Nelle parrocchie negli Stati Uniti le balaustre tornano, mentre le chiese abbracciano bellezza e riverenza per la Santa Eucaristia

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.04.2025 – Vik van Brantegem] – Un numero crescente di parrocchie negli Stati Uniti sta restaurando le balaustre davanti al presbiterio, rinnovando la riverenza e trasformando l’esperienza della Santa Eucaristia nei fedeli, come è stato rilevato da Joseph Pronechen [1] in un articolo sul National Catholic Register, che riportiamo di seguito nella nostra traduzione italiana dall’inglese.
Le balaustre furono ideate dopo il Concilio di Trento per favorire la distribuzione della comunione in ginocchio e non hanno necessariamente terminato la loro funzione: la distribuzione della comunione in ginocchio non è certamente proibita.
Il Santuario Nazionale della Divina Misericordia di Stockbridge in Massachusetts (foto di copertina) recentemente ha restaurato la balaustra per la Comunione. Il Rettore Padre Matthew Tomeny, S.M., ha sottolineato al National Catholic Register, che “nessun documento della Chiesa”, inclusi i documenti del Concilio Vaticano II, “ha mai richiesto la rimozione della balaustra”. Recenti documenti ufficiali della Chiesa, tra cui l’Istruzione della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti Redemptionis sacramentum su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia del 23 aprile 2004 [QUI] al N. 91, hanno sottolineato il diritto dei fedeli a ricevere la Comunione in piedi o in ginocchio [2].
Molti potrebbero sorprendersi nell’apprendere che i documenti del Concilio Vaticano II e l’Ordinamento Generale del Messale Romano non richiedono la rimozione della balaustra. Ma poiché le persone potevano ricevere la Comunione in piedi, con una mossa sbagliata e imprudente, la balaustra divennero parte dell’architettura sacra che fu eliminata in molte chiese e omessa nella costruzione delle nuove, il tutto per adattarsi erroneamente a quelli che erano considerati lavori di ristrutturazione per la riforma liturgica dell’epoca.
Un segno contrario invece arriva dalle parrocchie della Diocesi di Ivrea, secondo quanto riferito da Liborio La Mattina in un articolo sul giornale La Voce dal titolo A Ivrea inginocchiarsi è peccato. L’Ostia te la danno solo in piedi, che riportiamo di seguito: «Nelle chiese della Diocesi i fedeli che si inginocchiano durante la Comunione vengono saltati. Ordine non scritto, ma chiarissimo: vietato piegare le ginocchia. Il nuovo Vescovo Daniele Salera [3]? Attivissimo, ma tolleranza zero sulle posture liturgiche. (…) Naturalmente, nessuna dichiarazione ufficiale. Ci mancherebbe. Sarebbe rischioso. Perché se si va a leggere davvero cosa dice la Chiesa, c’è da rimanere a bocca aperta: la Redemptionis sacramentum (2004) – mica un bollettino parrocchiale – stabilisce con chiarezza che nessun fedele può essere obbligato a ricevere la Comunione solo in piedi. Inginocchiarsi si può. Si deve poter fare. È previsto [2]».
Nelle parrocchie negli Stati Uniti
le balaustre tornano
mentre le chiese
abbracciano bellezza e riverenza
di Joseph Pronechen
National Catholic Register, 6 aprile 2025
Ogni domenica nella chiesa di Sant’Anna a Richmond Hill in Georgia, la famiglia Hilleary – la madre Michelle, il padre Brian e i cinque figli – riceve la Comunione alla balaustra. “Crea uno spazio più sacro. E attira l’attenzione sul sacro”, ha detto Michelle Hilleary al National Catholic Register. “Distingue il presbiterio”, ha osservato la figlia quindicenne, Malia.
Non è sempre stato così. Quando la chiesa di Sant’Anna fu costruita nel 2016, non c’era la balaustra. Oggi, una balaustra in legno di sequoia – installata nel luglio 2024 – circonda il presbiterio. Sant’Anna è tra le chiese, sia nuove che vecchie, che hanno ripristinato queste balaustre, per accogliere con riverenza la Comunione.

