Le chat depositate all’ONU e rese note da Domani sono l’equivalente di una bomba atomica. I grandi giornali e i telegiornali tacciono. La Santa Sede tace

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 19.04.2025 – Ivo Pincara] – Presso l’ONU sono state depositare delle chat, originalmente segretate dal Promotore di giustizia vaticano, il Prof. Avv. Alessandro Diddi, rese note dal quotidiano Domani, che stanno terremotando il processo contro il Cardinale Angelo Becciu, condannato a cinque anni e sei mesi per truffa e peculato, nonostante il dibattito in aula ha dimostrato senza ombra di dubbi la sua innocenza. Ieri, Venerdì Santo, Vittorio Feltri ha chiesto su il Giornale al Papa di ristabilire in Vaticano verità e giustizia. Però, anche oggi la Santa Sede continua a far finta di non sentire e di non vedere, trincerandosi in un silenzio assordante. Perché, quando vengono propalate degli omissis, oscuramento di cose importanti deliberatamente nascoste, che vengono divulgate mentre dovevano restare nascoste, si tratta dell’equivalente di una bomba atomica.
I peccati di omissione sono la quarta e ultima categoria di peccati, dopo i peccati di pensieri, parole e opere. Così come in giurisprudenza è stata riconosciuta l’esistenza di reati omissivi, anche in filosofia e teologia morale o etica si è introdotto il concetto di peccato per mancato svolgimento di un determinato compito od obbligo di coscienza. I peccati di omissione, così tanto ignorati da noi Cristiani, sono peccati gravi. Non basta non fare il male, bisogna fare il bene.
Chi tace è complice
e altrettante colpevole
- “Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo è la fine” – 14 aprile 2025 [QUI]
- Verso la fine della cospirazione dell’inganno e della tragica farsa della (in)giustizia vaticana: “Abbiamo cucinato il cardinale”. “I pm? Io lavoro per il Papa” – 16 aprile 2025 [QUI]
- 17 aprile 2025: Nuove chat che compromettono il Sostituto della Segreteria di Stato e il Promotore di Giustizia vaticano + Un post del 17 aprile 2024 e un riassunto del “caso Becciu” – 17 aprile 2025 [QUI]
- Appello a Papa Francesco per il Venerdì Santo: «Tiri giù Becciu dalla croce» – 18 aprile 2025 [QUI]
- Indice – Caso 60SA [QUI]
- Rassegna stampa sul “caso Becciu di Andrea Paganini («Amor mi mosse, che mi fa parlare» [QUI]
Proseguiamo con la nostra copertura dello scandalo della (in)giustizia vaticano, con due interventi:
- Osservazioni casuali di Luis Badilla e Robert Calvaresi N. 64 (12 aprile-19 aprile 2025)
«Chat omissate smascherano macchinazione ai miei danni. Il tempo dell’inganno è finito. (…) evidenzia e dimostra quanto la cosiddetta grande stampa – che a volte con ironia si apostrofa con l’espressione “i giornaloni” – sia, probabilmente a sua insaputa (tutto da verificare però) parte del trappolone o complotto contro il Cardinale Angelo G. Becciu. È accaduto dal primo giorno, da quando il Papa defenestrò il porporato nel giro di mezz’ora, e alcuni Telegiornali delle ore 20 avevano la notizia con anticipo. Come con largo anticipo la rivista L’Espresso, diretta da Marco Damilano, parte dell’operazione e le menzogne di Massimiliano Coccia, orchestrarono il carnevale mediatico per condannare il Card. Becciu prima di un processo. Per questa stampa, la sentenza, era quanto trapelava dal Vaticano. Una qualche domanda, un dubbio, una perplessità, una contro indagine? No. Secondo questa visione era tutto chiaro e definitivo. Ora questa medesima stampa tace, fa finta, sdrammatizza, ignora. Insomma, ancora una volta, con astuzia, si manipola la verità dei fatti usando il silenzio o altri pretesti. Forse si aspettano ancora ordini dall’alto, per far funzionare il proprio cervello (…)».
