Gli effetti dei chatbot sull’apprendimento: quando è la motivazione intrinseca a fare la differenza

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.04.2025 – Giovanni Tridente [*]] – Oggi vogliamo approfondire una proposta stimolante, pubblicata recentemente nella sezione 24+ de Il Sole 24 Ore da Luca Mari (Ordinario all’Università Cattaneo di Varese) e Susanna Sancassani (Direttrice del METID del Politecnico di Milano – che avremo anche ospite nella nostra serie di webinar su Il Lessico dell’Intelligenza Artificiale il prossimo 26 maggio) e dedicata agli “effetti dei chatbot sull’apprendimento” [QUI].
L’articolo-analisi [QUI] affronta infatti un tema significativo per il mondo dell’educazione che si trova oggi a fare i conti necessariamente con l’intelligenza artificiale. E questo aspetto riguarda la necessità di mantenere viva la motivazione intrinseca all’apprendimento da parte delle “nuove generazioni” di discenti.
L’impatto sui “nativi IA”
La questione cruciale che gli autori sollevano è la seguente: in un mondo dove ChatGPT e altri sistemi di intelligenza artificiale generativa sono a portata di smartphone, quale sarà l’impatto sui processi di apprendimento dei cosiddetti “nativi IA”? Come rispondere dunque a legittime domande degli studenti del tipo: Perché dovrei fare la fatica di imparare quando posso affidarmi a un chatbot? oppure Perché sviluppare competenze che potrebbero presto essere automatizzate?
A questo riguardo mi è sembrato convincente l’approccio proposto dagli autori, che integra due teorie psicologiche consolidate: la “teoria dell’autodeterminazione” degli Americani Deci e Ryan (1985) e la “teoria del flusso” dell’Ungherese trapiantato USA Csíkszentmihályi (1975). Questa cornice concettuale offre utili strumenti per cercare di comprendere come i chatbot possano influenzare fondamentalmente i tre bisogni che alimentano la motivazione intrinseca di ciascuno studente, a qualunque età:
- Autonomia: il bisogno di sentirsi artefici delle proprie scelte e del proprio processo di apprendimento
- Competenza: il bisogno di sentirsi capaci di comprendere e risolvere problemi efficacemente
- Relazioni significative: il bisogno di connessioni in cui ci si sente accolti e riconosciuti
La sfida reale
A questo punto, la sfida reale che siamo chiamati ad affrontare come educatori diventa duplice: da un lato, identificare quali modalità d’uso dei chatbot possano effettivamente potenziare questi bisogni fondamentali; dall’altro, riconoscere e limitare gli utilizzi che invece rischiano di deprimerli, rendendo perciò gli studenti meno autonomi, meno competenti o meno coinvolti in relazioni significative.
L’elemento più pragmatico e prezioso dell’analisi di Mari e Sancassani è l’invito a una sperimentazione diffusa e condivisa.
Un’esplorazione collettiva
L’idea che docenti di diverse discipline, con studenti di diverse età, possano contribuire a costruire una mappa di questo nuovo territorio è non solo realistica ma necessaria.
Del resto, solo attraverso un’esplorazione collettiva sarebbe possibile sviluppare linee guida efficaci per trasformare l’intelligenza artificiale da potenziale minaccia a strumento di potenziamento dell’apprendimento.
Già in altre occasioni, anche dal vivo, abbiamo sottolineato come nel nostro compito di educatori, genitori o semplicemente persone interessate al futuro dell’apprendimento, la posta in gioco sia diventata altissima dopo l’esordio dell’IA generativa.
Insomma, e se lo chiedono anche i nostri autori: vogliamo generazioni di “nativi IA” motivati a diventare persone migliori attraverso la conoscenza, o individui che hanno perso qualunque interesse intrinseco, esplicito ed implicito nel desiderio di imparare?
Riflettere si queste questioni riteniamo sia oggi un elemento cruciale per il futuro educativo delle nostre società.
Prima di salutarci vi ricordo che il prossimo appuntamento con la serie di webinar [QUI] già citata prima è per lunedì prossimo 14 aprile (ore 16.00), con la partecipazione di Roberto Scano (ICT Accessibility Expert), il quale rifletterà insieme a noi sulla parola EQUITÀ. Ci si può iscrivere [QUI]. È possibile rivedere gli streaming precedenti [QUI].
Questo articolo è stato pubblicato oggi dall’autore sul suo blog Anima digitale [QUI].
[*] Giovanni Tridente è docente di “Intelligenza artificiale applicata alla comunicazione” presso la Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce, dove dirige anche i Servizi di Comunicazione. È redattore a Roma della rivista spagnola Omnes e Presidente dell’Associazione Culturale “Giuseppe De Carli” – per l’informazione religiosa. Si occupa della presenza dei Cattolici sui social media e degli impatti dell’IA sul mondo dell’educazione e del giornalismo. È autore di Anima digitale. La Chiesa alla prova dell’Intelligenza Artificiale (Tau 2022) e, con Fabio Colagrande, di 50 domande & risposte sull’Intelligenza Artificiale (ESC 2024).