Padre Dawid Kwiatkowski afferma che il progetto è stato accolto con favore dai suoi fedeli. “Arrivavano più persone”, ha ricordato. Quando nel 2022 divenne il nuovo parroco, incontrò “famiglie più giovani che desideravano un’accoglienza più riverente della Santa Eucaristia”. Padre Kwiatkowski racconta che l’ex parroco aveva posizionato un inginocchiatoio davanti al presbiterio. Padre Kwiatkowski ne aggiunse un secondo per consentire un’accoglienza più riverente. Poi una famiglia offrì 50.000 dollari per una balaustra se fosse riuscito a raccogliere la somma rimanente necessaria per completare il progetto. “Nel giro di una settimana, ho trovato il resto degli sponsor”, ha detto, spiegando che i parrocchiani hanno sostenuto l’aggiunta della balaustra per il presbiterio, costata complessivamente 90.000 dollari. “Avevo bisogno di installare una balaustra per il presbiterio che soddisfacesse le esigenze di tutti”, ha spiegato. Questo includeva anche coloro che desideravano inginocchiarsi e ricevere la Comunione sulla lingua, inginocchiarsi e ricevere la Comunione sulla mano, o stare in piedi e ricevere la Comunione in entrambi i modi.
L’estetica liturgica ha avuto un ruolo importante. “Volevamo assicurarci che la balaustra sembrasse praticamente come se fosse sempre stata lì”, ha detto Padre Kwiatkowski.
Per settimane, prima di ogni Messa domenicale, ha spiegato ai parrocchiani come usare la balaustra, a seconda della scelta di ciascuno di ricevere la Comunione, e ha pubblicato queste spiegazioni sul sito web della parrocchia [QUI]. Finora, ha rilevato che “circa il 90% delle persone si inginocchiano per ricevere la Comunione. Anche se la ricevano sulla mano, si inginocchiano comunque e usano la balaustra “. Naturalmente, chi non può inginocchiarsi, star in piedi.
I parrocchiani come gli Hilleary sono davvero riconoscenti. “Ricevere in ginocchio dà il tempo di riflettere su Chi si sta ricevendo”, ha detto Michelle Hilleary. “Crea sicuramente un’atmosfera di riverenza e permette comunque a tutti di ricevere nel modo che ritengono più consono”. Anche il marito Brian apprezza la balaustra per la Comunione.
“Sant’Anna era una chiesa assolutamente bellissima prima, e negli ultimi anni è diventata un luogo di culto ancora più riverente e bello”, ha detto Brian. “So che portare una balaustra in una chiesa, dove prima non c’era, può destare preoccupazione per alcuni Cattolici, ma credo davvero che ci aiuti a ricordare che l’altare, dove Gesù è veramente presente nella nostra chiesa, deve essere un luogo accogliente attorno al quale riunirsi e riceverlo, ma sempre un luogo separato”.
Anche i figli di Hilleary riconoscono il valore della balaustra. “Permette ai chierichetti di assistere alla Messa in modo più riverente e ordinato, riducendo le distrazioni che potrebbero compromettere la bellezza dell’Eucaristia”, ha detto Seamus, 17 anni, chierichetto. Suo fratello Christian, di 12 anni, anche lui chierichetto, ha aggiunto: “Ha aumentato la riverenza perché ora ho la sensazione che più persone si inginocchino che si alzino quando ricevono l’Eucaristia”. Anche Kolbe, di 6 anni, ha commentato: “Mi piace così com’è”.

A Springfield in Virginia, la chiesa Cattolica di San Raimondo di Peñafort è stata completata nel 2006, senza balaustra. Nel 2010, il suo nuovo parroco, Padre John De Celles, ha iniziato a sottolineare la riverenza verso l’Eucaristia. Ha iniziato gradualmente a introdurre dei cambiamenti “per incoraggiare e insegnare la riverenza”, ha dichiarato al National Catholic Register, tra cui l’istituzione di una Messa in forma straordinaria il venerdì sera, a cui invitava sistematicamente “la gente abituale della domenica”. Dato che non c’era una balaustra davanti al presbiterio, un falegname ne realizzò una mobile per quella Messa del venerdì. “Al momento opportuno, circa otto anni fa, ho tenuto quella balaustra temporanea per alcune delle Messe in forma ordinaria”, ha detto Padre De Celles. “È diventata così popolare che presto l’ho estesa facilmente a tutte le Messe parrocchiali. Poi, nel 2020, siamo stati in grado di installare una balaustra permanente in marmo, che è stata accolta dai parrocchiani con entusiasmo “. La balaustra è stata realizzata in Italia, dalle stesse cave utilizzate per reperire la pietra per l’altare della chiesa. Padre De Celles ha rilevato che “circa l’80-90% delle persone si inginocchiano”. La maggior parte di coloro che non si inginocchiano “tendono a non farlo perché fisicamente hanno difficoltà a inginocchiarsi e rialzarsi, o perché sono in visita alla parrocchia”.
