mercato, per stare dentro il mercato, guidati da una coscienza che mette al centro la dignità della persona, non l’idolo denaro”.

Vivere la Dottrina Sociale genera speranza, contiene in sé “una mistica”, sottolinea il Papa, perché “sembra toglierti immediatamente qualcosa; sembra che applicarla ti porti fuori dal mercato, dalle regole correnti. Guardando ai risultati complessivi, questa mistica porta invece un grande guadagno, perché è in grado di creare sviluppo proprio in quanto – nella sua visione complessiva – richiede di farsi carico dei disoccupati, delle fragilità, delle ingiustizie sociali e non sottostà alle distorsioni di una visione economicistica”.

C’è una parola sottesa al discorso del Papa, ed è “sussidiarietà”, ed una parola esplicita, “solidarietà. “La Dottrina Sociale – afferma infatti Francesco – non sopporta che gli utili siano di chi produce e la questione sociale sia lasciata allo Stato o alle azioni di assistenza e di volontariato. Ecco perché la solidarietà è una parola chiave della Dottrina Sociale. Ma noi, in questo tempo, abbiamo il rischio di toglierla dal dizionario, perché è una parola incomoda, ma anche – permettetemi – è quasi una “parolaccia”. Per l’economia e il mercato, solidarietà è quasi una parolaccia”.

La solidarietà è rappresentata anche dalle cooperative, perché “la cooperazione rappresenta un elemento importante per assicurare la pluralità di presenze tra i datori del mercato. Oggi essa è oggetto di qualche incomprensione anche a livello europeo, ma ritengo che non considerare attuale questa forma di presenza nel mondo produttivo costituisca un impoverimento che lascia spazio alle omologazioni e non promuove le differenze e l’identità”.

E il Papa incoraggia le esperienze cooperativistiche, memore delle parole di suo padre. “Il mio auspicio – dice – è che possiate rivestire di novità la continuità”. E poi conclude: “Non stancatevi di pregare per me, perché davvero ne ho bisogno. Grazie”.

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