- Vaticano. Processi pilotati e millantatrici che aleggiano attorno al Papa in Silere non possum del 19 aprile 2025 [QUI]
«C’è un’ombra che aleggia da anni sulla cupola di San Pietro, lo abbiamo scritto pochi giorni fa su queste stesse pagine. Oggi puntiamo i riflettori su uno dei personaggi che agisce in sinergia con Mauro Gambetti: Alessandro Diddi, nominato Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano il 22 settembre 2022.
Avvocato romano, noto per aver seguito casi di cronaca giudiziaria legati a tematiche del tutto particolari come la mafia, Diddi è attualmente indagato dalla Procura per comportamenti tenuti durante alcune udienze in Calabria. Un profilo che già da solo solleva interrogativi.
Silere non possum ha più volte denunciato, in modo preciso e documentato, l’inadeguatezza di quest’uomo al ruolo che ricopre. Non si è trattato di attacchi gratuiti, ma di critiche fondate su elementi concreti: l’assenza di competenze in diritto canonico e vaticano nel suo curriculum, clamorose gaffe durante interrogatori e nella redazione degli atti, che evidenziano una totale ignoranza del sistema giudiziario vaticano e delle sue dinamiche interne. Più volte abbiamo spiegato come la sua figura sia incompatibile non solo con l’incarico, ma con la stessa immagine della Santa Sede, che ne esce profondamente danneggiata. (…)
Tra le decisioni più discutibili prese da Papa Francesco nei primi mesi, spicca quella di affidare un incarico delicatissimo a una donna priva di competenze e rivelatasi una millantatrice: la calabrese Francesca Immacolata Chaouqui. Quest’ultima è stata condannata per reati gravissimi dal Tribunale dello Stato Vaticano. La sentenza fu emessa sotto la presidenza del Dott. Giuseppe Dalla Torre – un magistrato di ben altro spessore rispetto a figure come Pignatone – e risultò così solida e inequivocabile da non essere nemmeno appellata da alcuna delle parti coinvolte. In un messaggio inviato su Facebook al cardinale Angelo Becciu, Francesca Immacolata Chaouqui dichiarava di essere amica di Domenico Giani e Stefano De Santis. Si tratta di una lunga serie di messaggi, dal tono insistente e persecutorio, attraverso i quali la Chaouqui – già condannata in via definitiva – tentava disperatamente di ottenere la Grazia dal Papa per le sue gravissime azioni ai danni del Papa.
Nel corso degli anni, Chaouqui si è distinta per una costante sete di visibilità e potere. Ha spesso millantato contatti e relazioni che nella realtà non possedeva, rappresentando uno dei tanti esempi di chi ambisce a entrare nei circuiti vaticani non per vocazione, ma per puro desiderio di affermazione personale. (…)
È bene chiarire che oggi non ha più accesso a Casa Santa Marta, ma grazie all’appoggio di uomini come Stefano De Santis, Alessandro Diddi e altri, ha continuato a ricevere informazioni riservate, dando l’impressione di avere un ruolo che in realtà non le spetta. (…)
Le conversazioni che pubblichiamo oggi in esclusiva (…) mostrano chiaramente come la Chaouqui abbia mentito anche durante la sua audizione in aula. Una falsità grave, che costituisce un reato e che il Tribunale non potrà ignorare. (…)
Papa Francesco è perfettamente consapevole che Francesca Immacolata Chaouqui rappresenta un problema serio. Le sue azioni hanno arrecato danni non solo all’istituzione, ma anche alla sua stessa figura. Tuttavia, nonostante ne conoscesse la pericolosità, l’ha comunque utilizzata per liberarsi di una figura che ormai considerava scomoda.