Raccontando come la balaustra riporta sacralità e riverenza quando si riceve l’Eucaristia, Padre De Celles ha sottolineato che “inginocchiarsi davanti a Nostro Signore è la più grande espressione fisica di riverenza e adorazione che possiamo fare verso di Lui, a parte il prostrarsi a terra che avviene in Cielo, come ci dice la Scrittura. E ciò che facciamo con i nostri segni corporei di riverenza, soprattutto un’azione così diversa e sorprendente, influenza il modo in cui comprendiamo interiormente l’Eucaristia e noi stessi in relazione all’Eucaristia. Il corpo esprime l’adorazione e lo stupore dell’anima, e il corpo spinge la nostra anima all’adorazione”.
Padre De Celles ha anche osservato che il Cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, scrisse: “La grandezza e la nobiltà dell’uomo, così come la più alta espressione del suo amore verso il suo Creatore, consiste nel mettersi in ginocchio davanti a Dio. Gesù stesso ha pregato in ginocchio alla presenza del Padre” [4].
Con il ritorno della balaustra sul presbiterio, Padre De Celles ha “visto una tale crescita spirituale nella mia gente, non solo per quanto riguarda la riverenza durante la Messa, ma anche nella comprensione del significato e della profondità dell’Eucaristia e della Presenza Reale”.
La parrocchiana Renée LeBoeuf è cresciuta senza balaustre. Dopo aver ascoltato l’insegnamento di Padre De Celles, ne ha compreso lo scopo. “È un’esperienza incredibile inginocchiarsi con riverenza e anticipare Gesù Eucaristia che viene verso di me. Quando Padre De Celles si avvicina, l’unica cosa che vedi è l’Eucaristia”, ha detto. “Non sei in fila a guardarti intorno, né distratto da nulla. Ci sei solo tu e Gesù. È un momento così sacro”. LeBoeuf ha capito che usare le balaustre durante la Comunione “ci permette di prepararci, in ginocchio, a ricevere il nostro Signore e Salvatore. Le balaustre sul presbiterio hanno approfondito la mia comprensione e il mio amore per il nostro Signore nella Santa Eucaristia”.

Anche il Santuario Nazionale della Divina Misericordia di Stockbridge in Massachusetts, ha restaurato le sue balaustre per la Comunione, rispondendo al desiderio dei pellegrini e della gente del posto di inginocchiarsi durante la Comunione, oltre all’uso di un inginocchiatoio per due persone, e a sostegno del Risveglio Eucaristico Nazionale.
Quando il Padre Marianista Matthew Tomeny divenne il nuovo Rettore del santuario, guidò l’iniziativa “per promuovere un maggiore senso di riverenza per l’Eucaristia”. Con l’approvazione unanime del Consiglio provinciale marianista, le nuove balaustre sono state installate in questo Anno Giubilare della Speranza e benedette lo scorso 15 febbraio, festa del Beato Michele Sopoćko, direttore spirituale di Santa Faustina, in tempo per celebrare il 65° anniversario della dedicazione del santuario, avvenuta il 30 maggio 1960.
Anche preservare la bellezza della cappella del santuario era importante. “Volevamo che si integrasse perfettamente con il resto del progetto”, ha spiegato Padre Tomeny. Le balaustre sono state progettate per integrarsi con le balaustre originali presenti nelle cappelle laterali. I pilastri ad arco in marmo bianco di Carrara e marrone replicano gli originali, e gli archi a tutto sesto ripetono elementi architettonici in tutto il santuario, compresi l’altare e i pilastri delle vetrate.
