Patriarchi delle Chiese di Gerusalemme: dalla Pasqua la fine del conflitto nel Medio Oriente

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‘Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai’. Prende spunto dal vangelo di Giovanni il messaggio ‘di vita e di speranza’ per la Pasqua dei patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme, in cui ribadiscono la loro missione pastorale di ‘rispondere a quanti hanno sofferto così gravemente nella nostra regione’:

“Dal mezzo dell’attuale oscurità che avvolge la nostra regione, noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, proclamiamo coraggiosamente al mondo un messaggio di vita e speranza. E’ lo stesso messaggio annunciato per la prima volta alle donne che erano venute a piangere presso la tomba di Cristo. Come disse loro l’angelo: ‘Perché cercate colui che è vivo tra i morti? Non è qui, è risuscitato’. A queste parole sorprendenti, il dolore delle donne si trasformò improvvisamente in gioia, il loro dolore in esultanza”.

La lettera è un invito a non perdere la fiducia in un periodo di conflitti: “Il Signore era davvero risorto! Due millenni dopo, la luce viva del Cristo risorto, che irruppe dalla tomba a Pasqua, continua a risplendere dalle tenebre, sconfiggendo il potere del peccato e della morte. Come esseri umani, abbiamo vissuto periodi di guerra e oscurità nel corso della nostra storia. Anche nella nostra vita personale, a volte cadiamo. Crediamo che, attraverso la sua morte, Gesù abbia portato fisicamente il peso della nostra caduta. Eppure quella caduta non lo ha schiacciato: si è rialzato, è risorto”.

Nel messaggio i patriarchi ed i capi delle chiese gerosolimitane hanno ribadito che la resurrezione di Cristo dà una nuova ‘luce’: “Anche nella nostra vita personale, a volte cadiamo. Crediamo che, attraverso la sua morte, Gesù abbia portato fisicamente il peso della nostra caduta. Eppure quella caduta non lo ha schiacciato: si è rialzato, è risorto. La sua risurrezione è la luce che dissipa le tenebre e solleva coloro che si avvicinano a lui con fede. Questa luce meravigliosa guida e dà forza al popolo fedele di Dio per mostrare le meravigliose opere di misericordia dell’Onnipotente verso i poveri, gli oppressi e gli oppressi”.

E’ un appello al mondo per porre fine al conflitto mediorientale: “Con profonda gratitudine per la grazia redentrice di Dio in Cristo, abbracciamo questa missione, soprattutto mentre cerchiamo di rispondere pastoralmente a tutti coloro che hanno sofferto così gravemente nella nostra regione negli ultimi diciotto mesi. Eppure non possiamo portare a termine questo gravoso compito da soli.

Invitiamo pertanto i cristiani e le persone di buona volontà di tutto il mondo a rinnovare il loro impegno a lavorare e pregare per il sollievo degli afflitti, la liberazione di tutti i prigionieri e la fine delle guerre e degli attacchi che hanno portato a incommensurabili sofferenze umane, morte e distruzione in tutta la nostra amata Terra Santa, così come in altre parti del mondo similmente colpite”.

Quindi questo hanno invitato tutti i cristiani ad adoperarsi per la pace: “Soprattutto, li invitiamo a unirsi a noi nell’operare per una pace giusta e duratura, che inizia a Gerusalemme, la Città della Resurrezione, e si estende da Gerusalemme fino ai confini della terra. Nell’’offrire questo messaggio pasquale ai cristiani di tutto il mondo, vorremmo trasmettere i nostri saluti speciali al nostro fedele clero e al popolo che si è rifugiato nell’ultimo anno e mezzo nella Chiesa Ortodossa di San Porfirio e nella Chiesa Cattolica della Sacra Famiglia a Gaza”.

Una pace per la solidarietà per chi non si arrende nella cura ai feriti: “Esprimiamo altresì la nostra solidarietà al personale dell’ospedale Ahli Arab, gestito dalla Chiesa anglicana, che ha coraggiosamente perseverato nel tendere la mano guaritrice di Dio ai feriti gravi in ​​mezzo a difficoltà indicibili”.

Il messaggio si conclude con uno sguardo alla data di Pasqua nell’anniversario del Concilio di Nicea: “Infine, notiamo con gioia che quest’anno le celebrazioni orientali e occidentali della risurrezione di Nostro Signore cadono nella stessa data. Provvidenzialmente, ciò coincide con il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, il primo dei grandi concili ecumenici che ha riunito leader cristiani di tutto il mondo.

Preghiamo che questa felice confluenza di eventi possa ispirare le nostre chiese a impegnarsi sempre di più per una maggiore unità in Cristo, proprio mentre quest’anno ci proclamiamo a vicenda nello stesso giorno quell’antico saluto pasquale che continua a riecheggiare nei secoli: Cristo è risorto! E’ risorto, davvero! Alleluia!”

E nella messa crismale il patriarca di Gerusalemme ha invitato a costruire relazioni di comunione: “Non permettiamo alla paura e alla rassegnazione di rallentare o fermare la corsa del Vangelo nella nostra Terra! Continuiamo con gioia a distribuire a tutti il pane della vita! Insistiamo a costruire tra noi e con tutti rapporti di relazioni fraterne e legami di comunione! Non c’è notte che l’amore non possa illuminare, non c’è fallimento che la Croce non possa trasformare, non c’è ferita che la Pasqua non possa trasfigurare!”