La rabbia della Chaouqui nei confronti del cardinale Angelo Becciu ha raggiunto livelli patologici. La sua è un’ostilità viscerale, carica di rancore. Ricorda la reazione immatura di chi, una volta ottenuto il “giocattolo”, non tollera di vederselo sottratto. Essere stata scoperta, processata e condannata è stato per lei uno smacco intollerabile, una ferita al suo ego. (…)
Da anni, Chaouqui utilizza la minaccia e il ricatto come strumenti di pressione. Fa continui riferimenti a presunte rivelazioni, sostiene di sapere molto più di quanto realmente sappia, e costruisce attorno a sé un’aura di potere fondata su illusioni e intimidazioni. I giornali continuano a chiamarla “la papessa” ma il termine corretto è “la millantatrice”. (…)
Durante il processo svoltosi in Vaticano, è emerso un fatto di straordinaria gravità: Alessandro Diddi, Promotore di Giustizia, risultava coinvolto nella vicenda su cui egli stesso era chiamato a indagare. Una circostanza che, alla luce del codice di procedura penale che lui non ha mai studiato, avrebbe dovuto comportare la sua immediata ricusazione e la nomina di un sostituto.
(…) muovere i fili, dietro le quinte, c’era ancora una volta Francesca Immacolata Chaouqui. Nelle sue chat, arriva persino a promettere che Perlasca non avrebbe subito alcuna conseguenza legale. (…) Dai messaggi che ora rendiamo pubblici, risulta evidente che Stefano De Santis e Alessandro Diddi condividevano informazioni riservate con Francesca Immacolata Chaouqui. A confermarlo è il fatto che Chaouqui anticipava sistematicamente a Genoveffa Ciferri le mosse del Promotore di Giustizia, al punto che la stessa, preoccupata, scrisse in una chat: “Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo, è la fine.” Gli atti di cui parliamo erano stati secretati proprio da Alessandro Diddi, il Promotore di Giustizia coinvolto direttamente nella vicenda. Una decisione gravissima, che solleva interrogativi urgenti: com’è possibile che il Tribunale vaticano abbia consentito tutto questo? Com’è possibile che un promotore possa secretare atti, fingendo di aver avviato un procedimento di cui, a distanza di tempo, non si conosce ancora nulla? E, soprattutto: chi starebbe conducendo le indagini in questo presunto procedimento? Ancora Diddi? Dunque, l’indagato indaga su sé stesso? O forse le indagini sono in mano a Stefano De Santis, lo stesso che ha passato documenti riservati a Francesca Immacolata Chaouqui? Poiché sembra che Alessandro Diddi abbia dimenticato cosa significhi essere un pubblico ufficiale, glielo ricordiamo: il Promotore di Giustizia vaticano lo è a tutti gli effetti. Se un pubblico ufficiale condivide atti di un’indagine delicatissima con una millantatrice o con una giornalista di cui presenta i libri, oppure – peggio ancora – li consegna a un settimanale come L’Espresso, siamo davanti a un reato di estrema gravità. (…)
Eppure, da quando la stampa ha iniziato a sollevare domande su questo caso, Diddi ha scelto il silenzio – un atteggiamento in netto contrasto con la sua consueta prontezza nel rilasciare dichiarazioni contro tutto e tutti. La Sala Stampa della Santa Sede, da parte sua, si è trincerata in un mutismo assordante. Nel piccolo Stato vaticano, le voci però non si fermano. Anche Vatican News e l’intera macchina “non comunicativa” di Piazza Pia restano muti, nonostante la portata senza precedenti di quanto sta accadendo. Stupisce, in particolare, il silenzio di Andrea Tornielli (…).
Non dimentichiamo che fu proprio lui, forte delle sue “profonde competenze giuridiche”, a definire quello di Sloane Avenue “un processo giusto”. Ora però le alternative sono due: o Alessandro Diddi si dimette immediatamente, oppure si apre una fase che porterà seri grattacapo. Chiunque abbia un procedimento penale in corso in Vaticano non può più essere costretto a subire questo teatrino da processo kafkiano. E fino a quando Diddi non sarà sbattuto fuori da Porta Sant’Anna, continueremo a pubblicare, punto per punto, tutto ciò che sta accadendo all’interno dell’Ufficio del Promotore di Giustizia. Perché la legalità non è un’optional. Neppure qui in Vaticano».