Padre Tomeny ha riferito che “le persone sono state molto entusiaste”, offrendo “molti feedback positivi” sulla restituzione delle balaustre, e il crescente senso di riverenza è evidente. “È meraviglioso per me come le persone possano avvicinarsi alla balaustra, come è stata vista come l’estensione dell’altare, chiamata, a volte, l’altare del popolo. È quella soglia tra cielo e terra, il cielo è il santuario e la terra è la navata dove si raduna il popolo”, ha detto Padre Tomeny. “È un bellissimo simbolo del sacerdote, il padre spirituale, che rappresenta Cristo, che dal cielo si protende oltre la soglia di quella balaustra per dare la Comunione ai figli spirituali”.
La testimonianza ha anche altri effetti. Padre Kwiatkowski ha affermato di aver visto persone che di solito ricevono la Comunione sulla mano decidere di riceverla sulla lingua dopo aver osservato i propri confratelli inginocchiarsi per riceverla, aggiungendo che ogni persona inginocchiata ha più tempo “per riflettere prima”.
La pace è palpabile, ha anche osservato Padre Tomeny: “È più sereno per le persone perché possono inginocchiarsi o stare in piedi ad aspettare senza sentirsi spinti ad andare avanti”.
Altri benefici della balaustra sono riemersi. Oltre alla riverenza, è un modo efficiente per distribuire la Comunione e Padre Kwiatkowski non ritiene necessario l’intervento di ministri straordinari della Comunione.
La riverenza è aumentata anche in un altro modo. Padre Tomeny ha descritto come, al di fuori della Messa, i fedeli si inginocchino alla balaustra e preghino davanti al Santissimo Sacramento o all’immagine della Divina Misericordia o ad altre immagini presenti nel presbiterio, tra cui quelle dell’Immacolata Concezione e della Trinità.
Mentre questo rinnovamento si diffonde, Padre Kwiatkowski vede una risposta semplice alla domanda su Chi ne è responsabile: “Lo Spirito Santo”.
A Ivrea inginocchiarsi è peccato
L’Ostia te la danno solo in piedi
di Liborio La Mattina
Giornalelavoce.it, 13 aprile 2025
Nelle chiese della Diocesi i fedeli che si inginocchiano durante la Comunione vengono saltati. Ordine non scritto, ma chiarissimo: vietato piegare le ginocchia. Il nuovo Vescovo Daniele Salera? Attivissimo, ma tolleranza zero sulle posture liturgiche.
Che nella Chiesa contino i gesti, si è sempre saputo. Ma a Ivrea ora contano soprattutto le posizioni. Quelle del corpo. Da qualche settimana, in diverse parrocchie, i fedeli che si inginocchiano per ricevere l’Ostia vengono sistematicamente saltati. Il messaggio è chiaro, il metodo pure: ti inginocchi? Non comunichi.
La scena si è già vista più volte: il parroco si avvicina, Ostia in mano, e quando incontra un fedele inginocchiato… tira dritto. Nessuno dice nulla, ma tutti capiscono. Qualcuno si alza all’ultimo secondo per non fare la figura dell’eretico, altri restano lì, come statue di gesso, in ginocchio davanti all’altare e col vuoto tra le mani. Benvenuti nella nuova liturgia in salsa eporediese, dove non si sa bene cosa si prega, ma si sa benissimo come bisogna stare.
La direttiva – perché di questo si tratta – non è scritta, non è firmata, non è motivata. Ma c’è. E gira. E viene fatta rispettare alla lettera, come certe leggi non dette dei regimi più ordinati. A pronunciarla, direttamente o indirettamente, sarebbe stato proprio lui: il nuovo vescovo, Monsignor Daniele Salera. Arrivato da Roma solo da pochi mesi, ha deciso di far capire subito chi comanda. E niente funziona meglio che far saltare qualche Comunione per segnare il territorio. Si dirà “Stile canino, più che pastorale…” ma tant’è!
Naturalmente, nessuna dichiarazione ufficiale. Ci mancherebbe. Sarebbe rischioso. Perché se si va a leggere davvero cosa dice la Chiesa, c’è da rimanere a bocca aperta: la Redemptionis sacramentum (2004) – mica un bollettino parrocchiale – stabilisce con chiarezza che nessun fedele può essere obbligato a ricevere la Comunione solo in piedi. Inginocchiarsi si può. Si deve poter fare. È previsto.
