Ad Haiti AVSI sostiene la popolazione

“Da un anno la capitale di Haiti, Port-au-Prince, è sotto il controllo delle bande armate, così come le sue vie d’accesso. Gli scambi commerciali e il flusso di persone sono limitati e poco sicuri e questa è una delle cause della malnutrizione nei neonati e nei bambini piccoli. Nonostante le violenze, però, riusciamo a non interrompere quasi mai i nostri interventi, grazie agli oltre 100 operatori locali che vivono sul posto”: così ha detto all’agenzia ‘Dire’ Gabriele Regio, responsabile ad Haiti per la fondazione AVSI, presente nell’isola dal 1999.
La capitale, infatti, è ostaggio di scontri tra bande armate e forze di sicurezza regolari, e nelle violenze spesso sono coinvolti anche i civili, con centinaia di morti e migliaia di sfollati. Tale insicurezza ha ricadute sulle attività economiche e, secondo i dati Onu, circa 5.500.000 persone dipendono dagli aiuti, con quasi il 60% della popolazione in povertà, mentre 1.000.000 di giovani non va a scuola.
Quindi da Gabriele Regio ci facciamo narrare la situazione ad Haiti: “Il 2024 ha visto un peggioramento della situazione umanitaria, con un’intensificazione della violenza che ha portato alla perdita di vite umane, a sfollamenti massicci e al collasso dei servizi sociali di base. Secondo i dati del ‘Bureau des droits de l’homme des Nations Unies’, nel 2024 sono state uccise 5.600 persone, mentre il numero di sfollati è più che triplicato, superando il 1.000.000, di cui più della metà bambini. 2.212 persone sono state ferite durante questo periodo e 1.494 sono state rapite dalle bande.
I servizi sociali di base sono sull’orlo del collasso: alla fine dell’anno scolastico 2024, più di 900 scuole sono state chiuse e solo il 27% delle strutture sanitarie con posti letto a livello nazionale è pienamente funzionante. L’insicurezza alimentare è a un livello critico e colpisce 5.500.000 persone. Donne e bambini sono particolarmente vulnerabili alle conseguenze di questa crisi. Tra gennaio e novembre 2024, infatti, sono stati segnalati 5.857 episodi di violenza di genere, la maggior parte dei quali a sfondo sessuale, la cui percentuale contro i bambini è aumentata del 1.000% tra il 2023 e il 2024. Il reclutamento forzato di bambini da parte dei gruppi armati è aumentato del 70% nell’ultimo anno e si stima che fino alla metà dei membri dei gruppi armati siano giovanissimi.
Secondo un recente rapporto pubblicato da IOM a febbraio 2025, a seguito delle violenze armate verificatesi dal 14 febbraio 2025 in diversi quartieri dell’area metropolitana di Port-au-Prince, in totale sono 12.971 gli sfollati a causa delle violenze, la maggior parte dei quali nel comune di Port-au-Prince (62%). La metà degli sfollati ha trovato rifugio presso parenti in famiglie ospitanti, mentre l’altra metà è ospitata in 31 siti, 27 dei quali esistevano già prima degli incidenti e 4 sono stati creati di recente.
In questo contesto AVSI lavora nelle zone maggiormente colpite dal conflitto e dove, secondo recenti studi, gli indicatori di vulnerabilità sono ancora più gravi: oltre il 90% delle famiglie appartenenti a queste comunità non soddisfa le proprie esigenze basiche alimentari e più del 16% dei bambini minori di 5 anni soffre di malnutrizione”.
In quale modo è possibile riportare la legalità ad Haiti?
“Nel 2024 è stato istituito un nuovo governo di transizione, guidato da un Primo Ministro e da un Consiglio presidenziale di transizione, con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza e organizzare elezioni libere ed eque. Tuttavia, l’instabilità politica è persistita, con diversi membri del Consiglio accusati di corruzione, e sono stati fatti pochi progressi nella definizione di un calendario elettorale.
Con l’intensificarsi delle violenze, la Missione multinazionale a sostegno della sicurezza (MMAS), autorizzata dalle Nazioni Unite, ha iniziato a dispiegarsi, partecipando a una serie di pattugliamenti e operazioni anticrimine con la polizia haitiana e ha sviluppato importanti garanzie per i diritti umani e meccanismi di monitoraggio e responsabilità, ma rimane nella fase di pre-dispiegamento, continua ad affrontare importanti sfide finanziarie e logistiche e non è stata in grado di sostenere efficacemente la polizia nella lotta contro i gruppi criminali a causa di finanziamenti e personale insufficienti.
Alla sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di fine settembre, il Consiglio presidenziale di transizione di Haiti ha chiesto la trasformazione della Missione multinazionale di supporto alla sicurezza (MMS) in un’operazione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, al fine di garantire finanziamenti stabili, rafforzare le sue capacità e gli impegni assunti dagli stati membri delle Nazioni Unite a favore della sicurezza ad Haiti.
Al termine dei suoi primi 100 giorni di mandato, il primo ministro haitiano Alix Didier Fils-Aimé ha sottolineato in un discorso che ‘la sicurezza è la condizione per il successo della transizione. Non ci sarà ripresa economica senza sicurezza. Non ci sarà referendum senza sicurezza. Non ci saranno elezioni senza sicurezza’.
La sicurezza e la situazione umanitaria, il referendum costituzionale, lo svolgimento delle elezioni, la ripresa economica, la giustizia e lo stato di diritto sono i cinque progetti principali del governo, secondo il primo ministro, che ha insistito sul fatto che ‘le elezioni sono l’obiettivo finale della transizione, mentre la sicurezza è la condizione’.
Il ripristino della sicurezza dipenderà quindi da un maggiore investimento a favore della Missione multinazionale di supporto alla sicurezza per garantire un maggiore supporto alla Polizia Nazionale”.
I Paesi occidentali hanno dimenticato Haiti?
“Haiti è un paese che ha affrontato enormi sfide economiche e politiche. L’instabilità politica, le difficoltà economiche e i disastri naturali ricorrenti, come il devastante terremoto del 2010, hanno ridotto le capacità di sviluppo del paese. La risposta internazionale, sebbene sia stata presente, è stata spesso insufficiente e talvolta disorganizzata, alimentando la percezione che Haiti sia stata dimenticata o messa in secondo piano dai Paesi occidentali.
Molti Paesi occidentali, inclusi gli Stati Uniti e la Francia, hanno fornito aiuti a Haiti nel corso degli anni, soprattutto dopo eventi catastrofici. Tuttavia, la gestione di questi aiuti è stata oggetto di critiche. Le risorse spesso non sono state utilizzate in modo efficace e le condizioni di vita in Haiti non sono migliorate significativamente, alimentando il senso che gli aiuti internazionali non siano riusciti a risolvere i problemi strutturali del paese. Nonostante Haiti abbia ricevuto l’attenzione che merita da parte delle potenze occidentali e sebbene ci siano stati aiuti, l’efficacia e la continuità di tali sforzi sono state spesso insufficienti per risolvere i problemi profondi che affliggono il paese.
AVSI negli ultimi anni ha invece intensificato i suoi sforzi nel Paese, dando precedenza ai settori e alle aree geografiche maggiormente colpite dalla crisi. AVSI conta oggi con una presenza stabile di 10 staff espatriati, oltre 200 staff locali e 6 uffici in tutto il Paese”.
Per maggiori informazioni: www.avsi.org
(Foto: AVSI)