Insomma, nella Diocesi di Ivrea la liturgia, ormai, è una questione di logistica. E le ginocchia – come i trolley nei corridoi dei treni – danno solo fastidio. I parroci, ovviamente, si adeguano. Qualcuno con rassegnazione, qualcuno con zelo, nessuno che osi fiatare. Il nuovo corso non ammette dubbi: verticali, ordinati e senza inciampi genuflessi.
Tant’è. Per la cronaca – ma non solo per quella – Monsignor Salera era atteso alle celebrazioni delle Palme a Rivarolo, ma nessuno lo ha visto. Assente per motivi di salute, si è detto. E non abbiamo motivo di dubitarne.
Cosa c’entra la “comunione” con Rivarolo?
Guarda caso, qui — com’è risaputo — da tempo è attiva una comunità di nostalgici delle messe in latino.
Tutto comincia nella chiesa di San Rocco, terzo patrono di Rivarolo Canavese (dopotutto, i primi due avevano già il loro daffare). Qui, con il placet del precedente vescovo, monsignor Edoardo Cerrato, era stata autorizzata una Messa in latino una volta al mese, permettendo ai fedeli affezionati alla liturgia preconciliare di trovare un punto di riferimento.
La comunità ha poi trovato rifugio nella cripta di San Michele, dove – da qualche tempo a questa parte – la Messa in latino c’è tutti i santi giorni. Il gruppo è collegato a Don Raffaele Roffino.
C’è che nella Messa in latino (detta anche Messa tridentina o rito straordinario), la Comunione si riceve esclusivamente in ginocchio e sulla lingua, così come previsto dalle norme anteriori al Concilio Vaticano II. In questo contesto, inginocchiarsi non è una scelta, ma la norma. Chi frequenta la Messa tradizionale è spesso molto legato al gesto dell’inginocchiarsi, vissuto come espressione di adorazione, riverenza e umiltà davanti all’Eucaristia.
Boh. In tanti dicono che l’aria sta per cambiare, a cominciare da una convivenza pacifica che potrebbe trasformarsi in terreno di scontro. Salera, infatti, a differenza del predecessore, ha già dimostrato di non avere grande simpatia per certe nostalgie.
Sarà guerra liturgica? Continuerà a tollerare i latinorum e gente che si inginocchia, magari limitandosi a un atteggiamento da spettatore neutrale come il suo predecessore? Oppure Salera deciderà di imprimere una svolta ancora più rigorosa?
Vero è che l’assenza del vescovo è stata notata da tutti. Anche perché, nei giorni precedenti, di chilometri ne ha macinati eccome. In macchina. Da solo. Non ha bisogno dell’autista. A tappe forzate, in pellegrinaggio non ufficiale tra tutte le chiese della Diocesi.
A volte annunciato, spesso no. C’è chi se lo è trovato in sacrestia alle 9 del mattino, mentre stava ancora accendendo le luci. Chi l’ha visto spuntare in chiesa prima ancora di mettere su il caffè. Un vescovo “on the road”, a metà strada tra un ispettore del Vaticano e un rappresentante di caldaie, sempre con una parola pronta e una visita sorpresa.
C’è chi apprezza lo zelo, e chi inizia a sospettare che, sotto quella mobilità da venditore porta a porta, si nasconda una visione molto chiara di Chiesa: verticale, rigida, e possibilmente tutta in piedi. Le ginocchia, del resto, rallentano la fila. Rompono il ritmo. Stonano nell’inquadratura. Meglio eliminarle.
E i fedeli? Alcuni si adeguano. Altri si alzano giusto in tempo, con la destrezza del veterano. Altri ancora si siedono, e rinunciano. Tutti, però, hanno capito che qualcosa è cambiato.
“Se anche inginocchiarsi diventa un problema, allora la Chiesa ha proprio perso l’orientamento”, dice una signora a fine Messa, mentre si sistema il foulard e guarda l’altare come si guarda un vecchio amico che non si riconosce più.
Il problema, forse, non è più inginocchiarsi. È sapere dove guardare.
[1] Joseph Pronechen è redattore del National Catholic Register dal 2005 e, prima di allora, corrispondente regolare del giornale. I suoi articoli sono apparsi su diverse pubblicazioni nazionali, tra cui Columbia Magazine, Soul, Faith and Family, Catholic Digest, Catholic Exchange e Marian Helper. I suoi articoli religiosi sono apparsi anche su Fairfield County Catholic e su importanti quotidiani. È autore di Fruits of Fatima-Century of Signs and Wonders. Ha conseguito una laurea specialistica e in passato ha insegnato inglese e corsi di cinema da lui sviluppati presso una scuola superiore Cattolica del Connecticut. Joseph e sua moglie Mary risiedono sulla costa orientale.
[2] Le norme della Chiesa sulla distribuzione della Santa Comunione si trovano scritte nell’Istruzione Redemptionis sacramentum:
[88.] I fedeli di solito ricevano la Comunione sacramentale dell’Eucaristia nella stessa Messa e al momento prescritto dal rito stesso della celebrazione, vale a dire immediatamente dopo la Comunione del Sacerdote celebrante. Spetta al Sacerdote celebrante, eventualmente coadiuvato da altri Sacerdoti o dai Diaconi, distribuire la Comunione e la Messa non deve proseguire, se non una volta ultimata la Comunione dei fedeli. Soltanto laddove la necessità lo richieda, i ministri straordinari possono, a norma del diritto, aiutare il Sacerdote celebrante.
[90.] «I fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi, come stabilito dalla Conferenza dei Vescovi», e confermato da parte della Sede Apostolica. «Quando però si comunicano stando in piedi, si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento, facciano la debita riverenza, da stabilire dalle stesse norme».
[91.] Nella distribuzione della santa Comunione è da ricordare che «i ministri sacri non possono negare i sacramenti a coloro che li chiedano opportunamente, siano disposti nel debito modo e non abbiano dal diritto la proibizione di riceverli». Pertanto, ogni cattolico battezzato, che non sia impedito dal diritto, deve essere ammesso alla sacra comunione. Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi.
[92.] Benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca, se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli.
[93.] È necessario che si mantenga l’uso del piattino per la Comunione dei fedeli, per evitare che la sacra ostia o qualche suo frammento cada.
[3] Daniele Salera è nato a Roma, nel quartiere di Torpignattara, il 23 luglio 1970.
Ha compiuto l’iter in preparazione al sacerdozio presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore. Il 21 aprile 2002 è stato ordinato presbitero, nella basilica di San Pietro in Vaticano, da Papa Giovanni Paolo II.
Dopo l’ordinazione e fino al 2008 ha ricoperto il ruolo di Vicario parrocchiale di Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca. Al contempo è stato insegnante di religione Cattolica e ha perfezionato i suoi studi, conseguendo la laurea in sociologia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e la licenza in teologia spirituale; ha seguito, inoltre, il corso di scienze della formazione per formatori all’Istituto Superiore per Formatori, ente collegato alla Pontificia Università Gregoriana.
Dal 2008 al 2014 ha collaborato con l’ufficio catechistico diocesano ed è stato educatore presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore, di cui è stato nominato Vicerettore nel 2014. Nel 2016 ha assunto l’incarico di parroco di San Frumenzio ai Prati Fiscali e nel 2022 anche quello di assistente ecclesiastico della zona Centro Urbis dell’AGESCI.
Il 27 maggio 2022 Papa Francesco lo ha eletto Vescovo titolare di Tituli di Proconsolare e Vescovo ausiliare di Roma. Il 29 giugno seguente, solennità dei Santi Pietro e Paolo, ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella basilica di San Giovanni in Laterano. Gli è stato assegnato il settore nord della Diocesi di Roma e con l’entrata in vigore della Costituzione apostolica In ecclesiarum communione, gli è stato affidato dal Vescovo di Roma anche l’ambito della formazione Cristiana.
Il 16 dicembre 2024 Papa Francesco lo ha nominato Vescovo di Ivrea. Il 15 febbraio 2025 ha preso possesso canonico della diocesi.
[4] Nella Prefazione al libro di Don Federico Bortoli La distribuzione della comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali del 2018 [QUI].